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31 dicembre 2020

Le ricorrenze nel calendario liturgico degli ultimi giorni di dicembre:

 E QUESTO E' PER DAVVERO L'ULTIMO POST DELL'ANNO 2020!

Diciamocelo, anche se siamo appena entrati nella stagione invernale, la più buia e la più fredda, gli ultimi  giorni di dicembre hanno comunque un loro fascino proprio per le festività che ricorrono. 

Dicembre, più in generale, è il mese in cui circa il 70% delle decorazioni natalizie all'interno e all'esterno della casa spetta a me che non ho mai tagliato del tutto i ponti con l'infanzia.

A) 26 DICEMBRE- SANTO STEFANO:

Se questo fosse stato un anno "normale" come tutti gli altri, anche quest'anno io e i miei genitori saremmo andati a pranzo da zii, cugini e nonna residenti a Ronco, paesino della pianura veronese in riva all'Adige.

GIOTTO, "SANTO STEFANO", 1325 CIRCA:


L'opera è attualmente conservata al museo Horne di Firenze e la tecnica utilizzata qui è tempera e oro su tavola. Sulla testa, al di sopra delle tempie, il santo porta due sassi, allusione alla sua lapidazione, pena che all'epoca, secondo la legge di Mosè, poteva essere applicata soltanto nei casi di adulterio. Vi inviterei qui a ripensare all'episodio, narrato nel Vangelo di Giovanni, in cui i farisei presentano a Gesù un'adultera. Gesù ad un certo punto dice a loro, che gli chiedono un parere sulla legge di Mosè: "Chi di voi è senza peccato scagli per primo una pietra contro di lei", e in questo modo li fa allontanare. Devono aver avuto diversi scheletri nell'armadio certi scribi e certi farisei dell'epoca!

Stefano è il primo martire della storia della Chiesa cristiana. In quest'opera è raffigurato a mezza figura e ha gli occhi rivolti verso destra. La sua aureola è appena distinguibile dal fondo oro. 

Sia la veste sia il libro rivestito di rosso che Stefano sorregge tra le mani presentano eleganti decorazioni dorate. Si tratta di una veste dalmatica, abitualmente portata dai diaconi dell'epoca tardo-antica. Stefano in effetti è stato tra i primi sette diaconi scelti dalla comunità cristiana per aiutare gli apostoli nel ministero della fede.

Il libro che Stefano porta invece è probabilmente il simbolo della sua fede in Dio.

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B) LA SACRA FAMIGLIA:

La ricorrenza della sacra famiglia avviene nella domenica immediatamente successiva al Natale ma precedente al 31 dicembre. Quest'anno è caduta il 27 dicembre.

"LA SACRA FAMIGLIA", RAFFAELLO, 1507:

E' tuttora conservato al Museo del Prado di Madrid ed è stato realizzato con la tecnica pittorica dell'olio sulla tela. 

Fa tenerezza qui Gesù Bambino "in sella" all'agnello, che è simbolo del Suo sacrificio. A mio avviso, pochi dipinti sulla Sacra famiglia sanno correlare così bene il Natale con la Pasqua. 

Oltre a Maria e Giuseppe, chinati sul figlio, notate il magnifico celeste del cielo, le montagne all'orizzonte realizzate nelle delicate tinte di azzurro e le varie gradazioni del verde che colorano il paesaggio sullo sfondo, oltre che le foglie dell'albero a destra e il prato in primo piano.

APRITE QUI E PER FAVORE ALZATE IL VOLUME:


Come introduzione iniziale c'è soltanto la fisarmonica di Luca, praticamente, il fondatore del gruppo, un ragazzo che stimo e che ammiro per il bel percorso umano che recentemente mi ha raccontato di aver vissuto in questi ultimi anni e in questi ultimi mesi.

... Capite ora il motivo per cui i preti della nostra unità pastorale sono fieri di noi?!  Non posso rinunciare a questo gruppo e non posso starci lontana, nemmeno in tempo di pandemia. Rinunciare a questa seconda famiglia, che comunque utilizza tutte le precauzioni del caso, vorrebbe dire perdere me stessa. Nessuno mi giudica, nessuno mi parla alle spalle, nessuno mi prende in giro finalmente!!! Anzi... mi si valorizza e mi si ama per quello che sono.

Io in realtà a questo drammatico 2020 devo dire anche grazie, grazie per avermi dato questa immensa opportunità di vita!

"PRESENTAZIONE DI GESU' AL TEMPIO", GIOTTO, 1305 CIRCA:

Questo episodio evangelico viene ricordato ogni anno il 2 febbraio dalla Chiesa Cattolica e viene chiamata nel linguaggio popolare festa della candelora.

Ricordo, tre anni fa, in una sera piuttosto fredda e ventosa di inizio febbraio, di essere andata con mia zia nella suggestiva chiesa di Malcesine. A metà celebrazione, le luci delle lampadine sono state spente per "valorizzare" la luce delle fiamme delle candele che i fedeli tenevano tra le mani. 

Il Vangelo di domenica 27 riguardava l'episodio della presentazione di Gesù al Tempio.


Anche questo affresco fa parte del ciclo degli Scrovegni di Padova.

Qui il tempio appare sintetizzato in un semplice altare coperto da un tabernacolo dalla cupola triangolare sorretto da sottili colonne tòrtili.

La figura maschile a sinistra è Giuseppe che tiene in mano due colombi per il sacrificio, come prescriveva la legge di quel tempo. Se notate, al centro della composizione, Gesù bambino qui allarga le braccia, gesto che allude alla morte in croce. Maria consegna il figlio tra le braccia di Simeone. L'anziano sacerdote con l'aureola è proprio Simeone che sembra avere i tratti del viso dei patriarchi biblici. 

A destra, la donna, altrettanto anziana, che tiene un cartiglio in una mano, è la profetessa Anna, che riconosce in Gesù il redentore di Gerusalemme. 

Il Vangelo di Luca è l'unico testo che ci fornisce alcune notizie su Anna e Simeone. Anna è vedova da moltissimi anni e soffre, come le vedove di duemila anni fa, una condizione di solitudine, di povertà e di emarginazione. Eppure non è mai venuto meno il suo desiderio di comunione con Dio. Simeone benedice la sacra famiglia di Nazareth e predice il dolore di Maria per la futura morte in croce del Figlio ("e anche a te una spada trafiggerà l'anima"). Simeone è "uomo giusto e pio": onesto, pieno di Spirito Santo e attento alla parola di Dio. 

Vi riporto le parole del Cantico di Simeone:

Ora lascia, o Signore,
che il tuo servo vada in pace
secondo la tua parola;
perché i miei occhi han visto la tua salvezza
preparata da te davanti a tutti i popoli;
luce per illuminare le genti
e gloria del tuo popolo Israele.

Ma qual'è il motivo per cui il nome popolare "candelora" è sopravvissuto nel corso dei secoli?

Nella tarda antichità e nel Medioevo, la Candelora veniva celebrata circa 40 giorni dopo l'Epifania, cioè, a metà febbraio. 

Sin dalla tarda antichità, la Candelora aveva delle evidenti familiarità con gli ancora più antichi Lupercàli, festività romane che ricorrevano a metà febbraio.

I Lupercàli (dedicati al dio Fauno, soprannominato anche luperco e protettore del bestiame) hanno in comune con la candelora la presenza fondamentale delle candele. Nel V secolo però, papa Gelasio I aveva abolito i Lupercàli, dal momento che erano una festività pagana, e da allora li aveva fatti sostituire con la candelora. Nel VI secolo, su iniziativa dell'imperatore Giustiniano, la Candelora era stata anticipata al 2 febbraio, il giorno che precede la memoria di San Biagio (3 febbraio).

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C) 28 DICEMBRE, I SANTI INNOCENTI:

In questo giorno si ricordano abitualmente tutti quei bambini, piccoli o comunque appena nati (bambini maschi di al massimo 2 anni), massacrati nei dintorni di Betlemme dall'esercito di Erode che cercava Gesù.

Questo tragico episodio viene ricordato solamente nel Vangelo di Matteo: Erode era venuto a conoscenza della nascita del piccolo a Betlemme dai tre Magi e, come probabilmente saprete, dal momento che riteneva l'esistenza di Gesù una minaccia al suo potere, aveva ordinato ai suoi soldati di uccidere i bambini della Giudea. Il Vangelo narra poi che la famiglia di Gesù ha evitato la strage grazie a un ammonimento giunto a Giuseppe da parte di un angelo, il quale gli aveva consigliato di fuggire in Egitto.

"I SANTI INNOCENTI", GIOTTO, PRIMO TRECENTO:


Questo affresco di Giotto, databile intorno al 1305, fa parte del ciclo della Cappella degli Scrovegni di Padova. 

In alto a sinistra su un balconcino c'è proprio Erode che sta impartendo il terribile ordine. A destra, l'angoscia e  il dolore delle madri. Pensate che un recente restauro sono emerse le lacrime sulle guance di queste donne! 

A terra invece, il gruppo di bambini già uccisi.

Toccante è, a mio avviso, il particolare della donna con la veste blu danneggiata dal tempo che trattiene tra le braccia il figlio, mentre un soldato, con una spada molto appuntita, ha afferrato una gamba del bambino e sta per scagliarsi contro.

Più volte mi sono chiesta, quando arrivava puntualmente ogni anno il momento di questo brano del Vangelo: ma come si fa, pur essendo dei soldati al servizio di un sovrano, ad obbedire ciecamente ad un ordine così crudele, infame e terribile?! Dov'è la vostra coscienza di uomini?!, mi verrebbe naturale chiedere a questi uomini truci a sinistra che hanno appena attuato il massacro.

La tinta del blu qui appare l'unica ad essere danneggiata, probabilmente perché questo colore è stato steso a secco. Si tratta del blu lapislazzuli (l'attuale blu oltremare, il mio colore preferito), un colore che deriva da una pietra individuata già nel V millennio a.C e utilizzata dai popoli della Mesopotamia per decorare vasi e per realizzare gioielli preziosi.

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D) 31 DICEMBRE, SAN SILVESTRO:

Silvestro è vissuto nella tarda antichità. Ordinato papa della Chiesa di Roma nel 314 d.C., era vissuto nel periodo in cui l'eresia ariana creava divisioni all'interno del Cristianesimo.

L'eresia ariana, che derivava da Ario d'Alessandria d'Egitto, è stata condannata dal concilio di Nicea nel 325, dal momento che negava la natura divina di Gesù.

Silvestro è morto intorno al 335 d.C.  Attorno alla sua figura sono state costruite diverse leggende: ad esempio, si tramanda che, durante il suo pontificato, abbia convertito al Cristianesimo Costantino, all'epoca sovrano dell'Impero romano d'Oriente. Si diceva inoltre che Costantino avesse donato a Papa Silvestro tutti i domini dell'Impero romano d'Occidente e che questo "regalo" generoso fosse dimostrato da un documento intitolato "La donazione di Costantino". Falso! 

L'umanista Lorenzo Valla, vissuto nel pieno del XV° secolo, durante il suo soggiorno presso la corte di Napoli, compone il suo trattato De falso credita et ementita Constantini donatione, dimostrando come la donazione di Costantino sia un documento non autentico soprattutto attraverso un'analisi lessicale. Valla in effetti si chiede: come può un imperatore romano ad un certo punto parlare di "satrapi" in un periodo storico come il IV° secolo d.C?  

Per quel che io ho studiato, so che i "satrapi" erano i governatori delle province sia nell'antico impero persiano sia nel periodo dei regni ellenistici (dopo la morte di Alessandro Magno).

Secondo Valla è possibile che la donazione di Costantino sia stata scritta nell'VIII° secolo. 

Il fatto è che lo studio di Valla ha fatto venire alla luce uno dei molti errori che la Chiesa cristiana ha commesso nel corso della storia: fondare, su un documento creato e quindi non autentico e non storicamente fondato, il proprio diritto di potere temporale.

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Non ho finito. Vorrei riportare e commentare la poesia di Zanzotto, scritta a capodanno 1999.

LUNA STARTER DI FESTE BIMILLENARIE:

Fotomodella d’altissimo rango
in piena forma sembri questa sera,
pur sempre amica Luna,
non si direbbe granché dilatata
dentro il gran sottozero
che rende ogni belletto menzognero.
Ma di certo un lievissimo cachinno
ti sfugge mentre adocchi sulla Terra
formicolar la gente assatanata:
perché ben sai
che gran parte del senno umano ormai
nel tuo mirabil tondo è congelata.
Invano striglia Astolfo l’ippogrifo
ed il carro d’Elia s’appresta invano.
Al mondo per le sue presenti mete,
non serve il senno, basterà la rete.

E' un componimento decisamente ironico che tra l'altro richiama all'infanzia di Andrea Zanzotto. Il poeta stesso ricorda infatti:

Da bambino fui particolarmente legato alla nonna paterna. Le rime di Ariosto e Tasso che era solita recitarmi, secondo le abitudini di una cultura, tra popolare e classica, tipica dell'ambiente veneziano, intercalandosi e, quasi, fondendosi con il dialetto di Pieve, comunemente parlato in casa, comportarono in me una percezione fantasiosa delle parole.

Questa poesia deve all'Orlando Furioso di Ariosto sicuramente l'esplicito riferimento al viaggio di Astolfo sulla luna (canto XXIV°): Invano striglia Astolfo l’ippogrifo.

In Luna starter, costituita da un'unica strofa di 16 versi, prevalgono gli endecasillabi (13 totali). C'e soltanto un quadrisillabo (v.10: perché ben sai) e due settenari (vv.3 e 5).

Per i più giovani devo fare delle precisazioni storiche. 

E' ancora il 1999 quando Zanzotto scrive questa poesia. La globalizzazione che connette i vari angoli del mondo e la diffusione di Internet con i conseguenti sviluppi dell'informatica sono iniziati da poco. 

Ho letto e studiato, per alcuni esami di questi ultimi anni, che l'era digitale inizia quattro anni prima, esattamente nel 1995, quando si diffondono in modo significativo sul mercato sia i DVD sia i computer e quando la rete digitale inizia a divenire uno strumento alla portata di tutti, non soltanto dei ricercatori scientifici del CERN. 

I sociologi americani classificano noi, cioè i nati dal '95 in avanti, come i "digital natives": giovani che non solo non hanno mai conosciuto un mondo senza tecnologie ma anche che sono stati abituati, sin da piccoli, all'utilizzo di strumenti tecnologici. E' anche il mio caso, visto che la rete digitale "estesa al popolo" esiste da quando esisto anch'io. Ad ogni modo, il titolo Luna starter indica come, già 21 anni fa, la lingua italiana iniziava ad accogliere sempre più termini inglesi e talvolta ad ibridarsi con l'inglese. 

Qui la Luna, e questo è curioso, viene paragonata ad una fotomodella d'altissimo rango. Si tratta inoltre di una luna amica; e questo può richiamare al giovane Leopardi degli Idilli: O graziosa luna. Nemmeno alle soglie del duemila la luna smette di essere l'interlocutrice dei poeti di grande talento.

Questo componimento sarebbe interessante da presentare in classe sicuramente per la notevole presenza di: richiami letterari, aggettivi, figure retoriche e figure foniche (assonanze e allitterazioni) che qui non è il caso di elencare nel dettaglio. Vi segnalo soltanto un fenomeno stilistico che compare verso la fine della lirica:

Invano striglia Astolfo l’ippogrifo

ed il carro d’Elia s’appresta invano.

Questo, come dico io, è un chiasmo nel chiasmo: ai due estremi di una frase che occupa  due versi c'è l'avverbio invano. Ma fra i due invano? Fra i due invano c'è una pepita d'oro, cioè una sequenza di questo genere: Verbo +due sostantivi (uno nome proprio e soggetto, l'altro oggetto) + due sostantivi (soggetto+ complemento di specificazione che include un nome proprio) + altro verbo

La struttura completa del chiasmo risulta così: ABC-CBA.

                                               (A)          (B)                       (C)

Invano striglia Astolfo l’ippogrifo


     (C)                            (B)               (A)
ed il carro d’Elia s’appresta invano

Per concludere davvero, vorrei riflettere brevemente sugli ultimi due versi:

Al mondo per le sue presenti mete

non serve il senno, basterà la rete

Purtroppo ci siamo caduti in pieno, soprattutto in un anno come questo. 

Tutto ciò che internet e i social propongono è dato automaticamente e acriticamente per vero, non soltanto dagli adolescenti e dai giovani ma anche dagli adulti. Tuttora la rete contiene un'infinita vastità di informazioni e persino i nostri dati.

Il dio Internet connette tutto il mondo, è indispensabile nelle nostre esistenze quotidiane ed ha numerosi vantaggi. Ad esempio, sta agevolando le mie ricerche di materiale per la tesi. 

Ma non dovremmo mai dimenticare che i dispositivi digitali sono macchine non pensanti e soprattutto non senzienti e che i social in realtà non servono né a conoscere persone, né a creare relazioni né tantomeno a porsi in maniera arrogante per obbligare qualcuno che non si è mai conosciuto di persona ad iniziare una storia.

MA PER FAVORE! Ma sarò libera di frequentare chi voglio e di innamorarmi di chi voglio! (A parte che ultimamente non sarei libera, ma se sono evasiva su questo punto è perché  sono affari miei e perché non voglio pettegolezzi!). 

Ricordatevi che da alcuni anni a questa parte lo stalking È UN REATO e per questo due giorni fa ero lì lì per avvertire carabinieri e polizia postale!

Per favore abbiate rispetto di me, abbiate rispetto della mia vita relazionale e privata esattamente come io ho rispetto per la vita, per le scelte e per la libertà altrui. E meno prepotenza, grazie!!!

Casomai i social network sarebbero una possibilità o per mantenere delle relazioni già create prima con il dialogo e con il vero contatto visivo oppure per ritrovare gente che si conosceva e con cui si ha piacere di ritornare a mantenere i contatti.

Vi lascio infine e per davvero con una fotografia simpatica. Anche Fumo (Fumino), leggendo decreti e restrizioni, in certi momenti appare un po' confuso:


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