Anche presso gli antichi romani la misoginia e la gunaicofobìa erano piuttosto diffuse, in particolar modo nell'epoca imperiale. Inizio dalla letteratura.
1. LETTERATURA LATINA:
1.1- OVIDIO:
Ovidio è vissuto durante l'impero di Ottaviano Augusto, in un momento in cui Roma era al suo massimo splendore militare, politico e culturale.
Ovidio è stato anche l'autore dell'Ars Amandi, trattato suddiviso in tre libri in cui vengono dati consigli su come gli uomini devono comportarsi per conquistare una donna.
Anch'egli, come gli antichi Greci, era convinto che la "libido" femminile fosse molto più rovinosa di quella maschile, e lo afferma sin dal primo libro.
vv. 281-282: In noi uomini il desiderio è più moderato e non così furioso,/ la passione dei maschi rispetta il confine della legge.
Pochi versi più avanti, l'autore fornisce degli esempi mitologici relativi a donne particolarmente lussuriose, come Mirra.
C'è una tragedia di Vittorio Alfieri intitolata Mirra, i cui contenuti sono tratti dalla cultura classica. Mirra era una ragazza che nutriva un erotismo insano verso suo padre, al punto tale da invidiare follemente sua madre che invece, legittimamente e secondo natura, lo aveva al suo fianco come compagno.
1.2- MARZIALE:
Nato nel 38 d.C. e morto nel 104 d.C., quindi vissuto alcuni decenni dopo Ovidio, è stato autore di epigrammi, brevissimi componimenti di argomento talvolta scherzoso, talvolta serio.
In uno di essi (8° libro, n°12) scrive:
Vi chiedete perché io non desideri prendere una moglie ricca? Non mi va di diventare moglie di mia moglie. La moglie, mio caro Prisco, deve sempre stare al di sotto del marito, altrimenti i coniugi non saranno mai uguali.
Quello che Marziale vuole dire nell'ultima frase è sostanzialmente questo: è preoccupante il fatto che la moglie possa fare concorrenza al marito per quel che riguarda le risorse economiche.
In epoca imperiale, di donne ricche ce n'era più di qualcuna.
Di conseguenza, si temeva che si prendessero "troppe libertà", anche dal punto di vista morale.
1.3- PLINIO IL VECCHIO:
Altro tuttologo, ma della Roma imperiale, non dell'antica Grecia!
Plinio, autore della Naturalis Historia in cui espone sia argomenti artistici, sia letterari, sia scientifici, sia filosofici, scrive con evidente disgusto sulla fisiologia femminile:
Naturalis Historia, libro VII°, 63-65:
La
donna è il solo tra gli esseri viventi ad avere le mestruazioni
(...)
al
sopraggiungere di una donna che ha le mestruazioni il vino nuovo
diventa acido; al suo contatto le messi diventano sterili; muoiono
gli innesti; bruciano i germogli nei giardini, cadono i frutti degli
alberi presso cui la donna si è fermata; al solo suo sguardo, la
lucentezza degli specchi si appanna; si smussa la punta delle lame,
si oscura lo splendore dell’avorio, muoiono le api negli alveari
(...).
Ecco
qui.
Una
caratteristica tipica di una parte dell'umanità è considerata come
un qualcosa di negativo e di sporco.
Quello
che nei tempi antichi non si riusciva a comprendere era questo: come
può un essere umano perdere sangue senza essersi ferito e
soprattutto, senza aver bisogno di alcun genere di medicazioni?
La
cultura latina non è stata l'unica a denigrare le mestruazioni.
Nella
cultura ebraica, quando le donne raggiungevano questa fase del loro
ciclo non dovevano toccare né essere toccate da nessuno e, oltre a
ciò, dovevano evitare sia di entrare in luoghi sacri sia di lavarsi.
Nel Levitico (15,19-31) si dice:
Quando
una donna ha il flusso di sangue, cioè il flusso nel suo corpo, la
sua immondezza durerà sette giorni; chiunque la toccherà sarà
immondo fino alla sera.
Se
io fossi una ragazza che vive in Nepal, caro Plinio, rischierei di
morire ogni quattro settimane.
In
Nepal, anche se siamo nel XXI° secolo, ci sono le "capanne
delle mestruazioni".
Infatti,
un antico rituale induista legato all'idea che il sangue mestruale
sia, oltre che impuro, il simbolo di un contatto con qualche forza
demoniaca, costringe le donne a una specie di esilio di alcuni giorni
in piccole capanne.
Questa periodica
emarginazione sociale però ha causato la morte di diverse ragazze
giovani e di donne adulte per assideramento, fame, incendi e morsi di
serpenti velenosi.
Non c'è ancora modo di eliminare questa brutta consuetudine, perché è talmente radicata, soprattutto negli ambienti dei villaggi di campagna, che le stesse donne nepalesi sono convinte di "diventare impure circa una volta al mese".
2. I MATRIMONI ROMANI:
Nell'antica Roma esisteva più di un modo di contrarre matrimonio.
2.1:
LA CONFAERRATIO:
Consisteva in una
solenne cerimonia religiosa che veniva celebrata davanti ad un
pontifex maximus (il sacerdote pagano) e ad almeno 10
testimoni.Questa tipologia di matrimonio si poteva contrarre soltanto se i genitori di entrambi i fidanzati erano favorevoli all'unione.
Si chiamava "confaerratio" perché prendeva il nome da una focaccia di farro che i novelli coniugi durante il rito dividevano come simbolo della volontà di mettere in comune le loro vite.
Questa tradizione ricorda un pochino quello che spesso succede attualmente durante i pranzi di nozze: i novelli sposi tagliano insieme la torta nuziale di fronte a decine di invitati.
Alcuni di voi erano dei piccoli teneri frugoletti di pochi mesi quando i miei genitori si sono sposati...
Ma eccoli qui i miei, in una fotografia che risale al pranzo del 19 giugno 1994:
2.2-
LA COEMPTIO:
La donna
veniva ceduta al marito dinanzi a qualcuno che reggeva una bilancia
sopra la quale veniva gettato un peso simbolico.2.3-L'USUS:
Questo tipo di matrimonio era già citato in epoca arcaica tra le leggi delle XII Tavole e diceva che:
l'uso di un bene per un anno (la donna, che era considerata un oggetto) ne faceva acquisire la proprietà anche senza la celebrazione di un rito.
Quindi, passato un anno dall'inizio della loro convivenza, un uomo e una donna divenivano automaticamente marito e moglie.
Anche questo succede frequentemente in questi ultimi anni: si va a convivere per "sperimentare, provare" la vita con l'altro prima di sposarlo, per "conoscerlo/a meglio e togliermi tutti i dubbi".
Adesso come adesso, bene che vada, pochi mesi prima del matrimonio una coppia di fidanzati convive nei fine settimana (due giorni su sette).
Certo, è vero anche che una coppia può convivere tutta la vita senza mai sposarsi.
Non so che scelta farò io in futuro, quando mi capiterà la bellezza di impegnarmi seriamente con qualcuno per costruire un progetto di vita comune.
Per me comunque il matrimonio è una tappa che rende ufficiale l'affetto, la fedeltà, il desiderio di dare la vita.
La celebrazione del matrimonio non è soltanto un contratto.
E' anche un dichiarare con gioia che finalmente, in questa decisione molto importante di sposarti, non sei più "spaiato", non sei più un "individuo a metà", non sei più al centro assoluto della tua quotidianità. La tua vita cambia radicalmente in modo meraviglioso, dal momento che decidi di condividerla e di dare la vita ad altre creature.
"Metter su famiglia" è un'enorme responsabilità.
Ma è un sogno che coltivo da quando ho 10 anni.
2.4: IL RAPIMENTO, UN CASO PARTICOLARE DI UNIONE :
In questo frangente, non esisteva alcuna celebrazione religiosa né modalità di acquisto né convivenze.
Spesso si trattava di un capriccio maschile per cui un uomo, dopo essersi invaghito di una ragazza, la rapiva e la violentava.
Nella
storia monarchica di Roma è narrato da Livio l'episodio del Ratto
delle Sabine.
Secondo
la leggenda Romolo, dopo aver fondato Roma si era rivolto alle
popolazioni confinanti per poter instaurare delle alleanze e
per poter ottenere delle donne con cui procreare e popolare la nuova
città.
Al
rifiuto dei vicini egli aveva reagito progettando un inganno:
aveva organizzato dei giochi dedicati a delle divinità per attirare
gli abitanti della regione.
E
i popoli vicini erano accorsi in gran massa!
Tito
Livio, Ab Urbe Condita, I, 9:
...
Romolo su consiglio dei Senatori, inviò ambasciatori alle genti
vicine
per
stipulare trattati di alleanza con questi popoli e favorire
l'unione
di
nuovi matrimoni. [...]
All'ambasceria
non fu dato ascolto da parte di nessun popolo:
da
una parte provavano disprezzo, dall'altra temevano
per
loro stessi e per i loro successori, che in mezzo a loro
potesse
crescere un simile potere.
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3- IL DIVORZIO:
Secondo una legge emanata da Romolo, il divorzio poteva essere chiesto soltanto dal marito.
I motivi che rendevano questa scelta giustificabile erano sostanzialmente tre: l'adulterio commesso dalla moglie, un aborto volontario, deciso senza il consenso del marito e la sottrazione delle chiavi della cantina. (All'epoca nessuna donna doveva bere, ora purtroppo, sia ragazze che giovani madri di famiglia si ubriacano anche peggio degli uomini!)
4. L'ANTICA ROMA PATRIARCALE:
Indubbiamente, la società romana era organizzata secondo un modello patriarcale.
La res publica (=lo stato) era fondata sulle "familiae", che formavano i nuclei dei gruppi sociali.
La "familia" è un gruppo i cui componenti si sottomettono all'autorità del pater familias, che aveva diritto di vita e di morte sui figli. Vi ricordate che più o meno a fine febbraio vi ho detto che, tra le leggi delle XII Tavole, c'era anche il diritto del padre di uccidere un figlio gravemente deforme?
Ora in Italia, se un genitore lo facesse, finirebbe in carcere, magari con la pena dell'ergastolo.
Ad ogni modo, l'autorità del pater familias consisteva anche nell'assumersi la responsabilità per ogni azione di chi gli era sottoposto che potesse offendere la comunità politica.
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