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14 aprile 2021

"Il grande cocomero":

 Ai medici, agli infermieri e agli operatori delle RSA di tutta Italia.

A tutti coloro che in questo momento soffrono di seri problemi di salute e ai loro parenti.

Ai familiari dei ricoverati Covid.

SONO CON VOI!

Roma, metà degli anni '90. Arturo è uno psichiatra infantile che svolge il suo lavoro con dedizione ed entusiasmo. Una mattina viene portata nel suo reparto Valentina (soprannominata Pippi), dodicenne che, piuttosto frequentemente, soffre di crisi epilettiche. 

Questa ragazzina non è affatto facile da trattare e lo si comprende sin dalle prime parole irritate, scortesi e scurrili che rivolge non soltanto ad Arturo ma a tutto il personale sanitario. Il punto è che le sue crisi epilettiche la indeboliscono molto, al punto tale da privarla, per un pochino di tempo, dell'energia necessaria per poter camminare.

Arturo vorrebbe tentare una terapia analitica con Pippi.


Ma come fa a conquistare la fiducia di questa preadolescente scontrosa, triste e polemica?

Una sera, questo medico psichiatra si reca a casa della "famiglia" di Valentina (chiamiamola "famiglia", in seguito capirete il motivo per cui ho messo il sostantivo fra virgolette). E le porta un regalo: un fumetto di Linus intitolato Il grande cocomero (=The Great Pumpkin). 

Nel suo studio mia zia ha ancora dei fumetti di Snoopy e di Linus: ne avevo letti alcuni da bambina ma non Il grande cocomero, che è in pratica uno spirito che Linus attende di vedere la notte di Halloween.


Mi fermerei qui con la trama della storia. Mi fermerei qui perché questo è un post in cui vorrei enunciare più che altro le tematiche del film.

A) PRENDERSI CURA DEGLI ALTRI:

Decisamente, si tratta di un film che accentua il suo carattere delicato e struggente soprattutto nelle scene in cui Pippi si prende cura di Marinella, bambina più piccola di lei affetta da una grave forma di distrofia muscolare. 

Valentina si prende cura di lei come se fosse una sorella maggiore (anche se in realtà, in famiglia, Pippi è figlia unica). Ma per Marinella non c'è molto da fare. 

Sapete, nel periodo in cui ero animatrice mi ero accorta di qualcosa di veramente molto significativo: alcuni adolescenti dai vissuti familiari complicati, ritenuti problematici e polemici e definiti con aggettivi molto peggiori dai miei colleghi e a volte anche dal don), nelle settimane di Grest estivo sapevano prendersi cura, con sincerità e benevolo disinteresse, o di un loro coetaneo introverso e particolarmente silenzioso, o di un ragazzino di uno, due o tre anni più giovane al quale volevano davvero bene. 

Io ho visto, ho sorriso. Se Dio veramente esiste dovrebbe aver visto, meglio di me, molto meglio degli altri educatori e responsabili del Grest. Stupendo!

Stupendo è stare dalla parte dei ragazzi, sempre. Perché non significa mettersi al loro livello, quanto piuttosto esserci, fare il loro bene e pensare al loro bene.

Ve lo assicuro: alla fine non esistono bambini e adolescenti cattivi. Esistono bambini e adolescenti resi tristi e a volte anche rabbiosi dai comportamenti degli adulti con i quali convivono in casa, tutto qui.

Confesso che di tanto in tanto, mentre vedevo Valentina e Marinella insieme, ho pensato a Braccialetti Rossi, la serie di Campiotti: uno dei lati positivi di questa serie televisiva è il forte senso di solidarietà e la forte amicizia (non priva di litigi e di rivalità) fra un gruppo di adolescenti fra i 13 e i 17 anni. 

Vorrei riportare qui sotto uno spezzone degli ultimi tre minuti di Braccialetti Rossi 2. (Come la penso io di questa serie? Braccialetti Rossi 1 è meraviglioso. Il 2 è più un melodramma che una mini-serie, perché ai ragazzi accade di tutto. Il terzo è inverosimile, fiabesco, assurdo. Potevano fermarsi alla scena che sto per caricare, secondo me, senza inventare e trasmettere mai il terzo).

Per chi non conoscesse o non ricordasse la trama e i contenuti: è la serie in cui Leo, il protagonista, scopre di avere un tumore al cervello. Ha appena 18 anni. Vorrebbe lasciarsi morire, vorrebbe prendere una canoa e remare in mare aperto. Tanto a che serve sottoporsi a delle cure e a delle terapie pesanti, quando hai l'8% di possibilità di sopravvivere?


B) I PROBLEMI SOCIO-SANITARI DELL'ITALIA:

Il film rappresenta piuttosto bene alcune problematiche ospedaliere che, da più di vent'anni, caratterizzano le strutture sanitarie del nostro paese.

Uno di questi è lo stipendio, piuttosto basso, e gli orari di lavoro, sempre lunghi e faticosi, degli infermieri. 

Un altro è la carenza di personale negli ospedali, soprattutto nei reparti di psichiatria: emblematica è la scena in cui ad un'infermiera, collega di Arturo e donna piuttosto avanti negli anni, viene un esaurimento nervoso, dopo due anni di lavoro senza mai una settimana di ferie.

E pare che anche la carenza dei posti letto sia ormai un guaio cronico: lo si è rilevato la primavera scorsa con l'inizio dell'emergenza Covid e dunque con i reparti ospedalieri delle rianimazioni e delle terapie intensive rapidamente e inesorabilmente riempiti; e con file di ambulanze davanti agli ospedali e per le strade.

C) LE PROBLEMATICHE RELAZIONALI DEGLI ADULTI:

La vita di Arturo non è rose e fiori. In effetti è tutto dedito al lavoro anche per un motivo personale: è divorziato e senza figli. 

La famiglia di Pippi può essere classificata come "famiglia disfunzionale": i due genitori si parlano raramente tra di loro e, in quelle poche volte in cui lo fanno, litigano piuttosto animatamente, anche davanti allo psichiatra della loro figlia. 

Il rapporto fra Valentina e suo padre è praticamente inesistente, per due motivi: il padre è molto spesso lontano da casa per lavoro e, quando c'è, non instaura confidenza con la figlia né le trasmette sicurezza. 

Quanto alla madre, a me non è piaciuta molto come figura: piuttosto superficiale, seppur consapevole dell'epilessia di sua figlia, piuttosto fragile e un po' troppo emotiva. La ragazzina ha in effetti un rapporto conflittuale con la figura materna.

Pippi sta meglio nel reparto ospedaliero con Arturo che non in famiglia. Almeno in ospedale qualcuno la ascolta e si interessa a lei.


D) LE MALATTIE DI NATURA NEUROLOGICA:

L'epilessia di Pippi è neurologica, non psichiatrica: è vero, è nata con una tendenza all'epilessia, visto che la prima crisi l'ha avuta a tre mesi, ma ha accentuato questa caratteristica crescendo in un ambiente che non le trasmette né fiducia né sicurezza.

L'epilessia è classificata come malattia neurologica. Si manifesta attraverso convulsioni, tremori, spasmi muscolari e, in alcuni casi, comporta la perdita di conoscenza. 

Negli anni '90 come oggi, risulta difficoltoso per neurologi e psichiatri individuare chiaramente le cause. Talvolta il tumore cerebrale porta ad episodi di epilessia. Non esistono forme di prevenzione, si possono prendere soltanto dei medicinali specifici. 

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*Vorrei poter scrivere un po' di più sul blog, ma la stesura della tesi mi sta impegnando parecchio. Si tratta di un lavoro stilistico e linguistico su alcuni romanzi di Natalia Ginzburg. Chi mi conosce di persona ormai lo sa. A proposito di famiglie disfunzionali e disgregate, eccovi sotto il link per potervi vedere gratuitamente un adattamento cinematografico di Caro Michele, romanzo semi-epistolare il cui contenuto è stato da me recensito nell'agosto 2020. 

Monicelli non ha cambiato praticamente nulla rispetto al libro. C'è un fotogramma che potrebbe dare fastidio.

https://youtu.be/5GWa7yju1qA


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