Eccomi, fresca di maturità!
Il mio esame orale è stato ieri mattina. Sono entrata a scuola tesa e preoccupata ma sono uscita molto soddisfatta, sicura di aver fatto una buona interrogazione. Davvero, ieri mi sentivo la ragazza più felice del mondo! Avevo la gola secca e un gran mal di testa, ma mi sentivo davvero sollevata!
Tra l'altro, ho fatto ridere la Commissione dicendo che Leopardi mi fa tenerezza e che se lo avessi di fronte a me, lo abbraccerei.
L'esame orale, a mio avviso, non è nulla in confronto alla seconda prova scritta; in effetti la seconda prova è in genere ostica e difficile ed è fatta sostanzialmente per valutare le competenze tecniche dell'allievo, mentre l'interrogazione, come d'altronde la prima prova, rivelano anche il livello di maturità psicologica dello studente.
L'interrogazione di ieri per me è stata una piacevole chiacchierata intellettuale con adulti laureati e rispettabili. Tutto qui.
Ora devo farne di cose, dopo il mio esame di maturità!! Devo farne di cose, nei prossimi anni!!
La mia mente è piena di progetti e di sogni e, ora che ho chiuso il capitolo intitolato "liceo", ne apro almeno altri tre, ovvero, "patente", "università", "viaggi all'estero".
Propongo in questo post la trama di un FILM che ho visto alcuni mesi fa e che mi ha colpita molto. Si intitola: "Vado a scuola".
Le storie dei quattro protagonisti si intrecciano, nel corso del film.
In Kenya, Jackson, a soli dieci anni, percorre quotidianamente con la sorella minore, circa quindici kilometri in mezzo alla selvaggia savana, ove dimorano tigri, giraffe ed elefanti. Gli elefanti sono animali molto pericolosi, tanto che, ogni anno, almeno cinque bambini della scuola di Jackson vengono uccisi lungo il percorso mattutino. Tuttavia, Jackson si dimostra coraggioso e tenace perché vuole arrivare a scuola puntuale, pulito e in ordine (non dimentichiamo che all'inizio del film, lo troviamo a lavare i suoi panni in una buca).
Il secondo bambino presentato da questo stupendo documentario è Carlito, che vive in Patagonia, in una regione dell'Argentina (mio zio paterno, ovvero, il marito della sorella di mio padre viene dall'Argentina. Cioè, è nato in Italia ma da genitori argentini immigrati. Mio zio però mantiene legami molto saldi e profondi con la terra dei suoi genitori!).
Carlito percorre ogni mattina ben 25 km a cavallo con la sua bellissima e dolcissima sorellina. Lungo il tragitto incontra anche altri ragazzi suoi coetanei, anche loro in sella al cavallo. Il ragazzino sogna di diventare un veterinario.
Zahira, una dodicenne marocchina, ogni lunedì percorre 22 kilometri a piedi per arrivare nella città dove c’è il collegio che la ospita fino al venerdì. Lungo la strada incontra altre due ragazzine che frequentano il suo stesso collegio. Belle le figure di queste ragazzine tenaci, sorridenti e determinate!
Il tredicenne Samuel vive in India, in un villaggio situato vicino al golfo del Bengala con la madre e i tre fratelli. Samuel è fisicamente disabile e, per portarlo a scuola, i suoi tre fratelli devono spingerlo ogni mattina per un’ora e mezza su una carrozzina fragile che rischia di perdere i pezzi.
Questa è la storia che, più delle altre tre, mi ha commossa: significativo è il momento in cui Samuel, giunto all'entrata della scuola, viene salutato da tutti i suoi compagni che lo accarezzano e lo abbracciano con affetto sincero. Se solo nelle scuole italiane episodi di solidarietà come questo si verificassero un po' più spesso!!! Samuel, ottimo studente, sogna di diventare medico.
Il regista francese Pascal Plisson, esperto di documentari sui paesi del sud del mondo, ha avuto la brillante idea di raccontare in un film le storie di vita quotidiana dei ragazzini poveri durante un viaggio in Kenya, dove infatti aveva visto dei bambini che, per raggiungere la scuola, dovevano affrontare i pericoli della savana. Poi, grazie all’Unesco ha avuto l'occasione di contattare le scuole dei paesi più poveri del mondo, che gli hanno segnalato alcuni studenti.
Vedere le difficoltà che questi quattro ragazzini devono affrontare per ricevere un'istruzione, mi ha fatto provare sdegno nei confronti di chi sottovaluta la cultura e anche rabbia verso tutti coloro che considerano la scuola soltanto una "prigione" caratterizzata soltanto da studio, noia e fatica.
Certo, studiare è faticoso e implica impegno assiduo e dedizione sincera. Però è una grande opportunità che arricchisce la mente dell'individuo.