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15 novembre 2019

"Il codice di Perelà", Palazzeschi:

"è la mia favola più aerea, il punto più elevato della mia fantasia"
(A. Palazzeschi)
Edizione più recente della Oscar Mondadori
Il codice di Perelà è uscito nel 1911 e si presta ad una serie di riflessioni e di interpretazioni.
E' leggero, beffardo, leggermente onirico, leggermente cristologico.
L'ho letto in un periodo (=la fine di settembre) in cui avevo proprio bisogno di sorridere, in un periodo in cui le mie frustrazioni relazionali mi pesavano parecchio. 
Ho dedicato i miei anni di volontariato completamente al bene altrui. L'ho fatto con entusiasmo perché credevo fermamente nell'atto di poter dare una testimonianza di vita come animatrice, perché credevo di poter crescere nella fede (= e invece mi ritrovo più indietro di prima), perché credevo di poter trovare un po' di calore umano, di rispetto e di ascolto.
Comunque: 267 pagine divorate nel giro di due giorni! Eh sì: il Codice di Perelà non è brevissimo, ma mi ha anche un po' divertita.

0. RIMANDI:

Venerdì scorso ho accennato al Codice di Perelà. Anzi, ho messo in evidenza le forti differenze che intercorrono con After dark. 
Qui vi rimando al link nel quale potrete eventualmente rileggerle: 

1. LO STILE DEL CODICE DI PERELA':

Sembra quasi di leggere un testo teatrale, visto che quest'opera è piena di dialoghi. 
Il discorso diretto lo si trova praticamente in ogni pagina. L'autore riporta tutto ciò che la gente dice a proposito di Perelà, che è diverso dagli altri uomini proprio perché è fatto di fumo.
Vi dico già da subito che Perelà non parla quasi mai all'interno della storia. E' un semplice ascoltatore. Ascolta le dame presso la corte del re, i loro tormenti amorosi e i loro vissuti, ascolta i divertenti bisticci della gente, ascolta le considerazioni che gli altri hanno di lui.
Perelà dice soltanto: Io sono leggero, come ad intendere che, per 33 anni della sua vita, non è mai stato a conoscenza del male, che rende pesanti.
L'essere fatto di fumo in effetti, lo rende inizialmente agli occhi degli altri un essere straordinario, lontano da ogni corruzione morale.
Perché ho scritto 33 anni? Perché per 33 anni Perelà è nato all'interno di un camino, da dove poteva ascoltare i discorsi di tre vecchie che ogni giorno si sedevano lì vicine: Pena, Rete, Lama.
Aggiungo un'ultima cosa prima di caricare delle foto che ho fatto ad alcune pagine del romanzo: le virgolette basse, abbastanza rare tra l'altro all'interno del libro, introducono i pensieri e i ricordi di Perelà (=che a dire il vero, anche questi sono pochi all'interno del racconto, ma non perché Perelà sia irriflessivo, quanto piuttosto perché si pone l'accento sui pensieri e sulle opinioni condivise della gente su di lui):
p.7

p.8

p. 9
p.10

2. CONTENUTI GENERALI DEL LIBRO:

Dicevo che la folla del regno sconosciuto in cui è ambientata la storia accoglie benevolmente e con entusiasmo Perelà, entità curiosa e vergine in tutti i sensi. 

1) E' di fumo, non di carne. A differenza di qualsiasi altro uomo, Perelà non è stato concepito durante un atto sessuale, ma è nato (stranamente) dal fumo accumulatosi in un camino otturatosi nella sua sommità. Quel camino che è chiamato utero nero.
Perelà non è nato dal sesso e, nella sua permanenza in quel regno, non può né innamorarsi né provare attrazione sessuale per alcuna donna. E' leggero, è asessuato.

2) Vede per la prima volta il mondo a 33 anni. E lo osserva con occhi vergini. Appare una creatura di materia evanescente, inconsistente, che non è in grado di comprendere falsità, cattiverie, menzogne, invidie, stoltezze, follie.
Improvvisamente, un giorno ha perso la sua immobilità all'interno del camino ed è uscito a conoscere il mondo e ad esplorarlo. Ma mai Perelà ha preteso di essere un protagonista, mai ha preteso di essere al centro dell'attenzione della gente.

Ad ogni modo, Perelà viene portato a corte, dove conosce una serie di ministri e di signore altolocate. Tutti lo ammirano, tutti lo trattano, come diciamo noi ai nostri giorni, "con i guanti di velluto".
Viene addirittura incaricato di redigere un nuovo Codice di leggi che sia in grado di risolvere questioni lasciate irrisolte dalle leggi precedenti, ritenute decrepite e grinzose.
 "Da lui possiamo attenderci solo opere di purezza e di equilibrio",  dice il sovrano del regno.
Perelà prende i tè con le signore, partecipa alle feste di ballo, visita alcuni luoghi del regno (tra cui i villaggi Delfo e Dori, separati da un fiume, e il prato dell'amore, costeggiato da un viale di ippocastani nel quale le coppie passeggiano fino a sera).
Tutto va benone finché Alloro, fedelissimo servitore del re, non viene trovato impiccato e carbonizzato nei sotterranei di corte. Al vedere lo scabroso spettacolo, Perelà dice:" Voleva divenire leggero".
Ed ecco che subito viene accusato di cinismo, di indifferenza. Il Consiglio di Stato si riunisce in sua assenza, per giudicarlo colpevole della morte di Alloro.
L'atteggiamento verso Perelà cambia radicalmente: "E' il figlio di Belzebù!", "Proviene dall'Inferno!", "Ha ingannato l'opinione pubblica!".
Da una parte dei sudditi è ritenuto persino colpevole di omicidio.
Subisce anche un pestaggio da parte dei bambini (pestare un uomo di fumo... come si fa??).
Ecco allora che arriva il momento del processo, durante il quale Perelà viene ingiustamente calunniato. Tutte le accuse che gli rivolgono sono infondate, ma quasi tutti sono d'accordo: il popolo si lascia influenzare dai membri del Consiglio e le donne, quasi tutte tranne Oliva di Bellonda, marchesa realmente innamorata di Perelà, lo abbandonano e lo disprezzano. 
Oliva di Bellonda, con la sua sensibilità e la sua dolce malinconia, sostiene l'innocenza dell'omino di fumo. E' coetanea dell'omino di fumo. Segue i suoi veri sentimenti, segue il proprio pensiero, non quello della massa, e per questo viene emarginata e denigrata anche lei. Le altre dame la chiamano, in tono derisorio: la signora Perela'.
Perelà viene condannato alla prigione, o meglio, ad essere murato vivo sulla cima di un monte.
Ma vola via dalla prigione.
Per cui, di fatto, il Codice non lo scriverà mai.

3. MAFARKA IL FUTURISTA E PERELA':

In aula una volta abbiamo confrontato Perelà con Mafarka, il guerriero africano protagonista del romanzo di Marinetti, uscito un anno prima, cioè nel 1910, e successivamente condannato per oltraggio al pudore.
Guardate che, come ho fatto per i post su After Dark, Lauri senza fronde e i romanzi della nostra letteratura industriale, sto scrivendo a memoria tutto ciò che so.
Sto copiando soltanto le citazioni dal libro di testo. Direi che la media del 29 me la mantengo anche per questo secondo anno!
Eccovi qui una tabella che paragona i due "eroi":


MAFARKA
PERELA’
Stile roboante, pomposo. La dedica al romanzo sembra una chiamata alle armi dei compagni futuristi: “Grandi poeti incendiari! Fratelli miei futuristi! (e li nomina)” Tra i nomi anche Palazzeschi.
Stile semplice, dialogico. La dedica in questo caso è: “a quel pubblico che ci copre di fischi, di frutti e di verdure. Noi lo ricopriremo di opere d’arte”.
Titolo primo capitolo: “Lo stupro delle negre”.
Dove si racconta come i soldati stuprano un gruppo di adolescenti africane, sulle rive di uno stagno.
Titolo primo capitolo: “L’utero nero”.
E’ un camino.
Non ha nulla a che fare con la violenza, anzi… spiega la natura innocente  di Perelà.
Odia le donne. Partorisce da solo il proprio figlio. (Ma… è un uomo o un organismo procariote??)
Non odia nessuno. Ma non può amare.
Prime tre parole del romanzo: “Cane! Scorpione! Vipera cornuta!”
Prime tre parole del romanzo: “Pena! Rete! Lama!”

* Partorisce da solo il proprio figlio, odia le donne... Ma che razza di stupido! Senza le donne non ci sarebbe l'umanità. Senza le donne vere non ci sarebbero valori, né tenerezza, né forza d'animo!

4. LE ORIGINI DEL NOME DI PERELA':


Chiamiamolo Perelà! dice una delle guardie del Regno, poco prima che l'omino di fumo entri alla corte reale.
Questo nome ha due origini:

A) PERELA' viene dalle prime sillabe di Pena, Rete, Lama.
B) PERELA' ha però anche una derivazione meno intuitiva: viene anche da un proverbio toscano, che fa: mezza pera, mezzo refe, mezzo topo, mezza lana è un paese di toscana.      

*Aldo Palazzeschi (alias Giurlani. Palazzeschi era il cognome della nonna materna) era fiorentino.     

5. ASPETTI CRISTOLOGICI:

Sinteticamente li segnalo qui sotto:

- Come Cristo, Perelà ha 33 anni.
-Come Cristo, Perelà viene processato, accusato ingiustamente. E condannato giustamente. Cristo però è condannato ad una morte infame, alla crocifissione. Perelà all'isolamento sulla sommità di un monte. Murato vivo.
-Come Cristo, Perelà non resta sconfitto dalla cattiveria delle folle. Cristo risorge, Perelà vola via. Sparisce. Entrambi divengono esseri non più presenti sulla terra.


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