Questo è l'ultimo post dell'anno 2024, non ce ne saranno altri prima del 9 gennaio del nuovo anno.
Mi prendo una pausa di alcune settimane prima di tutto perché ho bisogno di tempo da dedicare alle persone con le quali ho rapporti significativi e profondi e poi perché devo proprio proseguire la stesura di quel che sarà il mio terzo libro... sotto qualche aspetto sono una persona incredibile: ho appena appena avuto il tempo di diffondere e di far apprezzare il secondo libro ed ora sento forte l'impulso di ascoltare le mie ispirazioni per una narrazione totalmente diversa dalla prima e dalla seconda. Sarà una storia di bullismo e di disagio sociale, ispirata all'esperienza lavorativa vissuta in stazione nell'ultimo anno. Nei prossimi giorni avrò molto più tempo da dedicare alla mia inclinazione per la scrittura.
Nei giorni scorsi ho riflettuto molto... è meglio proporvi, anzi, ri-proporvi Mt. 2, 1-12 oppure no? Lo stesso brano c'è già all'interno del blog, inserito in un post all'inizio del 2020, ma con un commento diverso rispetto a quelli che vi fornisco ora e accompagnato da dipinti di gotico internazionale sull'epifania, preceduto da etimologie greche sulla parola e seguito dalla spiegazione della tradizione della befana.
Alla fine l'ho ritenuto opportuno, indipendentemente dal rapporto con la Fede e con la Religione che potete avere o non avere. In ogni caso, sempre cultura è: i quattro Vangeli rappresentano le radici della cultura occidentale.
Non ho scelto la versione di Matteo per caso... sono in debito con l'evangelista Matteo a causa di un mio errore di valutazione!
Soltanto negli ultimi anni sto rivalutando e apprezzando questo evangelista.
Tempo prima, nell'adolescenza e nei primissimi anni di università, nutrivo un forte pregiudizio astioso nei suoi confronti, lo ammetto.
Ogni volta che sentivo la formula: "dal Vangelo secondo Matteo" pensavo: "Oddio... ecco il legalista moralista che, nel suo Vangelo, ha ridotto la fede ad una serie di norme e ad un mero codice etico! Dev'essere stato prima un disonesto e poi dev'essere diventato un uomo rigido che ha passato la vita a condannare chi gli stava intorno. Chissà come stava male una persona del genere".
Dopo un po' di anni era arrivato per me il momento di preparare uno dei molti moduli di Letteratura Italiana con particolare approfondimento su Pasolini. Nella sua produzione cinematografica vi ricordo che c'è anche Il Vangelo secondo Matteo, film del 1964.
Dal momento che la figura di Pier Paolo Pasolini mi appassionava, avevo deciso di approfondire da sola il contenuto di quest'opera, anche se il docente ci aveva caldamente consigliato di reperirla.
Si tratta di un film ben fatto e, a detta dei miei zii, molto fedele e molto rispettoso dei contenuti proposti dall'evangelista. Dopo la visione del Vangelo secondo Matteo, opera che è passata alla storia del cinema italiano, ho iniziato a capire qualcosa di più e ad avere qualche intuizione.
Innanzitutto, sulla base di quello che avevo studiato, ero colpita dal fatto che un intellettuale ateo stimasse il Vangelo di Matteo come uno scritto "di altissimo livello stilistico" e ritenesse di "dover seguire punto per punto il Vangelo secondo San Matteo senza farne una sceneggiatura o una riduzione, perché nessuna immagine o nessuna parola aggiunta o inserita potrà mai essere all'altezza poetica di questo testo".
Proprio nel 1964 Pier Paolo Pasolini è stato premiato per questa sua opera cinematografica alla Mostra del Cinema di Venezia proprio dall'Ufficio Cattolico Internazionale del Cinema ("Ocic" è la sigla francese).
Dopo la visione del Vangelo secondo Matteo di Pasolini mi sono chiesta: "E se questo apostolo avesse voluto prima di tutto mettere in luce che il Figlio di Dio non è stato accolto né creduto da scribi e farisei?! Avrebbe avuto le sue buone ragioni in questo suo intento... E se avesse avuto soprattutto l'intenzione di rappresentare Gesù come un autentico interprete della legge divina, liberandola da tradizioni sterili e da regole soffocanti? Altroché moralista! Cioè: un evangelista severo, senza ombra di dubbio, ma veramente interessante."
Poi è arrivata la primavera 2022 e ho sentito l'esigenza di leggere e di riflettere sull'intera Passione di Gesù secondo Matteo. A partire da qui ho cominciato anch'io ad apprezzare molto questo evangelista e a volerlo approfondire, di tanto in tanto, attraverso la ricerca di commenti di persone molto più competenti di me e più vicini di me alla Fede.
MATTEO E GLI ALTRI VANGELI:
Il nome di Matteo era in realtà Levi; questo lo chiarisce bene l'evangelista Marco. Non conosciamo molto a proposito della sua vita.
Forse è nato a Cafarnao intorno al 4 a.C.
In ebraico "Matteo" ha lo stesso significato di "Mattia", il discepolo che ha sostituito Giuda Isacriota: "dono di Dio". In latino medievale sono diventati rispettivamente Mattheus e Matthias. A mio avviso entrambi i nomi hanno un significato edificante ma una brutta fonetica.
Matteo-Levi era un pubblicano, un esattore delle tasse per conto dell'Impero Romano che si è fatto conquistare da una semplice parola di Gesù: "Seguimi".
Chissà che cosa Gesù ha intuito di bello e di significativo in Matteo-Levi in quegli istanti in cui l'ha notato dietro un bancone delle imposte.
Forse l'apostolo Matteo è morto in Etiopia, forse è stato trafitto da colpi di spada durante una celebrazione liturgica.
Il Vangelo di Matteo è rivolto principalmente ai giudei e agli ebrei convertiti al Cristianesimo. Il simbolo del Vangelo di Matteo è l'angelo perché inizia con la genealogia, ovvero, con l'elenco degli antenati di Gesù.
Scritto in aramaico intorno alla metà del I° sec. a.C., il messaggio fondamentale che i teologi riconoscono all'unanimità in questo Vangelo è il seguente: Gesù è il Messia ingiustamente rifiutato da Israele.
Questo spiega moltissimi dei suoi contenuti:
1) Prima di tutto, il fatto che venga sottolineata più volte l'ipocrisia di scribi e farisei.
2) Se Matteo ritiene il Messia un incompreso dai giudei del suo tempo (perlomeno da molti di loro, non proprio da tutti) è comprensibile anche la sua insistenza sulle similitudini che riguardano il Regno dei Cieli: "simile ad un tesoro nascosto nel campo", "simile ad un uomo che ha seminato del buon seme nel campo", "simile ad un granello di senape"...
3) Inoltre si riesce a comprendere bene anche il motivo per cui il racconto della Passione di Matteo sia crudo, tremendo, finalizzato a risaltare la solitudine di Gesù a partire dall'orazione del Getsemani fino alla crocifissione. Oltretutto, solo in questo Vangelo Gesù viene offeso e incompreso anche la mattina del sabato santo, anche se è morto.
4) Per Matteo inoltre, in Gesù si realizzano le parole dei profeti dell'Antico Testamento, dei quali il suo Vangelo è ricco di riferimenti: Gesù non cancella il Dio dei patriarchi vetero-testamentari, ma offre un accesso definitivo ad esso.
E GLI ALTRI TRE VANGELI?
A questo punto è doveroso da parte mia riassumere i temi fondamentali anche per Marco, Luca e Giovanni.
MARCO:
Il Vangelo di Marco è il più antico.
Scritto in lingua greca, è rivolto agli strati sociali più bassi della Roma imperiale, in particolar modo, agli schiavi.
L'evangelista si è fatto comprendere attraverso il ricorso ad un limitato numero di vocaboli che rimandano a esperienze comuni per ogni cultura: impiega ad esempio i termini che indicano i quattro elementi della terra con descrizioni molto semplici di paesaggi e anche parti del corpo umano. I verbi all'interno di questo Vangelo fanno riferimento alle azioni fondamentali del corpo umano e ai sentimenti più conosciuti: camminare, vedere, parlare, ascoltare, essere muto, amare, odiare.
L'insegnamento principale di Marco è questo: Gesù è con noi. Un intento di Marco è infatti quello di sottolineare la bontà di Gesù, la sua sensibilità, la sua capacità in qualche episodio di provare compassione e tristezza.
Questo evangelista ritrae un Gesù molto umano senza però tralasciare la sua natura divina.
Il Vangelo di Marco inizia con le azioni e l'operato della figura di Giovanni il Battista, non con la nascita di Gesù.
LUCA:
Il Vangelo di Luca sorge dal desiderio dello stesso evangelista di ascoltare la Parola, un annuncio che dovrebbe attecchire profondamente nel cuore dei cristiani.
Il suo tema centrale è il seguente: Gesù Cristo è gloria per Dio Padre e salvezza per l'uomo.
San Luca, medico e pittore per la tradizione, ha avuto un grande interesse anche per la disciplina della storia: per lui infatti, la chiave di lettura della storia del mondo è Gesù, considerato al centro del tempo.
Tuttavia questo evangelista, oltre a riconoscere la misericordia del Figlio di Dio e la sua vicinanza ai malfattori, ai malati, ai poveri, ai lebbrosi, alle donne e ai bambini, si chiede anche: "Se il Figlio di Dio è portatore di salvezza, perché il male continua ad esistere? Qual'è il senso della storia dell'umanità?".
L'evangelista arriva alla seguente risposta: "il cristiano è chiamato ad una vita responsabile per contrastare la mentalità egoistica del mondo: fondamentale diventano dunque gli atti di solidarietà, necessari per abitare questo pianeta. Conoscere un Padre che ha sacrificato il Figlio per noi deve motivare i cristiani a non estraniarsi dal mondo, anzi, a considerare ogni uomo come fratello."
Il Vangelo di Luca, scritto in greco, si rivolge principalmente ai pagani convertiti al cristianesimo e inizia con l'annunciazione dell'angelo a Maria.
GIOVANNI:
Si tratta del Vangelo più recente ed è rivolto ai credenti e alla nascente Chiesa, con l'obiettivo di fornire una visione più profonda della vita terrena, prestando attenzione al modo in cui viviamo l'impatto della Parola.
Il nucleo centrale di Giovanni è il seguente: coloro che vivono secondo gli insegnamenti di Cristo riceveranno la vita eterna.
Il Vangelo di Giovanni, scritto in una lingua greca contaminata da ebraismi e qualche latinismo, inizia con un prologo a mio avviso molto suggestivo il cui intento è quello di affermare la natura divina di Gesù, identificato come "Il Verbo" che si è fatto uomo. Segue poi la testimonianza di Giovanni il Battista e la chiamata dei primi discepoli.
Dice lo studioso Silvano Fausti: "Il Vangelo di Giovanni è diverso dagli altri. La sua semplicità è apparente, come la vita. Gli altri Vangeli presentano dei racconti che, una volta spiegati, lasciano intravedere il loro significato, sono come le vetrate: le illumini e fai vedere cosa c'è dietro. Giovanni invece non racconta quasi nulla, il suo Vangelo è solo spiegazione."
MATTEO (Mt.), 2, 1-12
Gesù nacque a Betlemme di Giudea, al tempo del re Erode. Alcuni Magi giunsero da oriente a Gerusalemme e domandavano: «Dov'è il re dei Giudei che è nato? Abbiamo visto sorgere la sua stella, e siamo venuti per adorarlo». All'udire queste parole, il re Erode restò turbato e con lui tutta Gerusalemme. Riuniti tutti i sommi sacerdoti e gli scribi del popolo, s'informava da loro sul luogo in cui doveva nascere il Messia. Gli risposero: «A Betlemme di Giudea, perché così è scritto per mezzo del profeta: E tu, Betlemme, terra di Giuda, non sei davvero il più piccolo capoluogo di Giuda: da te uscirà infatti un capo che pascerà il mio popolo, Israele». Allora Erode, chiamati segretamente i Magi, si fece dire con esattezza da loro il tempo in cui era apparsa la stella e li inviò a Betlemme esortandoli: «Andate e informatevi accuratamente del bambino e, quando l'avrete trovato, fatemelo sapere, perché anch'io venga ad adorarlo». Udite le parole del re, essi partirono. Ed ecco la stella, che avevano visto nel suo sorgere, li precedeva, finché giunse e si fermò sopra il luogo dove si trovava il bambino. Al vedere la stella, essi provarono una grandissima gioia. Entrati nella casa, videro il bambino con Maria sua madre, e prostratisi lo adorarono. Poi aprirono i loro scrigni e gli offrirono in dono oro, incenso e mirra. Avvertiti poi in sogno di non tornare da Erode, per un'altra strada fecero ritorno al loro paese.
COMMENTO DI BRUNO MAGGIONI:
(Riporto le citazioni che ho trovato e letto così come sono):
Chi sono i Magi? (...) Nel nostro caso sembra giusto pensare a degli astrologi: lo lascia sospettare l'espressione "abbiamo visto sorgere la sua stella" (2,2). Da lontano vengono per cercare il re dei Giudei. Dunque Gesù è re. Matteo ha però cura di collocare questo titolo in un contesto di opposizione: accanto al Messia c'è il re Erode. E il secondo ha paura del primo, come già un tempo il Faraone d'Egitto ebbe paura dei Figli d'Israele e ordinò di ucciderli: solo che ora ad aver paura del Messia non è più l'Egitto ma lo stesso Israele.
In che senso Gesù può dirsi re? Un cenno alla regalità era già presente nella genealogia: Davide è "re" e Gesù discende appunto da lui. Però fra Davide e Gesù c'è l'esilio, la fine del regno di Davide, la perdita di ogni prestigio politico: Gesù è re ma senza corona.
È la passione il luogo dove si coglie il vero significato della regalità di Gesù. Una regalità diversa da quella a cui gli uomini sono abituati, diversa al punto che ad essi è sembrata una regalità da burla.
Sin dall'inizio, Matteo ha voluto evidenziare con sconcerto che non sono i pagani a rifiutare il Messia, bensì Gerusalemme.
UNA PARTE DEL COMMENTO DI ANGELICO POPPI:
Nel primo capitolo l'evangelista ha dimostrato come Gesù appartenesse alla stirpe davidica, un requisito necessario per garantire la sua messianità. Ora prova anche la sua origine a Betlemme, secondo le profezie.
Secondo il racconto di Matteo sembra che Giuseppe e Maria risiedessero nella cittadina di Betlemme, dimorando in una casa (v.11), l'evangelista Luca invece ne fa degli ospiti occasionali, per il censimento indetto dall'imperatore romano.
I magi restano personaggi misteriosi: non se ne conosce il numero, il luogo esatto di provenienza, il mestiere. Nel mondo medio-persiano esisteva una nobile casta sacerdotale che si dedicava allo studio dell'astrologia, della divinazione e delle scienze sacre. Erodoto li ricorda come gli interpreti dei sogni. Matteo li circonda di grande venerazione. Ma è interessante come non li faccia dei re.
Attraverso la contemplazione del Creato, i Magi si avvicinano a Dio, ricercando con impegno la luce, mentre al contrario i giudei, in possesso delle Scritture, non rendono omaggio al Messia, non li seguono nel loro viaggio.
La stella è connessa ad un probabile oroscopo per il Messia. Tuttavia è difficile associare quella stella a un preciso fenomeno astronomico come l'apparizione della cometa di Halley nell'11 a.C. oppure alla congiunzione di Giove con Saturno nel 6 a.C. Paradossale è il movimento della stella da Gerusalemme verso Betlemme, cioè da nord verso sud, ma ha un significato simbolico: probabilmente l'evangelista voleva alludere alla "stella di Giacobbe" predetta da Balaam, un profeta pagano originario dell'Oriente.
I doni oro, incenso e mirra rievocano la pacifica invasione della nuova Gerusalemme da parte degli abitanti di Madian ed Efa con i loro cammelli e dromedari descritta da Isaia 60,6 e ancora alla venuta dei re di Tarsis, delle isole, di Saba che offriranno tributi al Messia e si prostreranno dinanzi a lui (sal. 72,10s). Forse in riferimento a questo passo la tradizione tardiva ha considerato i magi come re.