All'inizio del libro, il
protagonista racconta che il padre, spesso in viaggio, era riuscito
a divenire molto ricco giocando a carte. Pochi anni dopo, durante un
viaggio, era morto lasciando soli la moglie e i due figli Roberto e
Mattia. I beni di famiglia venivano così affidati
all’amministratore Malagna, che aveva mandato in rovina la famiglia
pensando esclusivamente ai propri interessi.
Passati
molti anni, dopo varie e complesse avventure d'amore (che rivelano la
sua spregiudicatezza) Mattia aveva contratto un matrimonio con
Romilda, la figlia della cugina del Malagna.
Impoverito,
Mattia si vedeva costretto
per la prima volta nella vita, a cercare lavoro. Aveva trovato lavoro
come bibliotecario. Intanto la situazione familiare si era aggravata
a causa della morte delle sue due figlie.
Di
nascosto, dopo l'ennesima lite con la suocera
Mattia si era diretto a Montecarlo, dove con qualche colpo di fortuna
avuto nel gioco d’azzardo aveva ottenuto la cifra di 82.000 lire.
Poco dopo, il protagonista era venuto a sapere da un giornale che un
cadavere era stato trovando vicino al molino di una sua vecchia
proprietà e il cadavere viene identificato come quello di Mattia
Pascal.
Il
protagonista vedeva di
fronte a sé l’opportunità di dare inizio ad una nuova vita.
Dunque aveva cambiato nome, chiamandosi Adriano Meis, e aveva
modificato il suo aspetto. Aveva inventato un passato e aveva compiuto dei viaggi. Dopo un
anno di vagabondaggio si era stabilito in una stanza ammobiliata a
Roma, ospite di Anselmo Paleari, un anziano signore noioso e di sua
figlia Adriana, timida e dolce, di cui poi si innamorerà.
Ma riuscirà a
vivere per sempre in questa nuova vita, che lo costringerà a mentire
sulla propria identità?
Ho riflettuto molto sul nome del protagonista Mattia
Pascal, che secondo me non è stato scelto da Pirandello casualmente
in quanto Mattia allude all'aggettivo matto e Pascal invece mi
ricorda un verbo greco che significa soffrire: in
effetti la storia della vita del protagonista è costituita
soprattutto da sofferenze, inquietudini e disgrazie. Tuttavia
lo ritengo un personaggio immaturo e superficiale.
Il romanzo mi ha molto appassionata: presenta
tematiche interessanti e mette in luce innanzitutto che la menzogna
rende gli uomini incapaci di controllare la propria esistenza, il
proprio presente: Mattia fugge dal proprio presente, scontento della
famiglia che si è creato e della povertà in cui vive ma fingendosi
morto e vivendo in solitudine per molti mesi, si allontana dalle
relazioni umane. Intanto, per la moglie e per i parenti, la vita
continua.
E' molto evidente anche il tema della libertà: il
protagonista crede infatti di vivere “libero” in questa nuova
vita, senza pagare tasse, senza essere iscritto all'anagrafe e senza
lavorare. In realtà, questa libertà è più che altro un isolamento
dalla società, che lo rende impotente e indifendibile dalla legge.
Il libro insegna anche che quando la vita di un
individuo si basa sul mentire, non permette di instaurare relazioni
profonde e autentiche, anche per il fatto che non si dà all'altro la
vera immagine di se stessi, si inventa il proprio passato e si
dimenticano magari gli insegnamenti di vita che il vero passato ha
dato.