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10 gennaio 2013
DOLCE EPIFANIA 2013
Buon 2013 a tutti voi!!!
Le mie vacanze di Natale sono state tranquille e piacevoli, dal momento che ho trascorso molto tempo con i miei familiari (anche con il mio caro cugino che non vedevo da diverso tempo).
Ho quindi riconosciuto ulteriormente la fondamentale importanza delle relazioni umane e dei sentimenti.
Ho deciso di dedicare il mio primo post del 2013 a un evento che mi ha colpita moltissimo.
Era il 6 gennaio, quindi proprio l'ultimo giorno di vacanza. Dopo aver pranzato lautamente, avevo deciso di dedicarmi al ripasso della storia dell'arte e quindi a un' ulteriore revisione dell'ultimo argomento affrontato: i pittori veneti del Cinquecento. Mentre stavo rileggendo diligentemente i miei appunti sulla "Venere di Urbino" di Tiziano Vecellio, mia zia era entrata nella mia stanza proponendomi una passeggiata lungo le vie di Villafranca (il paese in cui frequento il liceo), giusto per godermi fino in fondo l'ultimo giorno di vacanza.
Ho accettato, e, una volta conclusa la revisione dei miei appunti scolastici, siamo partite.
Villafranca è stupenda con tutte quelle luci natalizie e quei delicati alberi di Natale collocati appena fuori dai negozi.
Adoro il periodo di Natale: le luminarie appese lungo le strade sono fantastiche!
In effetti, suggeriscono un'idea di calore che ogni volta mi ricorda i valori del Natale: la pace, la prosperità, la gioia, la speranza.
E mi fa pensare alla prospettiva di un mondo migliore sostenuto dalla carità fraterna.
Dopo mezz'ora di cammino, abbiamo deciso di sostare in una pasticceria.
L'ambiente era molto riscaldato, il cameriere gentile, le sedie comode. Era la prima volta che entravo in quella pasticceria e così ho osservato attentamente il locale.
Una famiglia era seduta proprio attorno al tavolo accanto al nostro. Una donna giovane teneva tra le braccia un bambino di pochi mesi mentre con molta tenerezza gli asciugava gli occhi lucidi e le guance piene di lacrime. Era proprio un bel bambino: i due occhi grandi, le guance rosee. Avevo una voglia incredibile di fargli una carezza.
La giovane signora aveva un' espressione calma e serena sul volto.
Di fronte a lei era seduto un uomo, probabilmente il marito.
E quello che mi ha colpita maggiormente è stata proprio la figura di questo signore: nei suoi occhi brillava l'amore, ne sono convinta. Gli occhi erano molto luminosi, pieni di trasporto affettivo nei confronti della moglie e di quella piccola creatura delicata e fragile come una foglia. Erano occhi che mi facevano pensare alla straordinaria lucentezza di un cielo stellato in una calda notte d'estate.
Sorrideva.
Sorrideva con una dolcezza che raramente ho visto sul volto di un adulto: solo i miei genitori sorridono così.
Un pensiero ha attraversato la mia mente: "Ecco un uomo che sa amare. Ecco un adulto soddisfatto e orgoglioso della famiglia che si è formato, ecco una persona che ha realizzato il suo sogno di felicità e che sta percorrendo con gioia il cammino della vita."
Ed è qui che mi sono chiesta: Come si fa a diventare genitori? Bisogna imparare ad amare, a voler amare, bisogna fare almeno un figlio ed avere una forza simile a quella di Dio. Magari un giorno anch'io diverrò un' ottima moglie e una buona madre. Chissà se saprò davvero diventarlo.
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