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10 dicembre 2022

"Trans Europa Express", P. Rumiz (I):

Heal the world!

Make it a better place,

 for you and for me and the entire human race.

(Michael Jackson)

La recensione di questo stupendo e meraviglioso libro è suddivisa in due parti ed entrambe contengono, oltre alle mie riflessioni, anche quelle di Matthias.

Ammetto che, mentre leggevo, avevo quasi sempre G-maps sotto mano per comprendere bene la posizione dei luoghi visitati.

Ad ogni modo, Trans Europa Express mi è piaciuto di più di E' Oriente.

Va specificato subito che Paolo Rumiz, giornalista e scrittore triestino, ci consegna questo resoconto di viaggi dal Mar di Barents al Mar Nero per denunciare le contraddizioni del nostro continente e per evidenziare come l'odio e le violenze della seconda guerra mondiale abbiano influenzato e influenzino ancora la vita di migliaia di persone.

Rumiz ha compiuto questo percorso nell'estate 2008 e gran parte delle tappe le ha affrontate e vissute con Monika, la sua compagna di viaggio di origini polacche.

Cosa ricordiamo io e Matthias del 2008? Era l'anno dei miei 13 anni mentre lui ne aveva 15:

Matthias: nel 2008 la Russia di Putin bombardava Tblisi. Non ricordo molto altro di quell'anno.

Anna: nel 2008 è caduto il governo Prodi. La destra di Berlusconi è tornata al potere intorno a Pasqua. L'estate è stata nuvolosa e piovosa dall'inizio alla fine, sembrava il seguito della primavera. Ho iniziato a fare dei progetti e delle vere e proprie scommesse su me stessa.

1. ROVANIEMI, TUNDRA FINLANDESE:

Il sole di Helsinki?

Un sogno, come il Mediterraneo.

In alcune pagine del libro Rumiz rende molto bene le gradazioni dei colori dei paesaggi. Il primo esempio è indubbiamente una descrizione, quasi pittorica, della tundra artica nella Finlandia settentrionale:

Il grigio in compenso ce la mette tutta. Esprime tonalità strepitose. Grigio antracite dei laghi senza sole, grigio amianto delle rocce, grigio fucile della compatta nuvolaglia sopra i nevai, grigio granulato dei laghi alti ancora gelati, grigio argento ramato o rossastro delle betulle, grigio nickel o grigio opale del mare quando si increspa nei fiordi, a seconda che esca un po' di sole o no.

2. KIRKENES, NORD NORVEGIA:

Kirkenes è una città silenziosa, di tremila abitanti, dalle casette colorate in legno. I vivi, in questo posto ai confini del mondo, risultano una presenza evanescente, a causa del clima e delle latitudini. 

Paolo Rumiz soggiorna in un albergo per qualche giorno ed ecco cosa ci riferisce:

(...) quando esco in corridoio ecco una decina di norvegesi che sorbiscono il caffè in un silenzio claustrale, come nel refettorio di un monastero prima della messa vespertina. Solo facendo attenzione riesco ad intuire un bisbiglio da confessionale. E allora così, solo per rompere quel ghiaccio dell'anima e gettarli nello sconcerto, lancio uno squillante buongiorno a tutti, e mi godo la visione di quegli occhi smarriti che si alzano con fatica dal piatto di pesce, uova e cipolla, per rispondere al nuovo arrivato con un cenno. Solo così ritrovo la spinta per affrontare il mio pane nero con aringhe e caffé.

I norvegesi, soprattutto al nord, vivono veramente? Cosa sono le relazioni umane per loro? Certamente 6 mesi di completa luce e 6 mesi di completo buio influiscono sul loro umore.

3. LOVOZERO, RUSSIA DEL NORD:

Da qui in poi c'è anche Monika con Paolo Rumiz.

A Lovozero non ci sono casette di legno ma casermoni di cemento. 

Lo scrittore triestino parla qui di "natura violentata" e ha mille ragioni per affermarlo!

I pochi abitanti del luogo lo informano del fatto che i Russi, con fucili di precisione al laser, sterminano le povere renne perché la renna dà tutto: pelliccia, carne, latte, ossa e corna per materiale edilizio.

Soprattutto nel Nord Europa le renne sono intimamente legate a immagini apparentemente edificanti come le slitte e i regali di Babbo Natale ma, in realtà, promotrici del consumismo e del commercio. 

La mentalità della nostra epoca è ben riassunta in questa frase: oggi tutto ciò che è nomade intralcia la cultura dello sfruttamento.

Più volte, nel corso di questa lettura, ho pensato al mio film preferito, ovvero, a Into the wild. 

La storia di Alex Supertramp è una storia di dolore e delusioni nei rapporti familiari, ma è sicuramente anche un inno alla solidarietà umana e un invito ad intraprendere uno stile di vita semplice, basato sulla gratuità. 

Ma, oltre a ciò, Alexander Supertramp è antagonista del capitalismo disumano che, in ambito lavorativo ed economico sfrutta le persone e danneggia la natura, ignorandone le meraviglie.

4. CARELIA:

La Repubblica di Carelia è uno stato all'interno della Federazione Russa che confina con la Finlandia.

È a partire da questa tappa che iniziano gli incontri interessanti per i due viaggiatori.

Durante un viaggio in treno si imbattono in Alexander, un ragazzo poco più che adolescente appena uscito di prigione. Ho fotografato apposta per voi il dialogo tra Rumiz, Monika e il giovane:




Alexander ha un passato brevissimo eppure molto duro. Non ha avuto punti di riferimento, probabilmente non è mai stato amato. 

Io e Matthias, mentre leggevamo questo di questo incontro, ci eravamo entrambi chiesti: chissà per quale motivo è stato in carcere. 
Tuttavia possiamo ipotizzare che, a causa della miseria e della solitudine, si sia fatto coinvolgere dalla malavita e che quindi abbia commesso dei furti o abbia contribuito allo spaccio di droga. 
Questa testimonianza che Rumiz riporta ci ha fatto pensare ai seri problemi socio-economici della Federazione Russa: l'alcolismo è diffuso, il PIL pro capite è quasi uguale al nostro italiano ma con una particolarità non trascurabile: in Russia ci sono 80 milioni di persone in più! Oltre a ciò, come in quasi tutti gli stati europei, i russi sono in decrescita demografica ed è aumentata l'emigrazione.
Vogliamo inoltre mettervi a conoscenza di un'iniziativa di Vladimir Putin: per le famiglie che arrivano a più di dieci figli, il presidente ha disposto un bonus forfettario che equivale ai nostri 16.000 euro. Probabilmente incoraggia le famiglie particolarmente numerose perché in futuro saranno utili delle nuove reclute militari, considerando i rapporti conflittuali con l'Ucraina e piuttosto tesi con gli Stati Uniti e l'Occidente.

Ad ogni modo, il futuro di Alexander sarà molto incerto. Il suo presente è segnato dalla povertà, economica, culturale e relazionale.

Eppure sono sicura che in quei minuti di colloquio quel ragazzo abbia avvertito la ricchezza interiore e la grande umanità e sensibilità di Paolo e Monika. Per questo la commozione ha avuto la meglio sia sulla paura dei poliziotti che su un eventuale ritorno in carcere.

Qui mi chiedo: chissà se nella Federazione Russa danno importanza al settore dei servizi sociali, soprattutto in aiuto e a sostegno di lavoratori, famiglie e minori...

In seguito, sempre in questa regione, i due protagonisti di questo viaggio incontrano Alja, donna dal cuore grande che condivide sempre cibo e bevande con i vicini, ex maestra d'asilo che sogna di frequente dei bambini in difficoltà.

Anche Alja ha un passato molto difficile. Ecco cosa racconta a Rumiz:

Nel '41, durante l'attacco tedesco, non c'era più niente da mangiare; mia mamma e mio fratello sono morti di fame e freddo. Io sono riuscita a scappare, mi hanno raccolta con altri orfani a Pietroburgo, caricata su un battello sull'Onega e spedita sul Volga fino alla fine della guerra. Mio padre invece era al fronte (...) Poi sono venuta a vivere qui, e per quarantun anni ho lavorato in un asilo nido. Era un collettivo straordinario, abbiamo dato l'anima.

Ogni persona che decide di fare l'insegnante deve dare l'anima visto che di fronte a sé ha il futuro dell'umanità. Ogni bambino, ogni adolescente è un mondo chiamato a confrontarsi con gli altri, a crescere nelle qualità, a scoprire i propri talenti. Tutti gli insegnanti, dall'infanzia alla secondaria di secondo grado, dovrebbero dare l'anima. Se davvero così fosse sparirebbe l'invidia di alcuni/e maestre e professori per i colleghi e le colleghe che mettono entusiasmo in questo lavoro.

Ad ogni modo, il capitolo sulla Carelia è il mio preferito dal momento che lo ritengo il più toccante e il più denso dal punto di vista umano ed emotivo.

5. ESTONIA:

In Estonia, dalle parti di Narva (e quindi ai confini con la Federazione Russa), Rumiz incontra Vadin, un russo ortodosso di stampo estremista.

"Lei è cattolico, si converta. Non esiste salvezza all'infuori dell'ortodossia". (...) 

"L'ecumenismo è un'eresia, esiste una sola fede. Il vostro papa è un Anticristo".

Paolo Rumiz definisce il dialogo con Vadin "surreale". Nemmeno quando è stato in Pakistan ha mai ricevuto un invito così esplicito alla conversione.

Quanti di voi sanno realmente cos'è l'ecumenismo? 

Ecumenismo deriva da οἰκουμένη. In epoca alessandrina l'ecumene corrispondeva alla parte abitata del nostro mondo.

Ora invece l'ecumenismo è la ricerca di un punto di incontro prima di tutto tra le religioni monoteiste, in particolare, tra ortodossi, cattolici e luterani. Altroché eresia!

6. LETTONIA, LA "SARAJEVO DEL NORD":

A Paolo Rumiz è piaciuta molto la Lettonia: la descrive come uno stato i cui abitanti amano la musica. 

Rezekne risulta una città spumeggiante di vita, colorata, illuminata dal sole in un giorno di mercato.


Ma poi il giornalista triestino arriva a Ludza, villaggio periferico semi-disabitato. Si sofferma con Monika davanti ad una sinagoga settecentesca in legno scuro, affacciata sulle sponde di un lago.

La sinagoga sembra abbandonata, in realtà, ci vivono due anziani che il giorno dopo Monika e Paolo incontrano: si chiamano Rita e Volodia.

Rita ospita volentieri i viaggiatori e narra loro la storia della sinagoga, trasformata in stalla dai nazisti che, negli anni quaranta del secolo scorso, hanno dichiarato "alieni" gli ebrei che abitavano a Ludza. Molti ebrei tra l'altro sono stati massacrati dagli eserciti di Hitler e sepolti nei boschi.

Rita e Volodia sono arrivati nei pressi della sinagoga nel '46.

Sul passaporto di Rita c'è scritto NEPSILONA PASE. 

E' in lingua lettone ma, tradotto in inglese, significa ALIEN'S PASSPORT.

Quindi Rita e Volodia non godono di diritti politici in Lettonia.

La donna dice a Rumiz: "Che vuoi, non sono abbastanza lettone, non sono più russa e il mio primo documento era sovietico. Siamo in mille così nel paese. Dovremmo passare un esame di lingua e uno di lealtà nazionale, ma che vuoi, io il lettone sono troppo vecchia per impararlo."

La ascolto pieno di vergogna. Vorrei diventare alieno anch'io, urlare contro questo fascismo perbene che invade l'Europa, Italia inclusa.

La storia di questi due coniugi ha immalinconito e indignato anche me.

Le parole, indipendentemente dalla lingua nella quale vengono scritte e pronunciate, possono essere pietre e questa vicenda lo conferma. 

Rita e Volodia, in quanti ebrei provenienti dalla Russia, risultano per lo stato lèttone degli alieni, come se avessero sei occhi e trenta dita tra mani e piedi. Come se, in quanto ebrei ex sovietici, dovessero rimanere per sempre estranei alla vita sociale e politica del paese in cui si sono trasferiti da tempo. 

È terribile il fatto che non possano essere considerate persone a tutti gli effetti.

Rumiz ammette, in uno dei viaggi precedenti, di aver trovato Riga incomparabilmente più bella di Stoccolma.

Però l'emarginazione di Rita e Volodia ci fa capire che è nelle periferie, non nelle capitali, che si viene a contatto con diritti negati e con un'umanità sofferente eppure, con la sua semplicità, capace di generosità, di dono e di scambio.

Ecco la similitudine a cui ho pensato frequentemente mentre anch'io, da lettrice, visualizzavo gli incontri di Rumiz e soprattutto, questa sosta a casa di Rita e Volodia:

L'umanità sembra essere una coperta un po' vecchia e un po' scucita, resa comunque bella da toppe colorate. E le toppe siamo noi, con le nostre profonde diversità e con il nostro potenziale umano!


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