In uno dei suoi romanzi, la scrittrice francese Marguerite Yourcenar afferma che: «Il più grande seduttore non è Alcibiade ma Socrate.
Alcibiade nell'antica Grecia fu un uomo politico considerato da tutti bellissimo ma che pensava e seguiva una politica di potere personale più che d'interesse comune ed era spregiudicato.
Socrate era un filosofo descritto come brutto ma intelligente ed anticonformista: per lui fare filosofia era «sapere di non sapere» e quindi essere consapevoli di non conoscere definitivamente e ragionare era discutere su un argomento e arrivare ad una reciproca persuasione.
Nella frase della scrittrice vengono dunque contrapposti il fascino all'intelligenza.
Io condivido l'affermazione per il fatto che ritengo l'intelligenza come una capacità di riflettere su quello che accade e su quello che pensano gli altri.
Essere intelligenti, secondo me, è avere degli ideali e dei valori in cui credere profondamente ed anche non farsi condizionare dai disvalori altrui.
Per questo ritengo che l'intelligenza sia una qualità che rende seduttori coloro che la posseggono, ovvero è possibile che gli intelligenti suscitino ammirazione con il loro modo di riflettere.
La bellezza esteriore, se è solo apparenza, non cela nulla di particolarmente significativo proprio perché non è una capacità del carattere ed è il carattere che rappresenta quello che siamo.
Non è un'affermazione che trovo adatta alla cultura contemporanea, che, influenzata dalla moda e dal consumismo è più attenta all'apparenza e all'eleganza.
La società, condizionata dai modelli come veline e sportivi, proposti dalla televisione e dai giornali, sembra non considerare quello che è davvero una persona.
Inoltre, soprattutto nelle pubblicità, è evidente che la cultura e l'anticonformismo sono soggetti al consumismo, che per mezzo di pubblicità spesso ingannevoli, convince le persone ad acquistare oggetti o cibi senza essere critici.
Per la società odierna il mezzo per sedurre è la bellezza esteriore e il conformarsi agli altri.
Anna