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10 luglio 2025

POPOLAZIONE, DEMOGRAFIA E PROBLEMATICHE LAVORATIVE: PROSPETTIVE FUTURE

My American Ciccillo came back a few days ago! 💖💛

Queste sono alcune nostre riflessioni e considerazioni, basate su dati oggettivi, al fine di valutare un problema molto attuale.

1) PREVISIONI DI DECLINO DEMOGRAFICO PER L'EUROPA:

La previsione sulla crescita della popolazione dei paesi europei entro il 2100 ipotizza che entro il 2100 l'Italia, come l'Ucraina, perderà 23 milioni di persone.

Anche i paesi dell'Europa dell'est conosceranno una significativa perdita di abitanti. La situazione degli stati del nord non è molto migliore, infatti solo la Svezia sperimenterà un piccolo aumento di alcune centinaia di migliaia di abitanti.

Tutti i paesi europei perderanno popolazione ad eccezione del Regno Unito, che guadagnerà 5 milioni di persone, e della Francia, che crescerà di 2 milioni.

Il basso tasso di fecondità sarà una delle principali cause del declino demografico, insieme all'allargamento della fascia della popolazione di mezz'età e in età da pensione. 

In Francia e in Regno Unito, gli ultimi governi hanno applicato politiche a sostegno della natalità e delle famiglie che comprendono il diritto di ottenere permessi di lavoro e anche sgravi fiscali per le famiglie. 

Il tasso di fecondità francese è infatti di circa 2 figli per donna.

Oltre a ciò, la capitale Parigi contiene un'importante percentuale di immigrati (circa il 15% dei residenti) che ha influito non soltanto dal punto di vista culturale ma anche sull'economia, incrementando il personale del mercato del lavoro francese.

A partire dagli anni Cinquanta del secolo scorso, gli immigrati trasferiti a Parigi provengono soprattutto dai paesi nord-africani.

Tuttavia, per le istituzioni francesi ultimamente non è facile affrontare il problema dei minori non accompagnati, i cui arrivi risultano in aumento negli ultimi cinque anni.

Le politiche a favore delle famiglie possono mitigare la decrescita demografica di un paese occidentale industrializzato e tecnologizzato ma da sole non sono sufficienti per risolvere la crisi demografica. 

Una qualsiasi società del benessere non fa molti figli per poter crescere demograficamente come popolazione e anche una famiglia con buone possibilità economiche difficilmente ha più di tre figli.

2) GLI ALTI TASSI DI FECONDITÀ SONO UN BENE PER LE DONNE?

Pur essendo una convinta sostenitrice dell'emancipazione culturale femminile, mi trovo costretta ad ammetterlo: uno dei fattori che influenzano la fertilità è proprio l'elevata istruzione della quale anche le donne hanno diritto.

Il conseguimento della laurea è abbastanza spesso correlata ad un'età del matrimonio più tardiva e dunque a tassi di natalità inferiori.

Oltre a lunghi percorsi di studio, soprattutto in Italia, la bassissima natalità (appena un figlio per donna) è influenzata anche dalle inefficaci politiche sociali del lavoro, soprattutto aziendali, dal momento che queste stesse non impediscono affatto ai manager di licenziare una giovane a causa di una gravidanza oppure, che non aiutano le donne a conciliare il diritto di crescere due o tre figli con il sacrosanto diritto all'indipendenza economica dal compagno o dal marito. 

Il costo della vita è aumentato, soprattutto ultimamente, dopo la pandemia e a seguito dapprima della guerra russo-ucraina, poi delle crescenti tensioni tra Israele e Iran.

La disparità salariale tra uomini e donne è soltanto un punto del problema enunciato nel presente paragrafo. 

A mio avviso infatti, l'elevato livello di disoccupazione o di semi-occupazione femminile del nostro paese, dipende in buona parte dai mancati aiuti economici statali a sostegno delle spese per gli asili nido, comunali o privati che siano.

I tassi di fecondità più alti al mondo si trovano nel continente africano: basti pensare al Niger (circa sette figli per donna) o al Mali (6, 3 figli per donna).

I tassi di natalità più elevati corrispondono sicuramente ai paesi asiatici e africani dove le ragazze appena adolescenti subiscono i matrimoni precoci e combinati e in ogni caso sicuramente non possono accedere all'istruzione superiore.

3) RIFLESSIONI SULLA SITUAZIONE LAVORATIVA DEI GIOVANI IN ITALIA RAPPORTATA ALLA SITUAZIONE DEMOGRAFICA:

Nel nostro paese le politiche del lavoro in generale non riconoscono i lavoratori, uomini o donne che siano, come una risorsa. 

E così i giovani, arrivati nell'età idonea per costruirsi una famiglia, si ritrovano disorientati, demoralizzati e senza sicurezze economiche per poter programmare un avvenire in modo chiaro.

Questo fattore incide sulla decrescita demografica italiana.

Per molti laureati, il mondo del lavoro in Italia propone contratti interinali oppure rapporti lavorativi con stipendi insufficienti persino per potersi permettere di accedere a mutui per un bilocale.

Inutile che il signor Forchielli demolisca le facoltà umanistiche, giuridiche e psico-sociali. 

Con scienze del servizio sociale e scienze della formazione primaria il lavoro, in questi ultimi anni, lo si trova abbastanza facilmente. Non si tratterà di stipendi da favola, però, sono facoltà che portano poi ad un'entrata economica costante in tempi non troppo posteriori dal giorno della discussione della tesi.

Per quel che concerne Giurisprudenza è invece necessario un lungo e faticoso iter post-laurea prima di realizzarsi come avvocati, a meno che qualche azienda non assuma molto prima gli studenti usciti da questo tipo di formazione per mansioni impiegatizie che implichino un minimo di formazione legale. 

Per gli ambiti letterari, linguistici o artistici... ci si può ritrovare a dover deviare i propri percorsi e progetti lavorativi da quelli che erano i progetti originari.

Ultimamente però non vedo come un male un percorso professionale non lineare: ogni esperienza lavorativa, breve o lunga, positiva o faticosa, può rivelarsi utile per la propria crescita. Io ad esempio, con l'esperienza da promoter in stazione, ho ulteriormente migliorato la competenza linguistica (un sito britannico mi ha calcolato un livello C1 a seguito di una serie di test) e, indubbiamente, ho imparato ad ascoltare di più le mie emozioni negative e a trovare risposte pronte ed educate alle critiche degli altri, invece di rimuginarci sopra.

Le facoltà caldamente consigliate da Alberto Forchielli (fisica, chimica, biologia, biotecnologie e anche informatica) in questi ultimi anni portano di solito a stage di 500 euro al mese che non garantiscono affatto una definitiva assunzione e comportano anzi una gran fregatura per i contributi pensionistici dei giovani che vi aderiscono, oltre al fatto che non prevedono né le ferie né la tredicesima. 

Per queste ragioni gli studenti che provengono da aree tecnico-scientifiche si trovano costretti ad accettare contratti a chiamata nelle pizzerie, nei negozi di abbigliamento, nei bar o negli alberghi, in attesa che qualche azienda si degni di investire seriamente sulle loro competenze, acquisite mediante grandi sacrifici. Che schifo!

Alberto Forchielli è molto competente per quanto riguarda industrie, attività produttive e infrastrutture, per cui, meglio a mio avviso che si limiti a trattare soprattutto le questioni di sua competenza.

Va da sé comunque che bisognerebbe considerare di riformare le scuole prendendo qualche aspetto positivo vigente in altri paesi europei e va da sé infine che l'Italia è attualmente un paese economicamente depresso.

Comunque: siamo esclusivamente noi i colpevoli della nostra situazione o è marcio il meccanismo di questo cacchio di mondo del lavoro a cui dobbiamo far fronte che non ci permette di realizzare in tempi brevi dei progetti che richiedono un'indipendenza economica?!

Ora porto qualche dato tanto per convincere i lettori che non sto inventando nulla e non sono invidiosa di chi si laurea in materie tecniche o scientifiche:

-In media, secondo Almalaurea, dall'Italia emigra ogni anno il 10% dei laureati in discipline scientifiche. Il nostro balordo paese non sta investendo su di loro, mi sembra evidente!

-In Italia, il tasso di occupazione dei laureati in biologia ad un anno dalla laurea magistrale è appena del 48%, mentre quello dei laureati in lettere è del 73% (e anch'io avevo un lavoro nel mio primo anno da laureata). Per i geologi, la percentuale di occupazione scende tragicamente al 28%. Quindi c'è almeno una facoltà scientifica per la quale praticamente non esiste domanda di lavoro.

-Il tasso di occupazione, a cinque anni dal conseguimento della laurea magistrale, per i laureati in Fisica è del 69%. Per gli assistenti sociali invece è circa del 74%.

-Gli ingegneri occupati ad un anno dalla laurea costituiscono il 91%. Tuttavia i laureati in Ingegneria sono pochi innanzitutto perché non tutti coloro che hanno una mente tecnica e matematica sono portati per questa facoltà. 

Inoltre non mancano insoddisfazioni a proposito di stipendi e condizioni di lavoro: tutti gli "ingegneri sulla carta" sono "ingegneri anche professionalmente"? No, lo so da esperienze che mi sono state riferite: c'è chi diventa impiegato in ditte di ambito elettronico (impiegato addetto alla fatturazione,  non ingegnere) oppure ragazze che, in questo ambito, vengono liquidate dopo mesi di stage.

Un bagaglio culturale di tipo letterario o psico-sociologico fornisce gli strumenti critici necessari per valutare le sfaccettature della realtà e per argomentare le nostre idee. 

Solo che, mentre la Letteratura implica lo studio critico e l'interpretazione di testi d'autore, anche molto antichi, le Scienze sociali comportano conoscenze ampie e un'ottima predisposizione per le problematiche sociali, sia storiche sia contemporanee.

Per quali motivi, nella nostra società, la letteratura è considerata inutile e le scienze sociali, peraltro molto legate alla geo-storia, sono ritenute con disprezzo, le "scienze delle merendine"? Perché, in generale, il mondo in cui viviamo è abitato da persone insensibili, giudicanti e incredibilmente vuote.

Non mi risulta che le facoltà tecnico-scientifiche forniscano queste abilità, fondamentali in un mondo contemporaneo caratterizzato dalla crisi della globalizzazione, dal sorgere dell'AI e da crescenti nazionalismi e imperialismi.

Confido al 1000% nel fatto che il brillante professor Boldrin, le cui considerazioni su scuola e università risultano più lucide, più equilibrate e più lungimiranti, conosca anche meglio di me le questioni appena enunciate. D'altra parte, il declino culturale del nostro paese è imbarazzante e vergognoso.

A volte Forchielli ammette di porsi in tono provocatorio per spingere i suoi interlocutori e chi lo ascolta a pensare, a riflettere a proposito di un determinato tema. 

Anche se non penso che questo modo di porsi sia sempre utile ed efficace, anzi, a volte può essere divisivo.

4) ANDAMENTO DEMOGRAFICO IN ITALIA:

In Italia, dal 1993 i morti hanno superato i nati.

Ecco alcuni dati che dimostrano il declino delle nascite:

-1947: 1.011.490 nati.

-1958: 1.058.051 nati.

-1964: 1.035.000 nati. 

Il 1964 è stato l'ultimo anno in cui si è superato il milione di nati.

Si tratta di un incremento sicuramente favorito dal boom economico del periodo 1950-1965.

-1993: 550.000 nati.

-1995: 526.000 nati.

-2015: 485.780 nati.

-2024: 375.000 nati.

Tuttavia, se fino al 2010 l'immigrazione compensava questo calo, adesso non basta più.

Non appena i nati nei primi anni Sessanta andranno in pensione il nostro paese dovrà affrontare prossimamente un disastro fiscale: per anzianità, i nati in quegli anni andranno in pensione nel 2031 come termine ultimo. 

Già ora mancano i lavoratori a causa del calo demografico che risulta un problema da almeno 30 anni.

Proprio il calo demografico e le politiche a favore del lavoro e dell'immigrazione sono i punti chiave che stanno a cuore a "Comunità democratica", nuovo partito fondato a gennaio da Romano Prodi e Graziano Delrio.

5) REGOLARIZZARE L'IMMIGRAZIONE:

Nei prossimi anni avremo necessità di regolarizzare, in modo ponderato ed efficiente, gli immigrati.

Solo la migrazione può contrastare una decrescita dannosa per l'economia di uno stato.

Infatti si prevede che Francia, Regno Unito e Stati Uniti aumenteranno di popolazione nei prossimi decenni grazie all'ingresso dei migranti. 

In seguito, gli immigrati per due o tre generazioni faranno figli fino a che non raggiungeranno un livello di benessere simile a quello del resto della popolazione.

In Italia, i Decreti Flussi non contrastano l'irregolarità degli immigrati: la burocrazia del nostro paese prevede tempi molto lunghi per regolarizzare un permesso di soggiorno, per questo una buona parte dei migranti si ritrova a vivere e a lavorare in Italia in uno stato di semi-irregolarità, con permessi di soggiorno non più validi. 

Poi, le quote stabilite per l'ingresso dei migranti nel nostro paese non rispecchiano il reale fabbisogno del mercato del lavoro.

Per questo gli immigrati sono più soggetti ai lavori in nero ed è un male: così non si dà loro la possibilità né di assicurarsi un futuro e una pensione e nemmeno di sostenere il sistema previdenziale italiano.

La rete di accoglienza dei migranti in Italia è fragile.

Si dovrebbe:

-Legare l'accoglienza dei migranti a percorsi di lavoro e di integrazione.

-Rafforzare la rete SAI e quindi i servizi sociali nei percorsi di inclusione e di autonomia economica.

-Programmare gli ingressi coordinando Stato, formazione ed esigenze delle imprese affinché il reale fabbisogno del mercato del lavoro venga soddisfatto.

6) I PROFUGHI AMBIENTALI:

Nei prossimi decenni rilevante sarà la problematica del profughi ambientali, ovvero, tutti coloro che dovranno emigrare dai propri paesi perché i cambiamenti climatici dei loro paesi renderanno inabitabili gli ambienti in cui vivono a causa soprattutto di prolungati periodi di siccità e di desertificazione.

Si calcola che nel 2050 circa tre miliardi di persone saranno esposte a rischi ambientali molto gravi a causa dei cambiamenti climatici e dell'aumento delle temperature a livello globale.


7) LA ROBOTICA POTREBBE ESSERE UNA SOLUZIONE ALTERNATIVA ALL'IMMIGRAZIONE?

Il Giappone ha uno dei più bassi tassi di natalità al mondo e un'alta speranza di vita.

La destra nazionalista odia gli immigrati, tuttavia, negli ultimi anni le aziende nipponiche stanno puntando a sviluppare la robotica per supplire ai posti di lavoro vacanti.

Così il Giappone è diventato il primo produttore mondiale di robot industriali e buona parte dell'esportazione dell'automazione nipponica è destinata alla Cina.

La robotica a mio avviso non è una soluzione così edificante. 

Gli automi sarebbero un bene se sostituissero gli umani per quel che concerne i lavori con la più alta probabilità di gravi incidenti e a rischio INAIL permanente (muratori, mulettisti e manovali edili).

Sono a favore della complementarietà tra uomini e robotica e tra apporto umano e apporto dell'AI, tuttavia, spererei vivamente che i robot non sostituissero mai e poi mai operatori socio-sanitari, medici o receptionist d'albergo! 

Dove andrebbe a finire un mondo totalmente asettico, automatizzato e senza umanesimo?

Non lo so. 

Comunque, il decremento demografico sarà un problema per tutti gli Stati del mondo a partire dal 2080 quando, secondo le stime dell'Onu, la popolazione inizierà a diminuire a livello globale e quando gli anziani supereranno di numero i bambini e i giovani.

Anzi, secondo alcuni studi, la popolazione mondiale diminuirà già a partire dal 2060.

Comunque i nostri governi dovrebbero iniziare a incentivare i canali regolari per l'ingresso nel nostro paese. 

Già ora in Italia ci si lamenta per la carenza di lavoratori, in parte anche per il fatto che manca una seria riforma delle politiche attive del lavoro: i licenziamenti collettivi sono gestiti male e quindi prevalgono gli ammortizzatori sociali. 

Poi il sistema EPL di protezione occupazionale è rigido perché tende a proteggere chi è già dentro il mondo del lavoro e non chi dovrebbe entrare.

In Italia non manca chi vuole lavorare, italiani o immigrati che siano: manca, nel nostro paese, un'etica del lavoro finalizzata a diminuire le dinamiche di sfruttamento, un'etica che consideri una legge o per l'aumento degli stipendi o magari per un salario minimo che sia a partire dagli 11 euro l'ora per i lavoratori non qualificati, più garanzie di assunzioni definitive e forti limiti ai contratti interinali, severe ammende per chi evade fiscalmente e per chi assume con contratti "in grigio", un maggior equilibrio tra vita privata e lavoro.

4 luglio 2025

La transizione demografica e le migrazioni nel corso della storia:

13) POPOLAZIONE E MIGRAZIONI

Una panoramica esaustiva sulla transizione demografica e sulle dinamiche migratorie degli ultimi cento cinquant'anni

Gli otto miliardi di persone che vivono nel mondo sono distribuiti in modo disomogeneo sulla superficie del nostro pianeta.

Cina ed India costituiscono, da sole, il 37% della popolazione mondiale.

Il 54% della popolazione mondiale vive in aree urbane e si prevede che questa percentuale salirà intorno al 67% entro il 2050.

Questo indubbiamente comporterà conseguenze dal punto di vista non soltanto ecologico ma anche della redistribuzione delle risorse alimentari e idriche.

A) LA DENSITA' DELLA POPOLAZIONE:

Con il termine densità si fa riferimento alla pressione esercitata dalla popolazione su un determinato territorio.

La densità demografica può essere aritmetica nel caso in cui si tenga presente il rapporto tra la superficie di un'area e il numero dei suoi abitanti, fisiologica se si considerano invece solo le terre produttive e il numero dei loro abitanti.

B) TASSI DI NATALITÀ E DI MORTALITÀ:

Il tasso di natalità considera il numero annuo di nati vivi ogni mille abitanti, quello di mortalità invece il numero annuo di morti ogni mille abitanti.

Molti paesi dell'Africa sub-sahariana hanno entrambi i tassi molto elevati a causa di fattori di tipo religioso e culturale, di guerre civili, di scarse condizioni igienico-sanitarie, di malattie.

L'indice di mortalità di un paese dipende sia dall'età media della popolazione sia dalla speranza di vita, che possono variare molto a seconda delle zone geografiche.

In particolare, il tasso di mortalità infantile è un importante indicatore della qualità della vita delle persone.

C) LE TRE PIRAMIDI:

La piramide delle età mostra la composizione di una popolazione suddivisa per genere e per classi d'età di cinque anni ciascuna.

L'asse orizzontale indica la percentuale con la quale ciascuna classe di età contribuisce al totale di una popolazione.

Qui riporto tre esempi:

C1) POPOLAZIONE IN FORTE CRESCITA:

Questa era la situazione delle Filippine nel 2021.

Notate l'ampia base riferita all'alta natalità e all'elevato numero di giovani.

Nelle Filippine, gli anziani sono decisamente pochi!

C2) POPOLAZIONE A LENTA CRESCITA:

In Australia le nascite sono in calo e in effetti la base è più ristretta. 

Anche in questo caso, pochi risultano gli anziani , in particolar modo, gli over 80, ma larghe sono le fasce dei giovani-adulti e degli adulti:


C3) POPOLAZIONI IN DECLINO:

L'Italia è l'esempio più idoneo per questa situazione.

I nuovi nati sono pochi, i giovani risultano pochi. Si vede un allargamento per quel che concerne le fasce dai 40 ai 65 anni:


A questo punto ritengo fondamentale enunciare il concetto di "tasso di crescita naturale della popolazione": il tasso è positivo quando in una popolazione il numero delle nascite supera il numero delle morti, nullo quando il numero delle nascite risulta uguale a quello delle morti, negativo quando il tasso di mortalità è superiore a quello di natalità.

D) LE FASI DELLA TRANSIZIONE DEMOGRAFICA:

La transizione demografica indica in quale modalità cambia il tasso di crescita naturale di una popolazione in relazione ai cambiamenti sociali, determinati dai progressi della medicina e dall'industrializzazione. 

Tuttavia, ha l'enorme limite di ignorare deliberatamente l'apporto delle migrazioni e dunque è solo una parziale rappresentazione dei cambiamenti demografici.

Le fasi della transizione demografica sono quattro:

1) Prima della metà del Settecento la speranza di vita, in qualsiasi parte del mondo, era bassa a causa dell'alta natalità e dell'alta mortalità.

2) In Europa, dal 1750 fino al 1880 circa, il tasso di mortalità risultava in calo e questo era dovuto alla crescente urbanizzazione, ai progressi medici e scientifici e alla diffusione dell'acqua corrente.

3) Dal 1880 fino agli anni '70 del secolo scorso, nel continente europeo la natalità ha conosciuto una significativa diminuzione. La mortalità si è ulteriormente abbassata.

4) Dal 1970 circa ad oggi, nel Vecchio Continente natalità, mortalità e crescita naturale risultano decisamente bassi a causa dell'aumento degli standard di vita.

E) LE MIGRAZIONI E IL TRANS-NAZIONALISMO:

Questo è l'ultimo paragrafo del post, nel quale fornisco una sintetica panoramica relativa all'andamento demografico.

Premetto che, se per buona parte del XX° secolo, molti migranti provenivano dall'Africa, dall'Asia o dall'America Latina, oggi invece avviene non soltanto dall'Africa sub-sahariana all'Europa ma anche dall'America Latina al Messico, stato che attira manodopera.

Le migrazioni comprendono lo spostamento permanente, o di lunga durata, dal proprio paese d'origine a un altro luogo.

Le migrazioni possono essere volontarie, e dunque frutto di una scelta, oppure forzate, nei casi in un una persona si trovi costretta ad emigrare dato che, nel proprio paese, rischia la persecuzione, la tortura o la vita per motivi etnici, politici o religiosi.

Il trans-nazionalismo, favorito dalla globalizzazione dell'inizio del XXI° secolo e quindi da una crescente interconnessione tra i luoghi, concerne innanzitutto i rapporti economici tra i migranti e i loro paesi d'origine.

Tuttavia, è innegabile l'esistenza di un trans-nazionalismo culturale dal momento che le consuetudini dei migranti si riflettono anche nell'edificazione dei luoghi di culto e nelle tradizioni alimentari.

Rientra nel trans-nazionalismo anche la diffusione di associazioni criminali.

E1) MIGRAZIONI IN AMERICA SETTENTRIONALE:


In passato, ovvero, nel XX° secolo, Canada e Stati Uniti, da sempre terre d'immigrazione, costituivano destinazioni migratorie di molti europei. Ora invece la maggior parte degli immigrati provengono dall'America Latina o dal Messico.

E2) MIGRAZIONI IN AMERICA LATINA:

Fino alla metà del XX° secolo, gli immigrati del Brasile e dell'Argentina provenivano dall'Europa meridionale. 

Ora invece, l'America Latina è terra d'origine di molti immigrati dato che la popolazione in cerca di migliori condizioni lavorative e politiche si reca negli Stati Uniti o in Messico.

E3) MIGRAZIONI IN EUROPA:

Nei secoli scorsi l'Europa era terra d'emigrazione perché la maggior parte degli immigrati proveniva soprattutto da Spagna, Italia e Grecia.

Nel nostro secolo l'Europa è principalmente terra d'immigrazione e di migrazioni interne (da sud o sud-est a nord): nel primo caso, ciò è dovuto al fatto che molti rifugiati provenienti dall'Africa o dal Medio Oriente chiedono asilo politico immigrando quindi nel nostro continente, nel secondo invece, perché i giovani italiani o greci oppure originari dei paesi dell'Est, una volta conseguito il Dottorato, decidono di trasferirsi in Germania, in Svezia o in Regno Unito per vedere i loro meriti riconosciuti a livello lavorativo.

E4) MIGRAZIONI IN AFRICA:

L'Africa è terra d'emigrazione.

Per circa cento anni (1880-1980), le migrazioni avvenivano per lo più dagli stati del Sud all'Africa settentrionale.

Negli ultimi anni però, i disordini politici dei paesi dell'Africa mediterranea inducono a sbarcare per l'Europa.

Da non trascurare poi la questione dei profughi interni. 

Un concreto esempio di ciò è il Ruanda che, a causa della guerra civile del 1994, si è spopolato: infatti, circa due milioni di persone si sono rifugiate in Congo o in Tanzania.

E5) MIGRAZIONI IN ASIA:

-Asia orientale: La maggior parte delle migrazioni dei popoli avviene all'interno dei confini dello stesso paese e, molto spesso, da aree rurali a città.

-Sud-est asiatico: Il traffico di esseri umani da uno stato all'altro e la prostituzione sono crimini che coinvolgono circa 3 milioni di persone ogni anno.

-Medio oriente: Milioni di immigrati provenienti dall'Asia Centrale si dirigono in questa zona molto ricca di petrolio. Tuttavia, non mancano rifugiati politici che provengono da paesi di guerra come l'Afghanistan.