Rieccomi con un altro post potentemente emotivo, ma vi ricordo che non c'è nulla di reale!
E' tutto frutto della mia sfrenata fantasia...
Gli aranciati riflessi del sole accarezzano le onde del mare che si infrangono impetuose sugli scogli. Le nuvole percorrono placidamente le vie del cielo. Cammino. Le pieghe del mio vestito ondeggiano al suono melodioso del vento. Cammino sfiorando piccole conchiglie che giacciono tra minuscoli granelli di sabbia, bianchi come perle.
Odo un soave e malinconico canto che si diffonde nell'aria tersa e limpida, mentre le stelle si spengono. Scorgo un ragazzo, seduto ai piedi di uno scoglio.
Lo osservo ammaliata e mi avvicino lentamente.
Proprio nel momento in cui gli stringo la mano le melodiose note del suo canto si interrompono.
"Hai gli occhi che brillano come il sole", gli dico. Poi gli sorrido.
"Il tuo sorriso è incantevole come un giardino gremito di fiori." E subito dopo avermelo detto, con le sue esili dita mi sfiora delicatamente le guance. Inizio a sentire dei brividi che corrono lungo tutto il corpo, ma al contempo avverto anche uno strano calore che, come una fiamma, avvampa e sale, dal collo fino alla fronte. E' un calore che mi fa sentire viva, amata, in armonia con la natura e con l'Universo.
"Anche oggi ci sono le nuvole in cielo. E prima o poi oscureranno il sole". Nelle parole del ragazzo avverto una profonda tristezza.
"Sì... ma sono proprio le nuvole che rendono bello e particolare questo cielo. Senza quelle nuvole che oscurano alcune parti azzurre, esso sarebbe monotono, uguale a se stesso. Il cielo è come la vita, ragazzo mio. Sono proprio quelle nuvole grigie che ci stimolano a vedere con occhi realistici la nostra esistenza. Senza il dolore e senza la solitudine la nostra vita sarebbe indegna di essere vissuta. Non potremmo imparare nulla, non potremmo sperimentare tutti quei sacrifici e travagli che comporta la realizzazione di un sogno. E soprattutto, non potremmo apprendere che per coltivare le nostre qualità e i nostri pregi sono necessarie la tenacia e la determinazione."
I suoi bellissimi occhi sono rivolti verso di me, incantati, sbalorditi, sorpresi. Vorrei tanto baciarlo e imprigionarlo in una potente stretta amorosa e solidale capace di alleviare tutte le sue insicurezze e i suoi pensieri cupi. Invece inizio a tremare, come i rami spogli degli alberi al freddo soffio del vento invernale.
Il ragazzo appoggia la testa sulla mia spalla: "Vedi quei gabbiani? Come volano leggeri nel cielo! Completamente ignari dell'ipocrisia, della cattiveria, della corruzione del mondo! Liberi di esplorare nuove terre, liberi di abbracciare con le loro ali il vasto orizzonte. Vorrei poter volare anch'io".
Gli sorrido di nuovo teneramente e gli dico: "Ti insegnerò volentieri. Prima però portami nella Valle dell'Erba Multicolore."
"Dov'è?" mi chiede un po' sorpreso, con la sua splendida ingenuità. "Oh, è un posto magnifico. Forse è il Paradiso che ci attende dopo la morte. Ti prego, portamici! Sento il bisogno di essere come la Eleonora di Poe. Almeno per alcuni attimi voglio essere lei." e chiudo gli occhi.
Inaspettatamente, il ragazzo mi avvolge in un caldo abbraccio e inizia a descrivermi stupendi prati fioriti, rigogliosi alberi da frutto, maestose cascate che scorrono tra le rocce imponenti delle montagne illuminate dal sole.
Il suo abbraccio è come una coperta di lana che attenua i miei brividi. E' una sicurezza. Rappresenta la certezza di un amore sincero e genuino.
Oh come vorrei che questo abbraccio durasse per l'eternità!
Separarmi dalla sua dolcissima stretta per me risulterebbe decisamente doloroso. Se mi separassi da quelle generose braccia avvertirei una spiacevole sensazione di incompletezza, di infelicità.
Ecco qui. Tutto ciò è accaduto nella mia mente pochi giorni fa, durante una delle mie passeggiate in campagna. Sentivo il bisogno di scriverlo.
Credo però che la storia di "Marcellino pane e vino", film girato nel 1955, mi abbia aiutata a creare questo racconto altamente romantico.
L'ho scaricato e visto una settimana fa e ne sono rimasta suggestionata.
E' bellissima la figura di quel bambino che dialoga con il Crocifisso e che gli porta ogni giorno una pagnotta e un bicchiere di vino.
Commovente e intenso è il punto in cui Marcellino gli chiede di poter vedere la mamma e Gesù gli dice: "Chiudi gli occhi" e poi lo abbraccia per portarlo in Paradiso.
Certo, c'erano i frati che gli volevano molto bene ma... dodici papà non valgono tanto quanto una mamma. - Con tutto il rispetto per le figure maschili significative e moralmente valide, come mio padre e come i miei zii.- La madre è protettiva, rassicurante. E nei primi anni di vita è praticamente la tua ombra.
Stranamente non ho pianto, però ci ho pensato tutto il giorno dopo e anche quello dopo ancora.
Io sono fatta così. Continuo a pensare per un po' di giorni a ciò che mi impressiona o mi coinvolge molto, anche se non è un evento reale e accade in un film o in un libro.
Forse non ho pianto perché "Marcellino pane e vino" offre una particolare e insolita visione della morte, intesa non tanto come distacco definitivo dalle persone che ami e dalle bellezze della natura ma come sereno riposo che permette di godere dell'immensa bontà di Dio.
E ciò sarebbe splendido. E' un'idea della morte molto diversa da quella che solitamente ci si fa.
Da quella che mi sono fatta anch'io.
Noooo!!! Mi sono messa a piangere proprio adesso, mentre stavo rivedendo questa scena finale! Marcellino aveva soltanto sei anni...
Ve lo consiglio! :-)
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