Struttura del Paradiso dantesco:
Vi presento, in questo post, i contenuti del ventiseiesimo canto del Paradiso, con l'inserimento di alcune strofe che fungono, almeno a mio avviso, da "colonne portanti" per la comprensione dei contenuti.
Siamo nel cielo delle Stelle Fisse (l'ottavo quindi).
vv. 1-12: Incontro con San Giovanni
de la fulgida fiamma che lo spense
uscì uno spiro che mi fece attento,
dicendo: «Intanto che tu ti risense
de la vista che hai in me consunta,
ben è che ragionando la compense.
Comincia dunque; e di' ove s'appunta
l'anima tua, e fa' ragion che sia
la vista in te smarrita e non defunta:
perché la donna che per questa dia
region ti conduce, ha ne lo sguardo
la virtù ch'ebbe la man d'Anania».
Dante, dalla fine del venticinquesimo canto, risulta accecato dalla luminosità di San Giovanni che è particolarmente intensa. Già nel corso delle prime strofe di questo canto, immediatamente successivo, inizia un dialogo molto importante tra Dante e questo santo.
Approfitto però per darvi alcune informazioni su Giovanni apostolo, ricordato di solito il 27 dicembre: prima della chiamata di Gesù era pescatore al lago di Tiberiade, come il fratello Giacomo. Giovanni, al contrario di Marco, ha dunque conosciuto di persona Gesù: ha assistito alla sua trasfigurazione e... diversamente da Pietro e dagli altri discepoli, è stato vicino a Gesù nel momento del massimo dolore: lo prova quel passo, ambientato sul Calvario, nel quale Gesù lo affida alla madre Maria: ("Ecco tuo figlio!"). Dopo la Risurrezione di Gesù, Giovanni ha trascorso ad Efeso gran parte della sua vita, fino al 104 d.C, anno della sua morte. Si dice che si sia avvicinato ai 100 anni di vita...qualcosa che all'epoca era veramente straordinario!
Ad ogni modo, dicevo: Dante non ci vede più a causa dell'intensità (=fulgida fiamma) della luce di San Giovanni, per questo scrive "dubbiava", voce verbale che indica un senso di incertezza misto a timore. Vi ricordo che, fino alla metà dell'Ottocento, la desinenza degli imperfetti in "-va" era identica per prima e terza persona singolare. Per l'appunto, è il santo a rassicurarlo sul fatto che questa condizione di cecità è temporanea e non permanente (smarrita e non defunta). E gli consiglia di compensare questa momentanea perdita con il ragionare bene, questo significa la seconda strofa del canto.
C'è una menzione ad Anania. L'angelica Beatrice è paragonata ad Anania, discepolo che aveva restituito la vista a San Paolo, accecato sulla via di Damasco.
vv. 19-45: San Giovanni inizia ad interrogare Dante sulla carità
Quella medesima voce che paura
tolta m'avea del sùbito abbarbaglio,
di ragionare ancor mi mise in cura;
e disse: «Certo a più angusto vaglio
ti conviene schiarar: dicer convienti
chi drizzò l'arco tuo a tal berzaglio».
E io: «Per filosofici argomenti
e per autorità che quinci scende
cotale amor convien che in me si 'mprenti:
ché 'l bene, in quanto ben, come s'intende,
così accende amore, e tanto maggio
quanto più di bontate in sé comprende.
Dunque a l'essenza ov'è tanto avvantaggio,
che ciascun ben che fuor di lei si trova
altro non è ch'un lume di suo raggio,
più che in altra convien che si mova
la mente, amando, di ciascun che cerne
il vero in che si fonda questa prova.
Tal vero a l'intelletto mio sterne
colui che mi dimostra il primo amore
di tutte le sustanze sempiterne.
Sternel la voce del verace autore,
che dice a Moisè, di sé parlando:
'Io ti farò vedere ogne valore'.
Sternilmi tu ancora, incominciando
l'alto preconio che grida l'arcano
di qui là giù sovra ogne altro bando».
Ma davvero ci attenderebbe una sorta di esame come questo quando e se finiremo in Paradiso?!
Ad ogni modo, San Giovanni chiede a Dante che cosa lo abbia indirizzato all'amore per Dio, stimolandolo dunque a ragionare. Dante gli risponde che il suo amore per Dio si è impresso sia attraverso delle argomentazioni filosofiche sia mediante i libri sacri ispirati da Dio. Dice anche, e questo sarà particolarmente piaciuto a San Giovanni, che Dio è il Sommo Bene e che ogni bene sulla Terra è il riflesso del bene di Dio. Questo glielo ha fatto capire (=sternel) innanzitutto Aristotele, che ha dimostrato cos'è ciò che le anime amano più di tutto, poi l'episodio biblico nel quale la voce di Dio ha detto a Mosè: ego ostendam omne bonum, e cioè, io ti mosterò tutto il bene, e infine Dante elogia il Vangelo di Giovanni, dal momento che è un testo che "esalta i misteri del Cielo" sin dai primi capitoli e sin dalle prime parole: In principio era il Verbo, il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio. (...) Il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi.
Quel preconio del verso 44 è un latinismo per "annuncio". Ma, oltre a riferirsi ai contenuti del Vangelo di Giovanni, è anche un implicito riferimento alla Gloria di Gesù dopo il supplizio della croce. Da secoli infatti si canta, ogni sabato santo, il Preconio pasquale: Pasqua è gioia, Pasqua è luce, vinta è l'ombra della morte, è Risorto il nostro Re, ci riscatta libertà.
Dalla risposta di Dante a Giovanni si apprende che la CARITA' è l'amore per Dio. Soddisfatto, per San Giovanni Dante può riacquisire la vita.
Al verso 39 le sustanze sempiterne sono gli angeli e gli uomini o meglio, le intelligenze create da Dio.
L'abbarbaglio è invece riferito all'improvvisa perdita della vista.
C'è ancora un'espressione sulla quale ritengo giusto soffermarmi, o meglio, una metafora: chi drizzò l'arco tuo a tal berzaglio, dove l'arco sta per l'inclinazione di Dante verso Dio e il bersaglio invece riguarda l'Entità di Dio. E' la prima volta che trovo questa metafora in ambito di questioni teologiche; nella letteratura italiana delle origini e del Trecento l'ho sempre trovata in ambito stilnovista o petrarchesco riferito all'innamoramento.
vv. 91-96:
E cominciai: «O pomo che maturo
solo prodotto fosti, o padre antico
a cui ciascuna sposa è figlia e nuro,
divoto quanto posso a te supplìco
perché mi parli: tu vedi mia voglia,
e per udirti tosto non la dico».
Ho fatto un bel salto in avanti...
Però, dopo aver superato l'esame di San Giovanni, Dante incontra Adamo, l'uom che non nacque, come viene detto appunto nel settimo canto del Paradiso. Adamo è infatti l'uomo già maturo, creato così da Dio, senza mai aver attraversato le fasi di crescita. Ciascuna donna è figlia di Adamo, in quanto appunto sua discendente, e nuora, perché sposata con qualcuno tra i discendenti di Adamo.
Dante qui è sicuro che Adamo riesca ad intuire tutto ciò che egli vorrebbe domandargli. Ed è così. Alcune strofe dopo infatti, Adamo narra e interpreta ciò che gli è accaduto durante la sua esperienza nel Paradiso terrestre.
vv. 115-132:
Or, figluol mio, non il gustar del legno
fu per sé la cagion di tanto essilio,
ma solamente il trapassar del segno.
Quindi onde mosse tua donna Virgilio,
quattromilia trecento e due volumi
di sol desiderai questo concilio;
e vidi lui tornare a tutt'i lumi
de la sua strada novecento trenta
fiate, mentre ch'io in terra fu' mi.
La lingua ch'io parlai fu tutta spenta
innanzi che a l'ovra inconsummabile
fosse la gente di Nembròt attenta:
ché nullo effetto mai razionabile,
per lo piacere uman che rinovella
seguendo il cielo, sempre fu durabile.
Opera naturale è ch'uom favella;
ma così o così, natura lascia
poi fare a voi secondo che v'abbella.
Forse cominciate ad intuire il motivo per cui questo canto è uno dei miei preferiti del Paradiso: perché introduce delle questioni linguistiche e perché, se letto in profondità, ci permette di riflettere sulla glottologia (=studio delle lingue indoeuropee e delle loro somiglianze nel corso del tempo) e un pochino è possibile fare anche un richiamo alla linguistica italiana, materia nella quale mi sono laureata. In linguistica si studia in maniera scientifica e precisa (altroché la medicina e l'approssimazione di chi sarebbe tenuto ad applicarla con coscienza e con professionalità!!!) la grammatica, la sintassi e il lessico (inclusi ovviamente prestiti, calchi e parole composte) degli autori, tenendo anche conto di come questi concepiscono il "creare testi" e facendo dei riferimenti specifici alle condizioni storico-sociali del secolo nel quale sono vissuti e hanno operato (perché un Zanzotto e una Ginzburg degli anni '60 nutrono sfiducia nella comunicazione verbale? Per quale motivo Manzoni, già dal 1827, ritiene necessaria "la risciacquatura in Arno"? Qual'è il vero scopo del Manifesto del Futurismo di Marinetti che vuole stravolgere tutte le regole sintattiche dell'italiano? Che funzione ha la parola "ricordo" in Leopardi?).
Chiarisco il significato di un'espressione: ovra inconsummabile è la costruzione della Torre di Babele, mai condotta a termine e frutto della presunzione degli uomini.
Adamo parla così a Dante: Sono stato espulso dal giardino del Paradiso terrestre perché ho oltrepassato il limite che Dio mi aveva in realtà raccomandato di non oltrepassare.
Poco dopo afferma di essere stato nel Limbo per 4302 anni e asserisce che la sua vita terrena è durata in tutto 930 anni. Ci sono questi numeri inverosimili nella Genesi. La teologia non è la mia materia, anche se mi ha fatto bene in quest'ultimo periodo, ma so che ad Abramo ad un certo punto vengono attribuiti 120 anni, alla moglie Sara 90 quando Isacco è un ragazzo adolescente, a Matusalemme quasi un millennio (969...), a Noè circa 900. Età scritte e impresse allo scopo di meravigliare, nei tempi antichi, mentre, nei tempi moderni, per far capire che la misericordia di Dio e l'affidarsi a Dio rendono significativa e piena la vita umana. Credo le cose stiano più o meno così. Non c'è da prendere alla lettera la Genesi, è illogico.
D'altra parte, nel Nuovo Testamento, Elisabetta, cugina di Maria, ha 75 anni quando attende Giovanni il Battista.
Ad ogni modo, la dispersione degli uomini voluta da Dio dopo la Torre di Babele, ha generato nuove lingue, e quella di Adamo, cioè, con ogni probabilità, l'ebraico, è scomparsa. Questa era quasi l'unica teoria linguistica esistente nel Medioevo.
Per il primo albero genealogico delle lingue indoeuropee bisognerà attendere gli anni sessanta dell'Ottocento, con August Schleicher. Però è importante ricordare qui che Dante, già nei primissimi anni del Trecento, aveva intuito non soltanto che il volgare italiano deriva dal latino ma anche che, nelle zone della nostra penisola, i volgari presentavano delle differenze gli uni dagli altri (il bolognese era diverso dal fiorentino, ad esempio).
Adamo inoltre pronuncia un giudizio molto sensato sul rapporto tra uomo e lingua, affermando che è naturale che gli uomini esprimano in parole i pensieri e i sentimenti. E poi, riferisce a noi lettori del XXI° secolo un'altra intuizione di Dante: la storia determina nascite, morti ed evoluzioni delle lingue.
Questo ci induce a riflettere sulla linguistica italiana; ed eccovi dunque alcune considerazioni e alcuni studi che ricordo, così a braccio:
(Blogger non mi permette più di stilare tabelle all'interno di un post)
*Alcune parole italiane derivate dal latino: notte (da noctem), dono (da donum), vita (da vitam), urbano (da urbanum, am, um a sua volta legato al sostantivo urbs, urbis, "città"), libro (da librum), fiore (da florem), nero (da nigrum, am, um). E molte altre...
I vocaboli della nostra lingua provenienti dal latino derivano tutti, come afferma il linguista Claudio Marazzini, dall'accusativo singolare, non dal nominativo o dall'ablativo.
*Alcune parole italiane derivate dal germanico medievale: bianco (da blank), guerra (da werra), guardia (da warda), albergo (da harijberg), banda (da bandwa), rocca (da rukka).
*Qualche prestito linguistico (o forestierismo) importato in italiano da una lingua straniera, esattamente così come è scritto e pronunciato:
-dall'inglese: weekend, open day, austerity, badge, editor, fake, fake news, cameraman, barman e bar, audience, background, feedback e tutto il lessico relativo all'informatica: on e offline, browser, desktop, hardware, software...
-dal francese: menu, toilette, manicure, crepe, omelette, croissant, tailleur, chef.
-dal giapponese: kamikaze, karate.
-dallo spagnolo: tango, paella, flamenco, golpe, embargo.
-dall'arabo: i termini ragazzo/a derivano da raqqas.
Da annoverare inoltre anche i calchi, che consistono nel tradurre una parola per poterla trasferire da una lingua diversa da quella di origine.
-Alcuni calchi morfologici dell'italiano: grattacielo (da skyscraper), pellerossa (da redskin).
-Elenco di alcuni calchi semantici. I calchi semantici consistono nel dare nuovi significati a termini esistenti in una lingua e importati in un'altra, come in questi casi. Cioè: ingresso di significante ma cambiamento di significato.
Calco semantico molto recente: to realize in lingua inglese è riconducibile al nostro rendersi conto. Per noi, fino all'inizio degli anni Duemila, realizzare significava solamente concretizzare, compiere, riuscire a concludere un progetto. Ora, a causa dell'influsso dell'inglese nel settore informatico, tecnico ed economico, il nostro realizzare significa anche comprendere, accorgersi di.
Eccovi invece un calco semantico che risale all'Ottocento: il verbo italiano autorizzare ha un'origine francese e, fino ai tempi di Ugo Foscolo compreso, significava nella nostra lingua rendere autorevole. Dopo la morte di Napoleone e durante le guerre d'Indipendenza del Risorgimento, autorizzare ha assunto il significato di permettere, valore semantico che, già nel periodo di Verga e di D'Annunzio, era prevalso fino a cancellare l'originario rendere autorevole.
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A distanza di circa un mese e mezzo da quel sogno strano che ha preceduto di poco il mio compleanno, posso affermare che, come mi diceva la signora in grigio, ho attraversato diversi cambiamenti nel mio stile di vita e nella mia quotidianità, ma non è ancora avvenuto quel che speravo... l'inizio della mia carriera lavorativa. Ieri ho sognato che una donna che conosco da anni e che per molto tempo ha prestato servizio presso la scuola media del mio paese mi annunciava una mia prossima assunzione per "cattedra rimasta scoperta". Mi diceva: "Il tuo collega, non di ruolo e precario come te, sebbene sia in graduatoria, ha inviato anche alcune MAD tra agosto e settembre, è appena stato chiamato in un liceo e preferisce insegnare italiano e latino in un liceo scientifico piuttosto che italiano, storia, cittadinanza e geografia alle medie. Si è liberato un posto che sarà tuo fra poco". Il punto è che sono arci-stufa di annunci e dei "vedrai che ti chiamano". Non voglio più annunci, voglio LA REALTA' DEI FATTI. E magari, più che una cattedra vuota, come regalo di Santa Lucia sarei contentissima se ottenessi una supplenza per congedo di maternità, anche alla secondaria di primo grado. Sarebbe un primo bel punteggio da registrare in graduatoria il prossimo anno. Poi è vero, i ragazzi me li terrei per circa sei mesi fino al 5 giugno, sarei carica di responsabilità... ma me la sentirei di affrontarle! Sento di essere fatta per questo, non per altri lavori.
1) Tanto per cominciare, ho cambiato attività in parrocchia e devo dire che sto molto meglio a collaborare per il catechismo con persone molto più adulte di me piuttosto che con il settore giovani. Insomma, non lo avrei mai detto, ma è un'attività che mi sta gratificando.
2) Poi finalmente ho iniziato un corso di teatro che mi sta un po' cambiando: grazie a questa opportunità, ho un pochino allargato il giro di conoscenze e sto imparando a mettermi maggiormente in contatto con il mio corpo. Risultato: mi sento più forte io e, tutto ciò che comporta questo periodo difficile, lo affronto senza mai lamentarmi né deprimermi. Anche quando agisco... sono più decisa e manifesto più apertamente la rabbia e, per me, questo è molto positivo, soprattutto dopo anni di umiliazioni e di derisioni. E' come se avessi modificato il carattere in questo ultimo mese. Mi sento diversa. Vedete che ho fatto bene ad adottare lo slogan "meno volontariato e pensa un po' più a te stessa e al tuo benessere psichico"?
3) Con il fatto che la nonna, appena due settimane dopo il mio compleanno, è diventata un'inferma da accudire di continuo, ho imparato quanto sia brutta una vecchiaia in cattiva salute e ho imparato, se non rinforzato per abilità, quasi tutti i lavori di casa. Non mi sento inutile perché lavoro per la mia famiglia e al contempo alimento le mie passioni con alcune letture. Ho imparato anche che non tutti i medici lavorano con professionalità e umanità, non tutti fanno quel mestiere per passione o comunque, non tutti i medici sono sensibili nei confronti di un paziente che sta soffrendo e della sua famiglia: effettivamente, il medico di base di mia nonna si dimentica di lasciare le ricette dei medicinali, non l'ha mai visitata veramente visto che è venuta a casa nostra con un SUV enorme quanto Piazza Brà soltanto per guardarla dormire da lontano, quando la si cerca al telefono spesso non c'è... e avanti così. Un bagno di umiltà e un esame di coscienza mai, eh??! (anche perché hanno sempre ragione loro).
4) Siccome sono veramente stanca di cercare per forza la compagnia di qualcuno per divertirmi in modo semplice, come ad esempio per fare una semplice camminata, prendo solo io, da un mese e mezzo a questa parte, l'iniziativa. Vado da sola di proposito lungo sentieri di campagna e di lago che non conosco o che non percorro da tempo per assaporarmi lo spettacolo dell'autunno. Tutto meraviglioso!
5) Facevo un mucchio di attività quest'estate anche se non stavo bene. Ho l'ipovitaminosi D (carenza significativa di D2 e D3). Finalmente so che il mal di testa ricorrente, i formicolii ai polpastrelli delle mani, episodi di dolori alle articolazioni (anche di notte) senza aver subito cadute o incidenti e la schiena che abbastanza spesso scrocchia quando cammino sono dovuti soprattutto a questo. Mi sono decisa, dopo diversi mesi, ad ordinare le analisi a inizio ottobre, mi sto curando quotidianamente con il colecalciferolo a gocce (è un olio bianco insipido). Mi sono presa praticamente della "ragazzina viziata" dal medico di base perché "ho fatto le analisi senza un motivo particolarmente grave", ma me ne stra-frego. Devo stare bene anch'io! A lungo andare, l'ipovitaminosi D non curata diventa osteoporosi ed è fonte di malattie cardiovascolari, indipendentemente dall'età. Le mie analisi, al di là di questa carenza, hanno valori che sono nei limiti o comunque, appena sufficienti.
Non sono una piaga e il mio male non è mentale ma reale. Vado a giorni: sabato era un'ottima giornata, mi sentivo molto bene. Oggi no, e anche stasera, scrivo anche se non sto bene. Almeno ho preso la consapevolezza che devo prendermi un po' più di cura di me anche con più attività fisica.