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29 ottobre 2024

"La mia Africa", film romantico ambientato nelle terre di un continente affascinante:

Il titolo originale è "Out of Africa". Questo film ha circa 40 anni ed è magistralmente interpretato da Robert Redford e da Meryl Streep.

A) TRAMA E CONTENUTI:

Siamo all'inizio del Novecento.

La protagonista del film è Karen, una baronessa danese il cui matrimonio è da poco fallito.

Con l'avvicinarsi della Grande Guerra, la signora decide di partire per il Kenya per un secondo matrimonio di interesse con Bror Blixen che sembra stia avviando da quelle parti una fattoria per la produzione di latte.

Il giorno dopo le nozze però, Karen scopre con amarezza che il suo nuovo marito ha in realtà avviato una piantagione di caffè, poco adeguata al clima che caratterizza la zona dell'Altopiano del N'gon.

L'altopiano del N'gon si trova a sud-ovest di Nairobi, capitale del Kenya. Durante il dominio coloniale britannico era una regione agricola molto importante.

La narrazione del film prosegue. Bror trascura e tradisce la moglie, contagiandola per di più di sifilide.

Quando inizia il primo conflitto mondiale, il barone Blixen e Karen si separano definitivamente. 

Così la protagonista di questa storia, per far fronte alla grande delusione subita, rafforza le sue buone relazioni sia con i domestici che con i Kikuyu, il gruppo etnico più numeroso dello stato del Kenya. Molto positivo risulta il rapporto con il placido e ragionevole Kamante, il domestico che fa anche da mediatore linguistico tra Karen e i nativi kenyoti.

La signora inizia inoltre ad ammirare con occhi affascinati il territorio africano.

Durante un'uscita solitaria la protagonista si trova di fronte ad una leonessa. Tuttavia viene salvata dalla belva da Denys Hatton, cacciatore britannico, profondamente diverso dal barone Blixen. Tra i due nasce in poco tempo una relazione romantica.

Tuttavia c'è un problema: Denys sente il bisogno di viaggiare spesso, anche con il suo aeroplano, mentre Karen vorrebbe un rapporto stabile.

La loro storia d'amore è quindi destinata a finire?

B) IL "MAL D'AFRICA":

Quando scopre di avere la sifilide, Karen torna temporaneamente in Europa per curarsi. Una volta guarita però, le è preclusa la possibilità di avere figli. 

Questo è anche un film sul cosiddetto "mal d'Africa". Questa espressione si riferisce alla forte nostalgia di europei e americani che, dopo essere rientrati in Europa e dopo aver compiuto un viaggio nel continente africano, desiderano rivivere questa intensa esperienza.

E così, sentendo la forte mancanza del continente africano, Karen vi ritorna e, insieme al capo villaggio dei Kikuyu, decide di fondare una scuola per i bambini del luogo.

Credo sia importante tener presente che, negli anni '90, il "mal d'Africa" indicava la malattia dell'AIDS, tuttora grave flagello di paesi come il Botswana, la Tanzania, lo Zimbabwe, l'Angola e il Sudafrica.

C) I KIKUYU:

Vorrei dedicare parte di questo post ai Kikuyu.

L'etnia Kikuyu comprende una popolazione che da tempo ormai è stanziata tra Nairobi e il Monte Kenya. 

Pensate che esiste anche la lingua Kikuyu, appartenente al gruppo di lingue bantu, a loro volta incluse nella mega-famiglia linguistica niger-kordofaniana.

In passato, la religione dei Kikuyu consisteva nel venerare il dio N'gai che abitava il Monte Kenya. E' una divinità che ha creato la terra, l'acqua, la savana, il deserto, i laghi, i monti.

N'gai veniva invocato quando sembrava mancare l'equilibrio tra meteo e natura, ovvero, nei periodi di siccità e in occasione di eventi di vita importanti come un matrimonio o una nascita imminente.

I Kikuyu chiamano il Monte Kenya, vulcano estinto e alto 5199 mt, "kirinyaga" ovvero, "luogo della lucentezza".

Questa etnia si è dimostrata molto ostile ai colonizzatori: secondo un racconto tramandato oralmente dagli anziani in Kenya, con la loro occupazione gli inglesi "avrebbero portato carestia e lacrime".

Tra l'altro, i Kikuyu hanno dato un contributo significativo nelle lotte di indipendenza del Kenya.

D) UNA FRASE DI KAREN SULLA QUALE RIFLETTERE:

Gli europei hanno perso la facoltà di creare miti e dogmi e, per soddisfare questo bisogno umano, devono ricorrere al retaggio del passato. La mente dell'africano invece si muove con facilità e naturalezza per quei sentieri profondi e oscuri.

"Retaggio" è sinonimo di "eredità". Nel caso della storia della cultura europea, qui si fa riferimento al patrimonio mitico dell'antica Grecia e dell'antica Roma.

La parola "mito" deriva da μῦϑος

Già dal V° secolo a.C.,  il mito era ritenuto un racconto fantastico che non prevedeva alcun tipo di dimostrazione e che era dunque opposto al λόγος, ovvero, al ragionamento filosofico che presupponeva argomentazioni ponderate e razionali.

Nel suo saggio "Il mito nella psicologia primitiva", Bronislaw Malinovski sosteneva che: il mito non è una spiegazione che soddisfi un interesse scientifico, ma la resurrezione in forma di narrazione di una realtà primigenia, che viene raccontata per soddisfare profondi bisogni religiosi, esigenze morali. (...) esso esprime, stimola e codifica la credenza; salvaguarda e rafforza la moralità; garantisce l'efficienza del rito e contiene regole pratiche per la condotta dell'uomo. Il mito è dunque un ingrediente vitale della civiltà umana: non favola inutile, ma forza attiva costruita nel tempo.

Effettivamente il mito, appartenente alle tradizioni orali delle più antiche civiltà, è considerato dagli storici della letteratura un racconto sacro che rivela ad un popolo le origini del mondo e dell'Universo, la nascita della vita sulla Terra, il ruolo delle divinità nella vita degli uomini e la fondazione di civiltà e di società.

Con il passare dei secoli e con il significativo sviluppo industriale, tecnico, militare e scientifico gli europei hanno perso il fascino del mito. 

Oltretutto lo sviluppo dell'informatica, circa 25 anni fa, ha notevolmente cambiato la nostra quotidianità rendendo "Internet" un motore di ricerca accessibile a tutti, favorendo una comunicazione più immediata ma rendendo tuttavia ben presenti fenomeni come la creazione di false identità sui profili social e il cyberbullismo.

Dapprima siamo diventati la civiltà dell'industria e dell'efficienza, poi la civiltà dell'immagine e del digitale. 


21 ottobre 2024

"VERDI COLLINE D'AFRICA", E. HEMINGWAY

Ho letto questo libro in piena estate e una sera ho condiviso diversi passaggi con Matthias. 

Anche qui, i nostri pensieri sono concatenati tra i paragrafi, come dimostrano i colori che ci rappresentano.

1) IN CHE COSA CONSISTE IL ROMANZO:

Hemingway ha deciso di scrivere un libro "completamente vero" sul suo safari in Africa in compagnia della sua seconda moglie, Pauline Pfeiffer, nel 1934. 

Oltre a raccontare le esperienze di caccia, l'autore descrive i territori visitati e si sofferma sugli incontri più significativi durante i quali ha modo di confrontarsi con altri viaggiatori europei su questioni letterarie.

2) RIFLESSIONI SULLA LETTERATURA:

2A) RIFLESSIONI SUI CLASSICI LETTERARI:

Soprattutto nella prima parte del romanzo compaiono alcune riflessioni sulla letteratura americana e sul tenore di vita degli autori degli Stati Uniti.

Riporto un passaggio nel quale Hemingway rivela a Kandisky, il suo interlocutore austriaco, la sua opinione a proposito di ciò che è classico:

Tutti i nostri classici ignoravano che un nuovo classico non assomiglia mai a coloro che lo hanno preceduto. (...) Un classico non può derivare da un altro classico che lo ha preceduto, o somigliargli.

Per Hemingway il classico americano in assoluto è il libro di Mark Twain intitolato Huckleberry Finn: prima non c'è niente e dopo niente che lo valga.

Comunque, sono convinta che nessun classico possa essere perfettamente imitabile! Ogni classico è unico nel suo genere e, a questo proposito, prendo come esempio significativo il confronto tra I dolori del giovane Werther e Le ultime lettere di Jacopo Ortis. Entrambi sono romanzi epistolari e, sia Werther che Ortis, amano più il sentimento dell'amore che non la ragazza che idealizzano. 

Tuttavia ci sono significative e importanti differenze: l'opera di Goethe è ambientata nella Germania pre-rivoluzionaria, quella di Foscolo nell'Italia napoleonica. Se Goethe contrappone la bellezza della natura alla corruzione sociale del suo tempo, per l'Ortis di Foscolo la contemplazione delle meraviglie naturali non colma né il dolore di un amore non corrisposto né la grande amarezza causata da delusioni politiche. 

Nemmeno due opere di uno stesso autore possono essere perfettamente uguali. Pensate ad esempio a Charles Dickens. Sia Oliver Twist che David Copperfield sono opere sue. Entrambi i romanzi riguardano il riscatto sociale dei protagonisti e costituiscono delle forti denunce a proposito delle ingiustizie commesse dagli adulti a danno dei bambini. Tuttavia, se in Oliver Twist l'autore si concentra sui disagi e il degrado delle periferie londinesi e conclude il libro arrivando all'adolescenza di Oliver, in David Copperfield, romanzo più corposo, racconta la storia familiare, rovinata da un patrigno-padrone, e il percorso di vita del protagonista, fino alla maturità dell'età adulta.

Io invece condivido in pieno la definizione che Italo Calvino, nel suo saggio Perché leggere i classici, ha dato a proposito di opere letterarie che possono essere definite "classiche": per questo autore italiano i libri classici sono quei libri ritenuti "eterni" che, anche in epoche diverse da quelle in cui sono stati scritti, possono risultare significativi, profondi e coinvolgenti per i lettori. 

I "classici" portano sempre delle tracce:

I classici sono quei libri che ci arrivano portando su di sé la traccia delle letture che hanno preceduto la nostra e dietro di sé la traccia che hanno lasciato nella cultura o nelle culture che hanno attraversato.

2B) CONSIDERAZIONI SUGLI AUTORI E IL MERCATO EDITORIALE:

Dopo i primi guadagni i nostri scrittori cominciano a migliorare il tenore di vita e allora sono fregati perché devono scrivere per i loro appartamenti, le loro mogli e così via. E allora giù brodaglia. Naturalmente la colpa è della fretta: scrivono senza aver niente da dire, senza acqua nel pozzo. E hanno delle ambizioni. Una volta che hanno tradito se stessi, cercano di giustificarsi e giù altra brodaglia.

Spesso gli scrittori hanno anche un secondo lavoro. Chi vive per scrivere è tenuto a scrivere molto, almeno un libro l'anno, con il rischio di ripetersi nei messaggi e nei contenuti, con il rischio di accontentare ciò che "va più di moda" per il mercato editoriale e con il rischio di ritrovarsi prono esclusivamente ai gusti dei lettori.

Con l'avvento della società di massa gli autori che vivono per scrivere sono molto più attenti ad ingraziarsi pubblico ed editori. Già Carlo Collodi, verso la fine dell'Ottocento, ha apportato modifiche consistenti al suo Pinocchio.

Inizialmente Collodi ha pubblicato la sua opera in puntate sul Giornale per i bambini nel 1881. Originariamente l'autore concludeva il libro con l'impiccagione di Pinocchio ma, dal momento che ai lettori non piaceva questo finale, due anni dopo Collodi ha elaborato "il lieto fine" di carattere pedagogico: il burattino di legno diventa un bambino vero.

Cultura letteraria e società di massa si conciliano? Pensi che la letteratura e le forme di cultura si stiano indebolendo?

Non tutto nella società in cui viviamo è negativo: se da una parte il capitalismo ha imposto uno stile di vita frenetico, dall'altra ha portato benessere materiale ed evoluzione tecnologica e scientifica. Ma questo non determina la fine del mondo civile e della produzione letteraria, riscontrabile in poesie su paesaggi e sentimenti, in saggi di geopolitica ed economia, in romanzi di componente autobiografica. Il multiculturalismo è molto positivo: permette l'incontro, non soltanto commerciale, tra popoli di tradizioni e di lingue profondamente diverse che non cancellano la nostra cultura.

La televisione non sempre è stata negativa: nel secolo scorso ha contribuito a diffondere la lingua italiana, fino ad allora prevalentemente scritta, fino ad allora, presente soprattutto nelle opere letterarie della nostra tradizione. Ci sono pochi programmi culturali e seri ma molti frivoli e questi ultimi sono preferiti dalla gente. È una civiltà di video e di immagini.

Secondo te la popolazione del nostro secolo quindi è più colta?

Le università sono più frequentate, c'è la scuola dell'obbligo, le persone sono alfabetizzate e istruite. 

Però sono convinto che il livello delle scuole superiori e dell'università si sia abbassato e che sia diminuita la qualità dell'insegnamento. Alle persone non interessa approfondire un argomento, raccolgono informazioni e stimoli dal mondo esterno. 

3) IL TERRITORIO AFRICANO:

Le descrizioni degli ambienti naturali sono quasi pittoriche, arricchite inoltre dalle frequenti sensazioni di pace e di armonia provate da Hemingway, come in questo passaggio:

Ora a guardare dal corridoio fra gli alberi al di sopra del valloncello il cielo percorso da nubi bianche spinte dal vento, amavo tanto questo paese da sentirmi felice come ci si sente quando si è stati con una donna che si ama veramente.

Il safari dello scrittore americano inizia in Kenya e prosegue in Tanzania.

Questo romanzo contiene anche qualche menzione alla Rift Valley, situata nel Kenya occidentale, luogo in cui dimora l'etnia Bantu:

Eravamo discesi sino alla Rift Valley per una rossa strada sabbiosa attraverso un altipiano, poi su e giù per delle colline cosparse di alberi da frutto, intorno a un tratto di foresta, sino alla cresta di quella muraglia da cui si potevano vedere la pianura, la spessa giungla che si estendeva sotto e il lungo scintillio del lago Manyara con le sue rive secche e un'estremità tutta rosa per un mezzo milione di minuscoli punti che altro non erano che fenicotteri. Di là la strada scendeva ripida lungo il fianco della muraglia, sin giù nella foresta, poi proseguiva sul fondo pianeggiante della valle attraverso tratti coltivati a frumento verde, banane e alberi di cui non conoscevo il nome, chiusi ai fianchi della parete della foresta.

In Tanzania è presente il Parco Nazionale del Lago Manyara, dichiarato patrimonio mondiale dell'umanità nel 1981, che si estende per 330 chilometri quadrati. Si tratta di un parco molto variegato e ricco di fauna: i visitatori possono percorrere un tratto di foresta pluviale con alberi di mogano e tamarindo. In questa zona del parco si vedono giraffe, elefanti, antilopi, facoceri, bufali e zebre. Dopo che la foresta si dirada compare una savana nella quale si trova anche il lago, ambiente naturale per fenicotteri, aironi, pellicani e ippopotami. Nella parte occidentale del lago ci sono delle sorgenti molto calde (76°C!) di natura solforosa.

4) LE MIGRAZIONI, L'INCONTRO TRA CULTURE E LA CRITICA ALLA "CIVILTA' DELLE MACCHINE":

C'è un passaggio che fa proprio riflettere sul tema delle migrazioni: 

Ma sarei tornato là (in Africa), dove mi piaceva vivere, vivere veramente, non puramente trascorrere i giorni. I nostri vecchi vennero in America perché allora quello era il luogo nel quale bisognava andare. 

Queste frasi non solo mettono la voglia di ripassare a grandi linee la storia delle migrazioni mondiale ma vogliono a nostro avviso far riflettere i lettori anche su ciò che le migrazioni implicano: l'incontro e la necessità di dialogo tra culture.

Come spiegavo circa una settimana fa, l'America è stata colonizzata a partire dalla fine del XV° secolo dagli Europei e  questa colonizzazione ha comportato le emigrazioni forzate di milioni di africani dalle loro terre alle piantagioni del Nuovo Mondo.


In questo passaggio Hemingway si riferisce soprattutto alle emigrazioni degli europei, avvenute negli ultimi decenni del XIX° secolo, dal Vecchio Continente alle Americhe in modo tale da poter avere maggiori opportunità lavorative.

Nel nostro secolo le emigrazioni più consistenti avvengono secondo me dall'Africa all'Europa. Il continente africano è sfruttato ormai da tutti, anche da russi e cinesi, in accordo con dittature corrotte il cui ultimissimo pensiero è il progresso sociale, economico e culturale dei popoli che governano. 

Oltre a ciò, a mio avviso, l'incontro tra africani ed europei, soprattutto italiani, è ancora caratterizzato da forti diffidenze, pregiudizi, etichette razziali.

Come si pongono le scienze sociali di fronte ad una società globalizzata, multiculturale ed estremamente eterogenea? E, soprattutto, in che modo secondo la sociologia è possibile favorire il dialogo tra differenti culture?

Se nel XIX° secolo gli immigrati negli Stati Uniti erano più di 5 milioni di cui molti provenienti dall'Europa settentrionale e dal Sud Italia, a partire dall'inizio del XX° secolo sono ulteriormente aumentati sia la mobilità globale che i flussi migratori. 

Durante il secolo scorso l'Europa e il Nord America hanno sperimentato un cambiamento demografico dovuto all'arrivo di ondate consistenti di migranti provenienti da varie parti del mondo. 

La recente presa di coscienza da parte delle scienze umane e sociali di vivere in una società pluralista ha fatto nascere l'interculturalismo, fondato sul dialogo e sull'incontro tra culture che richiede una conoscenza reciproca approfondita con gli obiettivi di: favorire l'inclusione sociale di migranti e minoranze linguistiche, ridurre i conflitti interculturali e promuovere la coesione sociale.

Per l'accademico John Nagle l'interculturalismo è una reazione ad un multiculturalismo che rischia di creare dei "ghetti culturali" dove le comunità si isolano con la conseguenza di accentuare maggiormente le loro specificità.

Cohen Emerique, ricercatrice in scienze sociali, sottolinea che, per comprendere davvero l'altro, è importante adottare una capacità di introspezione utile a riconoscere ed analizzare i propri quadri di riferimento culturale: la cultura non è un elemento astratto ma un insieme di valori che permea le relazioni umane. Se persone di culture diverse si incontrano senza gli strumenti necessari per decodificare il comportamento dell'altro, entrano in conflitto generando tensioni. L'interculturalismo è una negoziazione reciproca che evidenzia l'importanza del rispetto nell'interazione tra culture.

Hemingway prosegue così:

Era stata una buona terra (l'America), ma noi ne avevamo fatto un enorme pasticcio; io adesso me ne sarei andato altrove, come sempre si è avuto il diritto di andare, e come sempre siamo andati. (...) I nostri vecchi l’avevano vista (l'America) nel suo splendore e si erano battuti per essa quando ne valeva la pena.

Con l'espressione enorme pasticcio, l'autore allude al fatto che il continente americano è diventato "la civiltà delle macchine e delle industrie" che danneggiano la natura e rendono monotona la vita umana. 

5) LA CACCIA:

Il tema principale di questo diario di un safari è la caccia. Infatti, le giornate raccontate dall'autore, sono trascorse soprattutto all'insegna della ricerca di prede.

In questo libro, per Hemingway e per altri viaggiatori provenienti dal mondo occidentale, la caccia diventa una modalità per instaurare un legame di interdipendenza con una natura che ammira. 

Per Ernest Hemingway probabilmente la parola Africa è sinonimo di libertà e di una vita dove è necessario affrontare gli ambienti naturali con la propria intelligenza animale. 

Nella preistoria la caccia era un'attività che permetteva di sopravvivere. Nel suo saggio La scienza dell'incredibile Massimo Polidoro scrive infatti:

Prima che partisse la rivoluzione agricola, circa 12.000 anni fa, e si iniziassero a formare i primi insediamenti stabili, gli esseri umani vivevano in piccoli gruppi di cacciatori-raccoglitori.

Poi, con il Neolitico, la nascita dell'agricoltura e delle prime civiltà, le attività venatorie sono divenute pian piano un hobby dato che non rappresentavano più delle attività indispensabili al sostentamento.

6) ALCUNI COMMENTI NEGATIVI DELLA CRITICA:

La critica ha accolto freddamente questo romanzo di Hemingway.

Ho appurato ad esempio che il brasiliano Wilson Martins, pur essendo indubbiamente un ammiratore del talento letterario di Hemingway, ha espresso un giudizio negativo su Verdi colline d'Africa, definendolo come un romanzo "ripetitivo e noioso nel descrivere minuziosamente le battute di caccia". E su questo sono d'accordo, è il difetto di questo libro.

Edmund Wilson, critico e giornalista statunitense, ha definito Verdi colline d'Africa "l'unico libro debole di Hemingway".

14 ottobre 2024

"Cuore di tenebra", J. Conrad- la schiavitù disumana delle popolazioni africane

 A) BIOGRAFIA DI JOSEPH CONRAD:

Conrad è nato a Berdičev in Ucraina nel 1857 da una famiglia polacca appartenente alla piccola nobiltà terriera.

A sedici anni compie la sua prima navigazione da Venezia a Trieste e, a seguito di questa esperienza, decide di diventare marinaio. Per circa vent'anni Conrad naviga mari e oceani, ottenendo il brevetto di capitano della marina mercantile britannica.

Nel 1895, anno in cui esce la sua prima opera intitolata La follia di Almayer, la sua vita va incontro ad una svolta: a Londra Joseph conosce la figlia di un libraio e con lei costruisce famiglia. 

Tra le sue opere principali vorrei ricordare Lord Jim, L'agente segreto, Cuore di tenebra, La linea d'ombra.

Joseph Conrad è morto nel Kent nel 1924.

B) TRAMA E CONTENUTI DEL LIBRO:

Questo libro è ambientato negli ultimi anni dell'Ottocento.

La Nellie, un'imbarcazione da crociera, girò sull'ancora senza il più lieve fileggiare delle vele, e fu ferma. La marea s'era alzata, il vento quasi cessato e, poiché si scendeva il fiume, non rimaneva che stare alla fonda e attendere il riflusso. 

Il tratto del Tamigi che sfocia in mare si estendeva dinanzi a noi come l'imboccatura d'una interminabile via d'acqua. Al largo, mare e cielo si saldavano senza una giuntura, e nello spazio luminoso le vele conciate delle chiatte che risalivano sull'onda della marea sembravano ferme; rossi grappoli di tela dalle punte aguzze e pennoni verniciati che luccicavano.

Ho appena riportato l'incipit della storia. 

La Nellie è ancorata sul Tamigi. 

Mare e cielo, agli occhi del narratore, sono troppo vasti per la mente umana. Per dirla con Leopardi, il mare e il cielo sono interminati spazi probabilmente indifferenti e di gran lunga superiori alla cattiveria e alle abiezioni umane. 

Il protagonista del libro è Marlow, capitano di un vaporetto che racconta ai  compagni la propria avventura sul fiume Congo.

Una volta assunto da una compagnia belga che commercia ed esporta l'avorio, Marlow viene inviato in Africa per sostituire un capitano ucciso dagli indigeni. 

Durante il viaggio verso la stazione della compagnia, oltre ad ammirare la natura africana, Marlow ha modo di vedere e di contestare aspramente il trattamento riservato agli africani da parte degli europei colonizzatori.

Riporto qui due passaggi particolarmente rilevanti:

-Non erano colonizzatori; la loro amministrazione, sospetto, si riduceva al mero sfruttamento e basta. Erano conquistatori, e per questo ci vuole solo la forza bruta; niente di cui vantarsi, se ce l'hai, perché la tua forza è solo un fatto contingente che sorge dalla debolezza altrui. Quelli arraffavano tutto quanto potevano per amore di quello che c'era da prendere. Era proprio una rapina a mano armata, omicidio aggravato su vasta scala, di uomini che agivano alla cieca, come del resto ben si addice a chi è alle prese con la tenebra. La conquista della terra, che in generale vuol dire portarla via a chi ha una pelle diversa dalla nostra o un naso un po' più schiacciato, a pensarci bene non è proprio una bella cosa.

Queste frasi permettono al lettore di riflettere su due parole chiave per quella fase storica denominata età moderna: colonialismo e conquista.

Il colonialismo implica sempre la violenza? Per quel che ci tramandano i libri di storia, sì.

Il colonialismo è l'espansione politico-economica di uno Stato in territori di solito lontani dai propri confini allo scopo di istituire una colonia. A sua volta, la colonia è un terreno la cui sovranità non appartiene agli abitanti autoctoni ma al governo di uno stato che lo amministra e che si serve delle risorse naturali.

I conquistadores erano esploratori e soldati, ben consapevoli di avere vantaggi tecnologici sia sui nativi americani sia sui nativi africani. Effettivamente i primi conquistadores provenienti dalla Spagna già possedevano armi da fuoco e acciaio. La conquista delle Americhe è stata all'insegna della violenza, della distruzione di culture e civiltà e dello sterminio.

La conquista e lo sfruttamento delle risorse dei terreni oltreoceano hanno comportato il triangolo commerciale:

Tra il XVI° e il XIX° secolo questo triangolo comportava un commercio molto florido e redditizio. I commercianti europei trasportavano in Africa cavalli, pistole e alcolici che vendevano ai capi-villaggi e agli allora sovrani africani in cambio di uomini da caricare sulle navi dirette in America. Il viaggio, lungo, travagliato e in pessime condizioni igienico-sanitarie, poteva durare anche due mesi. Gli africani sopravvissuti dovevano poi lavorare nelle piantagioni. Dalle Americhe i commercianti europei trasportavano verso le loro terre zucchero, tabacco, rum, cotone e caffè.

Cuore di tenebra non fa espliciti riferimenti al triangolo commerciale ma senza dubbio è un romanzo sullo sfruttamento degli africani e delle ricchezze dei territori dell'AfricaIn fin dei conti, che cosa è cambiato ai giorni nostri? Praticamente nulla!! Gli africani sono soltanto da sfruttare, sia per i porci corrotti che li governano sia per noi di pelle bianca che, nel XXI° secolo, continuiamo a sfruttarne le risorse e i territori. Riflettete bene su questo!

-Sei indigeni avanzavano in fila, faticando su per il sentiero. Camminavano eretti e lenti, tenendo in equilibrio sulla testa dei cestelli pieni di terra e il tintinnio era in cadenza con i loro passi. Stracci neri li cingevano ai fianchi e i corti capi dondolavano dietro da una parte all'altra come code. Vedevo ogni singola costola, le giunture delle loro membra erano come nodi su una corda; ciascuno aveva al collo un collare di ferro, e tutti erano legati alla stessa catena le cui maglie oscillavano tra l'uno e l'altro, tinnendo ritmicamente.

Quest'ultimo passaggio esprime bene la condizione di libertà negata. In collare e catene, proprio come i cani!

Dopo la lettura di questo libro sono ancora più convinta che in Europa bisognerebbe istituire una giornata della memoria per le vittime della Tratta Atlantica. La data per l'istituzione di una memoria potrebbe essere il 12 ottobre, giorno al quale si attribuisce la scoperta dell'America.

Al suo arrivo, a Marlow viene comunicato che non si hanno più notizie di Kurtz, un commerciante che assicurava alla compagnia delle ingenti quantità di avorio.

Dopo qualche mese di navigazione, Marlow arriva presso il villaggio in cui risiede Kurtz.

C) IL SIGNIFICATO DEL TITOLO DEL ROMANZO:

L'espressione cuore di tenebra è riferita proprio a Kurtz. 

Quando Marlow raggiunge Kurtz si rende conto di quanto i nativi del luogo gli siano sottomessi. 

Eppure Kurtz ha commesso una serie di atrocità e di orrori, ben delineati all'interno della narrazione, che mi ricordano alcuni cruenti passaggi degli Annales di Ennio. La morte di questo pessimo personaggio avviene poche pagine prima della fine della narrazione.

Vorrei, a conclusione di questo post, riportare una citazione. Si tratta dell'opinione che Marlow si è fatto a proposito di Kurtz:

La sua era una tenebra impenetrabile. Lo guardavo come si scruta un uomo che giace in fondo a un precipizio dove non splende mai il sole.

La morte di quest'uomo è avvenuta senza la redenzione dell'anima.


7 ottobre 2024

"I PROMISE YOU PARADISE", FILM ESPRESSIVO E DRAMMATICO:

TRAMA DELL'OPERA E NOTIZIE ESSENZIALI SUL REGISTA:

Eissa, giovanissimo africano che vive in Egitto, si impegna a far raggiungere le coste del Mediterraneo alla ragazza con la quale ha avuto una figlia. 

Questo film dura poco più di mezz'ora e il regista è il trentacinquenne Morad Mostafa, nato al Cairo. Mostafa si è formato presso l'Accademia di Locarno ed è autore di altri film tra cui Henet Ward che, secondo buona parte della critica cinematografica internazionale, offre agli spettatori una panoramica drammatica sulla situazione dei profughi sudanesi in Egitto.

-Pensieri di Matthias sul film-

Il film è ambientato in buona parte all'interno dell'Egitto.

La ragazza è egiziana, lui invece, di pelle più scura, è un sudanese. 

In Egitto c'è una comunità di sudanesi cristiani che hanno attraversato il confine con il Sudan per fuggire dai conflitti militari in corso nel loro stato. 

Questi profughi rimangono temporaneamente in Egitto; i loro obiettivi per il futuro in realtà sono o l'Europa o lo stato d'Israele. 

La polizia egiziana è razzista e violenta nei loro confronti.

La bambina sembra essere nata per caso: i due ragazzi non si amano, non ci sono gesti d'affetto tra i due, la loro è stata una relazione occasionale. 

La famiglia forse ha ripudiato la ragazza dopo la gravidanza ed Eissa, per senso di colpa, l'ha aiutata a raggiungere il mare, augurandosi che lei e la figlia riescano ad arrivare in Europa.

-Le mie impressioni sul film-

Gli occhi del giovane protagonista comunicano più dei dialoghi che, all'interno del cortometraggio, sono abbastanza rari. 

Sono rimasta colpita dalla scena ambientata in una chiesa cristiana in cui si sentono canti funebri e, vicino all'altare, ci sono foto di ragazzi morti durante uno scontro tra bande. Si tratta degli amici del protagonista e, in questo passaggio del film, gli occhi di Eissa sono addolorati. Inoltre, in questo punto del cortometraggio l'ambiente risulta buio, illuminato soltanto da qualche candela della chiesa.

I promise you paradise è un film reso significativo da espressioni, sguardi, gesti, scelte e decisioni. 

Il punto cruciale della proiezione è rappresentato indubbiamente dal momento in cui il ragazzo mette la bambina poco più che neonata in una borsa, raggiunge la madre e tutti e tre fuggono dall'interno dell'Egitto dapprima in moto e poi in auto per raggiungere la costa.

Per me tra i due ragazzi non c'è vero amore, la loro probabilmente è stata un'avventura. Tuttavia un po' di affetto rimane: c'è un abbraccio poco prima che lei raggiunga il barcone con molte altre persone.

Il breve film fa riferimento ad un problema enorme che i media occidentali trascurano totalmente:

*Attualmente, quattro milioni di sudanesi si trovano in Egitto per sfuggire alla seconda guerra civile presente nel loro territorio d'origine.

Da anni, la guerra civile in Sudan vede contrapposti i neri di religione cristiana e i musulmani che, con il probabile sostegno di Boko Haram, vogliono imporre la legge islamica sull'intero paese.


30 settembre 2024

"PONYO SULLA SCOGLIERA", H. MIYAZAKI:

Ponyo sulla scogliera è un film d'animazione uscito nell'estate 2008 in Giappone e distribuito in Italia a partire dall'anno successivo. 

Miyazaki si è servito di elementi fantastici per collegarsi ad elementi mitologici e ad altre fiabe in modo tale da poter trasmettere al suo pubblico messaggi e contenuti di grande attualità. 

Oltretutto, prima di creare quest'opera cinematografica, Miyazaki si è ispirato alla tranquilla cittadina marina di Tomonoura, dove ha trascorso del tempo con la famiglia.

-Riflessioni tematiche di Matthias-

PERSONAGGI, CONTENUTI E TEMI:

Sosuke è un bambino che vive con la madre Risa in una casa su una scogliera. Il padre è sempre assente: è un marinaio. Questo è un film anche sui padri assenti. Risa prova a volte rabbia e sofferenza visto che si trova a crescere un figlio da sola: è piena di responsabilità nella sua vita quotidiana e lavora con gli anziani in una casa di riposo. 

Ogni giorno Sosuke gioca sulle rive del mare e, una volta, trova una pesciolina intrappolata in un barattolo di vetro. 

La libera e decide di adottarla chiamandola Ponyo ("soffice").

Sosuke però non sa che la pesciolina è figlia dello stregone sottomarino Fujimoto, che quindi è una creatura dotata di poteri magici e che il suo vero nome è Brunilde.

Fujimoto odia gli umani: li ritiene responsabili della distruzione della natura visto che inquinano, uccidono e aggrediscono. In passato lo stregone era uno scienziato umano che, disgustato dai suoi simili, ha scelto di vivere nei fondali marini. 

Si tratta di una figura complessa, non è un vero antagonista: da un lato è protettivo verso la figlia, dall'altro, il suo astio per il genere umano non lo rende veramente malvagio: le sue pozioni magiche sono state create non solo allo scopo di far estinguere gli uomini sulla terra ma anche al fine di purificare il mare.

Ponyo e Sosuke si affezionano l'una all'altro e la pesciolina, con una magia, si fa crescere gambe e braccia per sostituire le pinne. Anche la magia è un tema importante, connesso al legame tra Ponyo e Sosuke che le promette di proteggerla e le fa conoscere un mondo per lei nuovo.

La trasformazione di Ponyo provoca uno squilibrio tra natura e attività umane: cadono in mare dei satelliti artificiali, si verifica un maremoto, le navi si ammassano tutte in un unico punto. 

A seguito del maremoto, tutta la terra attorno alla casa di Sosuke viene coperta dalle acque dell'Oceano.

In questo film Miyazaki dà importanza alla necessità di istituire un rapporto rispettoso con la natura. 

RIFERIMENTO ALLA SIRENETTA DI ANDERSEN:

L'introduzione del personaggio di Granmare ha permesso al regista di instaurare un richiamo, alla lontana, con la fiaba di Andersen.

La Sirenetta si innamora di un principe dopo averlo salvato da una tempesta marina che ha distrutto la sua nave e, grazie ad un incantesimo, si trasforma in umana. Resterà tale soltanto se riuscirà ad essere ricambiata dal principe.

Nel testo della fiaba la Sirenetta di Andersen diventa un'immortale Figlia dell'Aria dopo che il principe ha sposato un'altra.

Il finale di Ponyo sulla scogliera è simile alla versione Disney della fiaba dove invece avviene il matrimonio tra la Sirenetta e il principe.

Nel film di Miyazaki infatti, Ponyo viene totalmente accolta da Sosuke e questo accentua un messaggio molto ricorrente nelle creazioni del regista: il bisogno di armonia tra uomo e natura.

-Le mie considerazioni sul film-

L'ELEMENTO MARINO ALL'INTERNO DEL FILM:

In Ponyo sulla scogliera il mare è un elemento potente, distruttivo, violento, che può travolgere case, costruzioni, rocce e  alberi.

Tuttavia è anche un luogo di navigazione, delle esplorazioni dei marinai, di pesca, di un sano contatto con la natura marina che in questo caso soltanto Sosuke riesce ad avere. 

Sosuke, a mio avviso, rappresenta una buona parte della mia generazione, sensibile almeno alle tematiche eco-ambientali.

MITOLOGIA CLASSICA E PONYO:

La madre di Ponyo è la dea marina Granmare.

Verso la fine del film, Fujimoto e Granmare si incontrano e proprio in questa occasione, la dea propone all'amante una soluzione per salvare il mondo e per dare alla loro figlia la possibilità di essere felice: se Sosuke accoglierà totalmente Ponyo nella sua vita, lei rimarrà umana per sempre, altrimenti verrà trasformata in spuma marina.

Il rapporto tra Granmare e Fujimoto ricorda ciò che di frequente si narra nella Teogonia di Esiodo: infatti, l'unione tra un dio e un mortale è comune nei miti di molte civiltà, a partire dall'Antica Grecia. 

Ad esempio, Venere nasce dalla spuma del mare generata da Urano e, una volta generata, approda a Cipro.



23 settembre 2024

IL MARE, I PIRATI E LE CREATURE MARINE IN "ONE PIECE": (con focus sulle figure del pirata Brook e di Hatchan, uomo-polipo)

Ho concluso la lettura dei numeri di questo manga a proposito della saga delle Isole Sabaody (già superate le avventure di Lufy sull'isola delle donne, già conosciuta Boa Hancock, la principessa serpente, già affrontata la sezione della spaventosa prigione di Impel Down).

In One Piece molti personaggi sono pirati che affrontano un mondo prevalentemente marino. 

(In questo post le riflessioni mie e di Matthias sui personaggi e sulle loro storie si intrecciano, come dimostrano i colori dei paragrafi. Se siete nuovi: il colore blu rappresenta me, il rosso i pensieri di Matthias).

BROOK: ASPETTO, TALENTO E CARATTERE

Brook da vivo.

Il personaggio compare per la prima volta nella saga di Thriller Bark. Ha sempre avuto i capelli in stile afro. 

Tuttavia, la ciurma di Lufy Cappello di Paglia, lo incontra quando è già uno scheletro, con la stessa cicatrice sulla fronte che, sostanzialmente, è un'incrinatura delle ossa.

Indossa solitamente un cappello nero cilindrico.


A Brook piacciono molto sia gli abiti di tonalità scure sia gli abiti colorati, in linea con il suo temperamento artistico un po' originale e un po' signorile. Infatti è molto dotato in abilità musicali e sa suonare molto bene il piano, il violino e la chitarra. Questo talento è stato la sua più grande risorsa anche nei momenti di solitudine.

Fin da subito risulta simpatico, solare, divertente ed eccentrico. Oltretutto, i suoi timori sono concreti e non surreali: durante gli episodi della saga di Thriller Bark infatti, canta per poter affrontare la paura quando incrocia zombie e fantasmi.

La sua storia, narrata nel cinquantesimo numero della saga, è piuttosto dolorosa e travagliata: in passato era il capitano dei pirati Rumbar e, come ogni buon leader, era capace di creare un ottimo clima fondato sulla fiducia reciproca e su rapporti trasparenti e sereni tra i membri del suo equipaggio.

Alla fine della saga di Thriller Bark, Brook entra come nuovo membro dei pirati di Cappello di Paglia.

C'è una vignetta che mi è rimasta più impressa di altre nel cinquantesimo numero di One Piece:

In un clima festoso e allegro, in cui vediamo gli altri personaggi spensierati, Lufy si avvicina a Brook dimostrandosi sinceramente interessato a conoscere la sua storia. In questo disegno, il giovane Cappello di Paglia e il musicista-scheletro stanno per iniziare una conversazione seria e di profonda condivisione. Qui Lufy ha da poco scoperto che l'equipaggio di Brook ha avuto un legame con la balena Lovoon.

Da non dimenticare che Lufy prova fin da subito una simpatia a pelle per Brook.

Dal momento che abbiamo già trattato di One Piece, vi riporto un link di rimando: 

https://riflessionianna.blogspot.com/2024/04/one-piece-saga-di-manga-sui-sogni-e.html

STORIA DI BROOK

A 38 anni navigava, a capo della sua ciurma, lungo il mare occidentale del mondo di One Piece. 

Un giorno i suoi compagni notano che un cucciolo di balena li sta seguendo nella navigazione e credono che abbia smarrito la madre e i fratelli. 

La piccola balena viene chiamata Lovoon da Brook. Tra loro due si crea un ottimo rapporto.

Lovoon è ancora piccola quando i pirati Rumbar decidono di navigare verso la pericolosa e rischiosa Rotta Maggiore. A fatica, Brook e i compagni cercano di convincere Lovoon a rimanere nel mare occidentale visto che temono pericoli per lei, ma la giovane balena li segue di nascosto. 

I pirati continuano il loro viaggio e arrivano al promontorio Futago dove incontrano Crocus e in quel punto riparano la nave. 

Poi ripartono affidando la balena alle cure di Crocus, promettendo a Lovoon di ritornare al massimo dopo tre anni, il tempo necessario secondo loro per percorrere la Rotta Maggiore.

Dopo aver attraversato una foresta, metà della ciurma di Brook contrae un'epidemia.

Due anni dopo, i membri rimasti dell'equipaggio attraversano il Triangolo Florian dove affrontano una battaglia con altri pirati che lanciano loro frecce avvelenate. In questo scontro tutti vengono mortalmente feriti, anche Brook. 

Negli ultimi minuti della loro vita, su proposta del loro leader, i pirati Rumbar cantano il brano preferito da tutti, registrandolo con il Tone Dial. Muoiono con il sorriso sul volto.

Tuttavia Brook ritorna in vita grazie al frutto Yomi Yomi, un paramisha che potenzia l'anima di chi lo mangia.

La risurrezione della sua anima comporta però innanzitutto il fatto che fisicamente rimanga uno scheletro di sole ossa e, oltre a questo, cinquant'anni di solitudine con notti in cui l'ex capitano sogna quasi sempre i compagni. In questo lungo periodo, Brook piange al punto tale da esaurire le lacrime, soltanto la musica rappresenta per lui un motivo di vita.

Infine, il pirata-scheletro approda all'isola di Thriller Bark. 

Mentre esplora questa terra però viene privato della propria ombra da Gekko Moria, il leader dei pirati di Thriller Bark, rigorosamente tutti zombie.

"BINK'S RUM"

Brook si ricorda molto bene di Lovoon e spera di poterla incontrare di nuovo.

La canzone qui riportata si chiama Il liquore di Bink.

Indubbiamente nel testo c'è l'entusiasmo nell'affrontare il mare come luogo di avventure, anche molto pericolose. Per i pirati Rumbar il mare è casa (le onde sono i nostri cuscini, la nave il nostro giaciglio...).

Ovviamente ho riscontrato anche la tematica di vivere appieno il presente e l'unica vita che abbiamo nonché la consapevolezza che l'esistenza terrena è fugace (tanto presto o tardi saremo ossa e nulla più).

ALTRE CREATURE MARINE IN ONE PIECE TRA I NUMERI 50 E 51

-KAYME= Si tratta di una sirena in grado di comunicare con i pesci. Nel numero 51, grazie alla Ciurma di Cappello di Paglia, riesce a scampare alla vendita all'asta di uomini-pesce, sirene e altri animali marini. Le ultime pagine di One Piece 51 richiamano infatti al reale fenomeno storico, che è persistito per secoli, della tratta degli schiavi. Non va dimenticato infatti che nelle Isole Sabaody sopravvivono razzismo e astio verso gli uomini pesce e le creature marine.

-PAPPAGU= Stella marina molto legata a Kayme e aspirante stilista.

-TOBIUO RIDERS= Sono pesci volanti, grandi come delfini. Stravagante è il fatto che Duval, la loro guida, cavalca Motobaro, un bisonte marino.

HATCHAN, UOMO-POLIPO DI ONE PIECE

-HATCHAN= Questo personaggio è un uomo-polipo, con la pelle rosa e sei braccia dotate di ventose, già incontrato nei numeri 9-10 quando faceva parte dei pirati di Arlong. Non è né cattivo né pieno di astio e di rabbia come il suo capitano, è un gregario anche se non concorda con le idee di Arlong.

In passato, Hatchan era un marinaio della ciurma dei Pirati del Sole. 

La passeggiata sotto i mari di Hatchan è una delle mini-avventure presentate nel manga.

Arrestato dal governo mondiale insieme ad Arlong e agli altri uomini-pesce, Hatchan è l'unico che riesce ad evadere dalla nave della Marina.

Inizia il suo viaggio nei fondali marini: prima incontra un pesce-panda e lo aiuta a togliersi l'amo rimasto impigliato. Per ringraziarlo, il pesce-panda gli offre un cosciotto. In seguito Hatchan incontra un naufrago affamato a cui regala il cosciotto. Il naufrago gli dona un anello. L'uomo-polipo continua il suo viaggio fino ad arrivare al Goldfish Empire e qui scopre che l'anello era della Principesciolina. Hatchan glielo restituisce ricevendo in cambio un'alabarda d'oro. 

Le avventure di questo personaggio proseguono: prima sconfigge un mostro marino in un combattimento e poi fa uscire dal corpo di un cinghiale la sirena Kayme e la stella marina Pappagu.


Successivamente Hatchan stringe un accordo con i Pirati di Macro: consegna loro Kayme e Pappagu in cambio di una mappa per raggiungere un luogo in cui si trova un'ottima ricetta per i takoyaki. Ma arrivato nel posto indicato dalla mappa si trova ad affrontare e a sconfiggere Polpurè. 


Arrabbiato per essersi sentito truffato, Hatchan rintraccia la nave dei Pirati di Macro e libera Kayme e Pappagu.

In seguito riaffronta Polpurè: all'interno di questo polipo c'è la ricetta della salsa leggendaria per preparare i takoyaki e ci sono dei tesori preziosi che, una volta venduti, gli permettono di diventare uno specialista di cucina di takoyaki con Kayme. Il suo sogno d'infanzia si è dunque avverato.

Hatchan prepara i takoyaki per i pesci-gatto che, nel loro villaggio, stanno soffrendo la carestia. Per ringraziarlo, i pesci-gatto gli costruiscono la Takoyaki Eight, una nave in cui l'uomo-polipo cucina e vende takoyaki.

Comunque, la ciurma di Lufy rivede Hatchan all'inizio della saga dell'arcipelago delle Sabaody. 

L'uomo-polipo fa loro da guida durante la permanenza all'arcipelago... almeno finché Charlos, un nobile del Governo Mondiale, non spara ad Hatchan durante l'evento di vendita all'asta di uomini-pesce e sirene. E a quel punto Lufy si imbestialisce e tira uno schiaffo a Charlos, un gesto che al suo posto avrei sicuramente fatto anch'io ma che tuttavia comporta una serie di drammatiche conseguenze per l'equipaggio di Cappello di Paglia.

Hatchan non ha una mente sublime e, nella saga di Arlong Park, sembra avere una personalità debole. 

Ho rivalutato questa figura con le mini-avventure. In fin dei conti è buono e altruista.

LA PIRATERIA NELL'OPERA DI NICCOLO' CARNIMEO:

Concludo il post con qualche citazione sempre tratta dal saggio di Larsson Raccontare il mare. 

Questo scritto di Larsson mi è piaciuto ma non mi ha entusiasmata perché, sebbene sia evidente la sua sensibilità per le biografie e le opere degli autori trattati, sebbene nel corso della lettura acquisiscano grande importanza anche delle riflessioni meta-letterarie, lo studioso svedese trascura autori importanti per la tematica del mare come Melville e si sbilancia a mio avviso un po' troppo nel dichiarare i propri gusti personali (è evidente che un Francesco Biamonti e un Harry Martinson gli piacciono molto più di un Maupassant e di un Conrad).

In un capitolo l'autore dedica la sua attenzione al trattato di Niccolò Carnimeo intitolato Nei mari dei pirati.

Riporto le citazioni al fine di farvi riflettere a proposito del fenomeno della pirateria. 

Perché, se nel mondo di One Piece, Lufy e i compagni sono animati da speranze, voglia di vivere e voglia di libertà, a dispetto degli enormi ostacoli che incontrano, nel mondo reale e contemporaneo la pirateria è un crimine che mette in pericolo le vite umane.

Brook è stato un pirata-artista in vita, è stato "luce" per i membri della sua ciurma. 

Brook per me è sempre sul pezzo: dopo essersi unito alla ciurma di Lufy scherza spesso sul fatto di essere uno scheletro senza occhi né muscoli e, come nel manga, anche nell'anime questo pirata canta sorridendo in punto di morte.

Leggete bene invece che cos'è la pirateria nel mondo del XXI° secolo, descritta da Carnimeo e riportata da Larsson:

Schematizzando un po' le descrizioni di Carnimeo, possiamo raggruppare i pirati in due categorie principali: quelli per cui il bottino è in primo luogo materiale e quelli che monetizzano la vita dei membri dell'equipaggio, cioè da un lato i ladri, dall'altro i sequestratori. (...) Nel gruppo dei ladri troviamo le piccole bande che attaccano i pescatori della Nigeria, altre che depredano le imbarcazioni dei clandestini privandoli delle loro ultime risorse, o assalgono coppie di navigatori in barca a vela nei Caraibi o nel Mar Rosso, altri ancora che salgono a bordo dei traghetti nelle Filippine per derubare i passeggeri. E sono questi, se è lecito stabilire una scala di malvagità, i più crudeli, che colpiscono esseri umani che non hanno niente e li abbandonano alla deriva fino allo sfinimento e alla morte. I più cinici tra i pirati ladri sono i falsi scafisti che, dopo aver fatto pagare ai clandestini la traversata la traversata per l'Europa, li abbandonano consapevolmente a morte certa. (...) La seconda categoria è costituita da pirati che mercanteggiano sugli uomini invece che sui beni materiali. Si tratta soprattutto di pirati somali che sequestrano equipaggi di ogni nazionalità, tenendoli in ostaggio mesi in attesa del riscatto.

(...) Non bisogna dimenticare che i pirati dell'epoca d'oro erano prima di tutto dei marinai. Il loro scopo principale era sottrarsi alla tirannia dei capitani (...). Erano liberi! Tutto sommato è forse questa la ragione profonda del grande mito dei pirati classici: l'accanita determinazione a difendere la propria libertà a qualsiasi costo, anche a quello della vita. La storia del pirata  che sotterra il suo tesoro su un'isola deserta non è che una leggenda alimentata da scrittori e registi.

Per il manga di Eiichiro Oda il tesoro è lo One Piece; peccato che Matthias sia al numero cento e qualcosa (non mi ricordo mai esattamente!) e che, oltre il centesimo numero del fumetto, Lufy non abbia ancora trovato lo One Piece! Magari, nel corso del tempo, le avventure sul mare riservano a Lufy altri traguardi e altre gratificazioni piuttosto che il tesoro dello One Piece.

Per me questa è la prova concreta del fatto che Eiichiro Oda, divenuto un fumettista di fama internazionale grazie a questa sua geniale creazione, da tempo voglia trasmettere ai ragazzini ma anche ai giovani adulti un messaggio fondamentale: tutti abbiamo sogni e obiettivi. Ma è necessario anche fare esperienze, incontri, instaurare relazioni, fare squadra con le persone che ci vogliono realmente bene, condividere tappe e vissuti, affrontare le proprie paure, accettare che l'altro è com'è per il passato che ha attraversato... godersi il viaggio, attraversare le difficoltà e non fissarsi esclusivamente sull'obiettivo che peraltro, nel corso della vita, potrebbe cambiare oppure, come nel caso di Hatchan, può essere raggiunto dopo numerose peripezie e dopo aver imboccato altre strade per un po' di tempo. È una delle ragioni per cui il manga di One Piece sta piacendo molto anche a me: l'ho iniziato esattamente un anno fa, alcuni giorni prima di compiere 28 anni.

Sui social vedo troppe clip soprattutto di mie coetanee, e questo mi dispiace molto, che o sognano di trovare "il principe azzurro" (ma io lo definirei anche il principe c*gli*n* avariato di mezza età) per farsi mantenere oppure desiderano fare soldi in modo molto facile, con attività esclusivamente online e senza un minimo di sacrificio, criticando aspramente e incoscientemente le vite di dipendenti o statali o privati per i quali 1.000€ in più o in meno sul conto corrente fanno un'enorme differenza. Non va affatto bene una mentalità del genere, la vita non funziona così e la realtà è ben altro, SVEGLIA! E comunque nessuno deve permettersi di disprezzare e denigrare il lavoro e lo stile di vita altrui.

In futuro avremo bisogno di teste pensanti e cuori empatici, non di influencer che sentenziano o di lavori online che precludono le relazioni sociali.