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18 agosto 2021

"A sud del confine, a ovest del sole", Murakami

Tra un fiore colto

e l'altro donato

l'inesprimibile nulla. 

(G. Ungaretti) 

Tra questo romanzo e Passaggio in India non c'è paragone. Anzi: c'è un terribile scarto di qualità! 

Prima di "perdere punti" presso i lettori più seri chiarisco una cosa: il titolo del libro mi attirava e, dopo la lettura di alcuni brevi riassunti che avevo cercato, credevo di leggere un romanzo dai contenuti e dalle tematiche simili al film Un ponte per Terabithia. Ma nel caso di Murakami si parla di una bellissima amicizia fra due pre-adolescenti soltanto nelle prime 15 pagine. 

Leggendo sia la trama sia i miei spunti di riflessione comprenderete per bene i motivi per cui io non farò mai parte della categoria di quelle insegnanti di Lettere che fanno leggere agli alunni soprattutto i romanzi degli anni Novanta e del Duemila, che piuttosto spesso sfociano nello scabroso, nel pornografico e nella violenza brutale. E quindi non ci sono stimoli utili per gli adolescenti che anzi, rischiano di rimanere affascinati da queste forme di male, soprattutto se si trovano nell'età 13-16.

Quel che voglio dire è questo: primo; siamo anche degli/delle insegnanti di "Lingua, Cultura e Letteratura italiana" quindi siamo tenuti/e a far conoscere ai ragazzi la storia della letteratura, a insegnare la grammatica e le figure retoriche soprattutto attraverso esempi e a spiegare un buon metodo per scrivere in modo chiaro. Secondo: siamo degli educatori/educatrici che devono cercare il più possibile di ricavare spunti di riflessione dai testi. Questo è ciò che molti genitori si aspettano da figure come noi. Probabilmente anche i ragazzi stessi se lo aspettano, al di là dei loro squilibri e dei loro comportamenti.

Basta, basta con Murakami, non voglio cercarmi altri suoi romanzi. L'unico veramente bello, pulito e significativo per me è After dark.

1) TRAMA:

Hajime, il protagonista, è nato il 4 gennaio 1951, unico figlio di due genitori ai quali l'autore non dà mai spazio, né fisionomia, né parola.

 Nell'ambiente in cui crebbi, una famiglia tipica aveva due o tre bambini. A ripensarci, tutti gli amici della mia infanzia e della mia adolescenza erano vissuti in famiglie così, dove i figli erano sempre due, al massimo tre. Era raro che ce ne fossero sei o sette, e ancora di più uno solo. (...) Nell'ambiente in cui vivevo, essere figli unici voleva dire essere viziati dai genitori, deboli e molto capricciosi, questa era l'opinione indiscutibile e condivisa da tutti. Era considerata una legge di natura, alla stessa stregua dell'enunciato: "la pressione atmosferica diminuisce in alta montagna" o "le mucche producono latte in abbondanza".

Secondo voi è ancora diffusa questa equazione di luogo comune del "figli unici=figli viziati"? Ve lo chiede proprio una figlia unica che avrebbe voluto un fratello o una sorella minori. Sarebbe stato l'ideale un fratello del '97 o del '98. Ogni tanto nella mia mente fantastico pensando: "Ora sarebbe in ansia per la maturità", "In questo periodo gli darei una mano con la tesi di laurea", "Dovremmo contenderci il monopolio del mega Apple di casa", "Dovrei sopportare le risate e le urla dei suoi amici/amiche qui a casa", "Se esistesse sicuramente manifesterei a volte della gelosia, anche da adulta, ma al contempo gli vorrei un bene dell'anima".

L'esistenza di un altro figlio/figlia avrebbe reso meno complicati certi momenti e io, con un altro fratello in casa di età simile alla mia, forse sarei meno introversa e un po' più combattiva, anche nei confronti del mondo esterno. Probabilmente grazie ad un fratello sarei più capace di perdonare gli errori e i torti degli altri. E, se mio fratello esistesse per davvero, lo sosterrei sempre e comunque, sarei comunque sempre stata la sua spalla, anche di fronte alle sue boiate. Perché come me sarebbe stato figlio degli stessi genitori e avrebbe nel suo DNA qualcosina anche che rimanderebbe a me. L'Hajime ragazzino la pensava più o meno come me:

Sono cresciuto senza fratelli. Se ne avessi avuti, sarei una persona diversa da quella che sono ora.

Nella scuola di Hajime c'è soltanto un'altra figlia unica: Shimamoto, con la quale il protagonista instaura una profonda amicizia. I due bambini condividono non soltanto la passione per la lettura e per i dischi musicali ma anche degli aspetti del loro carattere, come quando ad esempio Hajime ammette che in entrambi c'era una certa difficoltà nell'esprimere le emozioni sul momento. Ad ogni modo, il titolo di questo romanzo è preso da una canzone di Nat King Cole, relativa al Messico, intitolata A sud del confine.

Alla fine delle scuole medie però, il ragazzino perde le tracce di Shimamoto, che si trasferisce per frequentare il liceo di un'altra città. Dopo queste prime belle pagine si passa purtroppo al periodo del liceo e alla storia d'amore, sporca, triste e travagliata, di Hajime con Izumi. Entrambi hanno 16 anni. Approfitto però per inserire una piccola curiosità che ho appreso dalla cultura popolare giapponese: "izumi" significa "sorgente di montagna". In Giappone è molto conosciuta la fiaba del boscaiolo che perde la propria ascia di legno nei pressi di una sorgente di montagna che si trova al limitar del bosco. Poco tempo dopo, una fata emerge dalle fredde acque della sorgente del fiume per donargli un'ascia d'oro.

Ad ogni modo, Hajime prova per Izumi soprattutto attrazione fisica e insiste per più di un anno per poter ottenere un rapporto completo. La loro relazione finisce malissimo, anche per il fatto che Hajime, per soddisfare il suo appetito fisico, va in cerca di un'altra ragazza che per qualche mese diviene un mero oggetto di incontri sessuali bollenti. Poi però, Hajime si stanca anche di questa ragazza che rimane ostinatamente senza nome. Prevedibile che si stanchi, poverino, una volta che diminuiscono le prestazioni d.o.c. ...

Hajime dice così infine, a proposito di Izumi:

Non ero abituato ad aprire il mio cuore agli altri, mentre lei lo aveva fatto con me. Io non ci riuscivo, non l'avevo veramente accettata.

Il periodo universitario di Hajime è grigio, senza passioni, senza dei seri progetti di vita. Con l'altro sesso intrattiene soltanto alcune avventurette che implicavano solamente il lato fisico. Ma che giovane serio e profondo! 

Hajime studia Letteratura e Filologia con risultati modesti e poi inizia a lavorare, per ben 8 anni, come correttore di bozze di libri scolastici per una piccola casa editrice. Anche in Giappone, come negli Stati Uniti e in Regno Unito, l'Università dura di norma 4 anni. Ma, come in ogni parte del mondo, è facile che gli studenti meno  motivati delle materie umanistiche e letterarie finiscano a lavorare come correttori di bozze anziché come insegnanti, giornalisti o promotori di eventi sociali e culturali in ambienti di pubblica amministrazione.

A 30 anni, Hajime conosce Yukiko, più giovane di 5 anni che, dopo un brevissimo periodo di fidanzamento, diviene sua moglie:

Ci davamo appuntamento per andare a chiacchierare noi due da soli in qualche posto tranquillo. Con lei potevo parlare con franchezza e semplicità. (...) Quando arrivava l'ora di salutarci ero assalito da profonda inquietudine e tristezza.

Suo suocero inoltre, "gli prepara la vita": grazie ad alcuni dei suoi capitali Hajime apre ben due jazz club.


Diviene ricchissimo e al contempo, anche se diviene padre di due bambine, coltiva un hobby altamente etico: tradire Yukiko con delle amanti periodiche. 

Pensate inoltre al fatto che il suocero, che si occupa anche di riciclaggio di denaro sporco, incoraggia e approva queste scappatelle. Ma che personcina dallo stile di vita esemplare! Veramente molto corretto!

Una nota di serietà mi par giusto inserirla, in tutta questa ironia: credete che Hajime stesso sia soddisfatto di questa vita, apparentemente perfetta??

Copio un altro estratto del romanzo:

Alle quattro del mattino, la città appariva squallida e sporca. C'erano dappretutto segni di degrado e di rovina, nei quali mi sembrava di riconoscere me stesso, come un'ombra impressa su quei muri.

Non mi ricordo più che città è, se Tokyo o Kyoto o un'altra. Tanto in questo romanzo i luoghi rispecchiano il disinteresse culturale e il degrado morale delle persone o almeno, di molte persone.

A questo punto però piomba una svolta: a 36 anni appena compiuti, Hajime rivede Shimamoto in uno dei suoi locali. Dopo più di 20 anni, si riconoscono ancora (non avrei mai pensato che i giapponesi medi potessero essere più abili degli ispettori nel riconoscere e nell'identificare immediatamente le fisionomie mutate nel corso del tempo). Lui le dice: Non ti vedo da più di vent'anni e voglio colmare, anche se solo in parte, questo vuoto. 

Già, il vuoto della tua scatola cranica.

E lei: Sei stato l'unico amico che abbia mai avuto. Questa frase ha già più senso.  

Shimamoto e Hajime riprendono, a partire da quella sera, a frequentarsi, entrambi incuranti di Yukiko la quale però, dopo un anno, scopre la loro frequentazione reagendo con grande dignità, nonostante la sua sofferenza sia grande. 

Naturalmente vi risparmio la minuziosa descrizione dell'intenso rapporto, che dura per tutta la loro ultima notte insieme, fra Shimamoto e Hajime presso la villa in collina di quest'ultimo. Bravi!!!! Non pensate a chi è a casa: d'altronde una promessa di matrimonio non è da prendere così seriamente.

2) CONSIDERAZIONI E SPUNTI DI RIFLESSIONE:

Bando all'ironia: questo libro è una porcata. E qui vengono elencati i motivi.

A) Ricchezza economica vs povertà culturale+miseria morale: Questa tematica del romanzo è ben visibile soprattutto nei dialoghi fra Hajime e suo suocero che gli dice: "Sei ancora giovane, hai 36 anni, divertiti! Concediti pure delle scappatelle per evadere dalla monotonia familiare". I due uomini non leggono un libro (Hajime ha chiuso con la letteratura da anni), non si interessano di alcun film né di mostre d'arte, di spettacoli teatrali o di musei. Pensate a quanti italiani sono così e fanno crescere i figli così, con una visione  limitata della vita...

Hajime e il suocero sono interessati soltanto ad accumulare denaro a scapito delle vite degli altri. Certo, nei due locali di proprietà di Hajime ci sono dei concerti jazz ma niente di più. Hajime non acquista nemmeno più dei dischi.

B) L'incapacità di amare profondamente: questo riguarda soprattutto Hajime, che manifesta questo deficit prima con Izumi e poi con Yukiko. Con entrambe c'è una fisicità senza dialogo. E con la moglie, quando c'è dialogo, è un dialogo fatto di sotterfugi e bugie.

 C) Solitudine ed egoismo: Questo tema riguarda un po' tutte le figure del libro. C'è la dolorosa solitudine di Izumi, incupita per sempre dopo la rottura della relazione con Hajime. C'è la solitudine di Shimamoto, alla quale è morta una figlia, che non ha un marito sulla quale poter contare, che con Hajime scompare e riappare quando vuole: "Accettami così come sono. Anche se per alcuni periodi sparisco". Shimamoto è sola ed egoista. C'è la solitudine di Yukiko, moglie tradita. C'è la solitudine di quella ragazza senza nome di cui Hajime si serve come oggetto di orgasmi, solitudine che sfocia in bisogni fisici che non appagano la fame di vita. E infine, ultima ma non meno importante, c'è la solitudine di Hajime, insoddisfatto del suo castello di cristallo apparentemente bello e senza crepe, incapace di godere del bene che ha, egoista nel tradire la moglie.

In tutto questo bel ragionamento mi manca però un tassello: le figure genitoriali, che in questo libro sono praticamente inesistenti.

Izumi è descritta come una ragazzina obbediente ai genitori. Ma quali genitori?! Ma che madre è una madre che non dà delle dritte alla figlia sedicenne in ambito affettivo? Se Izumi fosse mia figlia le direi che l'intesa psicologica è fondamentale in un rapporto di coppia e che viene prima, molto prima del lato fisico. Fossi una madre non permetterei che l'adolescenza di mia figlia venisse rovinata da un ragazzaccio.

Hajime sembra in figlio senza genitori. Mai una volta vengono menzionati all'interno di questo romanzo. Come se il ragazzo compisse le proprie fasi di vita senza direttive.

Shimamoto perde il padre a 27 anni e, in seguito a questa perdita, si raffredda il rapporto con la madre. Quella madre che lasciava lei e Hajime a casa da soli per ore quando avevano 11-12 anni e che usciva per fare shopping o andare dalle amiche, della serie: "Siete dei bambini, ma la casa è vostra, arrangiatevi".

Quanto al padre di Yukiko ho già spiegato prima che razza di personaggio raccomandabile è.

Quindi: se "i vecchi" sono questi, se i punti di riferimento sono questi, come possiamo pretendere autenticità dai figli?

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 Vi chiedo un pensiero e, possibilmente, una preghiera per un ragazzo che era stato, per un periodo, un mio adolescente in parrocchia e che si trova in ospedale. La mia famiglia conosce bene la sua: sua mamma e sua sorella erano venute, quasi due anni fa, a portarmi Fumino, il gatto nero con cui condivido le sgtanze di casa mia. Il ragazzo sta molto male. 

Anche se oggi  sono in vena di ironia, sono comunque molto preoccupata. A dire il vero, è difficile spiegare chiaramente il subbuglio di sensazioni che sto provando in questa giornata.

 

 

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