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12 agosto 2022

San Lorenzo:

Con leggero ritardo ho pensato di dedicare e pubblicare un post a questo importante martire cristiano protettore dei nostri diaconi.

A) ORIGINI E MARTIRIO:

Il nome Lorenzo deriva dal latino Laurentius, antica città del Lazio che probabilmente era un luogo pieno di piante d'alloro.

Sembra che Lorenzo, il futuro martire, sia nato il 31 dicembre 225 d.C. a Osca, città dell'attuale Spagna. 

Della sua vita si conosce poco: si sa per certo che è stato uno dei sette diaconi di Roma durante il pontificato di papa Sisto II e durante il governo dell'imperatore Valeriano, uno dei persecutori più accaniti della religione cristiana.

Nell'estate 258, i soldati imperiali avevano catturato, nelle catacombe di San Callisto, Lorenzo, gli altri sei diaconi e papa Sisto II. 

Mentre il pontefice e gli altri diaconi erano subito stati condannati a morte e decapitati, l'imperatore Valeriano aveva deciso di risparmiare Lorenzo dal momento che esigeva dal futuro santo la consegna dei tesori della Chiesa cristiana. Tuttavia, le agiografie raccontano che il giovane diacono avesse portato davanti all'imperatore diversi ammalati e poveri, dicendo chiaramente: "Ecco i tesori della Chiesa". Inviperito, Valeriano aveva deciso di affidare Lorenzo al centurione Ippolito che lo aveva rinchiuso, con il cieco Lucillo, in un sotterraneo buio e molto umido. 

In poco tempo Lorenzo era riuscito a convertire Lucillo al cristianesimo, battezzandolo addirittura con l'acqua di un rivolo che scorreva sul suolo del luogo di prigionia. Subito dopo il battesimo, miracolosamente, Lucillo aveva riacquisito la vista. Al constatare il prodigio, anche il centurione Ippolito si era convertito e fatto battezzare da Lorenzo. (Ippolito aveva poi pagato la sua adesione al Cristianesimo con una morte orribile).

La tradizione vuole che San Lorenzo sia morto bruciato vivo su una graticola, poco lontano da quella prigione molto umida.

B) ICONOGRAFIA DEL SANTO:


Da molti secoli San Lorenzo viene raffigurato con una fisionomia giovanile, rivestito della dalmatica (=ampia tunica dalle maniche larghe che indossavano i diaconi a partire dal II° secolo d.C.) e spesso con la graticola oppure con la borsa del tesoro della Chiesa romana che, quando era in vita, aveva distribuito ai poveri.

C) SAN LORENZO E IL LEGAME CON LE STELLE:

La notte di San Lorenzo ha un profondo legame con le stelle cadenti e con i desideri.

C'è più di un'interpretazione di questo nesso: la prima vede nelle stelle cadenti la rappresentazione delle lacrime del santo durante il martirio. Secondo questa credenza le lacrime di San Lorenzo vagherebbero nel cielo in eterno e scenderebbero sulla Terra solo nella notte tra il 9 e il 10 agosto. 

La seconda interpretazione invece collega le stelle cadenti ai carboni sui quali il santo sarebbe stato martirizzato.

Ad ogni modo, anche la celebre poesia di Pascoli intitolata X Agosto interpreta la pioggia di stelle cadenti come lacrime celesti.

San Lorenzo, io lo so perché tanto
di stelle per l’aria tranquilla arde e cade,
perché sì gran pianto
nel concavo cielo sfavilla.

Ritornava una rondine al tetto:
l’uccisero; cadde tra spini,
ella aveva nel becco un insetto:
la cena de’ suoi rondinini.

Ora è là, come in croce, che tende
quel verme a quel cielo lontano;
e il suo nido è nell’ombra, che attende,
che pigola sempre più piano.

Anche un uomo tornava al suo nido:
l’uccisero, disse: Perdono;
e restò negli aperti occhi un grido:
portava due bambole in dono…

Ora là, nella casa romita,
lo aspettano, aspettano in vano:
egli immobile, attonito, addita
le bambole al cielo lontano.

E tu, Cielo, dall’alto dei mondi
sereni, infinito, immortale,
Oh! D’un pianto di stelle lo inondi
quest’atomo opaco del Male.

Nella nostra tradizione letteraria i versi più canonici, e quindi i più frequenti sin da Dante, sono gli endecasillabi e i settenari. Pascoli però è più portato per novenari e decasillabi e questa poesia è dotata soltanto di questi due tipologie di versi. Oltre a ciò, la frequente punteggiatura rende il ritmo franto, singhiozzante. Anche questo rimanda ad uno stato emotivo di profonda malinconia (e di stagnazione psicologica in un evento molto traumatico avvenuto nella prima adolescenza dell'autore).

Già sulla prima strofa ne avrei da dire... innanzitutto il cielo è personificato. Inoltre, gli ultimi due versi della prima strofa: perché sì gran pianto/nel concavo cielo sfavilla mi richiama, sin dall'ultimo anno di liceo, l'idillio Alla luna di Leopardi Nell'idillio leopardiano è scritto: ma nebuloso e tremulo dal pianto/che mi sorgea sul ciglio, alle mie luci/il tuo volto apparia. Certo, è facile pensare che sia il poeta che, a causa del pianto, non veda la luna ben nitidamente. Però a me è sempre parso ambiguo quel alle mie luci/il tuo volto apparia. Dal momento che l'intero idillio è un dialogo con la luna, che, per il Leopardi ventenne, è un elemento "grazioso" e "diletto", è possibile persino che questo astro riesca ad intuire lo stato d'animo dell'autore e a provare empatia.

Notevoli sono, in questa poesia, i riferimenti cristologici, già a partire dalla seconda strofa, quando compare la rondine che, quando viene uccisa, cade tra spini e quindi, presumibilmente, in un cespuglio spinato. Le spine comunque rimandano alla corona di spine di Gesù Cristo.

C'è un'analogia tra la rondine e il padre di Pascoli, visto che, a partire dalla quarta strofa, entra nel componimento anche un chiaro riferimento autobiografico. E anche qui, al di là dell'agnosticismo di Pascoli, c'è il valore cristiano del perdono, ultima parola pronunciata dall'uomo in agonia. E' un perdono che ha due accezioni: la vittima (Ruggero Pascoli), consapevole che sta per morire, chiede perdono a Dio dei suoi peccati e perdona anche i suoi assassini.

Gli ultimi versi racchiudono una convinzione ben radicata nell'animo di Pascoli: la Terra è luogo di innocenti e di malvagi. E tutti i viventi soffrono.

D) LA CHIESA DI SAN LORENZO A VERONA:

Nel mio periodo universitario mi era chiara una cosa molto bella: milanesi, torinesi, genovesi e fiorentini che a volte incontravo nelle zone del centro erano affascinati da Verona. E' ricca in effetti sia di storia romana che di storia medievale.

Ai lettori non veronesi che volessero trascorrere un'intera giornata a Verona suggerirei senza dubbio la visita a San Zeno, compreso il panorama della zona di Castelvecchio (che è la mia zona preferita della città); e San Fermo, basilica vicina a ponte Navi e quindi alla mia facoltà. Stupenda però è anche la chiesa romanica di San Lorenzo in Corso Cavour: sarebbe un peccato andarsene da Verona senza aver visitato questo gioiello architettonico.


Ad ogni modo, questa chiesa romanica è stata edificata nel XII° secolo, intorno al 1110. Dopo il terremoto del 1117 è stato costruito l'abside (=per tutti gli edifici sacri, è la parte terminale del coro) e, alla fine dello stesso secolo, la costruzione della chiesa è stata completata con l'aggiunta di transetto (=corpo architettonico perpendicolare alle navate), matronei (=balconi rialzati lungo le pareti delle navate e luoghi destinati alle donne) e torri cilindriche.

La pianta è a croce latina benedettina e questa chiesa ha ben 5 absidi, quindi per questo la sua struttura ricorda quella delle abbazie cluniacensi francesi:


La facciata a capanna è stretta tra due torri:

All'interno lo spazio è stato suddiviso in tre navate e la navata centrale è coperta da un soffitto a capriate lignee, ricostruito nel secondo dopoguerra. Sopra le navate laterali si innalzano i matronei, intervallati da colonne e pilastri cruciformi:

In alcune zone della chiesa le colonne risultano piuttosto elaborate: ad esempio, nella parte orientale molte delle colonne sono dotate o di capitelli corinzi con foglie d'acanto che appaiono spinose.

Il presbiterio di questo edificio religioso ha un carattere quasi barocco con i suoi marmi policromi e le balaustre, ma questo è dovuto a dei lavori che sono stati fatti in questa parte della chiesa all'inizio del Settecento.

Nell'emiciclo absidale c'è una grande pala risalente al 1566 che raffigura San Lorenzo che tiene la palma del martirio e la graticola, San Giovanni Battista e Sant'Agostino. Al di sopra di questi tre santi c'è Maria con Gesù Bambino.

Gli affreschi di epoca medievale della chiesa sono andati perduti. Rimane però, nella parete meridionale, un affresco che raffigura San Cristoforo con l'aureola.

All'interno di questo edificio religioso, nel 1774 è stata battezzata Santa Maddalena di Canossa, tra l'altro raffigurata da Novello Finotti attraverso una scultura presente all'interno dell'edificio, mentre nel 1901 ha celebrato la sua prima messa Don Giovanni Calabria che tra l'altro, con i suoi familiari, ha vissuto nelle gallerie della Chiesa per un certo periodo.

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La prossima settimana uscirà una recensione a due cervelli di Opinioni di un clown. 

Dopodiché anch'io mi fermo per alcuni giorni con i post (19-28 agosto). 

Ora sono alle prese con il Gattopardo, lettura impegnativa anche per me ma non tanto per lo stile quanto piuttosto per l'immersione in un'altra mentalità (la mentalità aristocratica dell'altro secolo e del Risorgimento). Ma forse ai primi di settembre riesco a creare una mini-tematica del genere: Il declino dell'aristocrazia con riferimenti sia alla Cripta dei Cappuccini di Joseph Roth che al Gattopardo.


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