In queste ultime settimane sto seguendo un corso di politica adattato ai giovani intorno alla mia età. Si tratta di un laboratorio che unisce l'attualità allo spirito del cristianesimo: di fronte a questo periodo storico- sociale precario come devono pensare, comportarsi e agire i cristiani che vogliono fare politica promuovendo i valori umani e non una sterile teocrazia condita di fanatismo religioso?
Questa è stata una settimana difficile, drammatica e angosciante per tutta la comunità europea che attende con apprensione gli sviluppi del conflitto tra Russia e Ucraina.
Per me, ma non per l'umanità in generale, è stata una settimana positiva: finalmente mi sono stati pagati i mesi di dicembre e gennaio!
Credo che queste riflessioni sul lavoro possano giovare a tutti voi lettori.
NB: Le frasi in corsivo ed evidenziate in blu sono le citazioni dal libro, le considerazioni in nero sono invece i miei apporti personali.
1.CHE COSA SIGNIFICA LAVORARE?
Poter svolgere, dopo anni di grande impegno negli studi, il lavoro che ho sempre desiderato fare, costituisce per me il coronamento di un (breve) percorso di vita che, dal punto di vista culturale e professionale, è ben riuscito/sta andando piuttosto bene, al di là delle difficoltà. Piaccio anche ai bambini tra i 7 e gli 8 anni, a casa ormai ho due scaffali pieni di disegni e di dichiarazioni di affetto, il punto è che bisogna aiutarli a regolarsi e a crescere.
Per non dimenticare mai i bambini in quarta che mi prendono per le braccia per farmi giocare con loro...
Essere disoccupati, non essere utili toglie all'uomo la dignità. Con il lavoro l'essere umano dà prova dei propri talenti e prende parte allo sviluppo economico (...)
Come dice la nostra Costituzione, scritta poco dopo la metà degli anni Quaranta grazie ad una proficua collaborazione tra socialisti e cattolici, l'Italia è una Repubblica democratica fondata sul lavoro e dunque, sulla dignità e sulla valorizzazione della persona umana.
Dio ha dato incarico agli esseri umani di sottomettere la terra (Genesi 1, 28), di custodirla, di coltivarla. Il lavoro può essere un servizio prezioso al prossimo, ammesso che, in una società "liquida" e sur-moderna come questa, nella quale i rapporti umani vengono spesso sacrificati all'egoismo, il prossimo riconosca la tua dignità e la tua autorevolezza.
2.IL LAVORO NELLA GENESI:
Secondo il racconto biblico della creazione, lavorare fa parte dell'essere creatura dell'uomo.
Dopo che Adamo ed Eva hanno infranto il divieto di Dio di mangiare "dell'albero della conoscenza del bene e del male", dopo la caduta quindi, Dio infligge una maledizione sul terreno coltivabile. Da allora il terreno coltivabile è arido e l'uomo deve lavorare duramente per nutrire se stesso e la sua famiglia. Nella prospettiva biblica però, la fatica del lavoro è la punizione di Dio per la caduta, non il lavoro in sé.
LAVORO/FATICA sono ben distinte in fisica, questa almeno è quasi l'unica cosa che ricordo di questa materia.
Forse una cosa in comune la fisica e l'analisi logica in grammatica italiana ce l'hanno: per comprenderle bene bisogna continuamente proporre esempi.
Immaginatemi, ad esempio, trasportare una valigia lungo una strada diritta per raggiungere un albergo... Faccio fatica perché la valigia pesa ma, dal punto di vista di un fisico, il mio lavoro è nullo dal momento che forza e spostamento risultano perpendicolari, cioè la forza non condiziona e non si oppone allo spostamento.
E ora ho trovato anche un'immagine che rende molto bene quel che voglio dire:
3. COME CONSIDERAVA GESU' IL LAVORO?
Gesù si è sottoposto lui stesso a un tirocinio professionale lavorando fino ai trent'anni come falegname. Nelle sue parabole utilizza immagini tratte dalla vita economica. Nella sua predicazione loda i servitori che lavorano con i propri talenti, mentre condanna il servo pigro che seppellisce il proprio talento nella terra.
"Più che la magnificenza delle opere, il Signore guarda all'amore con cui si fanno". (Santa Teresa D'Avila) Quindi mille volte meglio un infermiere che lavora nei reparti ospedalieri 36 ore ogni settimana (guadagnando più o meno il mio stipendio mensile) e si occupa del suo lavoro e dei malati con dedizione piuttosto che un dittatore che ordina di perfezionare i missili ipersonici, che fa torturare i presunti oppositori, che impedisce qualsiasi sviluppo culturale, economico e solidale tra i cittadini. Mi riferisco al pazzo criminale della Corea del Nord stavolta.
Ad ogni modo, ogni lavoro ha una dignità dal momento che viene svolto da un essere umano.
"Il primo capitale da salvaguardare e valorizzare è l'uomo, la persona nella sua integrità". (Papa Benedetto XVI°).
4.IL LAVORO FA PARTE DELLA VITA, MA NON E' LA VITA:
Si tratta di una differenza importante. Oggi, soprattutto nei paesi altamente sviluppati, ci sono molte persone che sembrano vivere solo per il lavoro. (...) Lo scopo del lavoro umano non è accumulare soldi, e neppure ottenere fama, ma raggiungere la vita eterna presso Dio con l'amore attivo verso il prossimo.
"Se il lavoro fosse tutto, non ci sarebbe un senso della vita per i disabili, non ci sarebbe più per gli anziani e non ancora per i bambini". (Norbert Blum, politico tedesco).
Ma i bambini e gli adolescenti affrontano la scuola per comprendere la loro strada e le loro capacità, per poi (mi auguro), poterle coltivare.
Una parte significativa dei bambini di una delle mie due quarte manifesta la predisposizione per matematica e scienze naturali. Ma è vero: navigano già bene con frazioni e decimali, me ne accorgo quando ho l'ora di compresenza con la collega. Anche con me studiano e di conseguenza prendono punteggi alti ma comunque, se questa loro chiara tendenza si confermerà anche alle medie, è abbastanza probabile che buona parte di loro scelga o un istituto tecnico o licei ad indirizzo scientifico. Anzi, alcuni personaggi lì dentro personalmente li vedrei bene al liceo scientifico tradizionale.
Alcune persone devono accollarsi più lavori e lavorare duro per poter mantenere la famiglia. (...) Il lavoro contribuisce anche a creare il fondamento materiale e morale della vita familiare. Il salario assicura il sostentamento della famiglia e i genitori che lavorano sono un esempio importante per l'educazione dei figli. Nonostante ciò, per molti non è facile conciliare famiglia e lavoro. I datori di lavoro, i sindacati e la politica devono quindi fare uno sforzo comune per sviluppare nuovi modelli flessibili di lavoro retribuito.
"Il lavoro non scappa quando mostri a tuo figlio un arcobaleno. Ma l'arcobaleno non aspetta fino a quando hai finito di lavorare." (Proverbio cinese).
Ecco il disegno che mi ha portato una bambina in seconda dopo essere ritornata da tre settimane di video-lezioni e quarantena:
5. LA DISOCCUPAZIONE:
E' ovvio che lo stipendio è fonte di guadagno, oltre che coronamento dell'auto-realizzazione.
La disoccupazione va al di là della perdita di un reddito materiale. Spesso la disoccupazione vuol dire solitudine, dubbio interiore, disprezzo sociale e malattia.
La disoccupazione è una condizione frustrante. Negli ultimi anni si distingue tra l'altro tra disoccupato (=chi ha perso il lavoro) e inoccupato (=chi non studia o non studia più ma non ha mai avuto un contratto di lavoro).
Se il lavoro è precario le persone non sono in grado di pianificare il loro futuro e quando sono sul posto di lavoro godono di diritti di tutela limitati.
Con "lavoro precario" si intende soprattutto una condizione del genere: un giovane che per tre mesi viene assunto in un ristorante, poi rimane per due mesi senza lavoro, poi per sei mesi fa il commesso in un negozio di articoli sportivi, poi perde ancora il lavoro... Come si fa pianificare a lungo termine? Anch'io sono precaria in questo momento, ma è da poco che lavoro e almeno ho una prospettiva e una speranza di stabilità (docenti e infermieri sono categorie delle quali lo stato non potrà mai fare a meno anche se all'inizio per forza ottengono contratti a tempo determinato. Basterebbe che lo stato facesse concorsi, per entrambe le categorie, in maniera più regolare).
6. LE DONNE, I BAMBINI E MONDO DEL LAVORO:
Le donne devono poter svolgere in ogni ambito della vita sociale un ruolo pari a quello degli uomini. In particolare, le donne incinte e le madri hanno bisogno di tutele particolari nell'ambito giuridico e dell'intera società. E in molte parti del mondo questo ancora non accade, dal momento che le donne sono esposte a una discriminazione degradante e allo sfruttamento.
Invece, almeno nell'Italia "berlusconiana", ragazze e donne sono soltanto oggetti alle quali non vale la pena portare rispetto o riconoscere dignità. Non siamo niente. Andiamo soltanto palpate per il gusto di chi non riconosce la nostra umanità e interiorità. E la cosa peggiore poi è il senso di vergogna che si prova e che rende ostinate nel silenzio. E intanto ti chiedi: "Perché me lo sono lasciata fare?".
Penso alla frase di un mio alunno: "Io non perdonerei se qualcuno facesse del male a mia sorella". Con tutta la stima che hai di me come reagiresti se solo avessi il fegato di raccontarti un'umiliazione (ma non lo faccio perché sei un mio alunno e sei un bambino di appena 10 anni) che ho passato e che sicuramente non ti piacerebbe sentire (e non piacerebbe nemmeno ai tuoi compagni)? Ma tanto in ogni caso non parlo.
Eppure resisto e in questi ultimi mesi affronto, al di là dell'autostima ancora traballante, con i pugni chiusi, con un vortice di emozioni quasi sempre trattenute, tutto quel che il mondo fuori mi presenta e mi propone.
So bene che Silvio Berlusconi non è più il Presidente del Consiglio dal 2011! Però ero ancora una bambina quando sentivo parlare di bunga-bunga, amanti, le notti di Arcore, decine di migliaia di soldi... Eppure, la sua esemplare morale insieme agli stuzzicanti modelli televisivi hanno influito, a mio avviso, sui comportamenti di molti giovani.
Solo in Svezia, in Danimarca e in Finlandia i salari tra donne e uomini sono quasi uguali.
Tra l'altro purtroppo, in ambito aziendale, succede che una maternità faccia perdere il lavoro. E io invece dico che le donne in gravidanza avrebbero il diritto a un raddoppiamento dello stipendio. Pensate che società migliore sarebbe se fosse veramente così!
Nella prima fase dell'industrializzazione, in America e in Europa lo sfruttamento dei bambini con il lavoro minorile è stato uno dei più grandi scandali.
Certo, basti pensare a quel che c'è scritto nei libri di storia moderna e ai contenuti di alcuni romanzi inglesi ("David Copperfield", "Oliver Twist", "E le stelle stanno a guardare", quest'ultimo è sui lavori in miniera dove sono coinvolti anche bambini dell'età dei miei scolari).
Anche oggi il lavoro minorile è ancora molto diffuso nei Paesi emergenti o in via di sviluppo. Spesso è la pura e semplice difficoltà di sopravvivenza a spingere le famiglie a impiegare i propri figli nel lavoro retribuito. Aggiungo io: molto poco retribuito.
Che schifo! La Chiquita (altroché "passione mai finita" come recitava una vecchia pubblicità del 2005!) impiega i bambini africani nella raccolta delle banane per una sola monetina al giorno.
Iqbal Masih è stato venduto da suo padre, che era sommerso di debiti, ad un fabbricante di tappeti.
I bambini indiani e pakistani lavorano nell'ambito dell'industria tessile. A loro viene negato il diritto all'istruzione. A noi però viene dato il pieno diritto di acquistare abiti, scarpe e pantaloni da loro cuciti.
"La gioventù che lavora in fabbrica e non frequenta la scuola non solo perde un mezzo di difesa per il proprio futuro, ma in questi giovani schiavi dell'industria l'umanità stessa viene spezzata, dato che non potranno mai elevarsi allo spazio luminoso di un libero sviluppo spirituale". (Franz Joseph Von Buss, giurista e politico).
7. I SINDACATI:
Proprio perché c'è (per lo più) una sproporzione fra lavoratori e datori di lavoro talvolta i lavoratori hanno bisogno di unire le proprie forze nei sindacati. In questo modo possono tutelare i propri interessi insieme e in modo solidale. Il diritto a fondare un sindacato è un diritto umano.
"Bisogna garantire il rispetto di orari umani di lavoro e di riposo, oltre che il diritto di esprimere la propria personalità sul luogo di lavoro. (...) Anche qui è da richiamare il ruolo dei sindacati non solo come strumenti di contrattazione, ma anche come luoghi di espressione della personalità dei lavoratori" (.Giovanni Paolo II°, Enciclica "Centesimus Annus").