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29 giugno 2012

Piuma leggera


Respiro.
I miei occhi chiusi
contemplano
luminose stelle
nel cielo buio e infinito.
La melodia
di un  leggero vento
fa vibrare
di letizia
le corde del mio cuore.

                                                                             
Ammiro
delicati fiori
che riposano
su un prato verde,
accarezzati
dal dolce volo
di leggere farfalle.

Penso
ai miei sogni d'amore
quando il sole
mi sorride
comparendo
tra nuvole bianche e spumose.


Volo
sulle montagne,
circondate
da distese infinite di prati.

 
Sogno
di trovarmi
in riva al mare,
la bianca spuma delle onde
sfiora
la sabbia rovente.


Il mio cuore
è
una piuma leggera,
che vola nel vento...

21 giugno 2012

Il fu Mattia Pascal: l' uomo che visse due volte



All'inizio del libro, il protagonista racconta che il padre, spesso in viaggio, era riuscito a divenire molto ricco giocando a carte. Pochi anni dopo, durante un viaggio, era morto lasciando soli la moglie e i due figli Roberto e Mattia. I beni di famiglia venivano così affidati all’amministratore Malagna, che aveva mandato in rovina la famiglia pensando esclusivamente ai propri interessi.
Passati molti anni, dopo varie e complesse avventure d'amore (che rivelano la sua spregiudicatezza) Mattia aveva contratto un matrimonio con Romilda, la figlia della cugina del Malagna.
Impoverito, Mattia si vedeva costretto per la prima volta nella vita, a cercare lavoro. Aveva trovato lavoro come bibliotecario. Intanto la situazione familiare si era aggravata a causa della morte delle sue due figlie.
Di nascosto, dopo l'ennesima lite con la suocera Mattia si era diretto a Montecarlo, dove con qualche colpo di fortuna avuto nel gioco d’azzardo aveva ottenuto la cifra di 82.000 lire. Poco dopo, il protagonista era venuto a sapere da un giornale che un cadavere era stato trovando vicino al molino di una sua vecchia proprietà e il cadavere viene identificato come quello di Mattia Pascal.
Il protagonista vedeva di fronte a sé l’opportunità di dare inizio ad una nuova vita. Dunque aveva cambiato nome, chiamandosi Adriano Meis, e aveva modificato il suo aspetto. Aveva inventato un passato e aveva compiuto dei viaggi. Dopo un anno di vagabondaggio si era stabilito in una stanza ammobiliata a Roma, ospite di Anselmo Paleari, un anziano signore noioso e di sua figlia Adriana, timida e dolce, di cui poi si innamorerà.
Ma riuscirà a vivere per sempre in questa nuova vita, che lo costringerà a mentire sulla propria identità?


Ho riflettuto molto sul nome del protagonista Mattia Pascal, che secondo me non è stato scelto da Pirandello casualmente in quanto Mattia allude all'aggettivo matto e Pascal invece mi ricorda un verbo greco che significa soffrire: in effetti la storia della vita del protagonista è costituita soprattutto da sofferenze, inquietudini e disgrazie. Tuttavia lo ritengo un personaggio immaturo e superficiale.
Il romanzo mi ha molto appassionata: presenta tematiche interessanti e mette in luce innanzitutto che la menzogna rende gli uomini incapaci di controllare la propria esistenza, il proprio presente: Mattia fugge dal proprio presente, scontento della famiglia che si è creato e della povertà in cui vive ma fingendosi morto e vivendo in solitudine per molti mesi, si allontana dalle relazioni umane. Intanto, per la moglie e per i parenti, la vita continua.
E' molto evidente anche il tema della libertà: il protagonista crede infatti di vivere “libero” in questa nuova vita, senza pagare tasse, senza essere iscritto all'anagrafe e senza lavorare. In realtà, questa libertà è più che altro un isolamento dalla società, che lo rende impotente e indifendibile dalla legge.
Il libro insegna anche che quando la vita di un individuo si basa sul mentire, non permette di instaurare relazioni profonde e autentiche, anche per il fatto che non si dà all'altro la vera immagine di se stessi, si inventa il proprio passato e si dimenticano magari gli insegnamenti di vita che il vero passato ha dato.

11 giugno 2012

La " Stella della Birmania"

Ancora su Aung San Suu Kyi:  scrivo queste righe anche per rispondere alle critiche che recentemente sono state fatte a questo film ...


Il film mi è sembrato molto stimolante, ben riuscito e portatore di valori fondamentali che tutti gli uomini dovrebbero conoscere per migliorare la storia del mondo, quali la democrazia, il rispetto, l'autodeterminazione, la giustizia e la pace...
L'opera presenta alcune scene di violenza che fanno venire la pelle d'oca, è vero, ma al di là di questo aspetto, io inviterei  il pubblico a riflettere sulla personalità di questa donna incredibilmente tenace e coraggiosa, che ha combattuto contro l'oppressione del regime militare in Birmania.
Il regista ha voluto concentrarsi per lo più sulla protagonista che non sui fatti storici della Birmania, mettendo in luce quindi una donna straordinaria, un autentico esempio soprattutto per noi giovani, affinchè non smettiamo mai di reclamare per cause giuste i nostri diritti. 
Noi giovani dobbiamo vivere con la convinzione che ci viene affidata la responsabilità di guidare il futuro del mondo e che dobbiamo perciò trasmettere forti valori.

Non ho difficoltà ad ammettere che il film, in alcune scene è piuttosto romanzato; tuttavia, viene evidenziato quanto un personaggio storico, tra l'altro molto rilevante, sia molto vicino a noi: infatti Aung prova sentimenti quali entusiasmo e paura. Il ritratto che il film fornisce di lei è, quindi, quello di una donna "normale". E anche questo mi sembra un aspetto molto positivo.

Non direi proprio che questo non è un film ben riuscito, soltanto per il fatto che tralascia gli eventi storici della Birmania. 
E', a mio parere molto efficace proprio per il fatto che attribuisce importanza alla personalità molto positiva della protagonista e che non è certo privo di insegnamenti preziosi.