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7 novembre 2025

La luna e il tempo della vita:

19) "LUNA LETTERARIA"

In questo post vi presento alcune poesie in cui la luna sembra essere un elemento integrato con lo scorrere del tempo della vita.

Inizio con Salvatore Quasimodo e concludo con un componimento di Mark Strand, poeta canadese attivo nel secolo scorso.

1."RIDE LA GAZZA NERA SUGLI ARANCI", SALVATORE QUASIMODO:

     Forse è un segno vero della vita:
       intorno a me fanciulli con leggeri
       moti del capo danzano in un gioco
       di cadenze e di voci lungo il prato
       della chiesa. Pietà della sera, ombre
       riaccese sopra l’erba così verde,
       bellissime nel fuoco della luna!
       Memoria vi concede breve sonno:
       ora, destatevi. Ecco, scroscia il pozzo
       per la prima marea. Questa è l’ora:
       non più mia, arsi, remoti simulacri.
       E tu vento del sud forte di zagare,
       spingi la luna dove nudi dormono
       fanciulli, forza il puledro sui campi
       umidi d’orme di cavalle, apri
       il mare, alza le nuvole dagli alberi:
       già l’airone s’avanza verso l’acqua
       e fiuta lento il fango tra le spine,
       ride la gazza, nera sugli aranci.

Rieccola, la melanconica poesia proposta dal Ministero dell'Istruzione nel lontano giugno 2014 come tema di analisi letteraria, prova scritta in cui avevo ottenuto il massimo del punteggio.

L'ho rivelato anche tempo fa: io rientravo nel 4,2% di quei maturandi che avevano optato per il tema meramente letterario. 

Due anni prima, nel giugno 2012, mentre io ero in ferie in Umbria con mia mamma e mio zio, durante il suo esame di maturità Matthias aveva sviluppato la traccia sulle responsabilità etiche e sociali della tecnologia, coerente con la sua tesina su Isaac Asimov e la robotica.

Sarebbero state ostiche anche per me le tracce che si sono ritrovati i maturandi 2012, innanzitutto per la scelta di una poesia del sibillino Eugenio Montale come tema letterario e per la doppia opzione in ambito etico-sociale: una traccia sui risvolti morali della tecnica e un'altra che implicava una riflessione sul bene comune partendo, addirittura, dalle riflessioni filosofiche di Tommaso D'Aquino.

Per il poeta, la memoria della propria infanzia è molto vivido, al punto tale che appare come vera realtà e quindi come segno vero della vita.

Quindi la sera è quel momento in cui i ricordi appaiono simili ad ombre riaccese, stagliate nel prato verde illuminato dalla luce lunare.

La luna, alla quale in questa lirica, composta da endecasillabi sciolti, è attribuito un colore rosso molto vivo (nel fuoco della luna), contribuisce a ravvivare i ricordi dell'infanzia e della giovinezza, in particolare, la positiva ma nostalgica immagine della terra natale del poeta.

Il contenuto dell'idillio Alla luna del Leopardi ventenne non differisce poi molto dal punto di vista dei significati: nel suo dialogo con un elemento naturale amico, il poeta di Recanati immaginava la luna come un elemento non soltanto in grado di accogliere il suo dolore e le sue tristi esperienze passate ma anche come custode delle sue speranze per il futuro:

  1. Ma nebuloso e tremulo dal pianto
  2. che mi sorgea sul ciglio, alle mie luci
  3. il tuo volto apparia, che travagliosa
  4. era mia vita: ed è, né cangia stile,
  5. o mia diletta luna. E pur mi giova
  6. la ricordanza, e il noverar l’etate 
  7. del mio dolore. Oh come grato occorre
  8. nel tempo giovanil, quando ancor lungo
  9. la speme e breve ha la memoria il corso,
  10. il rimembrar delle passate cose,
  11. ancor che triste, e che l’affanno duri!

Invece, nel Canto notturno di un pastore errante dell'Asia, la luna viene definita intatta dal momento che è considerata indifferente alle sofferenze umane ed estranea allo scorrere del tempo, strettamente legato alla tribolata vita degli uomini:

               Se la vita è sventura,

  1. perché da noi si dura?
  2. Intatta luna, tale
  3. è lo stato mortale.
  4. Ma tu mortal non sei,
  5. e forse del mio dir poco ti cale.

La luna è "altro" dall'umanità, non è più quindi né una confidente né una custode di piacevoli memorie o di dolci speranze. 

Oltretutto, la luna percorre eternamente lo stesso tragitto nel cielo.

Tra le domande-guida dell'esame ricordo in particolar modo la richiesta di chiarire il significato dell'espressione pietà della sera. Innanzitutto è fondamentale riconoscere che si tratta di una personificazione. 

Comunque l'autore si riferisce non soltanto alla constatazione della fine del giorno ma anche all'accettazione della morte che, lentamente ma inesorabilmente, si avvicina.

Quell'espressione richiama alla finitezza dell'esistenza, proprio come il breve testo di Ed è subito sera:

Ognuno sta solo sul cuor della terra,
trafitto da un raggio di sole:
ed è subito sera.

Qui si mette in evidenza la solitudine che ogni uomo sperimenta e attraversa nel corso dell'esistenza, accentuata dal fatto che la sua visione dei fatti e i suoi valori lo illudono di essere al centro del mondo e di essere detentore di verità. 

L'esistenza viene trafitta di tanto in tanto da un gioioso ma effimero raggio di sole, come breve e caduca è la vita. 

Ad ogni modo, in Ride la gazza, nera sugli aranci, sembra quasi che i fanciulli, probabilmente identificabili con i ragazzini coetanei dell'autore, stiano danzando sotto gli occhi di Quasimodo. 

Anche le memorie uditive risultano ben nitide e, tra queste, lo scroscio dell'acqua nel pozzo, salita per effetto della marea.

Questa è l’ora:/non più mia, arsi, remoti simulacri.

Un'altra frase "ad effetto", molto suggestiva e molto significativa: Quasimodo afferma che le immagini che costituivano esperienze gioiose nel passato non sono più reali ma anzi, sono distanti nel tempo, sebbene suscitino emozioni sentite.

Tutta la seconda parte della poesia verte su uno stupore lirico manifestato nei confronti della natura.

In seguito, sembra ci sia il desiderio che il placido paesaggio notturno venga stravolto dal vento, il quale diffonde il profumo dei fiori d'arancio (zagàre). 

Bellissime risultano inoltre le esortazioni rivolte al vento: apri/ il mare, alza le nuvole dagli alberi.

Alla chiusura della poesia può essere data la seguente interpretazione: la gazza, anche se ride, potrebbe richiamare al buio della morte dato che è nera. 

Tuttavia, il volatile si trova sugli aranci e questo vivace colore dei frutti può rappresentare l'adesione alla vita e l'accettazione della vecchiaia.

Ci sarebbe un collegamento anche con Tasso, uno con Pascoli (inseriti entrambi nel mio tema di maturità) e anche un altro con Zanzotto, ma in questo momento non ho molta voglia di scomodarli.

2. "THE MOON", MARK STRAND:

Open the book of evening to the page
where the moon, always the moon, appears

between two clouds, moving so slowly that hours
will seem to have passed before you reach the next page

where the moon, now brighter, lowers a path
to lead you away from what you have known

into those places where what you had wished for happens,
its lone syllable like a sentence poised

at the edge of sense, waiting for you to say its name
once more as you lift your eyes from the page

and close the book, still feeling what it was like
to dwell in that light, that sudden paradise of sound.


I think this Strand's poem could be considered a metaphor of life.
I supposed the book of the evening may refer to all the moments which a human being should dedicate to think about his past and present life.
Furthermore, the moon could be a symbol of time and the fact that it appears between two clouds might mean that nobody can know exactly what future will reserve: we have always been able to dream about what will happen to us, especially during the youth. 
Nevertheless, we ought to consider that our plans might not go as we had imagined or as we had desired.
Anyway, little by little, the time which is symbolized by moon, will reveal us what our life goals and challenges will be.

But what if life took us on better paths than we had dreamed?

This Strand's poem reminds me two verses written by D'Annunzio: O falce di luna calante/che brilli su l’acque deserte,/o falce d’argento, qual mèsse di sogni/ondeggia al tuo mite chiarore qua giù!

Here, the moon is hence compared to a scythe that reaps human dreams. So, in D'Annunzio's poem, not only is this aster sparkling in the sky but also it seems to keep people's dreams. 


But let's return to Mark Strand. 
His poem winds up with an exhortation, probably written to remember "what it was like/to dwell in that light".

31 ottobre 2025

"Fragola e panna", una commedia di Natalia Ginzburg sul fallimento dei legami coniugali

Fragola e panna è una commedia scritta da Natalia Ginzburg  pubblicata nel 1966 e rappresentata nei teatri italiani nei primi anni Settanta.

Ho accennato sinteticamente ai contenuti nel corso del post relativo alle poesie di Wislawa Szymborska ma ora, al termine della tematica "Famiglia", la approfondisco.

A) TRAMA E PERSONAGGI:

È inverno e nevica pesantemente.

I dialoghi tra i personaggi avvengono in una casa di campagna in provincia di Roma. 

Barbara, una ragazza in giacca e jeans, si presenta con una valigia alla porta di casa di Cesare, il cugino avvocato, senza preavviso ma sperando comunque di trovarlo.

L'avvocato però non c'è, si trova a Londra per motivi di lavoro. Le apre la porta Tosca, la domestica.

Tosca ha iniziato a lavorare quando aveva soltanto undici anni, quindi si presume abbia soltanto la licenza elementare.

Eppure, nonostante questo suo limite, è il personaggio più significativo e più sensibile: accogliente e affabile con Barbara, Tosca è stata una ragazza madre che si è ritrovata a crescere da sola sua figlia Camilla, coetanea di Barbara e da poco assunta in un negozio da un parrucchiere.

Tosca è una figura che richiama, ai lettori di ogni tempo, l'importanza di valorizzare il lavoro degli altri. 

In effetti, questa domestica dice a Barbara di voler cambiare famiglia a cui prestare servizi casalinghi dato che, nella casa di Cesare, sembrano mancare le condizioni essenziali per godere di un minimo riscontro gratificante che valorizzi il suo ruolo: 

Mi rincresce di andarmene, perché non sarebbero cattivi. Però non danno grande soddisfazione. Mangiano, e non dicono è buono, è cattivo, niente. Non ti dicono mai niente. Così una non può mai sapere, se sono contenti o no. E poi questo silenzio! L'avvocato, io l'ho visto un momento il giorno che sono arrivata, gli ho stirato due camicie, e è partito subito. La signora, la signora non parla. Non parla con me.

Barbara invece è sposata ed è madre di un bambino che ha poco più di un anno. Sta scappando da un marito violento e ha lasciato il figlio dalla suocera.

L'infanzia di Barbara è stata tutt'altro che ideale: rimasta orfana molto presto da entrambi i genitori, è stata cresciuta da una nonna alcolizzata.

Farei un accenno a Paolo: inizialmente innamorato di Barbara, dopo la nascita del loro figlio e dopo aver constatato che sua moglie aveva iniziato ad intrattenere una relazione proprio con il cugino, era diventato geloso e violento. Paolo ricalca la mentalità, presente in alcuni casi anche oggi, della moglie-oggetto, dal momento che la pensa così:

«È mia moglie. Posso batterla quanto voglio, perché è mia moglie».  

Flaminia è la moglie di Cesare. Fredda e laconica con Tosca, non intende ospitare Barbara nemmeno per una notte dopo aver sentito la sua vicenda:

«Tutto quel che mi hai detto non mi fa né caldo né freddo. Torna a casa tua».

Flaminia non ama più Cesare e dichiara candidamente di essere separata sotto lo stesso tetto: «Non è più un matrimonio, siamo come fratello e sorella»

D'altronde, Cesare e Flaminia si sono traditi più volte, senza mai provare gelosia.

Ad un tratto compare Letizia, la sorella di Flaminia, la quale trova una soluzione per la ragazza scappata dal marito: la accompagna con la propria auto in un convento di suore situato presso i castelli romani.

Cesare torna dal Regno Unito la mattina dopo e, venendo a conoscenza di ciò che è accaduto la sera prima, dichiara di essere stanco di Barbara, la quale, nel frattempo, è fuggita dal convento.

B) LA RAGIONE DEL TITOLO:

A Barbara piacciono molto i gelati con fragola e panna. Lo dice Cesare alla moglie e alla cognata, in una delle battute finali:

Ho speso un patrimonio in gelati di fragola e panna, con lei. Non si ha idea di quanti gelati può mangiare in un solo pomeriggio, anche in pieno inverno. Non se ne ha l'idea. 

C) TEMI DELL'OPERA TEATRALE:

-Incomunicabilità e noia= Queste caratteristiche risultano evidenti soprattutto in Flaminia, donna emozionalmente anestetizzata e fondamentalmente annoiata. La sua insignificante esistenza quotidiana può essere paragonata ad un paesaggio padano nella nebbia: non lavora, non ha scadenze da rispettare e non ha vita sociale. Oltretutto si dedica sempre alle solite attività.

-Fallimenti coniugali= Il legame coniugale tra Cesare e Flaminia è terminato da un pezzo, forse anche prima dell'inizio dei rispettivi tradimenti... perché forse da molto tempo non si ascoltavano più. 

D'altronde, il matrimonio tra Paolo e Barbara è disastroso: lei è stata leggera, sleale e infedele e lui ha un grosso problema con la propria sfera emozionale e affettiva (affermazione che non giustifica le quotidiane violenze riservate alla madre di suo figlio!).

-Necessità di rapporti umani= Questa tematica è rappresentata dalla semplicità della figura di Tosca e dalla sua insoddisfazione come domestica: questa donna può anche rappresentare un mondo contadino che, pur appena alfabetizzato, risulta essere interiormente vivo e attento a ciò che rende sereni i rapporti umani, indipendentemente dai ruoli che questi stessi implicano.

-La mancata percezione di sé= Questo riguarda Barbara, senza ombra di dubbio. Quando fugge di casa non è consapevole né del suo ruolo materno, a cui sembra non essere adeguata, né di se stessa: non sa nemmeno lei di quale aiuto ha bisogno... vive a caso. 

E soprattutto, che cosa le serve esattamente in quella situazione? Aiuto economico? Supporto psicologico? Un impiego lavorativo? Ma questo con quali titoli?

24 ottobre 2025

"Famiglia e borghesia", N. Ginzburg:

Famiglia e Borghesia sono due racconti lunghi scritti e pubblicati nel 1977.

Ci troviamo nella fase letteraria della Ginzburg "matura" che denuncia, soprattutto mediante commedie teatrali e racconti, l'incomunicabilità, l'inconsistenza nei rapporti e il vuoto interiore ed esistenziale che caratterizza le non-famiglie: in queste opere infatti l'autrice sviluppa narrazioni in cui le coppie non dialogano o si tradiscono, in cui i padri risultano incapaci di relazioni con i figli e le madri appaiono figure fragili, sole e disorientate.

Il titolo del primo racconto è dunque di natura ironica.

A) "FAMIGLIA"

A1) INCIPIT E PRESENTAZIONE DEI PERSONAGGI:

Parto dalla citazione dell'incipit:

Un uomo e una donna andarono, un pomeriggio, a vedere un film. Era domenica ed era estate. Con loro c'erano una ragazzetta quattordicenne e due bambini di sette anni. L'uomo era alto, bello, nero di capelli e ricciuto, con il viso grande e bruno, la bocca grande e seria. Aveva occhiali neri e un vestito di tela azzurra molto spiegazzato. La donna era piccola, non bella, con un viso minuto e olivastro, i capelli neri attorcigliati in cima alla testa, il naso lungo e sottile, occhi verdi e sopracciglia folte, spalle spioventi e larghi fianchi. Aveva una gonna di jeans  e una maglietta azzurra molto scolorita. Essi erano amici, conoscendosi da molti anni. Un tempo, in giovinezza, erano stati amanti e vivevano insieme. Ora invece erano solo amici.

I personaggi principali sono Ivana e Carmine.

Anni prima erano conviventi a Roma ma la loro relazione era terminata poco dopo la tragica morte della loro figlia di un anno: Carmine era dunque ritornato in Italia e si era sposato con Ninetta. Ivana invece aveva deciso di trasferirsi a Londra, dove aveva avuto una relazione occasionale con Joachim, uno studente ebreo di glottologia. Dalla loro relazione era nata Angelica, non riconosciuta dal padre, finito in una clinica per grave esaurimento depressivo.

Ivana allora, con la figlia piccola alla quale aveva poi dato il cognome, era ritornata in Italia a Roma.

Mentre Carmine è un architetto, Ivana invece è sempre stata mantenuta da genitori abbastanza facoltosi. Di tanto in tanto scrive traduzioni di qualche racconto.

Angelica risulta una ragazzina antipatica. La madre, negli ultimi anni, coltiva due relazioni sentimentali senza grande afflato: la prima con Matteo Tramonti, studente universitario e ventenne in rapporti difficili con la figura materna, la seconda con il medico depresso Amos Elia, già separato dalla moglie.

Nonostante il trauma della perdita della bambina e una fine di relazione dolorosa, di tanto in tanto Ivana e Carmine si frequentano, ma solo in qualità di buoni amici.

A2) CARMINE:

La principale figura maschile di questo racconto è proprio Carmine.

La sua professione sembra occupare un posto molto marginale nella sua vita e, dal punto di vista familiare ed affettivo, la sua esistenza non va certo meglio: il rapporto con il figlio è quasi del tutto inesistente e, oltretutto, sa che Ninetta, l'apatica e lunatica moglie da lui mantenuta, lo tradisce.

Malgrado ciò, più volte ospita l'amante Giose Quirino, da lui soprannominato "scimmiotto", in casa sua.

Tuttavia, lo stesso Carmine instaura una relazione sessuale con Olga, una ventisettenne spiantata, ragazza madre come Ivana ma totalmente incurante di sua figlia, affidata completamente alla sorella.

Quando però Olga decide di tagliare completamente i ponti con Carmine, ecco che il nostro inetto sprofonda in una nera malinconia e, non molto tempo dopo, scopre di essere gravemente malato. 

In fase terminale, Carmine si accorge di non aver vissuto e di aver commesso un grave errore: essersi totalmente allontanato dalla madre, l'unica persona che gli voleva per davvero bene.

A Carmine ora accadeva di guardare lungamente sua madre, seduta sul divano con la sua veste nera, e si ricordava di quante volte andavano, lui e sua madre, a cercare la crusca per il maiale nei paesi vicini, perché c'era la guerra e la crusca non si trovava. Lui era un bambino e sua madre era giovane, con il viso pieno e colorito e i denti bianchi, e i neri e folti capelli raccolti in una grossa crocchia, che le sporgeva sotto il fazzoletto, costellata di forcine di ferro.

Si ricordava d'una volta che lui era molto piccolo, in braccio alla madre, ed erano in città alla stazione, di notte, con una gran pioggia, e c'era tanta gente che aspettava il treno, con gli ombrelli, e il fango ruscellava tra le rotaie. Perché mai la memoria avesse sperperato e distrutto tante giornate, tanti fatti, e conservasse così accuratamente quel minuto, avendolo portato in salvo attraverso anni, bufere e rovine, egli non lo capiva.

Il racconto Famiglia ci presenta alcuni membri della borghesia medio-alta le cui giornate risultano monotone. 

Questi personaggi risultano privi di interessi culturali e totalmente indifferenti all'impegno socio-politico: basti pensare a Ninetta la quale ignora che l'Italia è una repubblica.

Qui mi sono chiesta: possibile che i critici della letteratura italiana considerino soprattutto Italo Svevo lo scrittore dell'inettitudine borghese?

E se la Ginzburg, negli anni Settanta, avesse, magari involontariamente, rispolverato questa pesante tematica narrando di rapporti inconsistenti e di vite non pienamente vissute?

I personaggi di Italo Svevo non conoscono la spontaneità dei sentimenti, come Alfonso Nitti, oppure sono pieni di contraddizioni, non sono in grado di compiere delle scelte e si autocommiserano, come Zeno Cosini.

Anche il Mattia Pascal di Pirandello è ritenuto un "inetto" dal momento che, con la sua crisi esistenziale, non è in grado di accettare la realtà in cui è inserito.

Nella letteratura italiana, l'inetto è una sorta di anti-eroe incapace di affrontare la vita con tenacia e determinazione e, oltre a ciò, interiormente vuoto.

Personalmente considero Carmine, Ivana e Ninetta delle figure inerti, passive, non realizzate,  prive di obiettivi.

B) "BORGHESIA"

B1) TRAMA E AMBIENTAZIONE:

Centrale, in Borghesia, risultano le vicende della famiglia Boschivo.

Anche questo racconto è ambientato a Roma.

Ilaria, casalinga, è la vedova di Giovanni Boschivo, morto suicida. 

Ha una figlia, Aurora, sposata con Aldo. Entrambi i giovani hanno diciotto anni, non lavorano e non studiano.

Tutti quanti sono mantenuti da Pietro Boschivo, artigiano e proprietario sia di alcuni terreni in Basilicata che di tre appartamenti: uno è la sua abitazione, in un altro vive la nipote con il marito, nel terzo abita Ilaria.

A che cosa servono le domestiche in questo racconto?

Sono due: Ombretta è giovane ma svogliata, dal momento che si dimostra negligente nelle pulizie di casa, preferisce prendere il sole nella terrazza connessa all'appartamento di Pietro.

Cettina è vecchia e sempre stanca.

Anche in questo caso, le relazioni affettive dei componenti della famiglia Boschivo, lasciano molto a desiderare: Pietro si innamora di Domitilla, soprannominata da Ilaria "la monachina" per il suo aspetto minuto e il suo comportamento troppo distaccato.

Domitilla ha diciannove anni ed è di famiglia ricca. 

Il matrimonio con Pietro dura sette mesi... l'artigiano è consapevole di far male a sposarla, eppure lo fa, trascurando la propria coscienza.

Aldo e Aurora invece si separano dopo le vacanze, durate tutta l'estate, in Medio Oriente e in Grecia:

A metà settembre tornò Aldo solo. Aurora era in Grecia con degli amici, stava bene e per adesso non tornava. Aldo per qualche giorno dormì. Veniva a mangiare, con la maglia avana tutta sgualcita e sudata, mangiava e tornava a dormire nel suo appartamento. Poi si mise a fabbricare dei burattini. Aveva conosciuto a Teheran un ragazzo che fabbricava burattini e ci guadagnava soldi. Egli ora passava le giornate nella sua cucina a segare delle vecchie cassette che aveva trovato nel solaio di sua madre e trasportato lì con la moto. (...) Al suo primo burattino mise nome Mustafà. Era un burattino verniciato di verde, con una grossa faccia quadrata che digrignava i denti e una lunga veste verde, fatta con l'avanzo di una vestaglia di Ilaria e ricamata a perline gialle.

Aurora va a convivere in una casa di campagna con Emanuele, dal quale ha due figlie. Poco dopo la nascita della seconda bambina, Emanuele la abbandona, dichiarandosi di essersi stancato di lei.

B2) ALDO:

Credo sia la figura maschile più stupida che la Ginzburg si sia mai inventata!

Vi riporto alcuni estratti:

(...) Aldo aveva anche un padre, che era separato dalla madre e non dava soldi, e si limitava a regalargli, quando si incontravano per strada, dei campioni di medicinali, perché era medico, e a mandargli ogni tanto le sue camicie usate, che però Aldo non metteva, non usando mai camicie ma portando sempre un'unica maglia di cotone avana, col collo rivoltato. Quando la maglia avana aveva troppo odore di sudore, Aldo la lavava, la metteva ad asciugare e aspettava, grattandosi i lungo ventre nudo, abbronzato e incavato, che fosse asciutta.

Ma quanto fascino ha un personaggio del genere! 

Eppure, seduce due signorine in contemporanea, sottraendo "la monachina" a Pietro:

Ilaria a casa trovò Pietro solo. Era nella solita poltrona. Era col maglione sul pigiama, e armeggiava nella brace del caminetto. Ilaria non osò chiedere dove fosse la monachina. (...) (Pietro) le mostrò una lettera. Più che una lettera erano pochi sgorbi su un foglio di quaderno. "Per i miei vestiti manderò l'autista dei miei genitori. Domitilla." 

"È andata via con Aldo- disse Pietro.- Facevano l'amore da uno o due mesi. Me l'ha detto Ombretta. Li ha trovati a letto. È venuta a dirmelo. Anche Ombretta andava a letto con Aldo, perciò aveva la chiave."

B3) I GATTI E ILARIA:

Le vicende dei gatti Pelliccia e Ninna nanna illuminano un pochino la vita mediocre di Ilaria, casalinga non rispettata dalla figlia, disprezzata da Emanuele e sfruttata da Pietro, il quale pretende sia lei a preparargli i pasti e a lavargli e stirargli abiti e camicie, risultando le domestiche delle perfette nullafacenti.

Ilaria purtroppo si ammala gravemente alla fine del racconto.

Peccato. 

Si tratta di una figura tutto sommato positiva, buona e con del potenziale, dato che ha scritto un romanzo intitolato Gianmaria, ma conduce un'esistenza grigia e infelice, senza veri legami se non con il gatto Pelliccia in un primo tempo e la gatta Ninna Nanna poi.



16 ottobre 2025

PASTORALE AMERICANA, PHILIP ROTH (II):

💥 Appena nominata su spezzone! Sono stra contenta: supplenza presa stamattina! Ho ricominciato ad insegnare Lettere alle medie, in un istituto statale a pochi km da casa!! 😍

7) LA FIGLIA MERRY:

Seymour ha poco più di vent'anni quando conosce Dawn.

Dal matrimonio con la prima moglie Dawn Dwyer, la "Miss New Jersey 1949" di origini irlandesi, nasce Merry, balbuziente da bambina e con un pessimo rapporto con la madre. 

Non è chiaro se la sua balbuzie è vera oppure è una manipolazione per far preoccupare i genitori.

Nel libro si racconta di una visita psichiatrica:

Da quello che sembrava, l'eziologia del disturbo di Merry era in stretto rapporto con la bellezza e i successi dei suoi genitori. Da quanto lo Svedese riuscì a capire dei discorsi dello psichiatra, Merry era stata troppo fortunata ad avere dei genitori così, e per questo, per non dover competere con la madre, per costringerla a trascurare i suoi interessi, a occuparsi di lei e infine a scalare le mura della fortezza in cui si era chiusa, aveva scelto di stigmatizzarsi con una grave forma di balbuzie, manipolando tutti gli altri da una posizione di apparente debolezza.

Seymour non accetta questa idea dello psichiatra.

Una volta cresciuta, Merry partecipa alle azioni illegali compiute da un movimento di estrema sinistra, i "Weather Underground".

Ogni sabato, Merry va a New York da amici che i genitori non conoscono e soprattutto Seymour si preoccupa per questo.

Secondo lo Svedese, che si dimostra un padre conciliante e incline a dialogare con la figlia, Merry si trova in una fase in cui manifesta la sua aggressività in modo non maturo. 

Infatti Seymour rifiuta di imporre alla ragazza punizioni e divieti confidando che, con l'inizio del College e dell'età adulta, la figlia cambi.

-Mi risulta che al liceo di Morristown ti stai già esprimendo in modo esplicito contro la guerra in Vietnam. Perché ti prendi la briga di farlo, se credi che non serva? In realtà sai benissimo che serve. In America, contano tutti i punti di vista sulla guerra, Parti da dove sei nata, Merry. Ecco il modo di porre fine alle guerra.

-Le rivoluzioni non c-co- cominciano in campagna.

-Non stiamo parlando di rivoluzione.

-Tu non stai p-parlando di rivoluzione.


La vita dei Levov si complica molto quando Merry viene individuata come responsabile di un attentato contro un ufficio postale: la ragazzetta pazza nata nel 1952 fa esplodere una bomba che uccide un medico che era prossimo alla pensione.

La ragazza compie il fatto quando ha appena sedici anni e, a seguito di ciò, diviene una latitante che viaggia in diverse zone degli Stati Uniti d'America: Chicago, New York, Portland.

Proprio a Portland, nell'Oregon, Merry compie un secondo attentato dinamitardo che uccide altre tre persone.

Ad ogni modo, suo padre la cerca per cinque lunghi e dolorosi anni.

Alla fine Seymour lo Svedese ritrova Merry: sua figlia vive in uno squallido e sporco tugurio senza elettricità né acqua corrente.

Da vera squinternata, Merry diventa una giaina. 

Il giainismo è una corrente religiosa che tiene in estrema considerazione il massimo rispetto per tutti gli esseri viventi e per tutte le componenti della natura. Merry infatti mangia pochissimo e non si lava per "rispettare i germi dell'acqua e l'acqua stessa".

Suo padre, che naturalmente la trova sporca e oltremodo magra, è convinto che Merry stia inconsapevolmente punendo se stessa.

Tuttavia la ragazza si rifiuta di tornare a casa e anche di costituirsi: "Papà, se mi vuoi bene davvero, lasciami qui."

E lo Svedese la lascia dov'è.

*Ho iniziato a leggere questo ultimo capitolo della seconda parte ridendo del giainismo, l'ho concluso diventando triste e dispiaciuta sia per Merry sia per lo Svedese.

8) IL CAPITALISMO E IL CONTRASTO TRA GENERAZIONI:

Seymour è davvero un capitalista sfruttatore e oppressore?


In realtà appare buonissimo e disponibile anche con i dipendenti della sua fabbrica di guanti:

"(...) il mio tempo è vostro, se avete qualcosa di cui lamentarvi venite a dirlo a me, qui seduto a questa scrivania non c'è il padrone, c'è il vostro alleato (...)".

Lo Svedese è figlio di un padre che può essere tranquillamente definito un "self made man" il quale, grazie al suo spirito pragmatico e alla sua intraprendenza, ha conquistato una rilevante posizione sociale.

Sua figlia Merry invece, come i giovani del gruppo di cui fa parte, ha idee post-marxiste e considera i genitori come dei capitalisti che pensano esclusivamente ai loro privilegi.

9) I MOTI GIOVANILI DEL SESSANTOTTO:

Pastorale americana rivela quindi l'inconciliabilità di idee tra i giovani e i loro genitori.

Dopo aver incontrato la sfacciata e volgare Rita Cohen, amica di Merry, lo Svedese ritiene che i rivoluzionari del suo tempo odino le persone come lui dal momento che ne invidiano la laboriosità e l'industriosità, non tanto perché stanno dalla parte degli afro-americani, dei vietnamiti e degli operai oppressi.

Pur condividendo la visione per lo più negativa di Pasolini sul Sessantotto, espressa negli Scritti Corsari, a seguito della lettura di questo romanzo mi sono posta alcune domande a proposito: queste proteste giovanili, dilagate in tutto il mondo occidentale, erano mosse da autentici ideali? O erano una forte provocazione rivolta agli adulti dell'epoca contro il classismo e le ingiustizie sociali? Oppure erano la manifestazione della sincera volontà di distinguersi dall'ipocrisia delle generazioni precedenti?

Negli anni venti del nostro secolo è rimasto qualche "strascico" di quelle proteste?

Noi, in quanto trentenni Tardo Millennial dato che siamo nati durante la guerra in Jugoslavia, abbiamo opinioni un po' diverse sul Sessantotto e qualche volta ci siano confrontati su questo argomento.

La valutazione di Pasolini del Sessantotto era parziale: vedeva una contraddizione nello stile dei "capelloni" dato che, per distinguersi, apparivano tutti uguali.

Il Sessantotto è stato un fenomeno complesso con molte sfaccettature, non soltanto violente o terroristiche. 

L'unico aspetto che accomunava i Sessantottini era l'età giovanile, ma le modalità di protesta e di farsi strada socialmente si sono differenziate da gruppo a gruppo, da persona a persona. Non tutti erano figli viziati dell'alta borghesia, come pensate tu e Pasolini.

In Pastorale americana i giovani a fine anni Sessanta erano contro l'imperialismo americano e quindi contrari alla guerra in Vietnam e anche contro il razzismo.

In altre parti d'Europa era presente anche la sensibilità per l'ambiente.

10) UN'AMERICA MULTICULTURALE E MULTILINGUISTICA:

Nel romanzo non manca qualche riferimento alla diversità all'interno degli Stati Uniti d'America.

Questo emerge soprattutto all'inizio della seconda parte, quando l'autore racconta l'esperienza di Seymour nei marines, poco dopo il diploma:

Gente che non avrei mai più incontrato nella vita. Accenti che venivano da ogni angolo del paese. Il Midwest. Il New England. Certi bifolchi del Texas e del profondo Sud non li capivo nemmeno. Ma imparai a conoscerli. Imparai ad apprezzarli.

Tra inglese britannico, inglese americano e inglese australiano non ci sono differenze a livello grammaticale. 

All'interno degli Stati Uniti le pronunce e gli accenti sono molto diversi gli uni dagli altri: l'accento di un texano o di un californiano è molto più chiaro alle orecchie di noi italiani rispetto a quello di un abitante nello stato di Washington, che tende a parlare molto più velocemente.

Nelle scuole d'Europa si insegnano le pronunce dell'inglese britannico ma, anche qui, gli accenti e i modi di esprimersi si differenziano: per un non non native speaker, la parlata degli scozzesi risulta quasi del tutto incomprensibile senza sottotitoli.

In seguito, nella terza parte, il romanzo si sofferma sulle profonde differenze di carattere religioso tra la famiglia di Seymour, ebrei praticanti, e la famiglia di Dawn Dwyer, cattolici di origini irlandesi.

A Lou Levov non è mai andato a genio il matrimonio tra suo figlio e Miss New Jersey proprio in virtù delle profonde differenze tra ebraismo e cattolicesimo.

11) IL TITOLO DEL LIBRO:

Per me il titolo è ironico. 

Seymour Levov, imprenditore e proprietario di una grande casa in campagna, non è il protagonista di una vita perfetta (quale vita lo è?) e idilliaca ma vive un rapporto conflittuale con la figlia, pur amandola, pur continuando ad amarla anche dopo aver appurato che è un'assassina e pur soffrendo molto per la sua scomparsa.

Infatti la vita e le certezze dello Svedese, dopo l'attentato compiuto da Merry, si sgretolano: per qualche mese lui ha una relazione con Sheila, la foniatra di Merry, alcuni anni dopo la moglie lo tradisce con Bill Orcutt, un altezzoso architetto amico di famiglia e, infine, gli viene diagnosticato il cancro.

Il finale di questo romanzo è triste e amaro per due ragioni.

La prima consiste nel fatto che Seymour decide di denunciare sua figlia alla polizia. Però dai, alla fine è stato giusto così.

La seconda invece è relativa alla presa di coscienza della fine del "mito americano": infatti, a seguito dello scandalo Watergate che, nel giugno del 1972, ha coinvolto anche i membri dell'amministrazione Nixon, un decisamente anziano Lou Levov, il figlio Seymour e Marcia, una professoressa di Lettere, constatano che la società sta attraversando profondi cambiamenti per i matrimoni che si sfaldano, per l'incremento dell'uso dei media e la comparsa dei manifesti pubblicitari, per il dilagare di uno stile di vita consumistico che sembra rilegare la spiritualità in secondo piano.

 

9 ottobre 2025

"PASTORALE AMERICANA", PHILIP ROTH (I):

Pastorale americana è un romanzo di Philip Roth ambientato negli Stati Uniti nel secolo scorso.

1) CORNICE LIBRO:

Una cornice narrativa introduce il racconto della vita di Seymour Levov, il personaggio principale.

Una sera lo scrittore Nathan Zuckerman si reca al ritrovo degli ex-compagni di classe e qui incontra Jerry Levov che gli racconta la vita del fratello.

Per questo motivo Zuckerman ricostruisce la biografia dello "Svedese" basandosi sia su ciò che gli ha raccontato Jerry, sia sui propri ricordi riferiti alle qualità di Seymour e alle sue vicende.

2) L'INCONTRO TRA SEYMOUR E NATHAN:

Nella prima parte del libro Nathan riceve una lettera da parte di Seymour che lo invita a cena in un lussuoso ristorante di New York per parlargli della vita di suo padre Lou, in modo tale che Zuckerman possa scrivere un romanzo.

Molto incuriosito per la proposta, Nathan accetta volentieri l'invito ma in quell'appuntamento Seymour non gli rivela molto né di sé né del padre, che definisce un imprenditore pieno di sé. Piuttosto, su richiesta dell'autore, racconta del fratello che più volte ha divorziato e che è diventato un ricco chirurgo di Miami.

Forse Seymour aveva veramente l'intenzione di raccontare all'autore la sua storia familiare, concentrandosi soprattutto sul padre, ma, poco prima di incontrarlo, ha cambiato idea. 

Forse, dopo un matrimonio fallito e sapendo di essere già malato di cancro, cercava semplicemente qualcuno con cui parlare.

Alla fine della serata Nathan definisce lo Svedese come una persona piatta, vuota e superficiale:

Perché tanta voglia di conoscere quest'uomo? Sei così curioso solo perché una volta ti ha detto, a te e solo a te: "Il basket è un'altra cosa, Skip?" Perché aggrapparsi a lui? Qui c'è soltanto quello che vedi. Quest'uomo vuole solo essere guardato. Tu cerchi abissi che non esistono. Quest'uomo è l'incarnazione del nulla.

3) LO STILE NARRATIVO E LA SUDDIVISIONE DEI CAPITOLI:

Nathan Zuckerman è un narratore con una propria opinione e un proprio punto di vista sulla figura di Seymour. 

La sua visione però non coincide con quella di altri personaggi. 

Lo stile comprende molti ricorrenti flashbacks: alcuni riguardano il rapporto di Seymour da bambino con la figura paterna, altri invece si riferiscono alla storia tra lo Svedese e la moglie, altri ancora si concentrano sulla relazione tra il protagonista e la figlia Merry.

Pastorale americana è suddiviso in tre parti e ciascuna include tre lunghi capitoli: la prima parte è intitolata Paradiso ricordato, la seconda La caduta e la terza infine Paradiso perduto.

4) SEYMOUR LEVOV:

Seymour Levov è soprannominato "lo Svedese" dato che ha un aspetto nord-europeo: capelli biondi e occhi azzurri.

Lo Svedese. Negli anni della guerra, quando ero ancora alle elementari, questo era un nome magico nel nostro quartiere di Newark, anche per gli adulti della generazione successiva a quella del vecchio ghetto cittadino di Prince Street che non erano ancora così perfettamente americanizzati da restare a bocca aperta davanti alla bravura di un atleta del liceo. Era magico il nome, come l'eccezionalità del viso. Dei pochi studenti ebrei di pelle chiara presenti nel nostro liceo pubblico prevalentemente ebraico, nessuno aveva nulla che somigliasse anche lontanamente alla mascella quadrata e all'inespressiva maschera vichinga di quel biondino dagli occhi celesti spuntato nella nostra tribù con il nome di Seymour Irving Levov.

Nato a Newyark nel New Jersey da una famiglia di ebrei americani il cui padre, Lou Levov, è proprietario di una fabbrica di guanti, Seymour è cresciuto con la passione e il talento per diversi sport: infatti gioca a football, a baseball e a basket:

Lo Svedese brillava come estremo nel football, pivot nel basket e prima base nel baseball. Soltanto la squadra di basket combinò qualcosa di buono (vincendo per due volte il campionato cittadino con lui come marcatore principale), ma per tutto il tempo in cui eccelse lo Svedese il destino delle nostre squadre sportive non ebbe troppa importanza per una massa studentesca i cui progenitori – in gran parte poco istruiti, molto carichi di preoccupazioni – veneravano il primato accademico più di ogni altra cosa.

Lo Svedese è molto ammirato dalle ragazze, è stimato e considerato eccellente in tutto ciò che fa non soltanto dai suoi coetanei ma anche dagli adulti che lo conoscono.

C'è un passaggio che mi ha colpita:

(Seymour) girava per il quartiere che lo inondava di tutto quell'amore, e sembrava non provare nulla. Contrariamente a tutti i nostri sogni ad occhi aperti sull'effetto di un'adulazione così assoluta, acritica e idolatra, pareva che l'amore prodigato per lo Svedese in realtà lo svuotasse di ogni sentimento. (...) Il suo distacco, la sua apparente passività come oggetto di desiderio di tutto questo amore asessuato, lo facevano apparire, se non divino, di molte spanne al di sopra della primordiale umanità di quasi tutti gli altri frequentatori della scuola.

Per quale motivo questo ragazzo non sembra trarre soddisfazione dall'immensa stima che gli altri hanno di lui? 

Ho formulato qualche ipotesi, pur non essendo psicologa:

-Perché deve ancora mettersi alla ricerca di sé: non ha avuto né un'infanzia né un'adolescenza particolarmente difficili, nessun trauma e nessuna difficoltà che minasse le sue sicurezze. Il giovanissimo Svedese non ha ancora sperimentato il dolore o il distacco dalle persone amate, proprio a causa di una famiglia unita e di un'adolescenza di successi scolastici e sportivi che lo distingueva sempre e comunque dai coetanei. Però, come Siddharta, il comportamento dello "Svedese" è modello per gli altri ma non per se stesso: "Ma egli, Siddharta, a se stesso non procurava piacere, non era di gioia a se stesso".

-Seymour sembra non compiacersi dell'eccelsa opinione che chi lo circonda si è fatto di lui forse per il fatto che lotta contro se stesso per non diventare narcisista e per mantenersi umile e modesto.

Dopo la conclusione degli studi universitari, Seymour inizia la sua attività di imprenditoriale e, con il padre, inaugura un'altra fabbrica di borse di pelli di coccodrilli. 

Ma alcuni anni dopo, a seguito del fallimento di questa industria, Seymour e Lou fondano la Newark Maid dove si producono guanti.

5) JERRY LEVOV:

Jerry è il fratello minore di Seymour, molto dotato in matematica e con un notevole talento nel ping pong.

La violenza e l'aggressività di Jerry al tavolo da ping pong superava quella di suo fratello in ogni sport. (...) Nessun oggetto che pesi così poco come una pallina da ping pong può essere letale, eppure, quando Jerry la colpiva, l'omicidio non doveva essere lontano dalla sua mente.

Da adulto, Nathan immagina che il modo di giocare a ping-pong di Jerry, fosse probabilmente dovuto ad un senso di rabbia o, comunque, di invidia, nei confronti di un fratello ritenuto sempre eccellente e brillante.

Una sera, Nathan e Jerry si incontrano, poco dopo la morte dello Svedese per cancro.

A me questo fratello non è piaciuto affatto per il carattere terribile che rivela, soprattutto alla fine della seconda parte del romanzo: durante una telefonata con Seymour, approfitta per giudicare pesantemente suo fratello e le sue scelte di vita, urlandogli, non senza insulti ed espressioni scurrili, di mancare di autenticità dal momento che si è sempre sforzato di essere perfetto e ineccepibile. Poco dopo la chiusura della chiamata, lo Svedese scoppia in lacrime.

Sorprendentemente, di fronte all'autore del romanzo, Jerry mette in ottima luce il fratello defunto. 

Tuttavia, Nathan si pone qualche domanda a proposito di ciò che sta esprimendo il suo interlocutore:

Mi chiedevo, mentre parlava, se nelle sue parole non ci fossero le tipiche riconsiderazioni che fanno i parenti intorno al caro estinto, magari un po' di rimorso per un'opinione meno favorevole e più jerriana che un tempo poteva aver avuto del bel fratello maggiore, bravo, ben adattato, tranquillo, uno che tutti prendevano a modello, l'eroe del quartiere al quale il minore dei Levov era stato continuamente paragonato mentre lui stesso si evolveva in qualcosa di succedaneo. Questo giudizio, che non sembrava un giudizio emesso da Jerry sul conto dello Svedese, poteva benissimo essere un nuovo sviluppo, nato da una pietà di poche ore. Capita, quando la gente muore: l'aggressività svanisce (...).

In soldoni, l'autore si chiede se Jerry stia pronunciando solo delle frasi di circostanza oppure se stia rivalutando il fratello, dal momento che è sinceramente dispiaciuto dopo averlo invidiato e anche criticato duramente per molti anni.

6) ALCUNE FIGURE PATERNE NELLA PRIMA PARTE DEL LIBRO:

Pastorale americana è un'opera letteraria sulle figure paterne.

Infatti, all'interno degli episodi esposti nei capitoli, vengono raccontati modelli di figure paterne molto diverse le une dalle altre.

Durante il ritrovo tra ex compagni di classe, Nathan incontra anche Ira Pozner, un coetaneo divenuto psichiatra che lamenta di aver sofferto da giovanissimo a causa di un padre emotivamente assente: "Quando un padre non ha niente da dirti, Nathan, si finisce per diventare nevrotici".

Definirei Pastorale americana un libro nel corso del quale, la generazione dei nati tra la fine degli anni Venti e l'inizio degli anni Trenta, si differenzia dai loro padri soprattutto caratterialmente, preferendo, nell'educazione dei figli, il dialogo e le discussioni all'autoritarismo.

Seymour, Jerry, Nathan e Ira non vedono affatto i loro padri come delle "semi-divinità" da porre su un piedistallo ma piuttosto, riconoscono i loro difetti e i loro limiti e, in qualche caso, vanno alla ricerca di altri modelli di riferimento.