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18 giugno 2019

"Bàrnabo delle montagne", Dino Buzzati:

E' una lettura estiva che consiglio volentieri (oltre che il mio libro, naturalmente)!
... Anche quest'opera era parte del mio programma d'esame di letteratura italiana.
Considerando il gran caldo, la mia stanchezza sia fisica che mentale e tenendo presente che sono sotto esami fino a fine giugno, sarà un post abbastanza breve.
Barnabo delle montagne è il primo romanzo scritto da Dino Buzzati, uno dei più famosi giornalisti del secolo scorso del "Corriere della sera".
E' uscito nel '30, l'anno del compimento dei 24 anni di Buzzati.  


TRAMA:

Il protagonista della storia è Bàrnabo, un giovane guardaboschi che vive con i suoi compagni tra le montagne, in una casa collocata nella Valle del Grave, al di fuori del borgo di San Nicola (dolomiti bellunesi). 
Fra i doveri dei guardiaboschi vi è anche quello di sorvegliare la Polveriera, un deposito di munizioni ed esplosivi. 
Del Colle, il loro capo, è il primo personaggio che compare nel racconto. Ha 56 anni, ama raccontare storie e leggende, conosce benissimo i sentieri di montagna.

Una sera, dopo la festa per l'inaugurazione della nuova casa dei guardiaboschi (quella vecchia è ormai diroccata), Del Colle viene ucciso da alcuni briganti. 
Tra i colleghi di Barnabo si diffonde un clima di angoscia e di inquietudine, dal momento che tutti hanno la certezza che ci siano dei banditi sulle montagne.
Qualche tempo dopo Bàrnabo, di ritorno da un'escursione con il compagno Bertòn, si accorge che dei briganti stanno attaccando la Polveriera. Terrorizzato, fugge e si nasconde, lasciando Bertòn da solo. Terminato l'assalto, a causa del quale Bertòn è ferito, Bàrnabo viene licenziato e congedato, dal momento che, di fronte ai compagni, non riesce a giustificare il proprio comportamento durante l'attacco.

Per alcuni anni, Bàrnabo lavora allora come contadino presso un cugino che vive in pianura. Ma la malinconia e la nostalgia delle montagne non lo abbandona mai.
Ad un certo punto però, il protagonista incontra nuovamente Bertòn, che gli consiglia di ritornare in montagna. 
Bàrnabo allora ritorna, ma qualcosa è cambiato. Non l'ambiente, che è sempre e comunque fresco, suggestivo e maestoso, quanto piuttosto la funzione della Polveriera. 
La Polveriera è stata svuotata, munizioni ed esplosivi trasferiti al paese. 
Bàrnabo accetta di rimanere solo, come unico guardaboschi e come unico custode della Polveriera.
Non gode più di alcun rapporto con i suoi ex-compagni, dal momento che questi ultimi non si presentano come suoi ospiti ad una cena, in una scura sera di settembre.

Il giorno dopo questa brutta "botta" di delusione, Bàrnabo nota dei briganti che stanno circondando la Polveriera.
Inizialmente li prende di mira; ma, ora che non ha più paura, sceglie deliberatamente di non sparare. 
I briganti dopo un po' si allontanano e Bàrnabo resta a vivere in solitudine tra le montagne.

PARTICOLARITA' DELL'OPERA:

Come notava il mio docente durante una lezione, in questo libro manca una presenza femminile e Bàrnabo è l'unico guardiaboschi senza cognome.
Oltre a ciò, l'autore lascia indeterminate alcune caratteristiche di Bàrnabo, come ad esempio l'età esatta e la famiglia di origine.
Ad ogni modo, nel libro prevale l'imperfetto che, come tutti sappiamo sin dalle elementari, è il tempo dell'indeterminatezza.
Nel corso della storia, emerge in modo chiaro che Bàrnabo ama profondamente il paesaggio in cui vive: le montagne, luoghi di fascino e di solitudine, gli danno un senso di "appartenenza".
D'altra parte, da un esame di geografia della triennale, so bene che chi abita un luogo lo "possiede", dal momento che lo vive, lo modifica e dal momento che l'individuo sviluppa sentimenti, esperienze e ricordi legati al luogo in cui abita. Abitare deriva da "habeo" latino, "avere".

Il famigerato Andrea Zanzotto definisce questo romanzo "un libro di sensazioni cromatiche".
Effettivamente, diverse volte appaiono degli scorci poetico-descrittivi del paesaggio montano, simili a scorci pittorici. 
Metto alcuni esempi qui sotto:

-"Biancheggiano le crode lontane illuminate dal sole" (cap.8) Le crode sono le cime.

-"Rimane attaccato alla vetta un lembo di nebbia, pare un fumo, bianchissimo contro il cielo" (cap.9)

-"Le ombre hanno riempito le foreste, salgono per i ghiaioni, le poche nubi si dileguano nell'azzurro. Nelle valli è scuro e i venti notturni intonano la loro voce". (cap.9)

-"Mattino limpidissimo con nubi bianche che corrono per il cielo." (cap.12)


IL "SUBLIME" NEL BARNABO:

Il sublime. Per Edmund Burke, il sublime è qualcosa di sconvolgente, qualcosa di meraviglioso ma al contempo di temibile, che ci mette di fronte alla caducità umana. 
Il bello invece, è semplicemente qualcosa di piacevole.

Io il sublime in questo romanzo l'ho riscontrato nell'espressione, al cap.13, "cime immobili e burrascose".
Le cime dei monti delle Dolomiti sono imponenti ed elevate, ma la loro caratteristica inquietante è che sono attraversate da nubi dense e pesanti, che possono preannunciare un temporale.

CLAUDIO TOSCANI E IL TEMA DEL PERDONO NEL BARNABO:

Vi riassumo in modo indiretto ciò che Toscani ha detto nella prefazione alla mia edizione del libro (cioè la più recente, del 2017).
Il commento critico di Toscani si focalizza soprattutto sulla colpa di Bàrnabo e sul finale del libro.

Bàrnabo ha sbagliato e ha pagato (forse anche troppo cara, l'ha pagata).
Quando fa ritorno sulle montagne, lo muove sia la speranza di ritrovare quell'ambiente che gli piaceva tanto e quel lavoro che gli piaceva tanto, sia il desiderio di riabilitarsi uccidendo i briganti.
Accetta dunque l'inutile posto di custode presso una polveriera di prossima soppressione, subìsce poi un brutto scherzo da parte dei compagni che non si presentano alla cena.
Quando arriva il mattino seguente, Bàrnabo avvista i briganti che si avvicinano, li inquadra nel mirino ma non spara. Perché? Perché quelli, più che briganti e assassini, gli sembrano quattro vecchi dalle facce patite che ispirano più pietà che vendetta.
Per questo, il protagonista opta per la giustizia del perdono e tralascia la sbrigativa giustizia del fucile.
E, in tutto questo, il tempo appare come una sorta di "regista delle vite degli uomini".

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Venerdì sera ho presentato il mio libro. Con mia grande soddisfazione c'erano diversi miei insegnanti di scuole medie. 
Cinque anni fa ero sotto esame di maturità e mai allora avrei pensato che, in un futuro di specializzanda, avrei scritto, fatto stampare e presentato un libro proprio su tutto quello che mi faceva stare malissimo quando ero al liceo.
Ho tanto di documentazioni video su quello che ho spiegato, ma non le carico qui e non so se mai le carichero' sul blog. Intanto devo ancora scaricarle e farle sistemare.


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