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2 marzo 2018

"La giornata d'uno scrutatore", Italo Calvino:


E' la recensione attenta e dettagliata di un'opera scritta da uno dei "Big" del Novecento Italiano!
Ho appena terminato di leggerlo e, dal momento che si tratta di un libro un po' storico, un po' filosofico e anche molto attinente a certe dinamiche sociali, ho deciso di riassumere capitolo per capitolo. 
Buona parte dei miei riassunti sarà accompagnata anche da riflessioni e considerazioni personali.

: Le prime parole del capitolo sono il nome e il cognome del protagonista della vicenda: Amerigo Ormea, ovvero, un intellettuale di sinistra che in una giornata di pioggia esce di casa all'alba per raggiungere il seggio di cui è scrutatore.
Siamo nel 1953 e puntualmente, Calvino inserisce un riferimento alla Legge-Truffa, ovvero, a quella legge che permetteva l'acquisizione di due terzi dei seggi a quella coalizione che fosse riuscita a ottenere il 50% + 1 dei voti.
Già in questo primo capitolo viene delineata la morale di Amerigo:

" (...) bisogna continuare a fare quanto si può, giorno per giorno; nella politica come in tutto il resto della vita, per chi non è un balordo, contano quei due principi lì: non farsi mai troppe illusioni e non smettere di credere che ogni cosa che fai potrà servire. Amerigo non era uno che gli piacesse mettersi avanti: nella professione, all'affermarsi preferiva il conservarsi persona giusta (...)"

II°: Il lettore viene informato a proposito della collocazione del seggio in cui Amerigo si sta dirigendo: è un seggio situato all'interno del Cottolengo di Torino, casa di cura e di ospitalità riservata a mutilati, infermi, minorati mentali e persone affette da arteriosclerosi.

"L'istituto si estendeva tra quartieri poveri e popolosi, per la superficie di un intero quartiere, comprendendo un insieme di asili e ospedali e ospizi e scuole e conventi, quasi una città nella città, cinta da mura e soggetta ad altre regole."

Il Cottolengo dunque appare già all'inizio del romanzo come un mondo a sé stante, un mondo in cui sofferenza e generosità si incontrano.
In luoghi come il Cottolengo l'ideologia politica e l'esercizio del diritto di voto non sono priorità assolute: soltanto una piccolissima parte degli ospiti del Cottolengo ha la capacità di comprendere le questioni politiche, le leggi elettorali e i dissidi tra DC e PCI, i due maggiori partiti italiani degli anni '50.
Sono rimasta suggestionata dall'espressione "monumento della carità", riferita a questa casa di cura fondata nel XIX° secolo da don Giuseppe Cottolengo.


CARITÀ. A questa parola ricca di senso ho collegato due termini greci: χάριs (càris =grazia, benevolenza) e χαìρω (càiro =gioire, essere contento). Senza contare che "χαìρε!" (=càire) è un saluto che equivale a "ciao" e a "buongiorno". 
Bello, dovremmo imparare dagli antichi greci a salutare. "Buongiorno" è un po' troppo pacato, formale. Educato e gentile, ovviamente, ma non gioioso e di sincera benevolenza come potrebbe esserlo un "Rallegrati!", ovvero, "Sii felice di essere vivo!" Essere vivi è una grazia. 
Una grazia e anche un'opportunità per donare e per sperimentare la benevolenza.

III°: Amerigo e i suoi collaboratori (altri scrutatori), trasformano il parlatorio della Casa di Cura in una stanza elettorale. Per parlatorio si intendeva un locale in cui i parenti facevano visita ai ricoverati.
Fin da subito Amerigo si rende conto che i membri del seggio di cui anch'egli fa parte sono molto eterogenei: alcuni affiliati all'Azione Cattolica, altri socialisti e alcuni come lui, comunisti.
Ma tutti loro si impegnano per "un servizio comune, un servizio razionale e laico".
Tra gli scrutatori, vi sono anche due donne, di cui la più giovane iscritta al Partito Socialista. 
In cuor suo, il protagonista esalta il progresso politico e sociale che ha permesso alle donne di acquisire pochi anni prima i diritti civili.

IV°: Iniziano le votazioni e compaiono i primi votanti. La prima votante è una donna alla quale sono state amputate le gambe. E già questa apparizione urta la sensibilità di Amerigo che poi vede davanti ai propri occhi un'assurda sfilata di zoppi e di minorati mentali, tutti pronti ad entrare nelle cabine.
E qui inizia a riflettere profondamente: 

"C'era dunque in questa finzione di libertà che era stata loro imposta- si domandava Amerigo- un barlume, un presagio di libertà vera? O era solo l'illusione, per un momento e basta, di esserci, di mostrarsi, d'avere un nome?"

Libertà, come Amerigo ben sa, significa essere consapevoli delle proprie scelte, anche politiche. Significa essere sufficientemente dotati di buon senso per assumersi le responsabilità delle proprie scelte. Ma i malati del Cottolengo sono consapevoli delle conseguenze che la loro crocetta comporta per il futuro dell'Italia?

E poi ancora: "Amerigo, velocemente, pensò al discorso della Montagna, alle varie interpretazioni dell'espressione poveri di spirito, a Sparta e a Hitler che sopprimevano gli idioti e i deformi (...) e ora al nuovo meccanismo elettorale della Legge-Truffa, che avrebbe dato maggior potere al voto di quel povero idiota che al suo."

Io ho sempre interpretato l'espressione "poveri di spirito" come "i semplici, gli ingenui privi di malizia". Ma mai come "i minorati mentali".
Ultima considerazione sul capitolo: perché lo scrutatore ritiene che il voto del disabile valga più del suo? Perché il disabile, cresciuto in un istituto cattolico, vota la DC su caldo e ripetuto consiglio delle suore, mentre Amerigo invece opta per il PCI secondo la sua propria idea politica.

: Le pagine del quinto capitolo sono tutte dedicate al flusso di pensieri dello scrutatore, mentre i deficienti (poverini, non con disprezzo ma con realismo!) e i mutilati continuano a sfilargli davanti.
Nel capitolo V° dell'opera vengono inserite delle riflessioni sul concetto di bellezza.
Io penso esistano vari tipi di bellezza, o almeno, credo che la bellezza non sia univoca e possa presentarsi sotto varie forme nel corso dell'esistenza. Ve le elenco:

1) La bellezza femminile.  

"D'improvviso gli venne da pensare a un mondo in cui non ci fosse più la bellezza. Ed era alla bellezza femminile che pensava."

 Un pochino triste e sconsolato in mezzo a tanta deformità e disabilità, il nostro intellettuale avverte dentro di sé l'esigenza di pensare a qualcosa di bello, di confortante.

"Rassegnato a passare tutta la giornata tra quelle creature opache, Amerigo sentiva un bisogno struggente di bellezza, che si concentrava nel pensiero della sua amica Lia. E quello che ora ricordava di Lia era la pelle, il colore, e soprattutto un punto del suo corpo- dove la schiena fa un arco, netto e teso a percorrere con la mano, e poi subito si alza dolcissima la curva dei fianchi-, un punto in cui ora gli pareva si concentrasse la bellezza del mondo, lontanissima, perduta."

Amerigo si concentra soprattutto sulla bellezza fisica femminile.
Sì ma, se alla bellezza esteriore non si accompagna anche quella interiore, è inutile che la donna abbia dei begli occhi, dei bei capelli e un fisico slanciato.
Ho conosciuto un sacco di ragazze e di donne belle, alle quali manca l'umanità e la sensibilità.
E se sei sprovvisto di queste qualità non sarai mai in grado di gustarti le emozioni della vita. Essere false e fredde pare che sia diventato lo sport nazionale di buona parte delle mie coetanee.
Amerigo rivolge un pensiero venato di nostalgia a Lia, la sua amante del momento, una ragazza giovane e fisicamente attraente.
Nel caso vi capitasse di leggere questo scritto, vi chiarisco già una parola: "amica", riferita a Lia.
Tutti, almeno concettualmente, sappiamo la differenza che c'è tra "amica" e "fidanzata".
Ma l'amica in questo contesto è quella donna con la quale l'uomo fa sesso per puro piacere e non per finalizzare la relazione ad un progetto di vita comune e di procreazione.

2) La bellezza maschile.

In quest'ultimo anno di vita ho imparato che "bellezza maschile" non significa avere i capelli scuri e ricci ed essere pieno di cultura. Un ragazzo può anche avere queste due caratteristiche, ma se l'unica cosa che sa fare bene nell'ambito delle relazioni affettive è prima illuderti e farti credere che è davvero innamorato e poi scaricarti e trattarti da stupida, che razza di persona è?
Che razza di giovane uomo è uno che gioca con i sentimenti? E' uno schifo, non un essere umano!
Ho imparato che la bellezza maschile, al di là delle caratteristiche fisiche (i ragazzi con i capelli scuri non sono gli unici ragazzi belli comunque!) è dolce come il tramonto del sole, visto che racchiude in sé la capacità di ascolto derivata da una grande sensibilità.
La bellezza maschile è nel Gigante Buono, ad esempio, protagonista del mio racconto del mese scorso.

3) Bellezza vs deformità fisica.

"La Grecia... pensava Amerigo. Ma porre la bellezza troppo in alto nella scala dei valori, non è già il primo passo verso una civiltà disumana, che condannerà i deformi ad essere gettati da una rupe?"

Siamo sicuri che la bellezza non includa affatto la deformità fisica?
Il Volontariato è il mio secondo "impegno" dopo lo studio. Durante l'adolescenza, ho svolto per un breve periodo un servizio alla Casa di Riposo del mio paese: allietare, con altri miei compaesani, i vecchietti infermi o affetti da demenza, con delle canzoni.
In quel periodo mi sono sentita molto più apprezzata da loro che non dalla gente che tutti i giorni incontravo a scuola. 
Io credo che la bellezza consista anche nello sforzo di comprendere le doti dell'altro e di apprezzarne i sentimenti positivi e l'impegno quotidiano.

Chiesa di San Valentino, Siusi allo Sciliar, Sudtirol
4) La bellezza della Natura.

Non dimentichiamo la bellezza della Natura.
Il Tirolo, il mitico e stupendo Tirolo dalle alte e imponenti cime montuose, dai prati verdissimi e dalle soffici nuvole bianche.
Il Tirolo che con i suoi panorami silenziosi ti mette in contatto con Dio e con l'inafferrabile infinito.
Per imparare a comprendere il concetto di sublime del Romanticismo del Primo Ottocento, bisogna andare in Alto Adige, sopra Bolzano. Perlomeno, per capire quanto noi uomini siamo piccoli rispetto alla totalità del Creato.

5) La bellezza delle forme artistiche.

Pensate a un dipinto di un paesaggio dai colori vivaci o a un ritratto disegnato in modo così preciso e scrupoloso che si avvicina di molto alla realtà.
E poi pensate ad una scultura o ad un edificio ben proporzionati.
Per quel che riguarda la letteratura invece, fatevi venire in mente la soavità del "Sabato del villaggio" di Leopardi o a "Chiare, fresche e dolci acque di Petrarca", componimento che concilia le meraviglie naturali con la presenza quasi divina di Laura.
Naturalmente è possibile scorgere la bellezza anche nella musica.
Soprattutto se, nel momento in cui si ascoltano dei brani, si chiudono gli occhi per poter sognare senza dormire, per poter fantasticare spazi mentali o racconti fantastici da non raccontare a nessuno. A me succede con Einaudi.  Soprattutto con questa sua composizione, intitolata "Night".
Ma a me, più che la notte, fa venire in mente la primavera con i suoi fiori che iniziano a sbocciare.
E mi fa venire in mente la figura di Genesio, personaggio adolescente di "Ragazzi di vita", un romanzo di Pasolini.
Genesio che tenta di fuggire da una casa in cui il padre violento continua a picchiare la madre.


VI 

"Tra i votanti, variava la considerazione di quello che stavano facendo. Per i più l'atto del voto occupava un posto minimo nella coscienza (...)"

Eppure, quella "x" sulla scheda contribuisce a contrassegnare le sorti di un Paese e anche, la "bontà" di leggi a tutela di luoghi di utilità sociale come il Cottolengo.

VII:  Amerigo assiste ad un'altra scena sconcertante: una monaca giovane che, trasportata in barella, esercita il suo diritto di voto.

"Tutta vestita come se fosse morta, il viso, il colorito, appariva composto come nei quadri di chiesa. Amerigo avrebbe voluto non essere attratto a guardarla. La lasciarono in cabina sulla barella, con uno sgabello vicino, che facesse anche lei la sua crocetta".

VIII: A votare accorrono anche i disabili come i ciechi scortati da un religioso che funge da accompagnatore.

IX: A più di metà libro, compare un'altra precisa indicazione cronologica:

"Era spiovuto. Anche dai cortili desolati si levava un odore di terra e primavera. 
Qualche rampicante fioriva su un muro."

Probabilmente si tratta del mese di marzo.
Amerigo, fra tristi visioni di disabili, inizia a riconoscere e ad apprezzare la carità degli operatori religiosi all'interno dell'Istituto, e, sebbene la mentalità cattolica gli sia poco familiare, inizia a chiedersi se davvero nelle sofferenze e nei limiti sia fisici sia mentali dei ricoverati sia possibile riconoscere la sofferenza di Cristo 
inchiodato sulla Croce.
"Cos'abbiamo noi in più di loro?", si chiede poi. 
Domanda a cui in realtà non è facile rispondere.
Perché loro spesso intuiscono più di noi e sono buoni e sensibili più di noi.
"Della inutilità del fare, il Cottolengo era la prova e insieme la smentita". Già infatti.
I minorati mentali e gli infermi non sono materialmente in grado di "fare", mentre il personale di servizio invece sì, "fa" anche per loro prendendosi cura di loro.

: Compare sulla scena del racconto un Onorevole, venuto all'interno dell'Istituto soltanto per informarsi della percentuale dei votanti. Appare sicuro di sé, baldanzoso, euforico. Amerigo scambia la sua ostentata sicurezza per cinismo.
"A quello lì il Cottolengo non gli sfiora nemmeno la falda dell'impermeabile".
Sì perché quando uno dei ricoverati batte leggermente il pugno contro il vetro della finestra per salutare l'Onorevole, quest'ultimo si gira e non risponde a sua volta con un cenno della mano.

XI°:  Dopo mezzogiorno, il flusso dei votanti si dirada. Nel seggio di cui il nostro intellettuale comunista fa parte, ci si accorda per dei turni di uscita e Amerigo è il primo ad usufruire. Quindi si reca a casa e, dopo una doccia, ordina alla governante di portargli il pranzo.
A quel punto arriva la telefonata di Lia, desiderosa di un incontro. Ma Amerigo ne è impossibilitato a causa del suo impegno per le elezioni.
Lia appare come superficiale, infantile, eccessivamente gelosa e incapace di ascolto. Superficiale perché crede fermamente negli oroscopi e troppo gelosa perché quando Amerigo menziona un CD regalatogli tempo prima dalla sua ex fidanzata Maria Pia, Lia va in collera.
Ad ogni modo, in questo dialogo traspaiono i lati negativi di Amerigo, abortista convinto. Lia gli rivela di essere rimasta incinta ed egli allude subito all'aborto. Questo è l'unico motivo che Lia ha per potersi arrabbiare veramente e qui le do pienamente ragione.
Il grande intellettuale pieno di buoni ideali come l'uguaglianza sostanziale dei cittadini, non è un uomo, dal punto di vista relazionale qui fa la figura della mezza cartuccia, perché non è pronto né è in grado di assumersi le responsabilità che comporta una relazione affettiva.

XII°: La pausa è finita e Amerigo ritorna al seggio. Una domanda nella sua mente risuona e continua a risuonare mentre è chiamato ad essere membro di un "seggio distaccato", per permettere di votare anche ai malati confinati in un letto: "Fino a dove un essere umano può dirsi umano?"

Una suora conduce gli scrutatori del seggio distaccato al piano di sopra, dove giacciono ammalati che, oltre ad essere completamente infermi, urlano sillabe senza senso. Ma come fanno a votare questi?, vi chiederete voi. E' la suora che fa la "x" per loro, finché Amerigo non dice:  

"Basta con questa commedia. Non può esprimere la sua volontà, cioè non può votare. 
E' chiaro? Un po' più di rispetto."

Ciò che colpisce Amerigo è la vista di un padre che dà come merenda le mandorle al figlio infermo e non del tutto cosciente. 
Nel suo viaggio all'interno di questo luogo di dolore, egli pensa:

"Ecco, quei due, così come sono, sono reciprocamente necessari. Ecco, questo modo di essere è l'amore. L'umano arriva dove arriva l'amore, non ha confini se non quelli che gli diamo."

Ormea in effetti, il cognome del protagonista, è l'anagramma della parola "amore". E Amerigo non è stato scelto a caso. Come Amerigo Vespucci aveva scoperto un mondo sconosciuto, così Amerigo Ormea in quella giornata da scrutatore, era venuto a conoscenza di un mondo nascosto, di cui all'esterno non si parla praticamente mai se non con frasi come: "E' la casa per i deficienti".
E un po' è vero ma un po' non lo è.

Secondo me Calvino poteva anche finire qui il romanzo. Invece, aggiunge altri tre brevi capitoli.

XIII°: Si fanno votare gli infermi che possono mettersi seduti su un letto e sono coscienti di ciò che fanno.

XIV°: E' sera. Gli ultimi voti raccolti sono quelli delle suore che non possono lasciare il letto.

XV°: Il sole è già tramontato. L'ultimo votante è un uomo che al posto delle mani ha due moncherini.

Però, nella penultima pagina del libro, traspare la riconoscenza di quest'uomo verso le suore:

"Siamo come una città. Io ho sempre vissuto dentro il Cottolengo. Non ci manca niente. Le suore non ci fanno mancare niente."

Ecco dunque che ritorna il motivo dell'amore, come consolatore della sofferenza e in forma di assistenza zelante.

 E' UN ROMANZO DI FORMAZIONE?

Vi pongo un'ultima domanda, oltre a consigliarvi caldamente questa lettura (è un libro di sole 77 pagine, perché i capitoli sono quasi tutti molto brevi): si può affermare che Amerigo Ormea abbia davvero compiuto un percorso di formazione? Lo si può considerare un romanzo di formazione questo?
Soltanto in parte.
Da un lato, è vero, Amerigo Ormea ritorna a casa a fine giornata un po' diverso da come era all'alba: ha visto una realtà drammatica che prima non poteva conoscere, essendo esterno a quel "mondo nascosto", e ha concluso, durante un'attenta osservazione dei ricoverati, che l'ideale di uguaglianza è un'utopia, dal momento che dal punto di vista delle abilità fisiche e mentali gli uomini non sono e non nascono uguali. Ha appreso che l'amore è l'unica risposta possibile di fronte ad una vita sofferente, l'unica risposta in grado di conferire un'esistenza dignitosa ad un malato grave e ad un disabile grave.
Insomma, come intellettuale è maturato ulteriormente.

Ma come uomo?
Come uomo no, o almeno, non ancora.
Nel capitolo undici ammette che le sue relazioni sentimentali sono spesso passeggere.
Dopo i 30 anni Amerigo non ha equilibrio affettivo e, nonostante la sua grande scienza e sapienza, non sarebbe in grado di divenire marito e padre di famiglia.
La sua vita è tutta cultura e politica. Punto. Non esistono affetti familiari, non esistono parenti né amici... e non esiste nemmeno una donna in fin dei conti, perché Lia è soltanto una ragazza di circa una decina d'anni in meno di lui, è un passatempo, un oggetto sessuale. Nient'altro.
Con lei non c'è il progetto di fondare una famiglia.
E Amerigo a fine giornata resta sempre dell'idea che lei debba abortire
(ma l'aborto era ancora illegale nel '53, quindi come avrebbe fatto?, mi domando io).
A più di metà giornata infatti, lo scrutatore avverte il bisogno di chiamare Lia
per raccontarle ciò che ha visto all'interno del ricovero.
Ma ha paura che il discorso cada "su quella questione là".

"Non voleva affrontare il problema; o meglio, voleva solo farle capire che- sebbene non potesse aver cambiato intenzione- pure nel considerare quell'intenzione era in un diverso stato d'animo."
Cioè, vuole che lei abortisca, ma non considera questa soluzione con animo leggero.
E' una contraddizione!
Ad ogni modo, quel suo stato d'animo pensieroso e malinconico potrebbe essere il principio di un percorso di maturazione anche come uomo, un percorso di cui Calvino non illustra alcuna tappa.
I lettori ottimisti possono immaginare che magari il signor Ormea, nei giorni successivi, abbia parlato con Lia faccia a faccia della questione della gravidanza, in modo serio e ponderato.
Poi forse non è né sensato né possibile immaginare altro.
"La giornata d'uno scrutatore 2" non esiste e non ha senso che esista, riferita ad Amerigo e a Lia.


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