🌲23) DISAGIO ED EMARGINAZIONE SOCIALE🌲
Offriamo oggi qualche spunto di riflessione a proposito di una questione molto attuale, con l'aiuto di un lungo articolo di Alfredo Alietti, docente di Sociologia urbana presso l'Università di Ferrara.
Le idee e le esperienze di Matthias qui riportate a proposito dei rapporti tra periferie e centro cittadino sono estranee alla lettura dell'articolo: si tratta di constatazioni riferitemi in alcune specifiche occasioni nelle quali, durante questo ultimo anno, ci siamo confrontati soprattutto sulla situazione di Verona, di Torino e di Seattle.
1) COME DEFINIRE LE PERIFERIE RISPETTO AL CENTRO CITTADINO?
L'interazione tra processi di esclusione e segregazione spaziale alimenta un circolo vizioso che enfatizza una logica d'emergenza.
In tali contesti, la presenza di nuclei immigrati rappresenta un ulteriore fattore critico che rafforza l'idea di uno "spazio altro".
La proposta dell'azione pubblica è di promuovere le cosiddette "area-based policies" focalizzate sull'assunto di ricostruire il legame sociale e una sorta di socialità positive.
Già nel primo paragrafo l'autore specifica che la periferia è una realtà difficile.
Tuttavia, partirei dall'etimologia: il termine deriva dalla preposizione περι (intorno) e dal verbo ϕέρω (girare).
Geografi e sociologi distinguono tra periferie urbane, nelle quali il traffico è frequentemente intenso e la densità abitativa decisamente alta, periferie suburbane, spesso identificate nelle frazioni molto vicine ad un capoluogo di provincia e le periferie rurbane, fatte di campi non coltivati.
L'autore prosegue così:
(...) le periferie sono identificabili non soltanto in opposizione ad un centro, ma soprattutto dalla loro prerogativa omogeneizzante di essere luoghi, ieri e ancora più oggi, in cui si addensa la molteplicità di forme di esclusione e di disagio.
Ho pensato a ciò che ci tramanda la storia del Basso Medioevo: la città, mille anni fa, era un luogo che consisteva soltanto in una piazza principale in cui erano stati edificati il duomo, il palazzo comunale o ducale e altri monumenti rilevanti.
Porta Trento a Verona, molti secoli fa, era una costruzione che introduceva i viaggiatori, spesso provenienti da Trento, al centro cittadino e che separava quindi l'area della campagna coltivata.
Se penso alla nostra Verona, le periferie si distinguono dal centro storico sostanzialmente per il fatto che sono costituite da condomini, negozi, industrie, catene di ristorazione multi-etniche e da alcune aree verdi per bambini e famiglie, mentre nel centro storico, caratterizzato sia da monumenti di valore artistico e architettonico, sia da ordine e bellezza, fioriscono il turismo e le iniziative culturali.
Non sono così d'accordo: il centro storico a Verona non ha solo una piazza con monumenti di valore artistico, ci sono più quartieri inscritti nella zona centrale.
Forse è meglio sostituire il termine "centro" con "quartieri e vie centrali": anche in questi spazi il traffico può essere intenso e la viabilità diventa difficile per i pochi parcheggi e per le molte zone pedonali.
Dal punto di vista sociale non trovo così netta e scontata la distinzione tra quartieri centrali e periferia che tende ad etichettare le periferie solo come "luoghi di degrado".
Per me "centro" e "periferia" dovrebbero essere soltanto dei concetti topografici e non strettamente socio-culturali.
Anche nei quartieri periferici e nelle frazioni periferiche di una città possono esserci iniziative valide come i cineforum a San Michele extra o a San Massimo oppure eventi letterari organizzati da cartolibrerie, librerie, associazioni di abitanti e biblioteche locali: abbiamo un esempio a Borgo Trento con la Cartolibreria Mameli e uno a Borgo Milano con la libreria "Jolly".
Il quartiere di San Zeno, molto vicino al centro storico, ha sia edifici di valore artistico e religioso che le case popolari.
Sotto Carnevale, il sentiero lungo il Parco delle Mura è pieno di rifiuti e coriandoli e, tra l'altro, le Piscine Lido ora sono in stato di abbandono, invece molti anni fa erano aperte in estate.
Inoltre, a deformare l'immagine riflessa delle periferie si aggiunge la presenza massiccia di famiglie immigrate. La società multietnica prende forma dentro contesti già attraversati da processi di impoverimento delle classi meno abbienti autoctone. In ragione di ciò, si diffonde e si legittima tra questi ultimi un atteggiamento fondato sulla retorica politica xenofoba esito di situazioni concorrenziali tra soggetti sfavoriti per accedere alle limitate risorse di welfare e di una condivisa segregazione spaziale.
Durante un dibattito televisivo di natura socio-politica trasmesso alcuni mesi fa, ho sentito una frase che mi è rimasta impressa: "Negli Stati Uniti Trump è stato eletto dai penultimi della società", ovvero, da persone il cui stipendio è appena sufficiente per arrivare a fine mese, da individui che risentono del costo della vita e che, non di rado, mancano sia di educazione civica che di educazione affettiva.
A questo strato sociale fa rabbia non soltanto il desiderio (più che legittimo!) del migrante di evolversi ma anche e purtroppo, semplicemente il fatto che questo stesso sia nato ed esista.
Non lo so.
Anche parte dei latinos ha votato Trump dato che lo ha visto prima di tutto come un difensore delle tradizioni cristiane e, oltre a questo, hanno creduto alle sue promesse di riduzione delle tasse.
2) PERIFERIE "BUONE" E PERIFERIE "CATTIVE":
L'autore tiene presente le differenze che possono intercorrere tra un quartiere periferico e l'altro:
(...) Si innesca un'ulteriore separazione nelle città, non soltanto tra le periferie e il centro, ma anche tra le stesse periferie, quelle "buone" e quelle "cattive", con esiti alquanto discutibili sul piano della cittadinanza.
Non dimentichiamo però che le situazioni di alcuni quartieri di periferia possono cambiare in meglio e soprattutto, teniamo presente che un quartiere ritenuto ad esempio poco sicuro le notti, può non essere un ambiente totalmente negativo per i servizi che offre ai cittadini e per progetti di carattere civico o di riqualificazione di alcuni spazi, come ad esempio centri sportivi e parchi.
3) LE PERIFERIE DI VERONA:
3a) Borgo Trento:
A Verona, il quartiere di Borgo Trento è una zona con palazzi in stile liberty e molti servizi, tra cui l'ospedale, le scuole e diversi bar, ristoranti e pasticcerie.
Via Quattro Novembre connette Borgo Trento con la zona del centro storico di Ponte della Vittoria, molto vicino sia a Corso Cavour sia a Castelvecchio.
3b) Origini e sviluppo del quartiere Golosine:
Si ritiene che più o meno duecento anni fa, in questa zona di Verona ci fosse stata un'osteria frequentata da contadini, viaggiatori e briganti che vi accedevano per saziarsi e "sgolarsi".
Al di là dell'osteria in quel periodo c'erano soprattutto casolari.
Questa periferia di Verona è cresciuta, negli ultimi anni, in modo disordinato e la componente dei residenti, è fatta da immigrati non soltanto dall'Africa e dall'Europa dell'Est ma anche da persone provenienti dalle altre regioni di Italia.
Nel quartiere Golosine, ultimamente, vengono riportati sull'Arena episodi di micro-criminalità e di violenze tra minori.
A Golosine non mancano comunque servizi come supermercati e negozi, oltre alla presenza di diverse ditte nella Zona Artigianale e Industriale che offrono posti di lavoro.
3c) La storia del quartiere di Borgo Nuovo:
Borgo Nuovo, quartiere molto vicino al mio condominio, ha visto un'evoluzione positiva dal punto di vista dell'edilizia, dei servizi e dell'incremento degli abitanti.
Costruito negli anni Trenta attorno ad una chiesa, è dedicato al pittore Roberto Dall'Oca Bianca.
Già prima della guerra c'era un cinema parrocchiale in piazza.
Per qualche tempo il quartiere era considerato una zona malfamata con pochi servizi, un dormitorio per i senzatetto, un posto in cui vivevano soprattutto disoccupati e neo-fascisti.
Nella seconda guerra mondiale è stato costruito un bunker dalle SS proprio a Borgo Nuovo.
Poi, vent'anni fa, gli interventi comunali hanno comportato un'ulteriore espansione del quartiere in modo tale da evitare il sovrappopolamento del centro.
In seguito, è stato allargato il percorso pedonale e installata l'illuminazione pubblica.
4) ALTRE SITUAZIONI ITALIANE:
Molto tempo dopo, nel 2011, diversi comitati di inquilini, di parrocchie e di associazioni di volontariato dei quartieri popolari hanno rimarcato, con un altro documento, le condizioni di degrado e di abbandono istituzionale di alcune zone di Milano, i cui residenti erano più che altro anziani poveri e soli, famiglie carenti di risorse economiche e giovani senza lavoro e senza prospettive, quindi, in condizioni di marginalità.
Senza prospettive, proprio come i "Ragazzi di vita" di Pasolini, destinati irrimediabilmente e disperatamente a vivere di piccoli espedienti e privati della consapevolezza dell'importanza della scuola, dell'onestà, della legalità.
Alfredo Alietti fa inoltre riferimento alle problematiche più frequenti delle zone periferiche, non mancando tuttavia di menzionare le buone iniziative:
... le tangibili problematiche di illegalità, abusi e degrado che si sono concentrare nell'indifferenza generale dentro le periferie. Ma la periferia non è soltanto una terra di nessuno, una sorta di "eccezione" di cui ci si occupa soltanto quando questa diventa cronaca e su cui si deve intervenire con strumenti "eccezionali". In quegli spazi periferici si palesa, il più delle volte inascoltata, una ricchezza di progettualità, di associazioni, di comitati di quartiere che concorrono a contrastare, nei limiti del possibile, l'abbandono delle istituzioni pubbliche e i processi di esclusione. Lo stesso quartiere Scampia, divenuto icona del degrado, a uno sguardo più ravvicinato sfugge alla banalità di questa rappresentazione attraverso l'articolazione in reti civiche, associative e informali che quotidianamente lottano contro la Camorra e contro l'espropriazione pubblica e privata di spazio.
4b) La situazione che ho vissuto a Torino:
Tempo fa vivevo a Torino.
Sia i quartieri più centrali sia quelli più periferici sono ben forniti di servizi di trasporto e, tra questi, la metropolitana, oltre alle linee d'autobus e ai taxi.
Nei quartieri centrali di Torino non serve muoversi in auto proprio per l'ottimo sviluppo infrastrutturale.
Nelle zone esterne al centro ci sono più aree verdi e le strade sono molto più ampie.
Nei quartieri del centro storico di Torino, oltre a edifici di importanza artistica e oltre a musei, teatri e ristoranti etnici, il costo della vita risulta più alto e gli appartamenti in cui vivere sono meno spaziosi.
Sono comunque presenti problematiche di spaccio e consumo di droga nel quartiere Aurora e a Barriera di Milano.
5.LE PERIFERIE IN FRANCIA E IN REGNO UNITO:
5a) Risultati insoddisfacenti delle politiche per le periferie in Francia:
Nella metà degli anni Ottanta del secolo scorso, il governo francese ha stanziato per i quartieri periferici cittadini dei fondi destinati a progetti di inserimento o re-inserimento lavorativo, di recupero urbanistico e architettonico e di potenziamento dei servizi.
Queste idee erano finalizzate a promuovere e incrementare una maggior coesione sociale.
Come mai i risultati sono stati insoddisfacenti e i problemi di povertà e di emarginazione persistono soprattutto in una città come Parigi?
Così lo spiega Alietti:
Gli scarsi risultati ottenuti mostrano chiaramente i limiti di una razionalità amministrativa che, da un lato, rinvia il trattamento delle disuguaglianze intervenendo sullo spazio e mettendo in secondo piano le politiche macro-economiche che hanno favorito il loro aggravamento.
5b) Breve focus sulle banlieues:
In fotografia c'è un prototipo di banlieu francese:
6) IL CASO DI SEATTLE
Sono stato a Seattle quest'estate, dove la differenza tra i quartieri centrali e le periferie è enorme.
Nei quartieri periferici la manutenzione è ottima: oltre a diversi parchi naturali le villette dei residenti sono circondate da giardini e siepi. La criminalità e il rumore del traffico sono nettamente inferiori rispetto al centro.
Però i negozi nelle periferie sono pochi e, per accedere ai servizi, gli abitanti devono muoversi o in automobile o con le linee d'autobus, ma hanno le possibilità economiche per farlo.
I quartieri centrali di Seattle, oltre ad essere molto affollato, presenta costi di vita e di abitazione molto alti (il 20% in più rispetto all'Italia).
Impressionano i senzatetto in queste zone: tramortiti probabilmente dal fentanyl, dormono sull'asfalto e sui marciapiedi e non si riesce a capire se siano vivi o morti.
Nelle vie centrali è frequente vedere la povertà ed è incredibile la quantità di rifiuti (con un muro pieno di chewing gum- "The Gum Wall").
A Seattle gli africani, gli asiatici e i latino-americani sono in numero maggiore rispetto ad Olympia.
La storia di Seattle è simile a quella di molte altre città americane visto che l'immigrazione ha sempre avuto un ruolo centrale: per molti secoli le tribù dei nativi vivevano di caccia e pesca. I primi europei sono arrivati a inizio Ottocento e, a metà del XIX° secolo, alcuni abitanti dell'Illinois si sono trasferiti nel territorio dello stato di Washington.
Mentre nel secolo scorso Seattle, come tutto lo stato di Washington, conosceva un significativo sviluppo di industrie e infrastrutture, durante la seconda guerra mondiale sono state attuate deportazioni nei campi di lavoro dei giapponesi, considerati spie naziste che potevano mettersi in contatto con l'esercito imperiale, anche se erano emigrati dal loro paese d'origine.
Negli anni Ottanta e Novanta invece, è aumentato il traffico stradale comportando più inquinamento ed è cresciuta l'immigrazione con la conseguenza dell'aumento di quartieri in cui gli afro venivano segregati e non si integravano con il resto della popolazione.
Il monumento più attrattivo del centro storico è lo Space Needle:
Si raggiunge la cima con gli ascensori e dall'alto la vista è emozionante: la baia di Elliott, le montagne, lo Skyline di Downtown Seattle.
Il pontile di osservazione è alto 160 metri.
A inizio luglio ho approfittato per visitare il museo della lavorazione del vetro e le opere di un artista che è stato in Asia, a Firenze e a Murano: lì ha appreso tecniche di lavorazione del vetro.
7) UNA POSSIBILE SOLUZIONE:
Come le città possono acquisire la capacità di "fare società"?
Produrre politiche in periferia esige, principalmente, una profonda ri-progettazione delle istituzioni pubbliche in grado di agire con flessibilità, sensibilità e responsabilità al fine di facilitare la creazione di spazi permanenti di confronto e dialogo con il tessuto sociale e associativo locale.
Tuttavia, personalmente temo che le forme di degrado e di emarginazione socio-culturale e in alcuni casi anche razziale dei quartieri periferici sarà un problema eterno nella storia dell'umanità.















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