99 anni. Due figli. E molti sani valori.
Cara zia Carmela,
rimarrai sempre nel mio cuore.
Come rimarrà sempre nel mio cuore la tua travagliata storia di vita.
Eri già vedova a 22 anni e con due figli a carico, dopo appena tre anni di matrimonio.
Tuo fratello Marcello, ad appena 21 anni, per ordine del duce era partito per la Russia.
Tuttora risulta disperso dalle parti di Tambov. Di lui non hai mai più saputo nulla.
Non abbiamo ma più saputo nulla.
La tua vita non è stata affatto semplice, ma, da parte di mia nonna, di mia zia e di mia mamma, mi è sempre stato detto che eri una ragazza molto forte e molto determinata.
Non era nella tua indole deprimerti.
E in effetti, hai sempre affrontato tutte le "mazzate" e i problemi della vita a testa alta.
Per diversi anni venivamo a trovarti nel tuo piccolo appartamento a Sona in cui sei vissuta per molto tempo.
A dir la verità, negli ultimi anni avevo paura che tu potessi farti male salendo e scendendo quotidianamente quelle due rampe di scale che ti portavano all'ingresso della tua accogliente dimora.
Hai sempre avuto una grande cura del luogo in cui vivevi in compagnia di un piccolo canarino in gabbia che io accarezzavo con le dita di una mano.
Eri dolce con me. Ogni volta che venivo a farti visita mi regalavi sempre qualcosa di buono: un sacchetto di caramelle o di cioccolatini, qualche vasetto di yogurt o qualche frutto di stagione.
Mi ricordo bene quando, in una lontana, fredda e soleggiata giornata di gennaio, io, mia mamma e mia zia, dopo una camminata in collina, ci siamo fermate da te e tu mi hai regalato un bel bambolotto che ha i tratti degli Indios d'America. Ce l'ho ancora. Non ci gioco più, naturalmente, perché non ho più 8 anni. Però lo tengo, con i suoi bei vestitini, in un armadio della soffitta.
Nel corso degli anni, ti ho raccontato alcuni episodi delle scuole medie, poi del liceo, poi di quello che con piacere ho sempre studiato all'Università.
A proposito di Università... sai che per me è quasi ora di terminare anche il corso magistrale?
Dodici esami sostenuti e registrati in poco più di un anno e mezzo; otto di questi, tra cui quello di venerdì, superati con 30.
Se fossi ancora viva saresti felice per me e saresti fiera di me!
Fra pochi giorni sarà il mio secondo anniversario di laurea triennale e quest'anno sarò sul lungomare di Cavallino Treporti quando mi ricorderò le emozioni e la stanchezza che avevo provato il 17 luglio 2018.
Non ti dimenticherò mai.
Non dimenticherò mai la tua gentilezza e la tua grande forza interiore.
Mi ascoltavi, ti parlavo delle mie amicizie e dei ragazzi che frequentavo.
Dicevi che ero bella, dicevi che merito un principe altrettanto bello e intelligente come me.
Sai, alla fine i ragazzi mi vogliono bene. Se potessi ancora andare a trovarti, ti direi che, in tempo di pandemia e di mascherine, la bellezza di un ragazzo la si scorge comunque, attraverso la luminosità degli occhi.
Negli ultimi mesi eri in una specie di ricovero per anziani alla periferia di Mestre, vicina ad entrambi i tuoi figli e ai tuoi nipoti. Ti ho vista per l'ultima volta intorno al 20 gennaio.
Eri a letto.
Eri debole, stanca e pallida, ma anche in quel momento sul tuo viso si intravedeva una scintilla di dignità e di determinazione.
Io però preferisco ricordare i tempi in cui eri una signora anziana arzilla e ospitale.
Custodirò i ricordi di quelle visite a Sona come tengo stretti tra le mani i piccoli e delicati fiori di campo che raccolgo nelle giornate di primavera.
Grazie, zia Carmela, per aver condiviso una parte della tua vita con la mia.
Sei stata una figura importante per tutti noi.
Ho pianto non appena ho saputo che non ti avrei mai più rivista.
Però dal Paradiso cerca di perdonarmi se in questi giorni non riesco ad essere del tutto triste, ma te ne sei andata in un momento in cui il mio rendimento universitario va di bene in meglio e in cui mi si stanno aprendo delle opportunità belle e concrete di amicizia, di condivisione e di servizio.
Mi dispiace solo non aver potuto salutarti e farti una carezza un'altra volta, per un'ultima volta.
Prega per me dal cielo.
La tua personalità e il tuo modo di affrontare la vita mi ricordano alcune frasi delle ultime pagine del romanzo "Il mio Carso" dello scrittore triestino Slataper.
Scipio Slataper, proprio come te, era figlio di contadini. Anche per Slataper, vissuto a cavallo tra Ottocento e Novecento, l'idea di vita era quella di reagire al dolore amando e lavorando.
"Sei inerte. Sei davanti a un mistero che ti sarà impenetrabile per sempre. (...) Ma lavorerai.
Non sai perché l'erba cresce e il mondo esista. Non sai se
il mondo esiste o no. Non sai cosa tu sei. Può essere che l'universo sia nato da una maledizione. Il tuo dannato lavoro sarà, forse,
eternamente vano. Ma lavorerai, come se tu fossi l'ultimo dei rimasti.
Dopo - non so se vi sarà riposo. Ma ti prometto che qui
non avrai riposo. Qui lavorerai."
"Il male sussulta di tratto in tratto in me anche nel sonno,
nel torpore e nella stanchezza fisica. Io credo anche dopo la morte."
"Io ho bisogno d'amare come tutti gli uomini. Io voglio la vita piena, completa, col suo fango e i suoi fiori."
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Sto per piangere anche adesso, in realtà. In questi giorni, quando in casa si nomina la zia Carmela, mi viene il pianto in gola. Ma più per commozione, non per disperazione.
Da alcuni mesi a questa parte stava veramente male, poverina.
Vi rendete conto che la generazione degli anni '20 e '30 del secolo scorso sta scomparendo?!
Stanno pian piano scomparendo, dopo una vita lunga e di solito anche "tribolata", le ex-ragazze del secolo scorso, le vere femministe, le vere donne che dentro di loro custodivano molti bei sentimenti e molti validi ideali di vita, come ad esempio il decoro nel vestire, la fede in Dio, l'amore per la casa, per i figli e per la famiglia, l'onestà nel lavoro e la sincerità nei rapporti con il prossimo.
E questo dispiace.
Erano loro le vere femministe, le vere donne che rispettavano se stesse e che portavano rispetto agli altri.
Altro che le aggressive abortiste e nudiste di adesso che almeno io non condivido per niente!
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