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25 gennaio 2018

Il popolo armeno:


Stavolta inizio con delle informazioni geografiche, poi passerò a quelle linguistiche e storiche.

CARTINE GEOGRAFICHE RELATIVE ALL'ARMENIA:

L'Armenia si trova nella zona dell'Europa sud-orientale: è la zona interna al cerchietto rosso
Gli Stati che confinano con l'Armenia

Il manuale di Francisco Villar introduce il capitolo dedicato al popolo armeno con queste frasi:

"Nell'estremità orientale della Turchia, nei pressi della Repubblica armena, un po' a nord del lago Van e non lontano dalle sorgenti dell'Eufrate, si innalza il massiccio dell'Ararat. La leggenda dice che sulla vetta più alta si posò l'arca di Noè alla fine del diluvio."

"Ararat" significherebbe "terre alte". Questo monte, dotato di cime con nevi perenni, costituisce il simbolo dell'unità del popolo armeno. Per molti secoli si è tramandata la leggenda che sulle sue pendici si potessero vedere i resti dell'arca di Noè.
Monte Ararat
 STORIA DEL POPOLO ARMENO:

 Pare che nel corso del I° millennio a.C. il popolo degli Urartu abitasse l'attuale Armenia.                   Il nome di questo popolo è stato citato per la prima volta nelle fonti assire.
Poi però, nel corso del VII° secolo a.C. (secolo in cui in Asia Minore e nelle isole orientali della Grecia stava fiorendo la lirica nel dialetto eolico!), i Medi avevano occupato la zona dell'Ararat e l'avevano annessa al loro impero.
Gli Urartu non parlavano una lingua indoeuropea e il loro sistema di scrittura era cuneiforme:


Ma quando esattamente gli armeni sono entrati in questa zona e da dove provenivano??              Nessuno lo sa con esattezza. Si pensa che possano essere derivati o dai Balcani o dall'Asia Minore, forse intorno al 1200 a.C.
Alcuni studiosi sono riusciti a provare il fatto che alcune parole ittite siano prestiti armeni, come la parola che significa "campo".

Campo, nel senso di "terra da coltivare":

INDOEUROPEO
ITTITA
ARMENO
*agros arziya art (= campo da coltivare, campagna)

Ribadisco che l'ittita fa parte della sottofamiglia delle lingue anatoliche, ora tutte estinte, ma parlate nel II° millennio a.C. in una zona che corrisponde all'incirca all'attuale Turchia.
Ad ogni modo, durante il governo degli armeni, la regione che un tempo era appartenuta agli Urartu si era fatta politicamente e militarmente debole, al punto tale che prima era stata dominio dei Medi, poi dei Persiani, poi dei greco-macedoni, a causa delle immense conquiste di Alessandro Magno.
Nel 114 d.C. l'imperatore romano Traiano l'aveva annessa al suo impero.
Nei primi secoli dopo Cristo la regione dell'Armenia era spesso stata teatro di scontri tra i Romani e i Parti. Nel frattempo si era diffuso anche il cristianesimo, religione che, a partire dal IV° secolo d.C., divenne ufficiale.
Il V° secolo d.C. era stato per gli armeni un periodo molto prolifico dal punto di vista letterario, dal momento che venivano composti ed eseguiti dei canti epici, dei canti popolari, residui delle tradizioni pagane, e alcune opere storiche. Proprio nel V° secolo d.C. era sorta quella lingua che gli studiosi comunemente chiamano "armeno classico", utilizzato in modo pressoché inalterato dagli scrittori fino all'Ottocento. L'armeno classico è una lingua letteraria, mentre invece l'armeno parlato dalle persone comuni aveva subito nel corso del tempo una grande stratificazione dialettale.

Pensate al caso della lingua latina in epoca imperiale (31 a.C.- 476 d.C.): il latino scritto e praticato da oratori, filosofi e poeti è dotato di rigidi canoni sintattici e le parole non subiscono grandi variazioni di significato da autore ad autore, mentre il latino parlato continua ad evolversi, venendo sempre più a contatto con genti barbariche, fino alla formazione delle lingue romanze.
I giuramenti di Strasburgo dell' 842, che comprendono accordi tra Carlo il Calvo e Ludovico il Germanico, sono stati redatti in due lingue: antico francese e antico tedesco. Anche in Italia pian piano si forma una lingua che progressivamente si distanzia dal latino per assumere una morfologia totalmente differente. Pensate solo al fatto che nel Placito di Capua (960 d.C.), "ko" è l'antenato di "che" e sostituisce il "quod" latino; mentre "sao" è una via intermedia tra "scio" e "so".

Lingua intermedia: "Sao ko kelle terre" / italiano:" So che quelle terre".


IL XX° SECOLO- GRAVI EVENTI STORICI:

Fra due giorni sarà di nuovo la Giornata della Memoria, quindi ricorderemo soprattutto il momento in cui, in quel tristissimo 27 gennaio 1945, alcuni soldati sovietici hanno varcato i cancelli del campo di Auschwitz e sono stati i primi testimoni oculari di una tragedia ai limiti dell'umano.
Anche gli armeni, come gli ebrei durante la seconda guerra mondiale e come i bosniaci musulmani nel 1995, sono stati vittime di un genocidio.

Nei primissimi anni del Novecento il territorio degli armeni era conteso tra l'Impero Ottomano e la Russia. Nel 1908 era tra l'altro sorto il movimento dei "Giovani Turchi", mirato a stroncare con la violenza le ribellioni armene di velleità indipendentistica.
Nel 1915, soldati russi e soldati turchi combattevano in Armenia.
I turchi però, non soltanto avevano sedato con la violenza le rivolte degli Armeni, ma li avevano addirittura deportati verso la zona interna dell'Anatolia e massacrati lungo il percorso.
Gli armeni chiamano questo bruttissimo evento storico "Medz Yeghern", ovvero, "Il grande crimine", in cui hanno perso la vita quasi due milioni di uomini armeni. Uomini: mariti, fratelli, fidanzati, amici, padri e zii fucilati o decapitati davanti alle loro mogli, compagne, sorelle, amiche, figlie e nipoti.

La cosa schifosa è che i Turchi si stanno comportando come i Serbi: non vogliono riconoscere il genocidio!!!
Però, quel che è ancora più grave è questo aspetto: il genocidio armeno è avvenuto 103 anni fa, il genocidio bosniaco 22 anni fa, diventeranno 23 nel luglio 2018.
L'arco di tempo trascorso secondo me è un fattore importante: in cento anni si dovrebbe aver compreso, da parte di certe istituzioni politiche, il danno dell'arroganza e la ferocia della violenza, al quale si ripercuote per molte successive generazioni. E il ricordo e la memoria rimangono, con il loro folto alone di dolore, che offusca la vista del mondo.

22 anni forse sono ancora pochi: i bosniaci di religione musulmana non hanno superato e non supereranno mai il trauma, i Serbi probabilmente conservano ancora delle istanze nazionalistiche o forse dei vaghi sentimenti di superiorità rispetto ai Bosniaci.
La guerra in Jugoslavia (novembre 1991-febbraio 1996) e il genocidio di Srebrenica non hanno fatto altro che dividere: i Bosniaci si sono chiusi a "riccio" e mal tollerano quelle poche presenze serbe all'interno dei loro confini. E pensare che soltanto 30 anni fa entrambi i popoli convivevano pacificamente, senza dare troppa importanza a differenze religiose ed etniche.



C'è un libro di Antonia Arslan intitolato "La masseria delle allodole", relativo appunto alla strage degli armeni negli anni 1915-1916.
La scrittrice narra la storia della sua famiglia, distrutta dalla terribile cattiveria dei Turchi.
Vorrei riportarvi alcune parti che mi sono sembrate significative.
Vi consiglio caldamente di leggerle con questa musica da pianoforte di sottofondo:

LE NUVOLE- LUDOVICO EINAUDI:



"Perciò, alla fine, la processione si farà; e sotto il sole innocente, nello splendido smalto di una giornata luminosa, per l'ultima volta tutti quei corpi e quei volti danzeranno armoniosi, quelle corolle viventi palpiteranno, leggere della gioia e delle attese di sempre. Solo, verso sera, dalla parte delle cascate rompe un acquazzone torrenziale: sono le lacrime dei loro angeli in lutto."

"Come avviene una strage? Quale liquore divente il sangue, come sale alla testa? Come si diventa assetati di sangue? Chi lo gusta, si dice, non lo dimentica."
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"LE DONNE E LE BAMBINE VENGONO SPINTE BRUTALMENTE A RIDOSSO DELLA PARETE DI FRONTE. SHUSHANIG E' IMMOBILE E GUARDA I SUOI CARI. I SUOI OCCHI DILATATI NON ESPRIMONO NIENTE, LE MANI SONO SPROFONDATE NELLE TASCHE E TENGONO STRETTO IL PICCOLO TESORO. (...) LAME BALENARONO, URLA SI ALZARONO, SANGUE SCOPPIO' DAPPERTUTTO, UN FIORE ROSSO SULLA GONNA DI SHUSHANIG: E' LA TESTA DEL MARITO, DECAPITATA, CHE LE VIENE LANCIATA IN GREMBO. NELLA SUA GONNA, SOTTO IL GREMBIULE DA CUCINA A CROCETTE CON MOTIVI PASQUALI DI CUI SHUSHANIG E' ASSURDAMENTE ORGOGLIOSA, SI NASCONDE HENRIETTE, CHE SOLO DA QUALCHE MESE HA COMINCIATO A PARLARE VERAMENTE, E CHIACCHIERA SEMPRE, RACCONTANDOSI STORIE E NASCONDENDOSI DAPPERTUTTO, COME UN TOPOLINO CANORO. ORA UN GETTO DI SANGUE CALDO SCHIZZATO FUORI DALLA TESTA DEL PADRE LA BAGNA TUTTA, ATTRAVERSO IL GREMBIULE, INONDANDO LA CALDA OSCURITA' DEL RIFUGIO MATERNO.
HENRIETTE NON PARLERA' MAI PIU' LA SUA LINGUA MATERNA, E IN OGNI ALTRA LINGUA, COME IN OGNI PAESE DEL MONDO, SI SENTIRA' PER SEMPRE STRANIERA: QUALCUNO CHE RUBA IL PANE, FUORI POSTO DOVUNQUE, SENZA FAMIGLIA, INVIDIANDO I FIGLI DEGLI ALTRI. ARROTOLATA SU SE STESSA NEL BUIO, PIANGERA' OGNI NOTTE, OGNI NOTTE SOPRAVVIVENDO (...)"

"LA BANDA PREGUSTA LA VIOLENZA CHE SEGUIRA', OCCHIEGGIA IMPARZIALMENTE DONNE, RAGAZZE E BAMBINE, PENSANDO CHE CE N'E' PER TUTTI. E POI, LE BUTTERANNO VIA, ALLA FINE. LA NOTTE E ' LUNGA. INTANTO, COMINCIANO A SFASCIARE IMPARZIALMENTE I VETRI DEL BOVINDO E LE CRISTALLERIE."

Imparzialmente... nel senso che niente e nessuno viene risparmiato. La vita è colpita, la macchia nera della morte si diffonde nell'aria e nelle anime dei sopravvissuti.
Ma c'è un esile barlume di luce in vite come quella di Henriette, così duramente e brutalmente oscurate dal buio della violenza tagliente, proveniente da anime gelide come il vento in gennaio?

-Scusate se piango, ma le lacrime servono a far riflettere.- Per favore, non giudicatemi, perché in questi stupidi 22 anni di vita vissuta ci ha pensato anche troppa gente a giudicarmi superficialmente, senza voler conoscere la parte più bella e più profonda di me.
Quella la notano in pochissimi, e si tratta di persone che posso contare sulle dita di una sola mano!


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