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5 gennaio 2018

Gli indoeuropei nella storia- I Balti:


Ho in mente un programma piuttosto interessante da realizzare su questo blog per il primo mese e mezzo del 2018: esporre le origini e la breve storia di alcuni popoli indoeuropei.
Alla fine dello scorso anno ho scoperto il piacere di studiare linguistica storica e glottologia, discipline che mi hanno affascinata con le loro ipotesi sull'origine delle lingue del mondo e sui confronti vari tra lingue appartenenti alla famiglia indoeuropea.

Prima però di raccontarvi dei Balti, devo fare alcune premesse.
Da due secoli ormai si è postulata l'esistenza dell'indoeuropeo, lingua "da laboratorio", ovvero, lingua interamente ricostruita dagli studiosi al fine di spiegare le affinità lessicali e grammaticali che intercorrono sia tra la maggior parte delle lingue parlate in Europa, sia tra le lingue storiche non più parlate, come l'antico indiano, il greco e il latino.
Il primo ad accorgersi delle somiglianze lessicali che esistevano tra antico indiano, greco e latino era stato il mercante fiorentino Filippo Sassetti, subito dopo aver compiuto un viaggio in India.
Egli aveva costruito dei parallelismi lessicali tra le tre lingue a proposito dei numerali e del lessico di parentela:

1) trayas (antico indiano)/tres (latino) /τρεἶς="treis"(greco)                     forma indoeuropea: *treyes

2) matàr (antico indiano)/màter (latino)/μτηρ="meter" (greco)            forma indoeuropea: *màter

Nessuno afferma la sicura passata esistenza dell'indoeuropeo, anche perché, se anche fosse realmente esistito, non potremmo disporre di testimonianze scritte, dal momento che sarebbe stato parlato in epoca preistorica.
Gli indoeuropei dovevano essere stati un popolo di allevatori vissuti nelle steppe della Russia Meridionale. Ma la loro lingua era omogenea oppure consisteva in una serie di stratificazioni dialettali??
I linguisti suppongono che l'indoeuropeo, proprio come qualsiasi altra lingua parlata in questi ultimi secoli, si sia evoluto nel corso del tempo.
Eccovi un esempio.
In epoca ancora più preistorica ci sarebbero stati soltanto due generi nella morfologia nominale: animato e inanimato. L'animato si riferiva a persone e animali, l'inanimato a rocce e oggetti privi di movimento.
Però, e qui io sarei propensa a condividere l'opinione di Villar, linguista spagnolo autore del mio manuale universitario: se gli indoeuropei erano di religione animista, come potevano distinguere tra creature animate e inanimate? Cioè, l'animismo è in pratica la mentalità che avevo io da bambina: credere che ogni oggetto della natura possa provare sentimenti e sia dotato di anima.
Insomma, credo sia un problema storico-culturale difficile da risolvere.
Più avanti, nella fase del tardo indoeuropeo, si sarebbero formati il maschile, il femminile e il neutro.
Sulla ricostruzione della morfologia della lingua degli indoeuropei sono sorte opinioni contrastanti anche a proposito della dimensione del caso.
Villar sostiene che l'indoeuropeo avesse avuto soltanto 4 casi: nominativo, genitivo, accusativo e dativo, mentre gli altri sarebbero nati dal contatto con le lingue confinanti la zona delle steppe.
La mia docente non condivide questa teoria, dal momento che nelle sue dispense espone otto casi (oltre ai quattro citati poco sopra; l'ablativo, il vocativo, il locativo e lo strumentale). Ed è più probabile che abbia ragione lei, dal momento che le lingue anatoliche, le più precoci a separarsi, erano dotate di otto casi, tutti ereditati dalla protolingua.

Sapete che in certi casi la protolingua sembra quasi identica al latino?
Se avete fatto il mio liceo o comunque il liceo scientifico, riuscite a capire quello che metto qui sotto:

A)

*wlkwòs *ekwom *edti. (Indoeuropeo, l'asterisco si trova davanti ad ogni singola parola dal momento che è tutto ricostruito e non c'è nulla di certo).

Lupus equum edit. (Latino: lupus: nominativo maschile singolare/ Equum: accusativo maschile singolare/ edit: da edo, edere, cioè: "mangiare".)

Il lupo mangia il cavallo. (Italiano, dove compaiono gli articoli ed è stato abolito il sistema dei casi).

B)

*septm (Indoeuropeo: "sette", dove *m non è una consonante ma una sonante, ovvero, un suono intermedio tra vocale e consonante, come la pronuncia inglese di "garden", che fa precisamente, per i madrelingua: "gadn".)

septem (in latino, dove l'esito della sonante *m è "em")

sette (in italiano, dove avviene l'assimilazione totale progressiva tra il segmento "p" e il segmento "t": "t", suono più forte, "assorbe" "p" , segmento precedente, fino a renderlo uguale a se stesso).

Nel V° millennio a.C. poteva essere stato praticato un indoeuropeo piuttosto omogeneo, poi, a partire dal III° millennio, ovvero, subito dopo la separazione delle lingue anatoliche, gli indoeuropei si sarebbero spostati nell'Europa dell'est, per poi giungere nelle regioni più settentrionali del nostro continente e poi occupare anche quelle meridionali.
Emigrando dalla terra di origine, si sarebbero incontrati o scontrati con le popolazioni europee preesistenti, cioè con quei popoli preistorici che avevano una cultura matriarcale (a fine novembre, dedicando un lungo post sulla questione femminile, ho accennato anche a loro).

Sono stati realizzati molti alberi genealogici per classificare i vari gruppi delle lingue discese dall'indoeuropeo.
Il tedesco August Schleicher ne progettò uno nel 1861:



Secondo Schleicher, dall'originario indoeuropeo sarebbero scaturiti due gruppi: slavo-germanico, che avrebbe poi dato origine a lingue slave e a lingue germaniche; e l'ario-greco-italo-celtico, dal quale sarebbero nati: l'iranico, l'indiano, il greco, l'albanese e l'italico.
Gli alberi genealogici delle lingue sono stati ovviamente ampliati nel corso del XX° secolo, secolo in cui si sono scoperte le lingue anatoliche.

Vi riporto la mia mappa concettuale, giusto perché vi rendiate conto quante lingue antiche e moderne siano state fatte derivare dall'indoeuropeo ...
Il mio corsivo è piuttosto comprensibile, non dovreste avere problemi a decifrarlo.



Ho scritto queste premesse (tutte già immagazzinate in mente, vi giuro, non ho mai avuto bisogno di aprire il libro per potervele riportare qui!) in modo tale da farvi avere qualche conoscenza per poter comprendere meglio la storia dei popoli che in questo mese voglio illustrare.

I BALTI:



COORDINATE STORICHE E LINGUISTICHE GENERALI:

Già lo storico latino Tacito li localizzava sulle sponde del Mar Baltico e li descriveva popoli di agricoltori e raccoglitori. Li denominava Aestii.
Nel IX° secolo d. C., un viaggiatore che aveva visitato quelle zone, aveva riferito che sulle sponde del Baltico si poteva praticare una pesca abbondante.
Nel corso dell'Ottocento sono stati trovati vari nomi per questo gruppo etnico, tra cui quello di Letto-lituani. Poi però il termine "Balti" li ha soppiantati tutti quanti.

Le lingue baltiche tuttora parlate appartenenti al ceppo indoeuropeo sono due: il lèttone e il lituano.
Nel XVI° secolo c'era anche l'antico prussiano, oggi estinto.
Il finlandese e l'estone non sono lingue indoeuropee, ma appartengono al gruppo linguistico ugro-finnico.
Pensate che il finlandese dovrebbe avere ben 16 casi, altroché i sei casi latini o i cinque casi greci!

Il linguisti hanno ricostruito la storia del popolo baltico, secoli e millenni prima che avvenisse la scissione tra lèttone, varietà dialettali di lituano e prussiano.
Nel II° millennio a.C. pare che i Balti parlassero una lingua comune. Nel I° millennio a.C. questo popolo subì l'invasione di popoli germanici provenienti dall'Europa centrale.
Nel corso dell'alto medioevo poi, erano arrivate sulle sponde del Mar baltico anche le popolazioni slave.
Se il lèttone presenta ancora oggi dei termini lessicali simili a quelli di alcune lingue slave, bisogna ricercare il motivo di queste somiglianze nei perdurati contatti linguistici e culturali tra Balti e Slavi.
Vi faccio un esempio: in serbo-croato, lingua slava, "pace" è "mir", parola da cui deriva il nome Mirco.
Mi sono accorta che in lèttone "pace" si dice "miers". Entrambi si pronunciano esattamente per come vengono scritti.
Sono due vocaboli simili!
Alcuni monaci polacchi (e anche i polacchi sono slavi), nel corso del Medioevo si preoccuparono di cristianizzare i Balti.

LE LINGUE BALTICHE AI GIORNI NOSTRI:

Ai giorni nostri, lèttone e lituano sono due lingue simili. Un lèttone e un lituano non fanno fatica a comprendersi.

La lingua lituana, sin dalle sue origini, era suddivisa in diverse varietà dialettali. Ne ricordo due principali: alto lituano e basso lituano. Quella però che negli ultimi due secoli è diventata la lingua nazionale è l'alto lituano.

Gran parte della letteratura lèttone è stata di carattere religioso. Altri generi letterari cominciarono a sorgere soltanto a partire dal Settecento.

L'ANTICA RELIGIONE BALTICA:

Non erano monoteisti, gli antichi Balti del II° millennio a.C.
La loro religione, politeistica, prediligeva la venerazione di elementi naturali.

Vi elenco qui sotto le principali divinità:

- Dievas, che corrisponde al Giove latino. Era il re degli dèi, rappresentato con copricapo, tunica e spada.

- I due figli di Dievas: erano due cavalieri. Uno simbolo del giorno, l'altro simbolo della notte.

- La Pioggia.

-Il Vento.

-Il Bosco.

-Il Lago.

-Il Fiume.

-Il Sole.

-La Luna.

 Sappiamo che queste divinità erano adorate grazie a dei canti popolari lituani e baltici, tuttora conservati.


Riga, Lettonia


Vilnius, capitale della Lituania, in inverno

Glottologia italiana, linguistica storica e lingua greca sono gli esami "più tecnici" della mia facoltà.
Però studiandoli si apre tutto un mondo, a mio avviso anche abbastanza affascinante, di ipotesi e congetture.
Spero soltanto di non avervi fatto venire il mal di testa con la prima parte del post, che era comunque necessaria per poter comprendere bene la descrizione non soltanto dei Balti, ma degli altri cinque popoli che andrò a descrivere prossimamente.


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