Questo non è un film recente; infatti credo sia uscito come minimo nove anni fa.
Ho voluto condividerne la visione con Matthias poche settimane fa e, come speravo, gli è piaciuto, considerando anche il fatto che tratta il tema dell'immigrazione, per il quale è sensibile.
Quando ci siamo conosciuti era già uno studente-lavoratore e dunque sin dal nostro primo appuntamento conosco la sua intenzione di inserirsi nell'ambito dell'assistenza sociale agli immigrati. Cioè, è la preferenza che desidererebbe tra i diversi ambiti di servizio sociale.
(Questo post funziona come i precedenti: i paragrafi scritti in rosso, il colore preferito di Matthias, costituiscono i suoi contributi).
1) SINTESI DELLA TRAMA:
Carlos Galindo è un immigrato messicano che lavora come giardiniere a Los Angeles. Le sue prestazioni vengono pagate in nero visto che è un lavoratore a giornata.
Il protagonista di questo film si trova negli Stati Uniti per costruire una vita migliore e per poter dare un futuro al figlio Louis, adolescente che, per tutta la prima parte del film, si dimostra un ragazzo scontroso, disobbediente e difficile.
Quando a Carlos viene rubato il furgone, mezzo con cui si recava al lavoro, acquisito attraverso molti sacrifici, il figlio prende coscienza delle fatiche quotidiane che il genitore affronta e, da quel momento in poi, diviene il suo migliore alleato e aiutante.
2) LOS ANGELES:
Grazie a questo film possiamo comprendere che Los Angeles è una metropoli con due facce: c'è in effetti la Los Angeles del turismo internazionale e degli americani bianchi, conosciuta per il benessere economico, i grattacieli, la Venice Beach, Disneyland, Griffith Park e la Los Angeles degli immigrati provenienti dal Messico e dall'America Centrale fatta di ignoranza, criminalità giovanile, spaccio di droga, quartieri con case fatiscenti in cui dieci persone condividono lo spazio di due sole stanze. In questa Los Angeles di degrado sembra proprio che gli immigrati siano considerati dei sub-umani dalle politiche sociali.
3) CARLOS GALINDO:
Il protagonista di questo film è un uomo onesto e gentile, umile, molto corretto nei rapporti con gli altri, gran lavoratore e appassionato di giardinaggio.
Mi ha colpita molto il fatto che Carlos, seppur con un'istruzione elementare, è molto consapevole dell'importanza della scuola e dell'istruzione, molto più dei suoi coetanei bianchi e dei suoi coetanei italiani.
In effetti all'inizio del film Carlos sollecita Louis ad andare a scuola regolarmente: "Prima studia, poi vai a lavorare. La scuola è tutto, devi andarci se non vuoi finire come me". Quest'ultima frase fa capire che per Carlos la scuola e la cultura possono rivelarsi preziosi strumenti di emancipazione sociale.
4) IL FIGLIO LOUIS:
Nella prima metà del film Louis è un ragazzo che vede il padre come un perdente. Attirato dalle gang del suo quartiere, quando scopre che al padre hanno rubato il furgone "mette la testa a posto", comprende a fondo i sacrifici del genitore e i suoi sentimenti (amarezza, delusione, dolore) e il rapporto tra i due migliora molto.
Così il figlio cambia compagnie e, alla fine del film, vediamo che vive con zia e cugine mentre il padre, rimpatriato in Messico dopo alcuni giorni trascorsi in un carcere per aver tentato di riprendersi il furgone rubato, riprova ad attraversare la frontiera con altri connazionali. Questo finale dà al lettore un po' di speranza.
5) FIGURE FEMMINILI DEL FILM:
Non così positive in questo film, il modo di agire sia della madre di Louis sia della zia del ragazzo è più o meno questo: entrambe si sono prima sposate con uomini che le amavano davvero, hanno fatto dei figli e dopo qualche anno hanno lasciato i loro rispettivi mariti per scontentezza. La zia di Louis ha avuto due figlie da un marito che lei stessa ha lasciato visto che non accettava più una vita di coppia con ristrettezze economiche.
Louis, figlio abbandonato, rifiuta di ricordare la madre e di pensare a lei e, verso la fine del film, riconosce che il padre c'è sempre stato per lui.
6) LA DISPERAZIONE DEGLI IMMIGRATI A LOS ANGELES:
E' importante sottolineare che chi ha rubato il furgone a Carlos è un altro immigrato messicano di nome Santiago.
Santiago conduce una vita ai limiti della sopravvivenza: vive con diversi altri immigrati nella stanza di un appartamento, in un quartiere degradato e pericoloso e fa i turni serali come lavapiatti in un ristorante, guadagnando una paga che gli permette appena di mangiare.
Carlos, intuendo la miseria di Santiago, non prova odio né rancore nei suoi confronti.
Lo scorso anno, in questo periodo, stavo seguendo un corso culturale, organizzato dal Centro Toniolo, sulla storia contemporanea degli Stati Uniti d'America. La docente ha svolto anche un excursus storico relativo alla questione migranti in questo continente, partendo proprio dal XIX° secolo.
In questo post vi illustro soltanto le tappe fondamentali:
- Tra il 1815 e il 1890 negli Stati Uniti entravano soprattutto inglesi, scozzesi e tedeschi che erano attirati dal basso costo delle terre messe in vendita ad ovest. Questi migranti partivano da Liverpool e, generalmente, arrivavano a Boston con una nave.
- Tra il 1890 e il 1914 gli Stati Uniti hanno ospitato, oltre agli ebrei in fuga dall'impero zarista, milioni di italiani. Non si trattava soltanto di immigrati nativi dell'Italia meridionale ma anche di persone che provenivano dagli attuali Veneto e Friuli Venezia Giulia. I motivi dell'esodo degli italiani consistevano soprattutto nella grave crisi agraria della nostra penisola, divenuta evidente nel 1880, e nell'aggravarsi delle imposte, soprattutto in Italia Meridionale, poco dopo l'Unificazione italiana.
Ma gli Stati Uniti sono sempre stati accoglienti o hanno imposto delle restrizioni in alcuni periodi?
E' utile ricordare che la proposta di legge, risalente al 1894, di respingere gli ebrei e gli italiani dall'America Settentrionale dal momento che erano ritenuti sporchi e litigiosi. Tuttavia questo disegno di legge è stato respinto dal presidente Grover Cleveland.
L'anno successivo (1895), Cleveland ha bloccato un'altra proposta di legge che proponeva di escludere dal suolo americano gli immigrati analfabeti.
Nel 1924, il "The Johnson-Reed Act" mirava a ridurre le quote migratorie provenienti dal Vecchio Continente. Infatti disponeva che ogni stato della Federazione americana dovesse stabilire una quota ben precisa di migranti che potevano recarsi nel loro territorio. Tuttavia questa legge è stata abolita nel 1965 e sostituita con criteri che riguardavano invece la professionalità, gli studi e i ricongiungimenti familiari.
Ai nostri giorni i latinos, ovvero, gli immigrati madre-lingua spagnoli originari del Messico o delle isole dell'Oceano Atlantico, emigrano in massa dalle loro terre per raggiungere gli Stati Uniti.
Nel 2022 i clandestini provenienti dal Messico e residenti negli U.S.A. erano più di undici milioni e, lo scorso anno, il Census Bureau ha dichiarato che gli stranieri residenti in America Settentrionale sono circa 41 milioni su un totale di 316 milioni di individui.
Per limitare il numero di immigrati clandestini, nel 1990 George W. Bush ha fatto costruire una barriera al confine con il Messico nell'area di San Diego. Il primo tratto di lunghezza è stato completato nel 1993 e la barriera metallica, chiamata "muro di Tijuana", si è allungata fino al Texas.
Nel 2005 il Senato statunitense ha approvato la costruzione di ulteriori 1.123 chilometri di barriera.
Secondo la US Customs and Border Patrol, nel 2021 oltre 37 mila persone, di cui 2500 bambini, hanno tentato di attraversare questo confine.
L'American dream che vedeva negli Stati Uniti un luogo in cui con duro lavoro si potevano raggiungere le opportunità socio-economiche anche per i figli, sembra essere, allo stato attuale, sempre più difficile da ottenere.
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