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10 agosto 2017
Ciao, Charlie...
Questo bambino nel corso di questi primi otto mesi dell'anno è diventato un caso mondiale dal momento che la sua gravissima malattia genetica è stata oggetto di discussioni etico-morali e giuridiche.
In questi giorni i genitori di Charlie Gard stanno organizzando il funerale del loro figlio.
E io, proprio in questi giorni, ho pensato ad un piccolo pensiero da esprimere qui, sotto forma di lettera indirizzata direttamente al piccolo, il quale ormai credo si trovi in un posto stupendo.
Prima di iniziare ci tengo a scrivere un consiglio piuttosto schietto, rivolto a tutti coloro che ora sostengono che Charlie abbia sofferto inutilmente nelle ultime settimane per colpa del Papa e di Trump, i quali supplicavano i medici e il giudice a tenerlo in vita.
Vi consiglio di mangiarvi il cervello, la lingua e le corde vocali. Vergognatevi!
Se la pensate così significa che non avete un minimo di rispetto per il dolore straziante di due trentenni che hanno appena perso per sempre il loro piccolo bambino.
Soprattutto loro hanno lottato per la vita del figlio e hanno iniziato a lottare molto prima che il Papa e il Presidente degli States rendessero esplicita la loro posizione.
"Ciao Charlie.
E' molto probabile che tu ora sia in un posto meraviglioso, pieno di erba verde e di fiori colorati, pieno di angeli vestiti di bianco che cantano dolcemente la gloria di Dio.
Io il Paradiso me lo sono sempre immaginato così, come se fosse un enorme e bellissimo giardino perennemente fiorito e perennemente illuminato dal sole.
Te ne sei andato a soli 11 mesi... Un tempo troppo breve per poter capire che la vita, pur essendo una doppia fregatura, vale la pena di essere vissuta in pieno.
E' così, Charlie.
Le illusioni in cui noi crediamo fermamente nel periodo dell'infanzia, si sgretolano nel pieno dell'adolescenza, per poi costituire, nella prima età adulta, dei ricordi lontani dal sapore un po' agrodolce.
Cerco di spiegarti che cosa intendo per "doppia fregatura", anche se sono quasi sicura che tu in questo momento, mentre io scrivo, mi stai osservando con un tenero sorriso luminoso.
So bene che nessun bambino al mondo, che abbia uno o undici anni, sarebbe in grado di comprendere i miei ragionamenti sull'esistenza.
Queste cose non le puoi capire prima di viverle; anzi, non le capisci neanche dopo i vent'anni se non hai mai fatto tesoro delle esperienze vissute.
1) La felicità non dura per sempre.
La vita non è una favola. Nessuno vive per sempre "felice e contento".
Puoi essere felice il giorno in cui prendi la patente, il giorno della prova orale di maturità, il giorno in cui ti laurei, il giorno in cui ricevi il tuo primo stipendio... ma poi?
Nella vita ci sono sicuramente dei momenti di grande gioia, ma questi non durano mai troppo a lungo.
L'esistenza alterna la felicità alla sofferenza, la serenità all'angoscia.
Da bambini capita di fare con grande entusiasmo molti progetti, senza minimamente considerare la possibilità che possano insorgere imprevisti e ostacoli.
2) Amore non è sinonimo di gioia.
Amare è sinonimo di rischiare.
L'amore a volte rende paranoici, a volte fa soffrire, soprattutto quando arriva il momento in cui uno apre gli occhi e si accorge di non essere mai stato davvero ricambiato.
Amare non è facile.
L'amore per familiari e amici lo si deve rinnovare nel tempo, senza mai darlo per scontato.
L'atto di amare richiede impegno, non è soltanto un sentimento romantico un po' astratto che si ferma alle parole.
L'atto di amare ci fa capire che noi, pur essendo protagonisti della nostra esistenza, non bastiamo a noi stessi: abbiamo bisogno di persone che sappiano darci conforto nelle situazioni tristi e difficili e a nostra volta abbiamo bisogno degli altri per esprimere la parte migliore di noi stessi, quella parte che proviene direttamente da valori morali cari a Dio, come la generosità, la pazienza, la sensibilità.
Durante il suo viaggio nella desolata Alaska, il giovane Alex Supertramp, protagonista di "Into the wild", scriveva, con le lacrime agli occhi sul suo diario: "Happiness is real when only shared".
Nella mia lingua madre si traduce così: "la felicità è reale solo se condivisa".
Tu sei morto troppo presto per poter provare la serenità che si prova sia quando ci si sente accolti dagli amici più cari, sia quando ci si sente compresi e benevolmente guidati nelle scelte di vita da genitori e familiari.
Sei morto troppo presto per poter provare l'euforia dei giochi di squadra, la soddisfazione di un voto alto a scuola, l'orgoglio di scoprire un talento personale nel pieno dei propri cambiamenti fisici, come a me è successo con la poesia e la scrittura quando avevo quindici anni.
Maledetto RRM2B!! Era quello il tuo gene difettoso, che ha compromesso le tue funzioni vitali.
Mi dispiace un sacco, Charlie.
Mi dispiace che tu sia stato affetto da quella bruttissima sindrome, mi dispiace che tu sia stato dipendente dalle macchine per più di otto mesi, mi dispiace che i medici dell'ospedale e i giudici abbiano sempre negato ai tuoi genitori la possibilità di provare una terapia sperimentale, che forse avrebbe potuto migliorare la tua qualità di vita.
Mi dispiace moltissimo, Charlie.
Spero che la tua morte abbia aiutato gli adulti a ragionare, a pensare, a immalinconirsi; perché fa bene la malinconia di tanto in tanto, aiuta a crescere, rende più ragionevoli e più forti.
Conforta i tuoi genitori da lassù, aiutali a sopravvivere al dolore e a fare progetti che diano frutti significativi, come la Fondazione in tuo onore. (Mamma Connie ci tiene tanto!)
Salutami i miei nonni e Gabriella. Dovrebbero esserci lassù. Dà loro un abbraccio da parte mia.
Ciao, piccolino, buon Paradiso.
Anna
"
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