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6 maggio 2022

"Senilità", I. Svevo: riassunti contenuti e analisi linguistica

Non vedo pagine dedicate ai tre romanzi, o comunque ad uno dei tre ("Una vita", "Senilità", "La coscienza di Zeno"), di Italo Svevo sul libro di testo dei miei attuali allievi di una terza media. D'altra parte ritengo Svevo difficile per i ragazzi di quest'età.

Avete intuito bene: non appena ho terminato i sette giorni di lavoro a Pastrengo mi hanno offerto quasi due settimane di lavoro in una secondaria di primo grado. Ho una prima e una terza (comprensibilmente stanca ma per niente male!): in prima stamattina non si muovevano neanche mentre facevo loro ripassare le caratteristiche del testo poetico e mentre ho riassunto, a tappe, la storia della poesia italiana, per far capire loro che non sempre ci sono rime nei componimenti poetici ma, a partire dal Novecento, divengono frequenti i versi sciolti.

Ad ogni modo pensavo di organizzare il post su Senilità di Italo Svevo in questo modo: una prima parte in cui illustro i contenuti del libro e svolgo anche alcune riflessioni sui personaggi principali e una seconda parte invece in cui mi dedico all'analisi di alcuni fenomeni linguistici contestualizzati nella fase storica dell'italiano del primo Novecento.

A. CONTENUTI DEL ROMANZO:

Centrale, in Senilità, è la relazione, insulsa e inconcludente, tra Emilio Brentani, borghese trentacinquenne, e Angiolina, giovane frivola, insincera e di modeste condizioni.

Emilio nutre delle ambizioni letterarie ma, come specifica Svevo, egli ha due carriere; quella di impiegato e quella di letterato. Nonostante ciò, la carriera di letterato, all'infuori di una reputazioncella- soddisfazione di vanità più che di ambizione- non gli rendeva nulla.

Emilio Brentani è incapace di veri sentimenti verso una donna e in più passaggi, all'interno del romanzo, risulta chiaro che è in cerca di avventure, non certo di una relazione stabile e seria.  Si può affermare che Emilio "crei" Angiolina, dal momento che la soprannomina "Ange" alla francese, scambia la leggerezza della ragazza per ingenuità e ne sublima in modo abbastanza ridicolo le qualità fisiche. Il protagonista vuole possedere la donna che frequenta ma non amarla!

Significativo, a mio avviso, è un periodo, ancora all'inizio del romanzo, in cui l'autore dice a proposito del suo protagonista:

A trentacinque anni si ritrovava nell'anima la brama insoddisfatta di piaceri e di amore, e già l'amarezza di non averne goduto, e nel cervello una grande paura di se stesso e della debolezza del proprio carattere, invero piuttosto sospettata che saputa per esperienza.

Cari miei, Emilio rifiuta uno strumento prezioso per comprendere se stesso: l'introspezione. Indossa una maschera che gli fa comodo: gli risulta più facile credere di essere molto intelligente ed "educatore" di Angiolina, approfittando della sua decina d'anni in più, piuttosto che lavorare sulle sue grandi fragilità. Però io mi chiedo: quanti giovani, anche più di Emilio, nel nostro tempo storico presente, non vivono veramente? Attraverso quali espedienti i giovani non vivono? Per espedienti, e qui già do una risposta a quest'ultima domanda, intendo: il ricorso alle abitudini di: binge drinking, droghe leggere, innumerevoli relazioni sessuali occasionali, vita molto frenetica in cui non c'è praticamente spazio per dialogare e pensare, perché altrimenti si scoprirebbe dentro di sé un vuoto agghiacciante e sconcertante.

Lo pensavo a 21 anni ma sono ancora della stessa idea a 26: in Into the wild ci sono i veri valori di vita. 

L'essenza dello spirito dell'uomo sta nelle nuove esperienze. 

Non l'amore, non i soldi, non la fede, non la fama, non la giustizia. Datemi la verità. (=l'amore senza verità non è amore. La fede senza gratuità né autenticità non è fede, è mera ipocrisia. Una giustizia senza la verità è disumana).

La felicità è reale solo se condivisa.

Devo ammettere che con me il 2022 si sta dimostrando piuttosto meritocratico: mi si presentano diversi contratti a tempo determinato, mi si sono presentate occasioni preziose di formazione (iniziative al Cpag, la scuola socio-politica) ed è proprio in questo contesto che mi sto ricostruendo il giro di amici ed esco la sera (non sono sf***** come sostenevano a Bussolengo, anche se da gennaio ho scritto i post quasi sempre o venerdì o sabato, sono comunque uscita diverse volte la sera in questi due giorni).

Angiolina è una persona di dubbia moralità: esce, oltre che con Emilio, con altri uomini in contemporanea e continua a frequentare Emilio pur essendo promessa sposa del sarto Volpini.

Altro personaggio importante è Stefano Balli, amico di Emilio. Stefano è un mediocre scultore di 40 anni dall'indole simile a Brentani: non vuole saperne di relazioni stabili, la sua vita sociale è fatta di avventure con diverse donne e piuttosto spesso si dimostra sprezzante verso gli altri. Un esempio di ciò è quando soprannomina in modo grottesco Angiolina "Giolona".

C'è un passaggio che praticamente definisce Balli un presuntuoso: 

Il Brentani parlava spesso della sua esperienza. Ciò che egli credeva di poter chiamare così era qualche cosa ch'egli aveva succhiato dai libri, una grande diffidenza e un grande disprezzo dei propri simili.

Una figura che mette un'infinita malinconia è Amalia, la sorella di Emilio: si tratta di una trentenne senza ambizioni. Non ha studiato, non lavora, non legge, passa le sue giornate a fare la serva del fratello: gli prepara i pasti, gli stira le camicie, gli pulisce la stanza. Emilio si inalbera in quelle rare volte in cui lei non svolge le faccende. Amalia è pallida, ha sempre mal di testa, sa soltanto tèssere e fare la domestica. Niente amici, niente uomini. Veramente è stata innamorata, ma mai ricambiata, di Stefano Balli.

Considerazione ancor più personale: il personaggio di Emilio Brentani mi ricorda i comportamenti di un ragazzo mio perfetto coetaneo con una ragazza che aveva alcuni anni di meno. Lo conoscevo, era sostanzialmente un amorfo. Senza personalità. Posso avere i miei momenti e i miei periodi di sconforto e di pessimismo. Ma almeno ho una personalità e le mie vicende al liceo e in Facoltà lo dimostrano. Io e questo mio coetaneo non abbiamo mai avuto un gran rapporto anche perché io purtroppo non posso dar fiducia a un bugiardo che in fin dei conti considerava i miei studi una perdita di tempo (tanto non serve a nulla la mia magistrale, no? E' l'anticamera del ricorso alla Caritas. Ottima predizione: infatti per me le cose stanno andando esattamente così). Comunque, a volte con lei si comportava in modo affettuoso come se volesse veramente una relazione (certe volte sembravano una coppia isolati da noi) altre volte invece le stava a debita distanza oppure... incredibile a dirsi, scappava per non subire il corteggiamento insistente di quella che sostanzialmente era, e penso lo sia tuttora, una ragazzina immatura.

Non posso ragionare con certa gente della mia età: a loro manca la sensibilità, la concezione del rispetto dell'altro e anche la cognizione della serietà. 

Grazie 2022, continua così, ti prego. Gli anni precedenti ho sofferto così tanto...

B) ANALISI LINGUISTICA DI "SENILITA' ":

Per me è stato interessante rilevare alcuni fenomeni sintattici e lessicali che testimoniano non soltanto il rapporto di Italo Svevo con la lingua letteraria ma dimostrano anche che le considerazioni svolte sopra a proposito della personalità di Emilio sono attendibili.

B1) TEMPI VERBALI:

Nella narrazione prevalgono l'imperfetto e il passato remoto.

In questo romanzo, il passato remoto viene di solito impiegato per quei verbi che introducono i discorsi diretti, ovvero: disse, osservò, dichiarò, chiese, aggiunse, rispose, salutò.

In quest'opera inoltre, il passato remoto, che è tra l'altro alternato all'imperfetto, ricopre almeno tre funzioni:

- Quando l'autore vuole mettere in evidenza, in alcuni punti, un dettaglio dell'ambiente in cui Emilio e Angiolina si trovano. Questo dettaglio "taglia l'aria", cioè, è un'osservazione da parte dell'autore che non ha nulla a che fare con il contesto di una relazione affettiva immatura, come in questo caso: 

Si fermarono a lungo sul terrazzo di S. Andrea e guardarono verso il mare calmo e colorito nella notte stellata, chiara ma senza luna. 

-Il passato remoto può sottolineare delle azioni e degli eventi, anche questi poco rilevanti per lo sviluppo della storia, che avvengono in un preciso istante vicino ai due personaggi (Emilio e Angiolina)

Nel viale di sotto passò un carro e, nel grande silenzio che li circondava, il rumore delle ruote sul terreno ineguale continuò a giungere fino a loro per lunghissimo tempo.

-L'autore ricorre al passato remoto anche quando Emilio riserva in alcuni momenti, senza che gli appartengano veramente, delle manifestazioni di affetto nei confronti di Angiolina. Ecco a voi le prove:

- (...) volle baciarla.

- (...) le premette lungamente le labbra sulla bocca mentre essa continuava a protestare; ne risultò così un bacio frazionato in mille, adagiato in un alito tiepido.

-Amarono in tutte le vie suburbane di Trieste.

-Si baciavano lungamente (...)

-L'attirò a sé.

E l'imperfetto?! L'imperfetto, talvolta accompagnato o preceduto da un trapassato prossimo, sottolinea le azioni abituali di Emilio e le abitudini mantenute con Angiolina. Imperfetto è praticamente un termine latino da imperfectum, indefinito. Il tempo di Emilio è un tempo indefinito, senza un minimo progetto serio, né lavorativo né sentimentale, caratterizzato da una quotidianità sciatta. Sostanzialmente è un inetto, senza alcuno slancio di entusiasmo. E' colto, è pur sempre un laureato in Lettere, ma è senz'anima e... inerte: per l'appunto, non credo che né l'agire né il concretizzare un desiderio siano il suo forte!

Si tratta di un giovane senile.

Dei due (si parla qui di Emilio e Amalia) era lui l'egoista, il giovane, ella viveva per lui come una madre dimentica di se stessa, ma ciò non impediva a lui di parlarne come di un altro destino importante legato al suo e che pesava sul suo, e così, sentendosi le spalle gravate di tanta responsabilità, egli traversava la vita cauto, lasciando da parte tutti i pericoli ma anche il godimento, la felicità.

In passato egli aveva vagheggiato delle idee socialiste, naturalmente senza mai muovere un dito per attuarle. Come erano lontane da lui quelle idee!

Si trovavano sempre all'aperto.  

Nei dialoghi tra i personaggi predominano invece il presente, il futuro semplice e il passato prossimo. Perché? Il tempo dei personaggi non è il tempo del narratore, come avevo sostenuto nel paragrafo della mia tesi in cui ho analizzato i tempi verbali di "Caro Michele":

Balli a Brentani a proposito di Angiolina: "Me la presenterai e poi giudicheremo."

La madre di Angiolina ad Emilio che si presenta una mattina presso la loro casa: "Angiolina!" (...) "Viene subito".

Emilio ad Angiolina: "So baciare senza far rumore"

B2) LA LINGUA LATINA:

Il latino di tipo ecclesiastico si trova soltanto in tre frasi di pagina 31 per l'Edizione che ho letto io. Come mai? 

Angiolina, non più praticante, storpia il lessico della messa: quando è stanca delle strette e dei baci di Emilio, dice "Ite missa est" e anche "Mea maxima culpa" nei contesti in cui Emilio le rimprovera la scarsa cultura e la superficialità, inscenando atteggiamenti gelosi quando lei esce con altri uomini o ha avuto frequentazioni in passato con altri.

Sempre Angiolina, esclama "libera nos Domine!" quando non vuole che Emilio le parli di un argomento a lei sgradito.

B3) FRASI NOMINALI

Queste, a partire dal XIX° secolo, iniziano a comparire negli scritti della nostra tradizione letteraria, evidenti prima di tutto in alcune poesie delle Myricae di Pascoli (tra il nero un casolare/un'ala di gabbiano); ma anche in Manzoni e in alcune pagine dedicate al processo di conversione dell'Innominato. Sono quelle frasi costituite da sostantivi, aggettivi, articoli, preposizioni e locuzioni ma non da verbi. In Senilità si trovano frasi nominali soprattutto nei discorsi diretti:

"Un imbecille".

"Io in pericolo, alla mia età e con la mia esperienza?".

-"Povera fanciulla! Onesta e non astuta".

-"Ricca? Allora non brutta".

-"Donna volgare".

B4) "QUALE" COME AGGETTIVO ESCLAMATIVO:

Svevo è l'ultimo autore che a volte ricorre a "quale" al posto di "che". Già nei Promessi sposi il "che" come aggettivo esclamativo è prevalente. In Senilità invece, "che" e "quale" si alternano:

Quale luce, quale aria!

"Oh, il signor Brentani. Che bella sorpresa!"

Che cattivo gusto!

B5) I PRONOMI PERSONALI "ARCAICI":

Così noi di Lettere o di Lingue li chiamiamo, dal momento che, già a partire dal Primo Novecento, sono divenuti obsoleti e sono caduti in disuso. Si tratta di "Ella", "Egli", "esso", "essa", incredibilmente frequenti in Senilità:

-Egli però non aveva mai sentito l'abbattimento dell'insuccesso.

-Era la prima volta ch'egli parlava di una donna...

-Egli non si meravigliava affatto d'esser giunto tanto oltre così presto.

-Certo ella lo aveva trovato tanto ragionevole che le sembrava di poter fidarsi...

-Una sera ella lo guardò a lungo senza ch'egli se ne avvedesse (...)

- (...) ella indovinava sulle sue labbra le tracce dei baci ai quali egli pensava.

- "No", pregò essa, "qui accanto dorme mio padre ch'è indisposto".

-Stanca, ella si svincolò (...)

-Ella si difese energicamente (...)

-Ella non lo comprese neppure.

B6) LESSICO:

Ultimo aspetto che dimostra l'impaccio di Svevo nei confronti di una lingua, l'italiano, imparata per lo più attraverso i libri e i dizionari. Svevo parlava il dialetto triestino e, a cavallo tra Otto e Novecento, l'italiano era ancora una lingua prevalentemente scritta per i tre quarti degli italiani. Solo con la diffusione di radio e televisione la lingua scritta ha cominciato a subire un processo di semplificazione:

-aveva convegno= poteva scrivere "si era accordato", "aveva concordato".

-dar anima= era più chiaro un qualcosa come "dar colore ad un'emozione".

-da lungo tempo= cioè "da molto tempo".

-nel principio= poteva scrivere "fin dall'inizio"

-adunanze= ma è meglio "raduno".

-annodare discorso= è più corretto "attaccar discorso".

-Margherita si pose tra Stefano ed Emilio= Più che "si pose" sarebbe stato più idoneo "si mise".

* Notevole è anche una tendenza, tipicamente settentrionale, di inserire gli articoli davanti ai cognomi riferiti a uomini: Il Balli, Il Leardi, Il Brentani, Il Merighi.

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Che stupida, proprio per le mie uscite serali mi sono persa Paolo Rumiz a Sommacampagna...

Fosse in qualsiasi parte dell'Italia, io, Matteo con altri 3 o 4 del gruppo ci organizziamo per andare ad ascoltarlo. Matteo è il motivatore e l'entusiasta del gruppo socio-politico per giovani (comunque gli interventi più intelligenti non sono stati né i suoi né i miei durante le ore di laboratorio di dibattito politico, sono onesta, e al momento non voglio alludere ad altro). Ci siamo visti con altri sabato scorso, ma bisogna che nelle prossime settimane gli proponga anche uscite di questo calibro. Certo, è impegnato con il lavoro a scuola come me in questo periodo (ha un paio d'anni più di me, è docente di Economia nelle secondarie di secondo grado). Ma a mio avviso non è così impossibile andare incontro a Rumiz nei prossimi mesi, basta volerlo.


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