Premetto che all'Università non ho mai studiato Kafka. E' un autore che ultimamente ho letto e approfondito da sola. Vi informo di qualche sua notizia autobiografica:
Franz Kafka era nato a Praga nel 1883 da una famiglia medio-borghese di origini ebraiche e di lingua tedesca. Praga a fine Ottocento era la città principale della regione della Boemia ed era soggetta al dominio dell'Impero austro-ungarico.
Kafka non si era mai sposato ma aveva sempre avuto pochi amici, ma veri. Tra l'altro, e questo lo affermava uno dei suoi migliori amici, Max Brod, Kafka viveva un rapporto contraddittorio con la sessualità: da una parte la desiderava, dall'altra però la disprezzava dal momento che la riteneva un qualcosa che faceva avvicinare l'uomo all'animalità.
Anche con l'ebraismo aveva un rapporto abbastanza controverso: da una parte, nel suo diario privato, sono stati scoperti molti riferimenti a scrittori yiddish che aderivano profondamente all'Ebraismo, dall'altra invece, sappiamo per certo che sin da adolescente Franz si dichiarava ateo.
Al giugno 1906 risale il conseguimento della laurea in Legge.
Un particolare importante: Franz era figlio di un padre molto autoritario, non si era mai sentito amato da lui anzi... lo detestava. Ma su questo torneremo verso la fine del post.
Franz Kafka era un infelice, che più di una volta aveva pensato al suicidio. Ma ci ha pensato la tubercolosi a farlo morire, il 3 giugno 1924, a soli 41 anni. ..........................................................................
ALCUNE OPERE DI KAFKA:
Tutte le opere di Kafka (racconti e romanzi) sono state scritte in lingua tedesca. Ve ne segnalo alcune, le più importanti, in ordine cronologico:
-Descrizione di una battaglia, 1904 (racconto)
-America, 1912 (romanzo)
-La condanna, 1912 (racconto)
-Il processo, 1914 (romanzo)
-La metamorfosi, 1915 (romanzo)
-Il castello, 1922 (romanzo)
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"LA METAMORFOSI", INCIPIT E CONTENUTI:
Quando Gregor Samsa si risvegliò una mattina da sogni tormentosi si ritrovò nel suo letto trasformato in un insetto gigantesco. Giaceva sulla schiena dura come una corazza e sollevando un poco il capo poteva vedere la sua pancia convessa, color marrone, suddivisa in grosse scaglie ricurve; sulla cima la coperta, pronta a scivolar via, si reggeva appena. Le sue numerose zampe, pietosamente esili se paragonate alle sue dimensioni, gli tremolavano disperate davanti agli occhi. (...) Non era un sogno. La sua stanza, una vera stanza-sia pure piccola- per esseri umani, era tranquillamente racchiusa tra le quattro pareti così familiari.
Il protagonista qui è Gregor Samsa, giovane commesso viaggiatore che improvvisamente, una mattina, si riscopre insetto.
E guardò la sveglia che ticchettava sul cassettone. «Santo Cielo!», esclamò tra sé. Erano le sei e mezza e le lancette proseguivano tranquillamente il loro cammino, anzi era ancora più tardi, mancava poco ai tre quarti. Forse la sveglia non aveva suonato? Si vedeva benissimo anche dal letto che era stata fissata sulle quattro; aveva suonato sicuramente.
Questo aspetto della narrazione mi ha particolarmente colpita: il ragazzo non si chiede il motivo per cui si è trasformato in insetto, ma le sue preoccupazioni sono rivolte alla sveglia e allo stratosferico ritardo sul posto di lavoro. Già qui il lettore intuisce che inizia a comparire un tema che è stato molto importante nella letteratura inglese e mittel-europea del secolo scorso: l'alienazione. In altre parole: non conta ciò che sei ma che mestiere fai e quanto guadagni. Gregor, e questo lo si capirà poco dopo, per la famiglia è importante perché è il membro che guadagna lo stipendio più alto. E' importante per il suo contributo economico, non in quanto figlio. La sua vita si identifica con il suo lavoro; ed è una vita monotona, scandita da orari e ritmi di lavoro impegnativi e sempre uguali, inoltre, è una vita povera di relazioni autentiche.
Anche i genitori e la sorella minore si preoccupano dell'inusuale ritardo del giovane.
Poco dopo le sette di quella mattinata, arriva il procuratore (il datore di lavoro di Gregor) a casa Samsa che, indispettito dall'assenza del ragazzo al lavoro, minaccia il licenziamento, davanti alla porta della camera dell'interessato. A quel punto Gregor apre la porta: il procuratore fugge terrorizzato dalla bestia che gli è appena comparsa davanti, la madre di Gregor sviene e il padre cerca di aggredirlo a colpi di bastone. Gregor allora, per salvaguardarsi, ritorna nella sua stanza e crolla addormentato. Si risveglia al tramonto.
Da quella mattina comunque decade ogni interazione con la famiglia. Solo la sorella Grete, adolescente delicata e sensibile e con una grande predisposizione per la musica (suona infatti benissimo il violino), per qualche giorno gli offre come cibo pane e latte, convinta che nel fratello ci sia ancora una parte umana.
Nel corso delle settimane, Gregor, divenuto un emarginato, acquisisce consapevolezza del suo nuovo corpo, imparando ad arrampicarsi sulle pareti e sul soffitto. Ogni volta che prova ad uscire dalla sua stanza c'è sempre il padre pronto ad aggredirlo e a ferirlo con qualche oggetto.
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IL FINALE:
Gregor muore di inedia. E la famiglia, il giorno della sua morte, si concede una gita in campagna, come se nulla fosse successo. I genitori in particolare si comportano come se non fosse mai stato il loro figlio. E' come se ricordassero soltanto la sua ultimissima parte di vita, quella durante la quale Gregor è vissuto da insetto.
E ripeto, nessuno, nessuno, nessuno, nemmeno Gregor stesso, si chiede il motivo di quella trasformazione, che viene accettata praticamente come un dato di fatto.
Vi invito a soffermarvi proprio sul termine insetto: quando paragonate, anche metaforicamente, qualcuno che conoscete o che avete conosciuto, ad un insetto, avete una buona opinione su questa persona?!
Per riuscire a rispondervi partite da un'altra domanda: che sensazioni suscita l'insetto nella quotidianità?! Di solito provoca il disgusto e il fastidio delle persone.
Ultima domanda: cosa significa per voi condurre una vita "da insetto"? Significa essere vuoti e insulsi, incapaci di autenticità e di profondità, oppure la vedete diversamente? (La farei anche ai miei futuri alunni una domanda del genere, se mai decidessi di trattare Le metamorfosi).
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FRANZ KAFKA E IL PADRE:
La critica letteraria ha collegato questo racconto al rapporto pessimo e conflittuale che l'autore aveva con suo padre: quest'ultimo infatti lo voleva ben inserito nelle regole borghesi, Kafka invece aspirava ad approfondire la sua vocazione storico-letteraria, a costruirsi un'identità professionale e psicologica che oltrepassasse i condizionamenti della figura paterna. In effetti, Franz si era iscritto a Giurisprudenza per volontà del padre.
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