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30 giugno 2020
"La teoria del tutto": siamo sicuri che rappresenti bene la storia di un luminare della fisica?!
24 giugno 2020
"Il ragazzo che catturò il vento":
Per alcune settimane tratterò di argomenti un po' diversi da quelli letterari; vi risparmio il Carmen Buranus 70, che resta sempre bellissimo e stilisticamente molto raffinato, ma troppo, troppo lungo e troppo specialistico per poter stare su un blog. A tutto c'è un limite.
Questo film ambientato in Malawi.
Preferirei iniziare la recensione con delle note di geografia riguardanti questo stato africano.
IL MALAWI:
Il Malawi si trova in Africa Orientale. A sud e ad est confina con il Monzambico, a nord-est con la Tanzania e ad ovest con lo Zambia.
Si tratta di uno stato privo di sbocchi sul mare ma bagnato dal lago Malawi, che è il terzo lago più grande dell'Africa e comprende circa un quinto della superficie del Paese.
Da questo lago nasce il fiume Shire, che attraversa il Malawi sud-orientale per giungere in Monzambico e gettarsi nello Zambesi.
La capitale del Malawi è Lilongwe.
Sono state fatte più ipotesi per spiegare l'origine del nome di questo stato. Si suppone che malawi derivi dal nome di una tribù del sud del Paese oppure, più poeticamente che si riferisca allo scintillio del sole che sorge sul lago.
Il clima del Malawi è subtropicale: la stagione delle piogge va da novembre ad aprile; mentre da maggio a ottobre le precipitazioni sono davvero molto rare, visto che il clima si presenta molto caldo anche lungo le rive del lago.
La maggior parte della popolazione si dichiara cristiana (75%) con una maggioranza di luterani (55%) e una minoranza di cattolici (20%). I musulmani comprendono il 15%.
Non sono mai scomparsi del tutto gli antichi riti animisti.
Circa l'85% della popolazione malawiana vive nelle zone rurali e circa i 3/4 di loro vive sotto la soglia di povertà (meno di 1 dollaro al giorno).
In Malawi vengono parlate più lingue: l'inglese è la lingua ufficiale, mentre le lingue locali e nazionali sono il Chichewa e lo Yao.
LAGO MALAWI |
OMNIA VINCIT TENACITAS:
("La tenacia vince tutto")
La storia, ambientata all'inizio degli anni duemila e nel piccolo villaggio di Wimbe.
Il protagonista è William Kamkwamba, un ragazzino in età da fine delle scuole medie (13 o 14 anni), figlio di contadini.
All'inizio del film lo vediamo sistemare delle radio affidategli da amici di famiglia e da conoscenti. Riesce ad aggiustarle perché riesce sempre a recuperare dalle discariche i materiali che gli servono.
E' un adolescente decisamente sveglio che aiuta i genitori in casa e frequenta la scuola locale.
Presto però, il regista e lo sceneggiatore introducono due grosse disgrazie in questa storia: prima piomba sui terreni coltivati una pesante alluvione che allaga persino le strade del villaggio, poi giunge la siccità. Fa impressione, nel film, vedere la terra riarsa (piena di crepe) dal gran calore del sole.
Tutta la popolazione di Wimbe deve far fronte alla siccità, anche la famiglia di Kamkwamba. Il padre Trywell, che tiene molto a far studiare i figli, non può più pagare la retta scolastica di William, che tuttavia frequenta di nascosto soltanto le lezioni di scienze naturali, tenute da un giovane professore fidanzato con sua sorella maggiore.
All'aumento della povertà e le fatiche delle famiglie si aggiungono le rivolte civili contro il governo per il razionamento del grano. La famiglia Kamkwamba viene anche derubata dei sacchi di grano di scorta.
A questo punto, William, per poter migliorare la situazione nel suo villaggio e quindi per poter rendere possibile l'irrigazione nei campi, pensa di costruire un mulino a vento con cui alimentare una pompa d'acqua elettrica.
Inizia allora a frequentare di nascosto la piccola biblioteca della sua scuola e arriva a montare un piccolo prototipo che mostra al padre durante una giornata di lavoro nei campi.
Il genitore però reagisce molto male quando il figlio gli spiega che per poter realizzare la pala eolica serve la ruota e il telaio della bicicletta di famiglia.
Per Trywell, sacrificare la bicicletta significa cedere l'unico bene rimasto ad un esperimento presuntuoso vagheggiato da un ragazzino... (da un genio, aggiungo io!!).
E' Agnes a convincere il marito ad affidarsi al loro figlio.
Dopo che anche il cane di William muore di fame, padre e figlio ricominciano a dialogare e a ritrovare un po' di fiducia l'uno nell'altro.
Con l'aiuto di alcuni uomini del villaggio, si riesce a montare una pala eolica piuttosto alta.
Grazie al progetto di un ragazzino di nemmeno 14 anni, tutto il villaggio si salva dalla miseria causata dalla siccità.
Capite ora il motivo per cui ho inserito quella frase come titolo di un paragrafo?
Questa è la vicenda di un ragazzino che, proprio nel momento in cui scopre il suo talento per la scienza e per la progettazione, è costretto a lasciare la scuola e, grazie alla complicità e alla comprensione del suo insegnante di scienze, frequenta le lezioni che gli interessano di nascosto.
Non solo William non può permettersi di andare a scuola, ma vive in un clima di estrema povertà, di carestia, di fame, di tensioni sociali. E, quando per la prima volta espone la sua idea al padre, riceve soltanto un rifiuto fin troppo duro.
Eppure, con la sua perseveranza e con la sua tenacia, riesce a concretizzare il suo progetto, primo passo compiuto per poter diventare ciò che effettivamente ora è.
SCIENZA SIGNIFICA ANCHE "FARE AFFIDAMENTO":
Mi pare che dal film si percepisca questo.
Realizzare qualcosa di tecnico e di scientifico spesso ha comportato il rischio di non riuscire nell'intento.
Come qui: Trywell è imbestialito e angosciato all'idea di perdere l'unico bene rimasto alla famiglia, quando sente per la prima volta l'intenzione del figlio. Non cede all'idea nemmeno quando gli amici di William si recano davanti alla porta di casa per convincerlo a cedere al figlio la bicicletta.
Dopo alcuni giorni una moglie frustrata dall'estrema povertà e malinconica riesce a farlo ragionare: "Per quanto tempo dobbiamo ancora perdere?". Vuol dire questo: non ci rimane più niente. Possiamo permetterci soltanto un pasto al giorno. Il terreno non è irrigato e il clima non aiuta. Nostro figlio ha studiato. E' molto dotato. Lascialo provare, lascialo fare.
WILLIAM KAMKWAMBA:
Questo film, uscito soltanto lo scorso anno, è la storia di William Kamkwamba che, appena adolescente, nel 2001 è stato in grado di montare, con la ruota di una bicicletta e con materiali di recupero, un mulino a vento: il Wall Street Journal, quotidiano internazionale di New York, è stato il primo mezzo a diffondere la storia di questo ragazzo in tutto il mondo. E' stato così che ha potuto ottenere una borsa di studio per continuare a istruirsi e per iniziare poi l'Università negli Stati Uniti.
Mi è rimasta impressa, alla fine del film, una frase del padre di William: "Credo che questo mulino ti porterà lontano da qui, William, ma allo stesso tempo sarà ciò che ti permetterà di portare per sempre nel cuore il tuo villaggio d'origine".
Negli ultimi 10 anni, William ha ottenuto alcuni premi e riconoscimenti: ha vinto, nel 2010, il Go Ingenuity Award, conferitogli dalla Go Campaign di Santa Monica negli Stati Uniti, un'organizzazione che si prefigge di sostenere i giovani inventori.
Poi in Germania, gli hanno assegnato il Premio Futuro, visto che William è tra i sostenitori più fervidi dell'ecosostenibilità.
AFRICA=COMUNITA':
La famiglia di William in un momento conviviale |
Ma sì, certamente, l'Africa non è soltanto "comunità".
Sicuramente si tratta di un continente estremamente problematico, dove molti bambini e molti adolescenti non possono studiare, dove le donne alla mia età sono già in attesa del sesto figlio (se sono scampate alla fame e/o ai parti precedenti), altroché la laurea specialistica in letteratura!
In Africa qualsiasi tipo di malattia è potenzialmente letale (anche un semplice virus intestinale), in Africa ci sono guerre, guerre civili, c'è il terrorismo islamico che minaccia alcuni popoli, in diversi stati ci sono regimi dittatoriali, le risorse minerarie e le risorse di petrolio non sono per la popolazione, ma per le multinazionali europee, nord-americane, cinesi e giapponesi.
Eppure, l'immagine che avete visto sopra, tratta sempre da questo film, suggerisce l'idea di comunità.
La prima comunità in cui viviamo è la famiglia e qui abbiamo tutti imparato le prime forme di relazione.
Nonostante le miriadi di problemi che hanno, nonostante siano costretti a vivere alla giornata, gli africani secondo me sanno ritagliarsi dei momenti, ogni giorno e di giorno in giorno, in cui mostrarsi solidarietà gli uni verso gli altri.
Quella di William è una bella famiglia: povera, onesta e dignitosa.
20 giugno 2020
16 giugno 2020
"La felicità familiare", Lev Tolstoj (parte prima)
e queta sovra i tetti e in mezzo agli orti
posa la luna, e di lontan rivela
serena ogni montagna.
e della notte caverna di fango
cadde la luna; (...)
13 giugno 2020
La pittura dei Macchiaioli:
dine! — che ristabiliva momentaneamente il silenzio e la quiete. A tre, a quattro, a cinque voci assieme, si sentiva cantare qua l’allegro stornello toscano, là la patetica romanza meridionale, più oltre la canzone guerriera delle Alpi; ed altri smettere, ed altri cominciare, e mille accenti e dialetti svariati succedersi e mescolarsi. La marcia procedeva in tutto e per tutto a norma del regolamento; le file serrate, il passo franco, gli ufficiali al posto; tutto in ordine, tutto appuntino. Benone! E si andava, e si andava (...)
Il canto dello stornello costituisce un rinvio alla pittura di Piero della Francesca. È Telemaco Signorini, che era molto amico del Lega, a confermarcelo:
Fedele al suo programma di produrre un'arte dove la sincerità d'interpretazione del vero reale, dovesse, senza plagio pre-raffaellista, ritornare ai nostri quattrocentisti e continuare la sana tradizione, non più col sentimento divino di quel tempo, ma col sentimento umano dell'epoca nostra, dipinse il suo quadro più grande, Il canto dello stornello. 3) GIUSEPPE ABBATI: "STRADINA AL SOLE" La strada quieta del paesino, delimitata da un muro abbastanza alto e ornato di arbusti verdi, è percorsa da una figura solitaria di donna che si protegge con un ampio cappello di paglia. Il colore del cappello di paglia risulta molto simile sia all'intensità della luce del sole meridiano, probabilmente un sole anche qui estivo, sia al colore della strada, che risente della calda illuminazione solare. Il cielo è molto azzurro, con delle sottili e delicate fasce bianche di nuvolette innocue al di sopra dei tetti delle case. Predominano anche qui le tinte chiare e luminose. |
3 giugno 2020
"Quanto a lungo", A. Zanzotto- un auspicio (almeno per come lo interpreto io) di speranza nel futuro per noi giovani:
di quelle soffitte
più alte, più estese che il cielo,
quanto a lungo vi ho lasciate
mie scritture, miei rischi appassiti.
Con l'angelo e con la chimera
con l'antico strumento
col diario e col dramma
che giocano le notti
a vicenda col sole
vi ho lasciate lassù perché salvaste
dalle ustioni della luce
il mio tetto incerto
i comignoli disorientati
le terrazze ove cammina impazzita la grandine:
voi, ombra unica dell'inverno,
ombra tra i demoni del ghiaccio.
Tarme e farfalle dannose
topi e talpe scendendo al letargo
vi appresero e vi affinarono,
su voi sagittario e capricorno
inclinarono le fredde lance
e l'acquario temperò nei suoi silenzi
nelle sue trasparenze
un anno stillante di sangue, una mia
perdita inesplicabile
Già per voi con tinte sublimi
di fresche antenne e tetti
s'alzano intorno i giorni nuovi,
già alcuno s'alza e scuote
le muffe e le nevi dei mari;
e se a voi salgo per cornici e corde
verso il prisma che vi discerne
verso l'aurora che v'ospita,
il mio cuore trafitto dal futuro
non cura i lampi e le catene
che ancora premono i confini.
di quelle soffitte
più alte, più estese che il cielo,
quanto a lungo vi ho lasciate
mie scritture, miei rischi appassiti.