In queste ultime settimane sto riflettendo molto sul senso dell'esistenza e sulla condizione umana. E' vero, queste tematiche sono sempre state oggetto di attente e scrupolose riflessioni, ma mai come in quest'ultimo periodo. E la letteratura mi è di grande aiuto.
SOLDATI
(di Giuseppe Ungaretti)
Si sta come
d'autunno
sugli alberi
le foglie
d'autunno
sugli alberi
le foglie
In questa brevissima lirica, formata da quattro versi liberi, Ungaretti delinea la condizione dei soldati in guerra: essi infatti vengono paragonati alle foglie che, durante l'autunno, cadono dagli alberi. Ciò che unisce la vita dei soldati alle foglie è l'estrema precarietà. Le foglie cadono improvvisamente dai rami degli alberi e i soldati rischiano di morire da un momento all'altro durante i combattimenti.
Forse Ungaretti voleva anche alludere alla condizione della vita umana: breve, effimera e precaria, e forse egli, nel comporre questa poesia, si ispirò a Mimnermo, poeta greco che paragonò la vita umana al ciclo delle foglie:
FRAMMENTO DI MIMNERMO
"ἡμεῖς δ', οἷά τε φύλλα φύει πολυάνθεμος ὥρη
ἔαρος, ὅτ' αἶψ' αὐγῆις αὔξεται ἠελίου, τοῖς ἴκελοι πήχυιον ἐπὶ χρόνον ἄνθεσιν ἥβης τερπόμεθα, πρὸς θεῶν εἰδότες οὔτε κακὸν οὔτ' ἀγαθόν· Κῆρες δὲ παρεστήκασι μέλαιναι, ἡ μὲν ἔχουσα τέλος γήραος ἀργαλέου, ἡ δ' ἑτέρη θανάτοιο· μίνυνθα δὲ γίνεται ἥβης καρπός, ὅσον τ' ἐπὶ γῆν κίδναται ἠέλιος. αὐτὰρ ἐπὴν δὴ τοῦτο τέλος παραμείψεται ὥρης, αὐτίκα δὴ τεθνάναι βέλτιον ἢ βίοτος· πολλὰ γὰρ ἐν θυμῶι κακὰ γίνεται· ἄλλοτε οἶκος τρυχοῦται, πενίης δ' ἔργ' ὀδυνηρὰ πέλει· ἄλλος δ' αὖ παίδων ἐπιδεύεται, ὧν τε μάλιστα ἱμείρων κατὰ γῆς ἔρχεται εἰς Ἀΐδην· ἄλλος νοῦσον ἔχει θυμοφθόρον· οὐδέ τίς ἐστιν ἀνθρώπων ὧι Ζεὺς μὴ κακὰ πολλὰ διδοῖ." |
"Siamo come le foglie nate alla stagione florida
- crescono così rapide nel sole -
- crescono così rapide nel sole -
godiamo per un gramo tempo i fiori dell’età,
dagli dei non sapendo il bene, il male.
Rigide, accanto, stanno due parvenze brune:
l’una ha un destino di vecchiezza atroce,
l’altra di morte. E il frutto di giovinezza è un attimo,
quanto dilaga sulla terra il sole.
Ma come varca la stagione il suo confine, allora
essere morti è meglio che la vita:
il cuore sperimenta tanti guai; la casa a volte
si strugge e viene la miseria amara;
uno è privo di figli: li desidera, e scende
nell’aldilà con quell’accoramento;
un altro ha un morbo che lo strema. Non c’è uomo
che da Zeus non riceva guai su guai."
dagli dei non sapendo il bene, il male.
Rigide, accanto, stanno due parvenze brune:
l’una ha un destino di vecchiezza atroce,
l’altra di morte. E il frutto di giovinezza è un attimo,
quanto dilaga sulla terra il sole.
Ma come varca la stagione il suo confine, allora
essere morti è meglio che la vita:
il cuore sperimenta tanti guai; la casa a volte
si strugge e viene la miseria amara;
uno è privo di figli: li desidera, e scende
nell’aldilà con quell’accoramento;
un altro ha un morbo che lo strema. Non c’è uomo
che da Zeus non riceva guai su guai."
All'inizio del componimento, compare il paragone tra gli uomini e le foglie e, nel terzo verso, Mimnermo introduce anche il tema della brevità della giovinezza, definendo quest'ultima come il periodo dei "fiori dell'età". Probabilmente, al tempo di Mimnermo (VII secolo a.C.), il paragone uomini-foglie era già divenuto un luogo comune per esprimere il carattere effimero della vita umana, evidente nel susseguirsi delle generazioni.
Il poeta menziona in seguito due figure mitologiche, le Κῆρες (le parvenze brune), che solitamente nei poemi epici erano entrambe divinità dell'oltretomba, simboli di morte. Qui invece una è portatrice di morte, l'altra della vecchiaia.
Nei versi 9-10, Mimnermo sostiene che, una volta conclusa la stagione della giovinezza, morire subito è preferibile del continuare a vivere.
Gli ultimi versi si focalizzano sui mali che Zeus manda agli esseri umani: la distruzione della casa, la mancanza di figli, l'insorgere di una grave malattia.
Poi, sempre a proposito del tema della vecchiaia, penso ad una poesia di Cardarelli, intitolata "Autunno":
AUTUNNO
(di Vincenzo Cardarelli)
Autunno. Già lo sentimmo venire
nel vento d'agosto,
nelle pioggie di settembre
torrenziali e piangenti
e un brivido percorse la terra
che ora, nuda e triste,
accoglie un sole smarrito.
Ora passa e declina,
in quest'autunno che incede
con lentezza indicibile,
il miglior tempo della nostra vita
e lungamente ci dice addio.