Le mie tre più grandi soddisfazioni degli ultimi due mesi!
Come vi scrivevo poco prima di Natale, il 4 dicembre 2022 ho avuto l'occasione di dialogare con il saggista Maurizio Pallante a proposito dei contenuti che ha espresso nel suo saggio più recente intitolato L'imbroglio dello sviluppo sostenibile.
In questo post vorrei presentarvi e riassumervi i contenuti di due suoi saggi.
1. BIOGRAFIA:
Laureato in Lettere a Roma, Maurizio Pallante si è trasferito a Torino dove è stato dapprima insegnante e poi preside.
Nel 1988 ha fondato, con il fisico Tullio Regge, il Comitato per l'uso razionale dell'energia.
Tra il 1990 e il 1995 è stato assessore all'energia e all'ecologia presso il comune di Rivoli (provincia di Torino).
Nel 2007 ha fondato il movimento per la decrescita felice.
E' autore di molti saggi: L'uso razionale dell'energia (1997), Ricchezza ecologica (2003), Decrescita e migrazioni (2009), Meno e meglio. Decrescere per progredire (2011), Monasteri del Terzo Millennio (2013), Sostenibilità, equità e solidarietà. Un manifesto politico e culturale (2018), Il diritto di non emigrare (2020), Spiritualità, dono del tempo, contemplazione (2021) e L'imbroglio dello sviluppo sostenibile (2022).
2. "L'IMBROGLIO DELLO SVILUPPO SOSTENIBILE":
Questo saggio è suddiviso in tre parti.
Tuttavia vorrei riportare in questo paragrafo alcuni aspetti delle parti prima e terza.
Prima parte:
In un capitolo intitolato Wolves in sheep's clothing, si riferisce che i capi di Stato, prima di raggiungere Glasgow nel novembre 2021, si sono comportati come studenti in gita scolastica alla Fontana di Trevi, dove si erano messi in fila con le spalle rivolte all'acqua e avevano gettato una monetina nella vasca.
Durante la COP 21 di Glasgow era stata valutata la possibilità di sancire l'ingresso del nucleare pulito e del metano.
Ma gli esperti hanno bocciato l'inserimento del nucleare perché, pur avendo emissioni pari quasi a zero, non rispetta il principio di "non nuocere significativamente".
E comunque:
(I delegati dei governi riuniti a Glasgow) erano davvero convinti che si potessero aumentare i consumi energetici per consentire all'economia di continuare a crescere, e ridurre al contempo le emissioni di Co2 sostituendo parzialmente il carbone e il petrolio con il metano e costruendo nuove centrali nucleari, che non forniranno nemmeno un chilowattora prima di quindici anni dall'autorizzazione a costruirle?
Ci vuole molto tempo per costruire centrali nucleari, quindi, considerando questo dato, risulta praticamente impossibile sperare di raggiungere la neutralità carbonica entro il 2050 confidando soprattutto nel nucleare pulito.
Per quali motivi i "potenti della Terra" non vogliono riconoscere che è necessario eliminare gli sprechi e soddisfare il fabbisogno residuo con le fonti rinnovabili?
Perché ci si concentra soprattutto sulla crescita del Pil. Ciò che conta è la crescita del prodotto interno lordo, considerato, soprattutto negli ultimi decenni, fattore determinante per indicare se un paese è industrializzato e sviluppato oppure è arretrato.
Si approfondiscono, poco dopo, le funzioni delle fonti rinnovabili:
E' opinione diffusa che le fonti rinnovabili siano necessarie, ma non sufficienti, a raggiungere l'obbiettivo, stabilito dall'Unione Europea, di ridurre le emissioni di gas climalteranti del 55% entro il 2030.
In realtà le fonti rinnovabili non sono pulite perché causano direttamente o indirettamente altre forme, sebbene localizzate e meno gravi, di impatto ambientale. Gli impatti diretti sono noti: le alterazioni apportate agli ecosistemi fluviali dalle dighe e dagli invasi delle centrali idroelettriche; l'impatto sul paesaggio di file di tralicci eolici alti fino a 150 metri installati sui crinali delle colline, i disboscamenti e gli stravolgimenti morfologici dei loro versanti per consentire il passaggio di enormi mezzi di trasporto; la competizione con la fotosintesi clorofilliana e l'agricoltura degli impianti fotovoltaici sui terreni agricoli. (...) Per ridurre il loro impatto ambientale occorre ridurre gli sprechi di energia e aumentare l'efficienza con cui si utilizza, in modo da installarne il minor numero possibile. Il patrimonio edilizio assorbe il 40% di tutta l'energia consumata in Italia.
Nel capitolo successivo si fa poi riferimento alla ristrutturazione energetica dell'edilizia.
Nell'Umanità è nelle nostre mani il protagonista Elia
è laureato in Ingegneria Ambientale e sta frequentando un
Master di II° livello in Sicurezza Ambientale. Per questo sa bene che
un edificio ad impatto zero ha buone prestazioni termiche e fa buon uso
di fonti rinnovabili.
Sarebbe innanzitutto necessario, nelle case e nei condomini del mondo industrializzato, ridurre le dispersioni termiche degli edifici sostituendo le caldaie a gas con pompe di calore, diminuendo le perdite degli acquedotti, e incentivando, nelle città e nelle metropoli, i trasporti pubblici con mezzi che, per funzionare, si servono dell'energia elettrica.
La ristrutturazione energetica del patrimonio edilizio risulta quindi fondamentale per raggiungere l'obiettivo di azzerare le emissioni di gas climalteranti entro il 2050.
Secondo la Commissione Europea gli immobili assorbono il 40% dei consumi energetici globali e danno un contributo del 36% alle emissioni climalteranti.
Tuttavia mi chiedo: come diffondere ai paesi poveri le tecnologie per realizzare edifici a impatto zero?
Che bello se i paesi ricchi diffondessero le nuove tecnologie edilizie ai paesi poveri; così verrebbe meno lo sfruttamento delle risorse agricole e minerarie di zone come l'Africa Subsahariana visto che, come scrive Pallante in una pagina della terza parte del saggio, l'equità è un obiettivo da perseguire nel contesto della sostenibilità.
Terza parte:
In quest'ultima sezione del libro si illustra come la decrescita sia anche un fenomeno culturale, dal momento che significa innanzitutto prendere consapevolezza dei legami di interdipendenza tra le specie viventi per rendersi conto che la specie umana esercita violenza sugli ecosistemi con le sue attività produttive finalizzate alla crescita economica.
Penso alla raccolta di Zanzotto intitolata Sovrimpressioni, dove ci sono soprattutto poesie che trattano di un progresso umano che distrugge la natura.
Particolarmente significativo è l'esempio di alcuni versi del componimento Dirti natura:
Che grande fu
poterti chiamare Natura (...)
(...) ora travolta in visura di loschi affari
fatti da bulbi oculari
incendiati
dal re di denari.
Il poeta Andrea Zanzotto denuncia lo sfruttamento dei terreni causato dalla brama di investimenti economici e industriali poco salubri.
Come si conclude questo saggio, intitolato L'imbroglio dello sviluppo sostenibile?
L'autore asserisce che è necessario recuperare un tipo di spiritualità che implica il bisogno di un contatto fisico con la natura e anche il desiderio di relazioni umane fondate sulla solidarietà.
D'altra parte considero verissimo ciò che affermava Padre Marko Rupnik: l'eternità sono le relazioni. Le relazioni vere, instaurate con chi riesce ad accoglierti, a supportarti e a starti accanto anche nelle giornate grigie.
Questa citazione di Rupnik precede l'inizio del mio secondo libro.
3. "SPIRITUALITA', DONO DEL TEMPO, CONTEMPLAZIONE":
Si inizia qui con l'elencare le conseguenze, positive e negative, che derivano dalla crescita della mercificazione.
Effetti positivi:
-Il benessere materiale si è esteso anche agli strati sociali più poveri.
-Sono stati velocizzati i trasporti.
-E' aumentato il livello di istruzione e dunque è diminuito l'analfabetismo.
-Il denaro è stato destinato anche al progresso medico-scientifico e per questo sono state sconfitte malattie che, fino alla fine del XIX° secolo, erano incurabili.
Tuttavia, il fatto che l'economia di mercato abbia aumentato la produzione di beni materiali ha comportato anche effetti negativi come la riduzione della disponibilità di risorse non rinnovabili: da fine Ottocento le emissioni biodegradabili hanno iniziato a superare le capacità della biosfera di metabolizzarle. Inoltre, la bellezza di molti paesaggi è stata devastata da un'edilizia residenziale e industriale che ha intossicato l'aria e aumentato l'inquinamento.
Come ho scritto poco fa, negli ultimi decenni tutte le energie sono concentrate a far crescere il PIL, considerato il principale indicatore di progresso.
Eppure nel mondo c'è un'impressionante sovrabbondanza di denaro: la quantità di denaro esistente è 16 volte il valore del PIL mondiale (che è, per l'esattezza, 96,51 migliaia di miliardi di dollari).
Nelle società industriali la preoccupazione maggiore degli esseri umani è avere quantità sempre maggiori di denaro, non solo per accrescere il proprio potere d'acquisto ma come valore in sé.
La finalizzazione dell'economia alla crescita deriva dall'arroganza antropocentrica secondo la quale tutte le forme di vita devono rispondere alle esigenze umane.
Ma se non si ridarà alla spiritualità il suo giusto valore non si potrà capire che sono le relazioni con gli altri viventi a definire ontologicamente ogni individuo e a metterlo in connessione con il Tutto.
Sarebbe invece essenziale adottare l'ottica del biocentrismo che si basa sul rispetto per la vita di ogni creatura, umana, animale e vegetale.
Quindi la superiorità degli esseri umani sugli altri viventi deriva da una responsabilità che può essere affidata solo agli esseri umani, perché si fonda sulla loro capacità di lavorare che gli altri animali non hanno e che gli esseri umani hanno perché sono stati fatti da Dio a Sua immagine e somiglianza.
Prendersi cura della terra con il lavoro è il ruolo che Dio ha assegnato alla specie umana.
Interessante è il capitolo dedicato a San Francesco d'Assisi, santo che ha influito nella formazione del sistema di valori di Pallante.
La missione religiosa di San Francesco è stata certamente caratterizzata da un rapporto di fratellanza con gli esseri umani e con i viventi non umani ma indubbiamente anche connotata da un assoluto rifiuto del denaro:
La Regola che dettò al suo Ordine non consentiva ai frati di ricevere denaro nemmeno in dono quando andavano alla questua. I frati potevano accettare in dono soltanto beni, che nelle campagne del XIII° secolo erano autoprodotti per autoconsumo, perché quei beni incorporano il tempo di lavoro che è stato necessario a produrli e non sono stati prodotti per essere scambiati con denaro ma per soddisfare un'esigenza di chi li ha prodotti. Non sono il dono di una cosa, ma di una parte della vita di chi li dona.
Maurizio Pallante dedica alcune pagine ai concetti latini di munus e donum. Sono sinonimi? O si deve tener conto di una sfumatura di differenza importante?
Spiritualità, dono del tempo, contemplazione è stato scritto nel 2020.
Il 9 marzo 2020 è iniziato un lockdown totale durato più di due mesi: tutti i locali pubblici erano chiusi e inaccessibili, con l'eccezione delle farmacie e dei supermercati.
Tuttavia, in alcune province lombarde, le fabbriche sono andate avanti fino al 22 marzo:
La produttività era più importante della salute... questo in effetti è sconvolgente.
Sembra un periodo ormai lontano questo del lockdowm primavera 2020, eppure sono passati appena tre anni.
Il dono del tempo non può essere confuso con il dono delle cose: quest'ultimo in effetti prevede la mediazione del denaro nei rapporti umani:
Si pensi a quante feste tradizionali, finalizzate a valorizzare la spiritualità e la solidarietà, come il Natale cristiano, sono state trasformate in occasioni di consumismo insensato e di esaltazione dell'avidità.
C'è una pagina, nelle Avventure di una liceale invisibile, in cui la protagonista riflette proprio su questo aspetto:
Quei festoni già appesi a metà novembre mi rendono un po' perplessa. Il Natale è considerato, dai bambini, dai giovani e dagli adulti una "festa magica"... Anche nelle pubblicità di panettoni e pandori si sente frequentemente l'espressione "la magia del Natale". Ma si tratta soltanto di una sorta di incantesimo di inizio inverno oppure del ricordo della nascita di Gesù? Mi sembra che questa frenesia consumistica trascuri l'aspetto più importante del Natale pur di riuscire a vendere il più possibile della merce!
Nell'ultima parte del saggio si cerca di definire il concetto di "decrescita felice" che può essere realizzata soprattutto riducendo la produzione e il consumo di merci che non sono beni: gli sprechi. Per esempio: l'energia che si disperde dagli infissi, dal sottotetto e dalle pareti nel riscaldamento degli ambienti (almeno i 2/3); il cibo che si butta (almeno il due per cento del PIL); l'acqua potabile che si disperde nelle condutture idriche...
Segue poi una forte critica alla sintesi chimica: la biosfera non è in grado di metabolizzare prodotti che generano gravi forme di inquinamento, proprio come le enormi masse di plastica negli oceani.
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L'umanità è nelle nostre mani non sarà soltanto un libro sull'amicizia, sull'amore, sul dolore, sui momenti di solidarietà e sull'importanza nel credere in se stessi.
Dovrà costituire anche una presa di coscienza a proposito dei cambiamenti climatici e sull'inquinamento.
«A proposito di mare e di pesci... conosci la Pacific Trash Vortex?».
«No, che cos’è?».
«La più grande chiazza di immondizia del Pacifico! (...)
«Si tratta un'isola fatta di materiali di plastica.
Di tonnellate di plastica».
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