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30 aprile 2021

"Addio", Honoré de Balzac:

 "Addio" è un breve romanzo di Balzac pubblicato nel 1830 e suddiviso in tre capitoli. Devo candidamente ammettere che, pur non essendo rimasta affatto suggestionata del contenuto (=che in realtà trovo abbastanza assurdo), lo stile e la lingua sono decisamente raffinati e suggestivi.

CAP.1- GLI UOMINI BUONI:

È una nuvolosa giornata di settembre. Monsieur D'Alban e monsieur De Sucy sono due ottimi amici che, dopo aver condiviso insieme una giornata dedicata alla caccia nella foresta dell'Isle-Adam, giungono nei pressi di un'abbazia. Seppure fatiscente, l'edificio sembra comunque presentare un proprio fascino, soprattutto quando viene illuminato dai raggi del sole. 

Riporto qui sotto la traduzione in italiano del testo, accompagnato da qualche espressione in francese che ho messo fra parentesi:

(...) era come un luogo funesto abbandonato dagli uomini. L'edera aveva ovunque diramato i suoi nervi tortuosi e disteso i suoi ricchi mantelli (=ses riches manteaux). Muschi bruni, verdastri, gialli e rossi spandevano le loro tinte romantiche sugli alberi (=repandaient leurs teintes romantiques sur les pierres). Le finestre tarlate erano consumate dalla pioggia, scavate dal tempo (=creusèes par le temps), i balconi erano spezzati, le terrazze fatiscenti. Alcune persiane erano rette da un solo ganghero. Carichi di lucidi ciuffi di vischio (=chargèes des touffes luisantes du gui), i rami dei negletti alberi da frutto si propagavano senza dare raccolto. Alte erbe crescevano nei viali.

Ecco invece come l'abbazia appare quando viene illuminata da un sole di fine estate che fa capolino tra le nubi:

A un tratto, qualche raggio di sole penetrò attraverso le fenditure delle nuvole, illuminò con getti di mille colori quella scena quasi selvaggia (= illuminerènt par des jets de mille couleurs cette scène à demi sauvage). Le tegole scure risplendettero, i muschi brillarono (=les mousses brillèrent), ombre bizzarre si agitarono sui prati (= des ombres fantastiques s'agitèrent sur les près), i colori smorti si ravvivarono, acute opposizioni si scontrarono, i fogliami si frastagliarono attraversati dalla luce (=le feuillages se decoupérent dans la clarté).

Ad ogni modo, in questo luogo appare ai due uomini una donna che continua a ripetere la parola "addio!". Questa giovane donna è assistita da Genevieve, una contadina; e in lei, Philippe De Sucy crede di riconoscere Stephanie, una ragazza con la quale sette anni prima aveva avuto una storia d'amore. L'emozione provocata da questa impressione è talmente potente che Philippe perde i sensi.

Pochi giorni dopo, Philippe si ristabilisce e chiede al marchese D'Albon di ritornare in quell'abbazia per verificare meglio l'identità della donna che gridava "addio!".

CAP.2- IL PASSAGGIO DELLA BERESINA:

D'Albon ha qui la conferma del fatto che è proprio Stephanie a vivere in quell'abbazia diroccata. 

Da qui si inizia a narrare la storia d'amore fra Stephanie e il marchese De Sucy: si torna indietro nel tempo, al 1812, anno della campagna di Russia; e ad un triangolo amoroso: Stephanie, giovane contessa sposata con il generale Vandiéres era però al contempo l'amante di Philippe, amico di lunga data di Vandiéres.

"Beresina" è il nome di un fiume russo, nei pressi del villaggio di Studzianka. 

Qui, una notte, avviene una battaglia sanguinosa nella quale il generale Vendiéres perde la vita. In alcune pagine l'autore si sofferma sia sulle diaboliche abilità militari e strategiche dei russi sia sulle sofferenze dei soldati francesi, che patiscono il freddo e la fame e che sono lontani dalla loro patria e dalle loro famiglie. 

In quella notte, De Sucy riesce a salvare la vita a  Stephanie, perché riesce ad "imbarcarla" su una grande zattera lungo la Beresina con altri loro connazionali francesi, in modo tale che possa ritornare in patria. Al momento della loro separazione, Stephanie gli grida più volte: "Addio!".

CAP.3-LA GUARIGIONE:

Stephanie negli ultimi anni è diventata folle, alla stregua di un animale: si arrampica sugli alberi, si rotola in mezzo ai prati, mangia soltanto zollette di zucchero, cattura gli uccellini... 

Si insomma, dai, tra lei e Fumino c'è poca differenza:

Rendendosi conto dello stato pietoso nel quale si trova la sua ex-amante, Philippe cerca di convincere il dottor Fanjat a curarla per farla rinsavire, magari attraverso uno shock emotivo: il medico e Philipe cercano di ricreare il momento del loro addio lungo le rive della Beresina. 

La memoria e il senno ritornano in Stephanie, ma ritornano in modo talmente traumatico e improvviso da farla morire.

Dieci anni dopo, appena divenuto uno dei generali dell'esercito francese, Philippe si suicida.


COSA HO TROVATO ASSURDO:

-Che due donne possano vivere in un'abbazia, anche se si tratta di due secoli fa... Nel XIX° secolo, più o meno come adesso, le abbazie o erano/sono spesso chiuse (divengono accessibili alle persone soltanto per matrimoni e visite guidate), o sono quasi sempre aperte (perché vi si celebrano funzioni liturgiche). Ma nessuno viveva o vive all'interno di un'abbazia, nemmeno i preti (che da secoli vengono sistemati nelle canoniche) e i frati (che semmai vivono in un monastero vicinissimo all'abbazia).

Non credo sia legale vivere in un luogo sacro... Cioè, non ho studiato Giurisprudenza, ho studiato tutt'altro, ma forse c'è addirittura una legge che esplicitamente non consentirebbe a nessuno di vivere in luoghi sacri o in luoghi pubblici.

-Che una giovane impazzisca del tutto una volta che la sua strada di vita si separa da quella dell'amante. Non fraintendetemi: posso capire il dolore, posso capire l'enorme malinconia di un addio forzato da circostanze difficili ma... nel 1812 Stephanie e Philippe avevano 23 anni. E quindi a 23 anni una ragazza non sarebbe assolutamente in grado di risollevarsi da una separazione? Assurdo. Illogico. Dopo un po' razionalizza e trovatene un altro. 

-Che certe forme di follia arrivino addirittura a far sembrare un animale chi ne è affetto. (?)

-Che dopo sette anni si possano ricreare il luoghi e momenti del passato. Balzac specifica anche in che modo Philippe e il dottor Fanjat lo fanno ma non me lo ricordo. Perdonatemi, ho letto questo libro quattro mesi fa, l'ho restituito alla biblioteca a inizio anno e ora sto scrivendo basandomi su degli appunti piuttosto sintetici.

Comunque, Balzac corrisponde più o meno al Manzoni italiano: cioè, è più o meno il "manzoni francese". Devo leggere "Papà Goriot" prima o poi, che è di un Balzac più maturo, più realista e meno romantico-tragico.

           

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