Attualmente, sono più di 300.000 i ragazzini impegnati in
conflitti militari.
Spesso hanno tra i 14 e i 18 anni, l'età in cui in genere un adolescente italiano frequenta una scuola superiore, si appassiona agli sport di squadra, impara a comprendere e a vivere i cambiamenti adolescenziali in corso di svolgimento e dedica parte del suo tempo libero a riflettere sulle proprie potenzialità.
Sebbene negli anni Settanta siano state firmate numerose convenzioni internazionali al fine di limitare la partecipazione dei minori ai conflitti, sembra che il fenomeno dei bambini soldato sia in aumento negli ultimi dieci anni. Addirittura si tende ad un abbassamento dell'età: governatori e generali senza scrupoli, assetati di potere sono disposti a reclutare anche i bambini di 10 anni.
Il problema dei minori costretti a combattere in guerre sanguinose e insensate è presente in Asia (in particolare: Cambogia, Laos, Pakistan, Myanmar, Nepal, Sri Lanka, Timor Est), in Medio Oriente (Yemen, Libano, Iran e Iraq) e soprattutto negli stati dell'Africa.
Negli anni Novanta, anche alcuni stati dell'America Latina (Perù, Ecuador e Colombia), hanno reclutato diversi bambini nei loro eserciti nazionali.
Nel 2001, in Sierra Leone (Africa Occidentale) è terminata una lunga e sanguinosa guerra civile tra gruppi rivali, alla quale sono stati costretti a partecipare migliaia di bambini soldato.
Secondo i dati raccolti dalle Nazioni Unite, si stima che, nella guerra civile in Liberia, altro stato africano che si affaccia sull'Oceano Atlantico (1989-1999), abbiano combattuto circa 20.000 bambini.
Importante ricordare anche che, tra il 2001 e il 2006, molti ragazzini hanno combattuto in prima persona in Sudan, Ciad, Somalia, Uganda, Costa d'Avorio, Ruanda, Burundi, Repubblica Democratica del Congo, Repubblica Centrafricana, Angola.
Tra questi giovanissimi soldati, alcuni impugnano i fucili, dal momento che sono regolarmente reclutati nelle forze armate di uno Stato, altri invece sono sfruttati come portatori di munizioni e di vettovaglie.
In entrambi i casi, se tentano di ribellarsi agli ordini o se commettono degli errori, rischiano di subire delle mutilazioni da parte dei comandanti dell'esercito, o addirittura, di morire massacrati dai loro compagni.
Talvolta, negli eserciti vengono reclutate (e frequentemente violentate) anche le bambine.
Riporto qui sotto un brano tratto da "Memorie di un bambino soldato" di Ishmael Beah, scrittore africano originario della Sierra Leone:
" E' il 1993 quando in Sierra Leone, nel più assoluto silenzio della comunità internazionale, i ribelli si impadroniscono della parte del paese più ricca di miniere di diamanti e vi instaurano un vero e proprio regno del terrore, amputando gambe, braccia, orecchie e naso a più di trentamila persone. Ishmael Beah, dodici anni, suo fratello Junior e gli amici Talloi e Mohamed, tredici anni, sanno della guerra poco o niente(...) Quattro anni prima hanno fondato una band hip hop, affascinanti dalla "parlata veloce" di un gruppo americano visto su un enorme televisore a colori nella zona dei divertimenti per turisti bianchi di Mobimbi. Un giorno, mentre sono via, impegnati in un'esibizione, i ribelli penetrano nel loro villaggio e lo devastano. Ishmael e Junior cercano di percorrere velocemente le sedici miglia che li separano dalla casa dei genitori, ma una volta giunti al margine della foresta che circonda il villaggio, i superstiti che emergono dal fitto del fogliame li fanno presto desistere dal tentativo. Un uomo trasportava il figlio morto. Era completamente coperto dal suo sangue e avanzava dicendo: "Ti porterò in ospedale, bambino mio, e, vedrai, andrà tutto bene". Ishmael non vedrà mai più casa sua e i suoi genitori. Perderà Junior. Fuggirà nella foresta, dormirà di notte sugli alberi, sarà catturato dall'esercito governativo, imbottito di droga, educato all'orrore, all'omicidio, alla devastazione. Il suo migliore amico non sarà più il tredicenne Talloi ma l'AK47 e la sua musica non più l'hip-hop ma quella del suo fucile automatico.”
L'uso di armi automatiche e leggere ha reso più facile
l'arruolamento dei minori, al punto tale che oggi un bambino di 10 anni può impugnare facilmente un AK-47, come lo farebbe un adulto.
Jean Baptiste Onama è nato in Uganda. Allo scoppio della guerra civile, è stato costretto ad arruolarsi a soli 14 anni. Oggi Jean Baptiste ha 42 anni ed è docente ordinario alla facoltà di Scienze Politiche all'Università di Padova.
Ecco la sua testimonianza:
"Ho assistito a stupri di ragazzine da parte di alcuni soldati. Ho assistito
anche ad un tragico episodio che ha riguardato una donna anziana: non
era riuscita a scappare, era rimasta vicina alle capanne bruciate; un
soldato ha sparato è l'ha colpita ma non a morte. Era ancora viva. E
prima di morire ha detto delle parole. Il soldato che le aveva sparato
non poteva comprenderle perché era un kuangu: io ero l’unico della
tribù che poteva capire quella lingua, perché era la gente di mio padre.
E questa donna diceva: “Figlio mio, perché mi uccidi? Che male ti ho
fatto?”, e ha ripetuto più volte queste parole. Questo è stato il
momento più forte e più significativo di quel conflitto: racchiude tutta
la follia della guerra. Io penso che chi, come me, si è salvato per
miracolo da una situazione di morte e di distruzione, ha il dovere di
fare in modo che il mondo non viva più quell’orrore."
MA QUALI SONO I MOTIVI PER CUI NEGLI ULTIMI ANNI VENGONO RECLUTATI SEMPRE PIU' BAMBINI?
E, siccome per loro natura sono ingenui, si fanno indottrinare
facilmente e affrontano il pericolo con maggior incoscienza (per esempio
attraversando campi minati o intrufolandosi nei territori nemici come spie).
Inoltre la lunghezza dei conflitti rende sempre più urgente
trovare nuove reclute per rimpiazzare le perdite. Quando questo non è facile si ricorre a
ragazzi di età inferiore a quanto stabilito dalla legge sostanzialmente per due motivi: o perché non si seguono le
procedure normali di reclutamento oppure perché molti minori sono sprovvisti di documenti che dimostrino la
loro vera età.
E' vero anche che alcuni ragazzini aderiscono come volontari per sopravvivere alla fame e agli stenti. Nella Repubblica Democratica del Congo,
per esempio, nel '97 da 4.000 a 5.000 "ragazzi di strada" hanno aderito all'invito, fatto
attraverso la radio, di arruolarsi.
Un altro motivo può essere dato dal desiderio di vendicare atrocità commesse contro i loro genitori o la loro etnia: infatti, una ricerca condotta dall'Ufficio dei Quaccheri di Ginevra dimostra come la
maggioranza dei ragazzi che si arruolano volontari nelle truppe di opposizione lo fanno per "riscattarsi" da un' esperienza di violenza subita in passato o vista infliggere ai propri familiari
da parte delle truppe governative.
LE CONSEGUENZE DELL'ARRUOLAMENTO:
LE CONSEGUENZE DELL'ARRUOLAMENTO:
Per i ragazzini che riescono a sopravvivere alla guerra, le conseguenze dal punto di vista fisico sono gravi: molti di loro sono denutriti, mutilati, affetti da gravi malattie della pelle, da patologie respiratorie e magari anche dall'AIDS.
Non sono da sottovalutare nemmeno le ripercussioni psicologiche; tra queste, il forte senso di colpa non soltanto per aver ucciso centinaia di innocenti ma anche per aver contribuito a seminare terrore nei villaggi e nei campi profughi.
Senza contare inoltre un'enorme infelicità per aver subito violenze e abusi, un terribile senso di panico (gli incubi notturni li perseguitano per anni) e la difficoltà nell'inserirsi nuovamente in famiglia e nella comunità in cui vivono.
Questa difficoltà sociale vale soprattutto per le ragazze le quali, dopo essere state nell'esercito, spesso finiscono col diventare prostitute.
Questa difficoltà sociale vale soprattutto per le ragazze le quali, dopo essere state nell'esercito, spesso finiscono col diventare prostitute.
Anche se molti stati faticano ad ammetterlo, l'arruolamento dei bambini può essere indubbiamente considerato una forma di lavoro illegittimo e pericoloso. L'I.L.O.(Organizzazione Internazionale del Lavoro) riconosce che: "il concetto di età minima per l'ammissione all'impiego o lavoro che per sua natura o per le circostanze in cui si svolge porti un rischio per la salute, la sicurezza fisica o morale dei giovani, può essere applicata anche al coinvolgimento nei conflitti armati". L'età minima, secondo la Convenzione n° 138, corrisponde ai 18 anni.
LE MIE IMPRESSIONI... PER COINVOLGERVI ANCHE EMOTIVAMENTE:
Osservate bene questa immagine...
Credo che il bambino in questione abbia 8 o 9 anni... Non sono molto brava ad intuire l'età delle persone ma in ogni caso non gliene darei più di dieci. E' un bambino soldato originario della Repubblica Centrafricana.
Vi prego, osservatelo bene... Sembra che stia per piangere. I suoi occhioni tristi sembrano dire: "Ma perché mi fate portare questo enorme fucile? Perché non mi date in mano delle matite, delle penne, dei pennarelli? Perché non posso godere del diritto allo studio e del diritto al gioco? Perché, invece di farmi sparare delle pallottole mortali non mi fate dipingere i colori dell'arcobaleno?"
La prima volta che ho visto questa immagine mi sono venute le lacrime agli occhi e, per un attimo, ho avvertito un brivido freddo alla schiena.
Perchè il viso di questo bambino è molto eloquente: gli occhi pieni di dolore e le labbra leggermente incurvate (tipiche di chi trattiene il pianto) danno proprio l'idea dell'insensatezza dell'odio razziale, della crudeltà della guerra e dell'enorme dolore che provano i bambini rimasti orfani e costretti a combattere conflitti militari voluti soprattutto da governanti malvagi e corrotti. Questi bambini dovrebbero vivere un'infanzia felice e spensierata. Dovrebbero sperimentare l'affetto dei loro genitori, le premure dei maestri di scuola... dovrebbero godere delle amicizie con i loro coetanei... Questi bambini meritano un futuro!! E dobbiamo garantirglielo!! Gli europei e gli statunitensi, invece di portare in Africa valori quali la pace, l'armonia, il dialogo interculturale, approfittano dei contrasti tra le popolazioni, prendono posizione, favoriscono un gruppo etnico piuttosto che un altro, collaborano con i governi autoritari!!!
Io... credo che dovremmo partire proprio dall'attenta osservazione di questa fotografia...Forse, se tutti noi cercassimo un po' di immedesimarci nello stato d'animo dei piccoli soldati riusciremmo a comprendere meglio i diritti dei bambini, che per ora sono soltanto scritti su una carta e molto spesso ignorati...
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