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20 gennaio 2016

I notturni da Alcmane a Van Gogh:

Esame di lingua greca, superato! E con un voto che è andato al di sopra anche delle mie più rosee aspettative! 
In questo post volevo proporvi il parallelismo tra una lirica del poeta greco Alcmane (ad essere sincera, l'unico frammento che mi piace di questo poeta!)  e due opere pittoriche incredibilmente suggestive di Van Gogh.

                   ALCMANE, FRAMMENTO 159:
                    
                          "Eὕδουσι δʼ ὀρέων κορυφαί τε καὶ φάραγγες
           πρώονές τε καὶ χαράδραι
                      φῦλά τʼ ἑρπέτ' ὅσα τρέφει μέλαινα γαῖα
                      θῆρές τʼ ὀρεσκώιοι καὶ γένος μελισσᾶν
                       καὶ κνώδαλʼ ἐν βένθεσσι πορφυρέας ἁλός·
                          εὕδουσι δʼ οἰωνῶν φῦλα τανυπτερύγων."

                    "Dormono le cime dei monti e le gole,
            i picchi e i dirupi,
                    le selve e gli animali, quanti ne nutre la nera terra,
                     le fiere montane e la famiglia delle api, 
                     i pesci nel profondo del mare purpureo;
                            dormono le stirpi degli uccelli dalle lunghe ali."        


Eccolo qui di nuovo, il tema del notturno, sempre capace di affascinarmi e di farmi riflettere. 
La natura addormentata è descritta in modo analitico: i vari elementi vengono menzionati con un criterio che parte dall'assoluta immobilità che caratterizza oggetti inanimati (le cime dei monti, le gole, i picchi, i dirupi) e continua con l'evocare creature animate e vivaci. Il massimo della mobilità è rappresentato dagli uccelli che però, anch'essi assopiti, ribadiscono l'idea della quiete universale della notte.
Giovanni Pascoli si era laureato in Lettere Classiche nel 1885 con una tesi sulla metrica di Alceo, lavoro che gli permise tra l'altro di ottenere una cattedra di Grammatica e Lingua greca all'Università.
Abile e appassionato traduttore di liriche antiche, anch'egli, come altri studiosi, ha fornito una sua particolare versione del testo:


"Dormono de' monti le vette e le valli
e i picchi e i burroni
e quanti esseri, che fogliano e che serpono, nutre la nera terra,
e le fiere montane e la schiatta delle api
e i mostri nei gorghi dell'iridato mare, 
e dormono degli uccelli 
i popoli, dall'ampio alare."


Seppur abbastanza letterale, questa traduzione è molto attenta alle valenze poetiche e ritmiche della lirica. Da notare al verso 3 sia la perifrasi verbale "quanti esseri che fogliano", sia la resa etimologica "serpono" del sostantivo "ἑρπέτα". E comunque, personalmente, io preferisco "iridato mare" a "mare purpureo". "Iridato mare" è un'espressione più profonda perché mi fa pensare ai riflessi della luna piena sulle onde.


VAN GOGH, NOTTE STELLATA

Stupenda... Mozzafiato... Mi si stringe il cuore ogni volta che la vedo!

Questa l'ha dipinta circa due anni prima di morire... ed è la rappresentazione di una notte di fine settembre! (Alcuni illustri critici d'arte del calibro di Flavio Caroli e Philippe Daverio affermano che Vincent avrebbe realizzato il quadro nella notte tra il 25 e il 26 settembre 1889- esattamente 106 anni prima che io nascessi, che coincidenza!!) 
In una piccola valle si adagia un paesino, delimitato a destra da un oliveto. Sullo sfondo, le colline tagliano la tela diagonalmente. Ma se osservate bene l'andamento delle loro linee, vi tornerà alla mente l'immagine delle onde impetuose di un mare molto mosso e agitato. Sempre in primo piano, ma a sinistra, si erge un cipresso il cui aspetto della punta ricorda quello di una fiamma. L'albero comunque è simbolo dell'aspirazione alla pace interiore e all'armonia con l'Universo... sensazioni che quest'artista non riuscirà mai a raggiungere, almeno in maniera stabile e duratura.
Uno sguardo superficiale di pochi secondi o comunque globale suggerisce calma e silenzio; uno sguardo più attento alle forme degli elementi del paesaggio invece fa pensare all'angosciosa inquietudine e infelicità di Van Gogh.
Le stelle presentano un aspetto vorticoso e sono diverse l'una dall'altra (alcune più grandi e più luminose, altre meno/alcune bianche, altre gialle).
Altroché la tranquillità espressa nel componimento di Alcmane! ...

Ma c'è anche un altro spettacolare notturno, decisamente meno inquietante anche se malinconico:

NOTTE STELLATA SUL RODANO:


Dipinta nella notte tra il 7 e l'8 aprile del 1888, la tonalità dominante di quest'opera è il blu, soprattutto in due gradazioni: il blu oltremare delle acque del fiume e il blu cobalto del cielo.
Le luci della città che si riflettono nell'acqua brillano di un arancio intenso. Le stelle sembrano dei piccoli diamanti che risplendono nel cielo. Una coppia passeggia sulle rive del fiume. 
Io credo che le luci dei lampioni che si riflettono sulle acque potrebbero alludere al desiderio di una tacita e profonda armonia con la Natura. 
L'essere umano, consapevole della precarietà dell'esistenza, aspira a raggiungere l'autentico e l'infinito proprio mentre contempla le bellezze del cosmo, le quali lo inducono a praticare l'introspezione. Ecco ciò che scrisse Vincent al fratello Theo, pochi giorni dopo aver dipinto la "Notte stellata" del 1889:

 "Spesso ho l'impressione che la notte sia più ricca di colori se paragonata al giorno".

  

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