E' un' odicina anacreontica (tipico stile di poesia in cui è esaltato l'amore e in cui l'ultimo verso è settenario tronco) molto famosa, scritta da Carducci nel giugno del 1871, in onore del figlio Dante, deceduto in tenerissima età (che tragedia immane!!!!)
E' una poesia che colpisce molto: il dolore di Carducci è un dolore che accomuna gli uomini di ogni epoca, ecco come si spiega nel titolo.
La prima strofa mette in evidenza l'albero di melograno, che è l'ultimo frutto che matura e quindi anche l'ultima pianta che fiorisce. Il bambino tendeva la sua mano minuta verso i frutti. Va precisato inoltre che il melograno contiene 3 semi e il numero ricorda l'età del bambino.
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La seconda strofa comincia col descrivere il giardino della casa del poeta, che è silenzioso e solitario e non è più rallegrato dalla presenza del bambino, sebbene il giardino sia illuminato dai caldi raggi di sole che annunciano l'inizio dell'estate.
E poi... una metafora struggente!!! Il poeta si paragona a una pianta incapace di rifiorire e il figlio era l'unico fiore che rendeva positiva e significativa la sua vita.
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Suo figlio Dante giace sottoterra, un sottoterra ostile per il fatto che il bambino, poiché è morto, viene separato dal suo affetto, un affetto così sentito e profondo che riscalda l'anima.
In effetti il sole riscalda la natura, ma non può risuscitare il figlio.
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