Dai, almeno ho avuto tempo per provare la pista di pattinaggio di Peschiera qualche giorno fa. Era dalla fine del 2011 che non pattinavo più e in effetti, appena mi sono messa i pattini ho pensato: "Adesso farò sicuramente un disastro!" ... invece è andata molto bene: ho passato i primi due minuti sempre attaccata al bordo della pista, dopodiché ho detto a me stessa: "Adesso prova a lasciarti andare". L'ho fatto; e ad un certo punto sono diventata così sicura del mio costante equilibrio che mi sono messa a correre da un lato all'altro della pista (ovviamente prestando attenzione ai bambini). Il pattinaggio sul ghiaccio mi ha fatto venire l'idea di scrivere le mie considerazioni su questo capolavoro cinematografico originale ed emotivamente coinvolgente e, a mio avviso, destinato non soltanto ai bambini ma anche e soprattutto ad adolescenti e giovani.
Anche se la sapete bene, è importante scrivere la trama perché le mie riflessioni comportano un continuo e stretto confronto con essa. Dunque, siamo probabilmente nel pieno del XIX secolo ad Arendelle, un regno situato su un fiordo della penisola scandinava e governato da un mite sovrano che vive con la moglie e le due figlie, Elsa e Anna. Elsa, al contrario della sorella minore, è dotata del potere di creare e di manipolare il ghiaccio. Anche se una notte, proprio durante uno dei loro giochi all'interno del palazzo, accade un incidente che cambia la loro vita e che le separa per molti anni...
In
effetti, il re e la regina, preoccupati del fatto che Elsa non sia in
grado di controllare le sue straordinarie capacità, decidono di
segregarla in una stanza, lontana dal mondo esterno e purtroppo anche
lontana da Anna. Questa separazione, dolorosa per entrambe, è la
causa delle loro differenti personalità; Elsa diviene una ragazza
dolce, sensibile, piena di buon senso (è dotata di quella saggezza
che tutte le regine dovrebbero avere!) ma malinconica e cupa, dal
momento che da anni convive con la paura di poter fare del male agli
altri con i suoi poteri.
Io ho sempre ritenuto che i loro genitori abbiano commesso un gravissimo errore nell'isolare Elsa; innanzitutto perché l'hanno privata del confronto e della relazione con la sorella (che sarebbe stato fondamentale per farle comprendere che nelle sue magie c'è molto fascino e molta bellezza) e poi perché, nel rinchiuderla in camera e nel trasmetterle la loro paura verso le sue capacità congenite, hanno alimentato in lei l'insicurezza e la paura verso se stessa. Insomma, la bambina diviene una buona ragazza sicuramente, ma tormentata e restia nelle relazioni con gli altri. Cresce con l'idea di essere un mostro pericoloso per il mondo esterno.
Il
re e la regina perdono la vita in un naufragio... e tre anni dopo la
loro morte, Elsa diviene regina. Nel giorno della sua incoronazione,
viene organizzata una festa alla quale partecipano molti esponenti
della nobiltà; e tra questi, il Principe Hans delle Isole del Sud,
con il quale Anna trascorre praticamente l'intera giornata. Dopo
nemmeno un giorno di compagnia, il principe le chiede di sposarlo. Il
punto è che Elsa si rifiuta di dare il suo consenso al matrimonio:
"Non puoi sposare un uomo che conosci
appena", dice. Anna allora replica con parole
pesanti: "Io
dell'amore ne so sicuramente più di te. Tu sai solo chiudere le
porte in faccia". Queste parole suscitano
l'esasperazione di Elsa, la quale, nel bel mezzo di uno sfogo
isterico, rivela i suoi "poteri glaciali" davanti agli
invitati perdendone completamente il controllo e causando un inverno
perenne e freddissimo. Accortasi della terribile conseguenza del suo
scatto di rabbia, la giovane regina fugge sconvolta dal palazzo. Ma
ricordiamoci che Elsa non teme la solitudine, anzi... proprio la
solitudine le permette di acquisire la consapevolezza di essere
straordinaria, unica, capace di grandi cose. Insomma, per la prima
volta in tutti i suoi 19/20 anni (osservandola le si darebbe
quest'età), si rende conto del fatto che i suoi poteri costituiscono
anche una grande risorsa creatrice.
L'ingenua Anna, che nutre da sempre un amore quasi incondizionato verso Elsa, si mette alla ricerca della regina, per farsi perdonare e per riportarla al trono. Durante il viaggio incontra Kristoff, un giovane venditore di ghiaccio in viaggio con la sua renna Sven. Kristoff le fa da guida verso la montagna presso cui si trova il castello di ghiaccio di Elsa. nell'accompagnarli verso la meta c'è anche Olaf, il pupazzo di neve al quale Elsa ha inconsapevolmente donato le funzioni vitali. Sapete, una signora che conosco da alcuni anni e che ha tre figli, tutti ancora abbastanza in tenera età, mi ha confidato che "Frozen" la commuove e, ciò che la fa piangere, è proprio il simpatico pupazzo di neve. A me invece colpisce moltissimo il momento in cui Elsa canta "All'alba sorgerò". Quella canzone è il suo grido di libertà e rappresenta tutto l'impegno che lei mette nella ricerca di se stessa, lontana da pregiudizi, da condizionamenti e soprattutto, da paure.
Una
volta giunta nella nuova dimora di Elsa, Anna la invita a ritornare
alla reggia, ma quest'ultima rifiuta perché ha ancora un'incredibile
paura di poterle fare del male. Nell'agitazione e nel bel mezzo
dell'imbarazzo, Elsa colpisce involontariamente Anna al cuore con un
getto di ghiaccio. Anna e Kristoff si allontanano dalla reggia: il
ragazzo si accorge che i capelli della principessa stanno diventando
bianchi e così la porta dai Trolls per poterla guarire nuovamente. I
Trolls comprendono la gravità della situazione e dicono a Kristoff
che soltanto un atto di vero amore potrebbe salvare Anna da una morte
orribile e incombente... la ragazza infatti è in procinto di
divenire una statua di ghiaccio. Anna congeda Kristoff e si reca alla
reggia, credendo invano che Hans possa salvarla. Invece scopre con
grande dolore che egli è interessato soltanto alla conquista del
trono di Arendelle. Il perfido principe inoltre è riuscito a
imprigionare Elsa e sta escogitando un piano per poterla uccidere e
per porre fine all'implacabile tormenta di neve che sconvolge la
città.
E' Olaf che apre gli occhi ad Anna, perché ammettiamolo, dai: la principessa di Arendelle è simpatica, genuina, cordiale... ma non molto sveglia e non molto brava a valutare le reali intenzioni degli altri. Comunque, è proprio Olaf che le rivela l'amore di Kristoff che si sta dirigendo verso la reggia per poterla salvare. Anna, nonostante le debolissime forze rimaste, esce per cercare il venditore di ghiaccio. Nel frattempo, Hans insulta Elsa e le fa credere che la sorella sia morta per colpa sua. Sconvolta e distrutta dal dolore, Elsa si accascia a terra. Proprio nel momento in cui Hans è pronto a ucciderla con la spada, Anna si interpone tra i due per salvare la sorella; così ferma il colpo di spada diventando una statua di ghiaccio. Ecco qui l'atto d'amore che fa piangere Elsa, la quale abbraccia la sorella immobile. Proprio l'abbraccio ridona la vita ad Anna, con grande gioia di Elsa e di Kristoff. Grazie a questo atto d'amore, Elsa riesce a sciogliere l'incantesimo dell'inverno perenne. Intanto, mentre si organizza il fidanzamento tra Anna e Kristoff, il principe Hans viene ricondotto nel suo regno, dove subirà il carcere a vita. Infine, la regina di Arendelle decide di non nascondere più i suoi poteri e di utilizzarli per il bene comune e per la felicità dei suoi sudditi.
Il Morandini; ovvero, il dizionario dei film che ho a casa, commenta così il finale di "Frozen": "Con un 3D ben usato, questo prodotto Disney punta su un'attualizzazione dei personaggi femminili e una ricerca di originalità dei ruoli maschili: non è il bacio del principe a risolvere la situazione, bensì l'abbraccio della sorella." Proprio questo è l'aspetto che rende originale il lungometraggio.
LA
PERSONALITÀ DI ELSA:
Nell'esporre
la trama ho già scritto alcune importanti considerazioni su Elsa, il
mio personaggio preferito. Nonostante le sue angoscie e le sue paure,
ha una personalità molto forte, certamente in conflitto con se
stessa ma determinata a conquistare un posto nel mondo. Decisa e
convinta delle sue scelte, difficilmente si lascia persuadere. Non è
fredda, è soltanto impaurita e poco esperta nelle relazioni con gli
altri. Non a caso proprio lei è la protagonista del film; infatti
questa storia fa vedere tutte le tappe del suo percorso di
maturazione nelle relazioni con gli altri: prima segregata nella sua
stanza con la convinzione di essere soltanto cattiva e temibile, poi,
sola nel suo bellissimo castello, diviene consapevole delle sue
innate virtù (capaci di creare meravigliose opere d'arte
architettoniche) ma incapace di perdonarsi per ciò che è accaduto
durante la festa e ancora incapace di controllare la sua emotività
(perché è soltanto quella che provoca sempre i disastri e i
negativi colpi di scena del film). E infine, commossa dall' affetto
che Anna nutre per lei, comprende che l'amore e la solidarietà
rendono l'esistenza degli esseri umani degna di essere vissuta.
Questa è una delle poche certezze che io ho. Oltre al fatto che
l'autostima e la determinazione permettono a chi le possiede di
"scalare le montagne" con impegno e con zelo.
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