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29 febbraio 2024

Lionello Fiumi, poeta e uomo di cultura:

In questo post tratterò un autore rimasto pressoché sconosciuto nel panorama culturale e nazionale del secolo scorso.

1.BIOGRAFIA DI LIONELLO FIUMI:

Lionello Fiumi è nato a Rovereto nell'aprile 1894. 

E' stato poeta, critico letterario, traduttore e giornalista, oltre che amante della cultura francese.

Sin da bambino ha dimostrato interesse e predisposizione per la scrittura: il racconto intitolato I Robinson del Pacifico è il suo primissimo esperimento narrativo. 

Nel 1908 si è trasferito a Verona. A causa di un esaurimento nervoso, gli è stato consigliato di recarsi prima a Monaco di Baviera e poi nel Mar Baltico per curarsi. Qui ha conosciuto la letteratura e la poesia tedesca. Al ritorno, nel 1914, è stata stampata Polline, la prima raccolta in versi che, nell'introduzione, contiene un appello poetico neoliberista, a favore del verso libero e quindi, una via alternativa sia al classicismo, che prediligeva strofe e rime, sia al Manifesto della Letteratura Futurista, estremista e provocatoriamente sprezzante nei confronti della nostra tradizione letteraria.

Nel 1920 è stata pubblicata Mussole, altra raccolta poetica in cui si manifesta una certa angoscia esistenziale. 

Tra il 1921 e il 1925 Fiumi è stato direttore del Gazzettino illustrato.

Si è poi trasferito in Francia a Parigi dove ha divulgato, con zelo e passione, la cultura italiana, scrivendo anche una monografia sul poeta Corrado Govoni, e dove ha anche tradotto i romanzi di Moravia dall'italiano al francese.

Segnalo altre due raccolte poetiche: Sopravvivenze, del 1931, Stagione colma, del 1943. Quest'ultima opera è profondamente segnata dall'esperienza della guerra.

Durante la permanenza a Parigi, Lionello Fiumi ha fondato e diretto la rivista bilingue Dante.

I francesi gli hanno riconosciuto le sue doti poetiche e intellettive conferendogli sia il Grand Prix International de Poèsie de la Societé dés Poétes sia la Lègion d'honneur.

E' morto a Verona nel maggio 1973.

2.POESIE:

In questo paragrafo vorrei analizzare due dei suoi componimenti poetici.

Stazione:

Là, sospeso su freddo di rotaie,
è, a mezz’aria, il vuoto che lasciò
un volto, spòrto
nel lontanante addio del fazzoletto.

Poesia brevissima e "impressionistica", Stazione è costituita da 4 versi e, rispettivamente: un endecasillabo, un decasillabo, un quinario e un endecasillabo.

Gli endecasillabi sono molto comuni nella nostra tradizione poetica. I quinari invece sono rarissimi. I decasillabi iniziano a comparire, per quel che riguarda la nostra letteratura, nella seconda metà dell'Ottocento: è il caso di buona parte dei componimenti dei Canti di Castelvecchio di Pascoli.

Mentre leggevo questa poesia ho immaginato che partisse la persona amata dal poeta e in effetti c'è un'immagine struggente in questa breve lirica. 

I distacchi però fanno parte della vita. Tutti li viviamo, tutti soffriamo prima ancora di accettarli.

Non sappiamo per quale motivo l'amata parta ma si possono comunque azzardare delle ipotesi: magari parte per raggiungere i genitori in un paese lontano mentre il fidanzato va in guerra?

I pesci rossi:

Nella boccia che sta in vetrina,                                    A
anime in pena alla berlina,                                            A
i pesci rossi cozzan contro il vetro,                             B
scodinzolando tutto il giorno avanti e indietro     B
e si domandano il perché.                                               C
Guardan pel corso non senza disgusto                      D
gli uomini i veicoli in trambusto                                  D
che sgattaiolan tutto il giorno avanti e indietro   B
sulla boccia di questo mondo tetro                             B
senza mai domandarsene il perché.                           C

Qui ci sono le rime. 

Tuttavia vorrei prestaste attenzione al significato globale della seguente poesia: il vagare dei pesci per l'acquario sembra non avere scopo. E questo rimanda al trambusto e alla frenesia della vita moderna a cui gli uomini, a partire dalla prima metà del Novecento, sono soggetti. La fretta della vita moderna non concede tempo per interrogarsi su scopi e obiettivi di vita.

Ma è questo l'unico significato della poesia?

Vorrei soffermarmi sul verbo cozzare al verso 3. I pesci rossi cozzano contro il vetro dell'acquario ma... non potrebbe forse quest'immagine alludere al nostro frequente perseverare nei difetti, nel commettere sempre gli stessi errori? O almeno, i pesci che cozzano contro il vetro non potrebbero rimandare alle nostre emozioni negative invalidanti con le quali dobbiamo convivere quotidianamente? 

Provate a pensare, per qualche minuto, a due dei vostri principali difetti e anche a quell'emozione che in un certo senso "vi invalida", cioè, a quell'emozione che rappresenta l'anticamera dei vostri limiti caratteriali. La mia emozione principale è la paura, intesa come paura di sbagliare (paura stupida, visto che tutti commettono errori piccoli o grandi), la paura degli imprevisti spiacevoli, la paura di sentire un vuoto interiore (per questo leggo spesso e penso forse troppo), la paura nei confronti di persone troppo estroverse e troppo chiassose che non potranno mai comprendere i loro comportamenti invadenti (e che a mio avviso di solito non sanno ascoltare) e qualche rara volta ammetto che provo la paura di perdere la persona che amo. I miei due principali limiti, figli di questa emozione negativa, sono la diffidenza iniziale nei confronti degli altri quando li conosco poco (e da lì sorgono i miei castelli mentali a proposito delle loro intenzioni) il non saper superare, abbastanza spesso, il risentimento, anche nei confronti di persone dalle quali mi sento giudicata. Sarà forse per questi motivi che non brillo per ottimismo.

La scorsa settimana ho cambiato sede di allenamento sportivo, cioè, per una volta, sono tornata in una piscina nella quale non mettevo più piede da due anni e mezzo. Questo posto è cambiato in meglio rispetto al novembre 2021. Quando sono uscita, ho pensato al fatto che la me di due anni e mezzo fa non ha più molto in comune con la me attuale. I limiti e i difetti sono rimasti, anzi, forse la diffidenza nei confronti del prossimo si è un po' più accentuata mentre invece la paura degli imprevisti si è attenuata.

Però in poco più di due anni ho attraversato esperienze familiari, relazionali e lavorative che mi stanno cambiando: 

-Dal novembre 2021 mia nonna non c'è più ed era lei il mio principale riferimento dal punto di vista della Fede, lei rappresentava un cristianesimo autentico e semplice. Inoltre, da un certo ambiente diocesano mi sono sentita mal giudicata e bandita per una proposta fatta: rendere i gruppi giovani un po' più attenti e più sensibili a temi come l'impegno civico, ambientale e attuale.

-Poi ho preso felicemente coscienza del fatto che so relazionarmi in maniera calorosa e vera con un ragazzo un po' più grande di me. Questa relazione ci fa crescere. Ha ragione un nostro amico comune a dirci che "siamo affiatati e che gli interessi dell'una si fondono con quelli dell'altro".

-Ho scritto un secondo libro che è in pratica un "inno" alla giovinezza seria e socialmente impegnata. Ho terminato la stesura dell'ultimo capitolo, dopo molte revisioni e modifiche nel corso del 2023. Adesso è proprio ora di proporlo a qualche casa editrice. E così anche Matthias ha finito di ironizzare bonariamente sul fatto che "questo romanzo ad episodi non è mai pronto". Da una lato ha ragione, lui non vede l'ora che esca visto che "L'Umanità è nelle nostre mani" è un libro che chiama in causa anche le prepotenze del maschilismo ma al contempo vuole scardinare certi stereotipi maschili, vivi e presenti da secoli. Comunque andava ritoccato in modo tale da mettere maggiormente in risalto alcuni valori come questi. E vi dirò di più: l'azienda per la quale sto lavorando, nel prorogarmi il contratto, non sa di avermi fatto un triplo favore: economico, umano, visto che si tratta di un ambiente di relazioni sane e per lo più positive e oltretutto anche creativo, dal momento che sto progettando uno schema per un altro possibile libro. 

-Ho scoperto di non essere fatta per un certo tipo di professione. Con amarezza ma con decisione ho scelto di lasciare questo ambito che non mi permetteva una crescita umana di confronti costruttivi. Non sono un'educatrice, non ho polso, non ho avuto impatto e mi è definitivamente passata la voglia... sono fatta per eseguire, per dimostrarmi affidabile e in grado di risolvere problemi cooperando in team.

Eppure in diversi casi mi sono sentita questa domanda: "Cosa ci fa una persona gentile, intelligente e affabile come te in un contesto impiegatizio di promotion per i treni Italo?". Ci sto bene, semplicemente. E spero di continuare a starci bene. E' un contesto nel quale i colleghi non mi urlano, non mi minacciano ogni settimana di possibili denunce se non riesco a tenere una classe, anche perché il mio attuale lavoro non riguarda classi e ragazzi, per fortuna.

E' un lavoro di relazioni e di ascolto. E' un lavoro che tra l'altro a volte mi diverte, come nel caso di una viaggiatrice che, alcune settimane fa, è voluta salire su un treno Italo con la ricevuta di storno del pagamento 😂, non con un biglietto vero e proprio (sa proprio di presa in giro nei confronti del capotreno!). Per colleghi e responsabili non sono solo un numero di matricola ma anche una persona da seguire e da valorizzare per quel che può dare con tutto l'impegno possibile. Alla fine è questo ciò che conta in ambito lavorativo oltre alla professionalità e alla competenza, no? Piuttosto di tornare sulla cattedra preferisco cambiare 300.000 aziende, almeno nel privato se sei seria, responsabile e se hai voglia di lavorare te lo riconoscono.

I laureati in Economia, Giurisprudenza, Ingegneria, ovvero, i più idonei per titoli a diventare dirigenti aziendali, non possono sapere che l'attuale situazione del nostro paese in ambito scolastico-culturale è decisamente grave. Nelle scuole manca quel che ho appena fatto io in questo post: rendere attuale ed "eterna" la letteratura, rinforzare i valori e combattere quell'apatia che impedisce ancora a diversi giovani di praticare l'introspezione, e a tal proposito io non posso e nemmeno voglio più farci niente.

Ad ogni modo, il penultimo verso si conclude con un'espressione: mondo tetro. Non può rimandare forse alla tragicità della storia del Novecento?

3. ARTICOLO DI MARIO SOBRERO SULL'ATTIVITA' POETICA DI LIONELLO FIUMI:

Per concludere il post vorrei qui riportare alcune frasi tratte da un articolo di Sobrero, uscito nel 1934, sul giornale La Gazzetta del Popolo, riguardante la figura di Lionello Fiumi:

-Lionello Fiumi aveva vent'anni quando, nel 1914, raccolse nel volume Polline le liriche scritte nei due anni precedenti. Si potrebbe affermare ch’erano impressioni provate da un ragazzo guardando dalla finestra, di casa o facendo intorno a casa qualche breve giro, in campagna od in una di' quelle piccole città dove la campagna si sente sempre. Al lettore esperto era facile comprendere che il libro era d’un giovine nato alla poesia, ma che questo poeta non aveva ancor potuto fare sufficienti esperienze di vita.

-Nel 1920 fu pubblicato il volume delle Mùssole. Vi erano cantati gli «amori fragili» nella vita d’una piccola città, le passeggiate in campagna ed i convegni nelle camere «venali» con piccole dattilografe che poi scivolavano nella galanteria professionale o facevano «il loro matrimonio conveniente»; vi era analizzato il tormento di non poter mai amare. 

-La raccolta Tutto cuore, apparsa nel 1925, è ancora di argomento amoroso. Anzi, qui più che nelle precedenti liriche di Fiumi, l’amore è inteso come una maniera di vivere; qui meglio di prima il poeta nell’amore rivela la propria condizione nel mondo. Altri anni son passati, le sue esperienze sono più approfondite, più serie; e nello stesso tempo che in lui si matura l’uomo, si matura l’artista. Pur nella efficace alternativa di momenti lieti, di sfoghi tra pianto e riso, di fantasie nere, queste liriche salgono a grado più in alto, fino alla «Umiliazione davanti alle stelle» nella quale il poeta, per confortarsi, sprofonda il perduto amore nei misteri dell’universo.

-Della vita, e per ciò della poesia, ha un sentimento assai più alto, che talvolta si esprime pienamente, in forme che si direbbero nate senza sforzo con l’idea stessa. Anche quando il motivo iniziale è lieve come nei Pesci rossi, i versi ci conducono ad una conclusione poetica di ordine elevato, una interpretazione extra-umana delle cose, un certo lucido senso della realtà metafisica, come se le parole assumessero spontaneamente significati nuovi.


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