Il ricordo svolge un ruolo fondamentale nella vita di ogni persona. Esso infatti non consiste soltanto nel rievocare eventi del passato sotto forma di cronaca, ma implica soprattutto un coinvolgimento emotivo da parte nostra ogni volta che pensiamo ad avvenimenti vissuti in prima persona o raccontati da altri.
Il ricordo delle vittime della Shoah, ovvero, dei sei milioni di ebrei che durante la Seconda Guerra Mondiale vennero sterminati per mano dei nazisti nei campi di concentramento, ricorre il 27 gennaio.
La memoria di eventi terribili come questo dovrebbe essere quotidianamente viva in ognuno di noi, soprattutto nelle nuove generazioni, affinché comprendano che il razzismo può sfociare in atti eclatanti e orribili che annullano la dignità altrui e violano i valori della giustizia e della solidarietà.
Nel suo libro, intitolato: "Dopo il fumo", L.Millu afferma: "Quando, alla fine degli anni Cinquanta, si cominciò a parlare di "letteratura dell'Olocausto" e poi della "Shoah", l'imperativo a cui critici, scrittori, sociologi e storici della letteratura cercavano di rispondere, era ricordare. Ricordare nel senso più ampio di quest'accezione: ricordare per la propria salvezza e per quella degli altri." Il ricordo dunque, è utile sia per la propria salvezza morale sia per l'incolumità altrui.
L'importanza di ricordare gli eventi del passato è espressa anche nel romanzo: "Se questo è un uomo", in cui Primo Levi descrive con parole molto efficaci la miserabile condizione degli ebrei nei campi di sterminio: "Voi che vivete sicuri nelle vostre tiepide case, voi che trovate a sera il cibo caldo e visi amici, considerate se questo è un uomo, che lavora nel fango, che non conosce pace, che lotta per mezzo pane, che muore per un sì o per un no. Considerate se questa è una donna, senza capelli e senza nome, senza più forza di ricordare, vuoti gli occhi e freddo il grembo, come una rana d'inverno. Meditate che questo è stato: vi comando queste parole." Con queste frasi, Levi invita il lettore a porsi una domanda: gli ebrei, durante la prigionia nei campi di concentramento, hanno mantenuto la dignità di esseri umani? Sicuramente i nazisti non riconoscevano la loro umanità, anzi, li consideravano dei "microbi" da estirpare. Ma gli stessi ebrei, poiché costretti a lavori forzati e vittime di sevizie atroci, perdevano sia la consapevolezza della loro umanità sia la loro dignità umana, essendo privati del diritto di vivere in decenti condizioni igieniche, strappati con violenza dai loro familiari, troppo stanchi e troppo deboli per pensare. E' dunque indispensabile ricordare le atrocità subite dalle vittime dell'Olocausto al fine di comprendere che talvolta i pericolosi pregiudizi nei confronti del diverso possono indurre l'uomo a compiere atti crudeli e terribili.
Tuttavia al cune persone, quando menzionano l'evento della Shoah, tendono a minimizzare le ideologie razziste di Hitler. A questo proposito, nella sua opera "Auschwitz e il fallimento del pensiero", M. Milli asserisce: "Ogni parola che spendiamo per diminuire la dimensione della tragedia è una pallottola che carichiamo nella pistola degli assassini." Questa frase molto forte ci stimola a "immedesimarci" nelle tremende sofferenze patite dalle vittime. Milli invita anche a pesare bene le parole quando si parla di tragedie così grandi.
Come reagire quindi agli orrori della storia? E' conveniente stimolare al ricordo coloro che hanno vissuto questa tragedia? Sempre L. Millu, in "Dopo il fumo", riflette su questa tematica: "Ammettiamo che un certo grado di orrore sia insostenibile. Davanti a questo orrore, io reagisco, voi reagite con l'indignazione, lo spavento, l'urlo, oppure con la fuga, la fuga nel silenzio... Molte persone che hanno vissuto certi avvenimenti sono arrivate all'inaridimento... Eppure, solo quelli che hanno passato questa soglia hanno la possibilità di trasmetterci, nel modo più accettabile, più adatto, il resoconto dell'orrore." Alcune persone ritengono che la giornata della Memoria sia dannosa dal momento che ravviva il dolore del popolo ebraico. Questo è indubbiamente vero, ma si devono valorizzare le testimonianze, sia scritte che orali, di chi, con coraggio e con determinazione, rifiuta di chiudersi nel proprio dolore e racconta le angherie sofferte perché desidera gridare al mondo l'ingiustizia subita e vuole instillare nell'animo dei lettori e degli ascoltatori la voglia di progettare un mondo migliore.
...Reagire di fronte alle atrocità del passato con sentimenti di indignazione e di paura non basta. E' invece doveroso ricordare gli orrori della storia per invitare se stessi a coltivare la mitezza, la sensibilità e la lungimiranza, in modo tale che episodi simili non accadano più.
Nel suo libro, intitolato: "Dopo il fumo", L.Millu afferma: "Quando, alla fine degli anni Cinquanta, si cominciò a parlare di "letteratura dell'Olocausto" e poi della "Shoah", l'imperativo a cui critici, scrittori, sociologi e storici della letteratura cercavano di rispondere, era ricordare. Ricordare nel senso più ampio di quest'accezione: ricordare per la propria salvezza e per quella degli altri." Il ricordo dunque, è utile sia per la propria salvezza morale sia per l'incolumità altrui.
L'importanza di ricordare gli eventi del passato è espressa anche nel romanzo: "Se questo è un uomo", in cui Primo Levi descrive con parole molto efficaci la miserabile condizione degli ebrei nei campi di sterminio: "Voi che vivete sicuri nelle vostre tiepide case, voi che trovate a sera il cibo caldo e visi amici, considerate se questo è un uomo, che lavora nel fango, che non conosce pace, che lotta per mezzo pane, che muore per un sì o per un no. Considerate se questa è una donna, senza capelli e senza nome, senza più forza di ricordare, vuoti gli occhi e freddo il grembo, come una rana d'inverno. Meditate che questo è stato: vi comando queste parole." Con queste frasi, Levi invita il lettore a porsi una domanda: gli ebrei, durante la prigionia nei campi di concentramento, hanno mantenuto la dignità di esseri umani? Sicuramente i nazisti non riconoscevano la loro umanità, anzi, li consideravano dei "microbi" da estirpare. Ma gli stessi ebrei, poiché costretti a lavori forzati e vittime di sevizie atroci, perdevano sia la consapevolezza della loro umanità sia la loro dignità umana, essendo privati del diritto di vivere in decenti condizioni igieniche, strappati con violenza dai loro familiari, troppo stanchi e troppo deboli per pensare. E' dunque indispensabile ricordare le atrocità subite dalle vittime dell'Olocausto al fine di comprendere che talvolta i pericolosi pregiudizi nei confronti del diverso possono indurre l'uomo a compiere atti crudeli e terribili.
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Come reagire quindi agli orrori della storia? E' conveniente stimolare al ricordo coloro che hanno vissuto questa tragedia? Sempre L. Millu, in "Dopo il fumo", riflette su questa tematica: "Ammettiamo che un certo grado di orrore sia insostenibile. Davanti a questo orrore, io reagisco, voi reagite con l'indignazione, lo spavento, l'urlo, oppure con la fuga, la fuga nel silenzio... Molte persone che hanno vissuto certi avvenimenti sono arrivate all'inaridimento... Eppure, solo quelli che hanno passato questa soglia hanno la possibilità di trasmetterci, nel modo più accettabile, più adatto, il resoconto dell'orrore." Alcune persone ritengono che la giornata della Memoria sia dannosa dal momento che ravviva il dolore del popolo ebraico. Questo è indubbiamente vero, ma si devono valorizzare le testimonianze, sia scritte che orali, di chi, con coraggio e con determinazione, rifiuta di chiudersi nel proprio dolore e racconta le angherie sofferte perché desidera gridare al mondo l'ingiustizia subita e vuole instillare nell'animo dei lettori e degli ascoltatori la voglia di progettare un mondo migliore.
...Reagire di fronte alle atrocità del passato con sentimenti di indignazione e di paura non basta. E' invece doveroso ricordare gli orrori della storia per invitare se stessi a coltivare la mitezza, la sensibilità e la lungimiranza, in modo tale che episodi simili non accadano più.
PROPONGO INOLTRE UNA POESIA SCRITTA DA UN EBREO DEPORTATO AD AUSCHWITZ:
Notte su Birkenau
Un’altra notte. Torvo, il cielo si chiude ancora
sul silenzio mortale volteggiando come un avvoltoio.
Simile ad una bestia acquattata, la luna cala sul campo —
pallida come un cadavere.
E' come uno scudo abbandonato nella battaglia,
il blu Orione — fra le stelle perduto.
I trasporti ringhiano nell’oscurità
e fiammeggiano gli occhi del crematorio.
È umido, soffocante. Il sonno è una tomba.
Il mio respiro è un rantolo in gola.
Questo piede di piombo che m’opprime il petto
è il silenzio di tre milioni di morti.
Notte, notte senza fine. Nessuna alba.
I miei occhi sono avvelenati dal sonno.
La nebbia cala su Birkenau,
come il giudizio divino sul cadavere della terra.
(Tadeusz Borowski)