"«L'invidia ti brucia il cuore e quel fuoco divora tutto.» Condivido molto anche questa frase. Ritengo che l'invidia sia molto simile all'odio, quindi a mio parere si tratta di un sentimento estremamente negativo: chi prova invidia infatti è un infelice che cerca di rovinare la vita delle persone che credono nella speranza, nei sogni e nell'amore. L'invidioso è una persona che non sa vivere e che odia se stesso."
Nel dicembre del lontano 2012 avevo inviato una mail ad Alessandro D'Avenia, cercando di esprimere nel modo più esauriente possibile le mie riflessioni sul suo primo romanzo "Bianca come il latte, rossa come il sangue". La frase relativa al sentimento dell'invidia è stata pensata e scritta da Leo in una lettera per Beatrice.
L'invidia è un sentimento piuttosto diffuso, che merita una seria riflessione.
La parola deriva dal latino “in-videre”: "guardare di malocchio, avere sentimenti di ostilità".
La definizione che ne danno i vocabolari è: "rammarico e risentimento che si prova per la felicità,
la prosperità e il benessere altrui, sia che l'interessato si consideri
ingiustamente escluso da tali beni, sia che già possedendoli, ne
pretenda l'esclusivo godimento."
Dunque, l'invidia equivale a desiderare ciò che non si è riusciti ad ottenere e sicuramente anche a desiderare ciò che non si è.
Infatti, quando una persona incline ad invidiare si accorge che un suo conoscente o amico è dotato di molte risorse e di spirito di iniziativa che gli permettono di vivere in pace con se stesso e soprattutto di dare la migliore immagine di sé sia in ambito intellettivo sia in ambito relazionale, inevitabilmente, nel desiderare intensamente quelle doti di cui è privo, sminuisce gli aspetti positivi della sua personalità, arrivando quasi a odiare se stesso.
E' come se in qualche modo l'invidioso volesse punirsi, dal momento che concentra tutta la sua attenzione verso ciò che non è o verso ciò che non ha. L'invidioso si sente inferiore verso coloro per i quali nutre invidia e questa presunta inferiorità lo rende piuttosto abile a sminuire le azioni e i meriti altrui.
La complessità dell'invidia è espressa bene da Tito Livio nel libro XXXVIII degli "Ab Urbe condita", che afferma: "L'invidia è cieca, né altro sa fare che sminuire il valore altrui, corrompendo gli onori e i meriti che uno si merita."
Insomma, l'invidia è caratterizzata da complessi stati d'animo, tutti molto negativi, che tormentano che ne è afflitto: in effetti, chi si lascia prendere dall'invidia spesso prova anche un certo godimento quando sa che l'oggetto invidiato ha subito un dolore o ha vissuto un'esperienza spiacevole.
Proprio per questo sono convinta che gli invidiosi siano persone infelici e incapaci di vivere e di godere di tutto ciò che di bello offre la vita quotidiana, come ad esempio il sole che splende in un cielo limpido, il sorriso di un bambino incontrato per strada, l'affetto dei familiari...
Il nostro grande attore toscano Roberto Benigni una volta ha detto: "Ridi, ridi sempre, fatti credere pazzo ma mai triste. Ridi anche se ti sta crollando il mondo addosso, continua a sorridere. Ci sono persone che vivono per il tuo sorriso e altre che rosicheranno quando capiranno di non essere riuscite a spegnerlo."
L'invidioso nega a se stesso la felicità, l'equilibrio, la gioia di vivere. Incapace di sfruttare seriamente le sue qualità per raggiungere degli obiettivi, egli si rifugia nel rancore, nella malizia, nell'odio. E fa di tutto per turbare la serenità altrui con commenti cattivi, che si rivelano di un'insensibilità sconcertante.Dunque, l'invidia equivale a desiderare ciò che non si è riusciti ad ottenere e sicuramente anche a desiderare ciò che non si è.
Infatti, quando una persona incline ad invidiare si accorge che un suo conoscente o amico è dotato di molte risorse e di spirito di iniziativa che gli permettono di vivere in pace con se stesso e soprattutto di dare la migliore immagine di sé sia in ambito intellettivo sia in ambito relazionale, inevitabilmente, nel desiderare intensamente quelle doti di cui è privo, sminuisce gli aspetti positivi della sua personalità, arrivando quasi a odiare se stesso.
La complessità dell'invidia è espressa bene da Tito Livio nel libro XXXVIII degli "Ab Urbe condita", che afferma: "L'invidia è cieca, né altro sa fare che sminuire il valore altrui, corrompendo gli onori e i meriti che uno si merita."
Insomma, l'invidia è caratterizzata da complessi stati d'animo, tutti molto negativi, che tormentano che ne è afflitto: in effetti, chi si lascia prendere dall'invidia spesso prova anche un certo godimento quando sa che l'oggetto invidiato ha subito un dolore o ha vissuto un'esperienza spiacevole.
Proprio per questo sono convinta che gli invidiosi siano persone infelici e incapaci di vivere e di godere di tutto ciò che di bello offre la vita quotidiana, come ad esempio il sole che splende in un cielo limpido, il sorriso di un bambino incontrato per strada, l'affetto dei familiari...
Il nostro grande attore toscano Roberto Benigni una volta ha detto: "Ridi, ridi sempre, fatti credere pazzo ma mai triste. Ridi anche se ti sta crollando il mondo addosso, continua a sorridere. Ci sono persone che vivono per il tuo sorriso e altre che rosicheranno quando capiranno di non essere riuscite a spegnerlo."
Dobbiamo sorridere il più possibile, ricordando che coloro che ci vogliono bene traggono gioia nel vedere il nostro sorriso. Però, dietro l'angolo ci sarà sempre chi si tormenterà nel vederci felici e soddisfatti, ovvero, chi è incapace di amare dal momento che si trova perennemente in una dannosa competizione con se stesso e con gli altri.
Gli invidiosi inoltre travisano la realtà: oltre a ritenere che la vita sia ingiusta nei loro confronti per il fatto che gli altri posseggono "qualcosa di più" rispetto a loro, si preoccupano di svalutare e di disprezzare ciò che invece merita lodi e riconoscimenti. Anzi, con il tempo arrivano a convincere se stessi del fatto che gli altri, quando compiono buone azioni oppure quando propongono idee interessanti e concrete all'interno di un gruppo, lo facciano soltanto per mettersi in mostra e per acquisire sempre più prestigio presso una comunità. Inoltre, tendono ad attribuire difetti e mancanze che gli altri non hanno.
Mi è sempre piaciuta molto l'immagine che il Dante autore, nel XIII canto del Purgatorio, descrive a proposito degli invidiosi: essi hanno le palpebre cucite dal momento che in vita hanno peccato con gli occhi, guardando con invidia i beni altrui.
Ritengo sia giusto inserire anche una frase di Cartesio: "Alla resa dei conti, non c’è vizio che nuoccia tanto alla felicità dell’uomo come l’invidia."
Gli invidiosi inoltre travisano la realtà: oltre a ritenere che la vita sia ingiusta nei loro confronti per il fatto che gli altri posseggono "qualcosa di più" rispetto a loro, si preoccupano di svalutare e di disprezzare ciò che invece merita lodi e riconoscimenti. Anzi, con il tempo arrivano a convincere se stessi del fatto che gli altri, quando compiono buone azioni oppure quando propongono idee interessanti e concrete all'interno di un gruppo, lo facciano soltanto per mettersi in mostra e per acquisire sempre più prestigio presso una comunità. Inoltre, tendono ad attribuire difetti e mancanze che gli altri non hanno.
Mi è sempre piaciuta molto l'immagine che il Dante autore, nel XIII canto del Purgatorio, descrive a proposito degli invidiosi: essi hanno le palpebre cucite dal momento che in vita hanno peccato con gli occhi, guardando con invidia i beni altrui.
Ritengo sia giusto inserire anche una frase di Cartesio: "Alla resa dei conti, non c’è vizio che nuoccia tanto alla felicità dell’uomo come l’invidia."
Credo sia utile anche precisare che l'invidia è profondamente diversa dall'ammirazione, sentimento che a mio avviso soltanto le persone sincere sono in grado di provare. Ammirare significa proprio "voler bene"!
L'ammirazione, dal momento che riconosce e apprezza le virtù e i pregi altrui, implica sicuramente anche il desiderio di riporre stima nei loro confronti. Coloro che ammirano provano entusiasmo nell'intessere una fiduciosa collaborazione con le persone alle quali sono disposte a dare fiducia.
Per definirle con delle immagini metaforiche e suggestive: l'ammirazione è simile a un castello in costruzione, in cui molti operai si impegnano a progettare, a costruire e a terminare un progetto in un clima sereno. L'invidia invece è proprio un incendio che demolisce un palazzo.
Non invidiamo! Perché altrimenti roviniamo la vita delle persone che ci circondano e soprattutto, facciamo del male a noi stessi!!
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