Litighiamo per quest'opera russa del secolo scorso... vedete come appoggia la zampetta sulla copertina!
Come me, Fumino adora il protagonista di questo romanzo da 650 pagine, ovvero, il dottor Jurij Zivago.
Lo sto divorando: a due settimane dall'inizio della lettura sono già arrivata al viaggio in treno di Jurij, Antonina e Aleksandr verso Varykino.
Il mese prossimo arriveranno due post di recensione su questo unico romanzo di Pasternak, che era soprattutto un poeta.
Utz di Bruce Chatwin invece non mi ha attratta più di tanto: per leggere 130 pagine mi ci è voluta più di una settimana. Utz non è sensibile né partecipe al mondo come lo è invece Jurij... Utz si estranea per sua scelta dal mondo. Secondo l'enneagramma sarebbe un cinque involuto: per Utz le persone non contano, conta soltanto la sua passione sfegatata per la storia e per le porcellane.
1) UTZ E L'ENNEATIPO CINQUE:
Ho avuto un anno di tempo per leggere diversi libri sull'Enneagramma, per ragionare su di me e su chi mi circonda, per ascoltare video-conferenze e corsi.
Voglio iniziare questo post in modo originale. Ogni enneatipo è rappresentato da un colore.
I Cinque "di livello sano", "integrati" o, secondo la lettura cristiana dell'enneagramma, "redenti", sono rappresentati dal blu cobalto, tonalità che vedete qui sotto:
Cosa significa? I Cinque che sanno superare la compulsione dell'isolarsi per acquisire conoscenze hanno compreso che l'interazione ha un'importanza vitale, tanto quanto l'apprendimento e tanto quanto l'ampliamento della propria competenza culturale. Per questo, oltre allo studio, alle riflessioni e alle letture, cercano delle opportunità di socializzazione al di fuori del proprio mondo interiore. E' soprattutto in questo modo che il Cinque "si libera" da alcuni schemi tipici della propria personalità.
Ecco dunque che il blu cobalto indica la profondità dei pensieri e anche dei sentimenti dei Cinque integrati. Però, al di là di ciò, il blu è un colore freddo, emblema di un tipo di persona che non è né estroversa né espansiva.
Può dunque esistere un Cinque altruista?!
La ragazza che sta scrivendo questo post si definisce tale, perché un conto è la personalità (=dall'etimo latino, "maschera", cioè, personaggio costruito nel corso dell'infanzia sulla base di relazioni familiari e reazione agli stimoli esterni), e un altro è il carattere, un insieme di doti e di fragilità individuali che mi contraddistinguono, sia rispetto ad altri Cinque sia rispetto ad un Uno e a un Due, che hanno schemi comportamentali e reazioni diverse dalle mie.
E adesso date un'occhiata al disegno:
Io sono "quella più in basso a sinistra". Parlando di Cinque parlo per forza anche di me. Già la posizione del numero è indice di alcune caratteristiche che definiscono il mio tipo in modo sintetico: introversione, tendenza ad osservare e ad ascoltare piuttosto che a mettersi al centro dell'attenzione, autonomia, isolamento, paura di un mondo percepito come invasivo. Il Cinque è reso razionale non soltanto dalla propensione al pensiero ma anche dalla paura: dell'emotività degli altri, di venire tradito dagli altri e... talvolta ha paura del proprio sentire.
Utz è esattamente così?! Utz vive la paura di un mondo invasivo in un modo molto nascosto, come vedremo nei paragrafi successivi: riempie la propria casa di porcellane, legge un sacco di libri di storia, trascorre molte delle sue giornate da solo, non comprende l'importanza di interagire. Non gli importa ferire i sentimenti delle donne che sono attratte dalla sua intelligenza e dal suo fascino. Interagisce unicamente con un amico che è come lui, cioè, di tanto in tanto va a pranzo con un docente universitario che si interessa di mammuth preistorici.
Tutti gli psicologi e gli studiosi di enneagramma pensano a legare il tipo Cinque a paesi freddi, puliti e con alti tassi di alfabetizzazione come ad esempio l'Austria, la Svezia, la Norvegia e la Finlandia. Può starci, è tutto soggettivo, ma può starci anche la Grecia a mio avviso, per i Cinque "redenti" che fanno dono di se stessi e del loro bagaglio culturale alla società.
Prima di passare agli altri tre paragrafi del post volevo rivelarvi i colori che corrispondono agli altri Enneatipi, ma soltanto se sono di livello sano:
UNO= Argento, simbolo di: sete di amore incondizionato, notevole forza interiore unita ad un'ammirevole capacità di discernimento, chiarezza e onestà nei rapporti con gli altri.
DUE= Rosso. Simbolo di una grande generosità e di propensione ad aiutare senza per forza aspettarsi che gli altri dipendano da te che li aiuti.
TRE= Giallo canarino. Simbolo di un'efficienza che, rinuciando alle apparenze e all'esibizionismo, sa creare un gruppo unito e determinato verso un obiettivo.
QUATTRO= Malva. E' il quattro che non è né umorale, né depresso né egocentrico, né sente più di tanto il continuo bisogno di apparire unico e speciale. E' un tipo di Quattro sa fare della propria originalità e della propria propensione artistica un dono per la società.
SEI= Beige. E' il Sei che ha compreso che nel mondo non esistono soltanto leggi da seguire e da rispettare. E' un Sei leale, collaborativo.
SETTE= Verde. Accetta anche la sofferenza come occasione per esplorare il proprio mondo interiore. (Controfreccia Cinque).
OTTO= Bianco. Converte la propria arroganza in sana leadership, cogliendo anche i bisogni altrui e reprimendo la tendenza a ridere dei loro punti deboli.
NOVE= Giallo zafferano o arancione. Supera la pigrizia e la poca stima di sé per
utilizzare la dote di mediatore e di pacificatore all'interno di un gruppo.
2) TRAMA E INCIPIT:
Praga, mattino presto. Il romanzo inizia con il funerale di Utz. E' l'11 marzo 1974.
Il 7 marzo 1974, un'ora prima dell'alba, nel suo appartamento di Via Sirokà 5 che dava sul vecchio cimitero ebraico di Praga, Kaspar Utz morì di un secondo colpo da tempo previsto. Tre giorni dopo, alle sette e quarantacinque, il suo amico Vaclav Orlìk si trovava davanti alla chiesa di San Sigismondo, in attesa dell'arrivo del carro funebre, e stringeva in mano sette dei dieci garofani che aveva sperato di potersi permettere dal fioraio. Notava con approvazione i primi segni della primavera: in un giardino sull'altro lato della strada le taccole roteavano sopra i tigli con i rametti nel becco e, di tanto in tanto, qualche piccola slavina scivolava giù dal tetto di tegole di un caseggiato.
Indubbiamente è un incipit dettagliato che dà al lettore informazioni precise. Si tratta di un funerale "tristanzuolo": Utz è compianto soltanto da un altro topo da biblioteca. Praticamente, il suo funerale consiste in una benedizione seguita da un brano suonato all'organo.
Si precisa poi che gli Utz erano una famiglia di piccoli proprietari terrieri sassoni. Curioso è stato leggere che, nel dizionario etimologico dei fratelli Grimm, "utz" ha soltanto connotazioni negativeo comunque poco nobiliari: "ubriaco", "scemo", "venditore di ronzini".
Ma chi era Utz? Viene definito dall'autore "un Rodolfo II del nostro tempo". Rodolfo II era un imperatore che collezionava oggetti esotivi come antidoto contro la depressione.
E, a partire da qui, si ripercorre la vita di Kaspar Utz: da bambino era solito passare un mese presso il castello della nonna a Ceské Krìzove. E lì, rimane ammaliato dalla statua di Arlecchino:
L'Arlecchino era seduto sul tronco di un albero. La sua scattangte figuretta era inguainata in un costume a losanghe multicolori; in una mano brandiva un boccale d'argento ossidato, nell'altra un cappello floscio giallo. Sul volto aveva una maliziosa maschera arancione.
Utz è esistito quando sono avvenuti: la prima guerra mondiale, la rivoluzione bolscevica, il crollo di Wall Street, la Kristallnacht (=notte dei cristalli), l'occupazione di Praga da parte dell'esercito di Hitler.
Gli eventi di questo fosco secolo (...) erano, per quel che lo riguardava, rumori di fondo.
La storia gli scorre sotto il naso. Anzi, vi dirò di più: per lui è positivo che avvengano tragedie di questa portata, perché, i drammi storici, scaraventano sul mercato nuove opere d'arte. Dopo la Kristallnacht del '38, ad esempio, Utz si reca a Berlino per acquistare le porcellane degli ebrei che le avevano cedute dal momento che stavano per emigrare negli Stati Uniti.
3) SPUNTI CULTURALI DEL ROMANZO:
(Tutti enumerati e spiegati da Utz)
A) I GOLEM= In ebraico questo termine significa "informe" in ebraico. Lo stesso Adamo era un Golem enorme prima che Adonai gli desse la facoltà di parola.
B) CYPREA MONETA= In Africa e in Asia questa conchiglia era la moneta attraverso la quale avvenivano scambi commerciali. Cioè, veniva scambiata con avorio, oro e schiavi. Marco Polo la chiamava "conchiglia di porcellana" (porcellana da "porcella", ovvero, "scrofa").
C) JOHANN BOTTGER= Il possibile inventore della porcellana, nato a Turingia nel 1682. Era uno studente di alchimia convinto che oro e argento maturassero nelle viscere della terra dall'arsenico. Secondo le credenze antiche le pietre preziose e i metalli maturavano nel ventre della Terra. (Per gli alchimisti cinesi l'oro era il corpo degli dei).
Finché, nel 1706, Bottger aveva incontrato Ehrenfried, chimico che stava creando un forno per fondere smalti. Ma, da quel forno, si cuoceva la porcellana a 1450°C. Nel 1708 Bottger e Ehrenfried avavano consegnato a re Augusto i primi campioni di porcellana.
4) LA PORCELLANA: INTERPRETAZIONI
Utz muore solo e, alla sua morte, la sua collezione di porcellane scompare misteriosamente.
Per me ha essenzialmente due significati:
*FRAGILITA'= Se un piatto di porcellana cade, si frantuma. La porcellana sta ad indicare la precarietà della vita di ognuno di noi... tutti siamo appesi ad un filo. E tutti dobbiamo sfruttare al meglio la nostra esistenza. Non vale la pena chiuderci in noi stessi né dedicarsi esclusivamente ai nostri interessi. Così si diventa aridi ed egoisti, proprio come Utz. (Le involuzioni del Cinque sono due: aridità di sentimenti e disinteresse verso gli altri, aggravate dalla freccia Sette che aggiunge anche l'irrequietudine e l'incostanza nei pochi rapporti che si hanno/ depressione dovuta ad un senso di sottostima e di "vuoto" o anche al considerare talvolta un peso la propria solitudine e le proprie paure).
*RIGIDITA'= La porcellana però è anche un materiale rigido, non elastico. E questo riconduce certamente al piccolo egoismo di Utz. Con l'autore, che lo incontra in prima persona, è cortese. Ma non è né empatico né interessato al vissuto dell'altro. A Utz non interessa la formazione, il vissuto e lo stato d'animo di chi ha davanti, visto che deve sfoggiare alla perfezione la sua sapienza.
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