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1 gennaio 2019

"Rifugio d'uccelli notturni", Quasimodo

Quanto era stupendo il cielo ieri notte?
Terso, sereno, pieno di luminosissime stelle... e la luce brillantissima della luna che con la sua purezza abbracciava i rami spogli degli alberi!
E' passato troppo in fretta questo dicembre.
Dicembre è un mese che certamente ci richiama alla memoria il nostro essere fragili, la bellezza dell'umiltà e la pazienza nell'attesa.
Però è anche un mese che, sebbene sia un po' malinconico, desidera la vita.
Nelle aurore e nei tramonti dorati di dicembre si possono scorgere le stesse tinte di arancio e rosa che caratterizzano i crepuscoli di settembre, nelle limpide e soleggiate giornate di dicembre si scorgono echi della chiara luce dell'estate, nelle nubi alte, vaporose e grigie c'è un richiamo alla primavera, alla voglia di pioggia, di acqua e quindi di rinascita della vita.

Vorrei proporvi una poesia piuttosto suggestiva di Salvatore Quasimodo. E' il modo migliore per iniziare il 2019!!

RIFUGIO D'UCCELLI NOTTURNI:

In alto c’è un pino distorto;
C. Friedrich, "L'albero dei corvi", 1822

sta intento ed ascolta l’abisso
col fusto piegato a balestra.
 
Rifugio d’uccelli notturni,
nell’ora più alta risuona
d’un battere d’ali veloce.
 
Ha pure un suo nido il mio cuore
sospeso nel buio, una voce;
sta pure in ascolto, la notte.


Tutta questa lirica è basata su un'analogia tra il pino distorto e il cuore del poeta. 

La pianta, che si trova a ridosso di una scogliera, è piegato ad arco su un abisso come se volesse ascoltare una voce misteriosa. 
Quest'immagine, che appare nella prima strofa, rimanda all'interiorità di Quasimodo, all'animo quindi di un poeta che cerca di comprendere il senso dell'esistenza.
La seconda strofa aggiunge la presenza degli uccelli, con i battiti veloci delle loro ali.
L'ultima invece, si concentra su un io poetico che si riconosce nell'albero sospeso.
Notate che vista e udito si alternano in questa poesia.

In questa lirica, la notte assume una particolare rilevanza; e non soltanto ambientale: la notte qui è anche simbolica, dal momento che si riferisce anche ai momenti più difficili e più dolorosi della vita. 
D'altra parte, nei periodi di travaglio o in situazioni drammatiche, non ci sentiamo un po' tutti come dei pini distorti, in bilico e piegati all'ingiù?
Un dramma, una tragedia, degli imprevisti spiacevoli... tutti eventi che minano le nostre sicurezze, le nostre poche certezze. Tutti avvenimenti che dovrebbero farci "ripiegare su noi stessi" per riflettere, sui nostri limiti e sulle nostre risorse. 
Per riflettere tra le lacrime e per poi stringere i pugni e continuare.
Ha senso dare un senso alla nostra esistenza?! 
Non siamo noi che scegliamo i nostri genitori, non siamo noi a scegliere i compagni di classe, i compagni di corso e i componenti di un gruppo di un'attività extra-studio.
Non siamo noi a controllare il nostro tempo: non solo il futuro è un tempo troppo esteso per poter essere dominato da una mente umana, ma addirittura il presente è incontrollabile, perché, "esistenzialmente" parlando, continua a scorrere.
C'è differenza tra tempo verbale e aspetto verbale. Tutte le lingue lo evidenziano.
E il greco antico è una di quelle che sa marcare benissimo questa diversità. 
Non per nulla in greco c'è l'aoristo, cioè, "l'indeterminato"(ἀόριστος). 
L'aoristo di per sé non ha una connotazione temporale, esprime azioni compiute, delimitate dall'inizio alla fine, già definite sulla linea immaginaria del tempo.
E' errato identificarlo totalmente come il corrispondente italiano passato remoto. 
Solo se in un testo compare all'indicativo, allora è traducibile con il passato remoto. 
Negli altri modi verbali può anche essere tradotto al presente o anche al futuro.

Quando leggo questa lirica, è facile per me richiamare alla mente le mie lunghe camminate in montagna.
Da adolescente adoravo le escursioni, anche se le facevo soprattutto nei periodi estivi.
Da liceale adoravo sentire la soddisfazione di aver raggiunto il Telegrafo su una delle cime del Baldo e amavo essere accarezzata dalle nuvole.
Io ero così: mi sedevo su una roccia, socchiudevo gli occhi e respiravo profondamente, affascinata dalle molteplici forme delle nubi poco più basse di me.
Le nubi che mi sfioravano mi ricordavano vivamente tutte quelle persone che hanno sempre saputo amarmi per quella che sono, che hanno riposto fiducia in me. E anche tutti coloro che, in fin dei conti, mi hanno considerata una sorta di "rifugio" in cui riporre ansie, inquietudini, gioie e soddisfazioni.
Quello però (ed è sempre bene specificarlo!) della mia adolescenza è stato un periodo difficilissimo.
Però, anch'io spesso sono piegata ad "ascoltare un abisso".
Cerco di disegnare dei progetti di vita e di ravvivare la fiamma dei miei sogni. 
In questo modo allevio e ho sempre alleviato l'ansia che compare in certi momenti.
Lassù, mi sentivo parte di un Creato straordinario!!!


Per me il 2018 è stato fantastico! Innanzitutto per la laurea.
Poi anche perché ho imparato qualcosa di molto importante dagli adolescenti che incontro in parrocchia: prendersi cura dell'altro significa mettersi in ascolto, interessarsi di quello che è e di quello che fa.
Il vero animatore adolescenti, il vero responsabile di un grest sa ascoltare, non tratta aprioristicamente dei giovanissimi come se fossero tutti degli imbecilli. 
Quest'anno mi sono impegnata, ho fatto quello che ho potuto per rendere l'ambiente parrocchiale un ambiente accogliente, e so di non essere stata l'unica.
Non ho fatto molto, ma quel poco che ho fatto mi ha resa una ragazza più ricca interiormente.


Per questo 2019 ho diversi progetti, che tengo dentro di me.
Alcuni di voi si chiederanno: verrà alla luce quel benedetto romanzo prima del prossimo dicembre? Potrebbe darsi. 
E' da un anno e mezzo che ci sto lavorando a periodi.
Per il momento, siccome sono una persona ben ancorata a terra, preferisco parlarne poco di questa faccenda, perché devo finire di revisionarlo per poi darlo in pasto all'editoria senza troppe illusioni.
...E durante il 2019 si vedrà!




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