Pace nel cuore di Cristo in eterno;
ma non v'è pace nel cuore dell'uomo.
Anche con Cristo e sono venti secoli
il fratello si scaglia sul fratello.
("Natale", Salvatore Quasimodo)
CENNI DI CULTURA LATINA:
Il 25 dicembre, credo lo sappiate più o meno tutti, è una data simbolica: non è l'esatta data di nascita di Gesù e nessuno dei quattro Vangeli ci tramanda una data esatta.
A partire dalla tarda antichità, il Natale ha sostituito la festa pagana del "Sol Invictus".
Il sole invincibile in pieno inverno?! Il 25 dicembre è sempre stata una data di poco posteriore al solstizio di inverno e, già nell'antichità, si percepiva il leggero allungarsi dei giorni: infatti, tra il 22 e il 24 dicembre, i giorni sono molto brevi per il fatto che il sole raggiunge il punto di massima distanza dal piano equatoriale ed è dunque più debole in quanto a calore. A partire dal 25 dicembre, sembra invece iniziare a sconfiggere le tenebre.
I Romani dell'età imperiale, ogni 25 dicembre, festeggiavano Mitra, il dio "del sole invincibile". Questa festa è stata istituita da Elagabalo che ha fatto edificare un tempio sul Palatino in onore di questa divinità.
Poi è salito al potere Costantino il quale, a partire dal 330, dopo essersi convertito al cristianesimo, ha sostituito la festa del "Sol invictus" con quella del "Natalis Christi".
PARTE ARTISTICA:
A) PAUL GAUGUIN, TE TAMARI NO ATUA ("NASCITA DEL FIGLIO DI DIO"):
Questo dipinto risale al 1896 e la tecnica è olio su tela. La presente opera è ispirata ad un evento reale: la nascita della figlia del pittore, avuta con la compagna Pahura, giovanissima polinesiana.
In primo piano è evidente la presenza di una donna maori semi-coperta da un telo blu e distesa su un letto il cui cuscino e il cui materasso sono gialli. Per Gauguin il giallo è il colore del sacro. Risulta comunque visibile l'aureola sia sul capo della ragazza sia attorno al viso del neonato che dorme tra le braccia di un'altra figura femminile vestita di bianco e affiancata da un'altra donna, anche lei di etnia maori.
Notate che vicino al neonato c'è un totem. Si tratta di un tupapaù, ovvero, il nome dello spirito dei morti in lingua maori... il motivo di questa presenza dev'essere ricondotto ad un terribile dramma: la morte della figlia di Paul e Pahura poche settimane dopo la nascita.
Sullo sfondo, dove si trova una stalla con alcuni buoi, prevalgono le tonalità verde-oliva e marrone terra di Siena.
L'aureola della donna distesa sul letto è gialla, quella del bambino invece risulta giallo-verde. Per quali motivi questa diversità? Mi sono fatta un'idea: il giallo è simbolo in questo quadro di calore materno, speranza; ma soprattutto, può essere un richiamo all'apertura d'animo che Maria ha dimostrato di fronte all'annuncio dell'angelo. Il verde è simbolo di vita; in questo caso, di una nuova vita destinata a portare un messaggio di salvezza.
Trovo originale quest'opera, a me non dispiace per niente: Paul Gauguin infatti ci fornisce una natività terrena che può trasmettere la profonda umiltà e umanità di un Dio cristiano che si è fatto uomo.
B) GHERARDO DOTTORI, NATIVITA':
Credo che una parte di voi se ne sia accorta immediatamente: le figure risultano scomposte nello spazio, proprio secondo lo stile cubista. Tuttavia, a questo dobbiamo aggiungere che la visione della capanna dall'alto è data dalle esperienze di Dottori dell'areopittura.
Al centro, la capanna di legno è investita in pieno da un cono di luce che splende sulla sacra famiglia. Accanto alla semplicissima struttura c'è un bue bianco dall'aria mite.
Trovo bellissimo il dinamismo geometrico e cromatico delle aureole, costituite da cerchi concentrici divisi in campiture contenenti non soltanto le diverse gradazioni del blu ma anche il giallo e il turchese.
L'avvenimento della Natività avviene in un paesaggio collinare con una città e un lago azzurro sullo sfondo, probabilmente ispirato ad un paesaggio dell'Italia centrale dato che Gherardo Dottori era umbro.
(A mio avviso questa Natività potrebbe stare bene dietro l'altare di una chiesa moderna, ad esempio di Madonna del popolo a Villafranca).
PARTE LETTERARIA:
LUIGI PIRANDELLO- "SOGNO DI NATALE":
Per questa parte del post ho articolato la spiegazione del racconto riportando solo le citazioni che mi sembravano più significative:
Era festa dovunque: in ogni chiesa, in ogni casa: intorno al ceppo, lassù; innanzi a un Presepe, laggiù; noti volti tra ignoti riuniti in lieta cena; eran canti sacri, suoni di zampogne, gridi di fanciulli esultanti, contese di giocatori… E le vie delle città grandi e piccole, dei villaggi, dei borghi alpestri o marini, eran deserte nella rigida notte. Mi pareva di andar frettoloso per quelle vie, da questa casa a quella, per godere della raccolta festa degli altri; mi trattenevo un poco in ognuna, poi auguravo: «Buon Natale» e sparivo…
Ero già entrato così, inavvertitamente, nel sonno e sognavo.
riuniti in lieta cena= e io qui mi chiedo: lieta o lauta? O meglio, lieta, lauta o ipocrita?
E le vie delle città grandi e piccole, dei villaggi, dei borghi alpestri o marini, eran deserte nella rigida notte= In questo racconto l'autore dice che le strade erano deserte. Davvero? Ma quindi ignora i senza-tetto e gli indigenti costretti, sicuramente anche la notte di Natale, a dormire in qualche modo all'aperto? Perché? Ci saranno stati anche quando Pirandello era vivo... Questo particolare mi ha fatta molto riflettere. A Verona non è necessario andare alla stazione di Porta Nuova o dalle parti delle ex case dei ferrovieri per assistere a queste scene. I senzatetto coricati su cartoni si trovano nei pressi della chiesa di San Giorgio in Braida o anche sotto i portici della scuola media "Valerio Catullo", vicinissima a Porta Trento, proprio nei pressi dei due quartieri migliori di Verona (Valdonega e Borgo Trento).
In questi giorni qualcuno si ricorderà dei senza-tetto che, oltre alle condizioni di estrema povertà, sono soli ed emarginati?
Penso al racconto della Piccola fiammiferaia. Nella notte del 31 dicembre, la bambina non è riuscita a vendere nessuna scatola di fiammiferi. Non ha voglia di tornare a casa, se lo facesse "le prenderebbe". Sola, affamata e molto infreddolita, mentre nella città deserta in cui cammina tutti sono seduti attorno a tavole imbandite in stanze riscaldate con stufe e camini, accende alcuni fiammiferi, finché non vede la nonna che la porta in Paradiso.
mi trattenevo un poco in ognuna, poi auguravo: «Buon Natale» e sparivo… = Pirandello qui ha il ruolo di "comparsa": si ferma per pochi istanti, saluta e se ne va. Nella nostra vita quotidiana, "essere comparse", ovvero, incontrare persone sconosciute per questioni legate al lavoro o ai trasporti o magari durante un giorno di festa trascorso fuori casa, può essere un'occasione per fare del bene e per rendere migliore la giornata di qualcun altro.
... mi parve a un tratto d’incontrar Gesù errante in quella stessa notte, in cui il mondo per uso (per tradizione e per abitudine) festeggia ancora il suo natale. Egli andava quasi furtivo, pallido, raccolto in sé, con una mano chiusa sul mento e gli occhi profondi e chiari intenti nel vuoto: pareva pieno d’un cordoglio intenso, in preda a una tristezza infinita.
Sparirono a un tratto le vie della città: Gesù, come un fantasma bianco splendente d'una luce interiore, sorvolava su un'alta siepe di rovi, che s'allungava dritta infinitamente, in mezzo a una nera, sterminata pianura.
come un fantasma bianco splendente d'una luce interiore= Non un Dio che si fa uomo, ma un fantasma. Pirandello vuole dire che Gesù, e tutto ciò che deriva da Lui, è un nulla per il mondo moderno, cioè, non ha più alcuna importanza. (Proprio per nessuno?)
A un tratto, la luce interiore di Gesù si spense: traversavamo di nuovo le vie deserte d'una grande città. Egli adesso a quando a quando sostava a origliare alle porte delle case più umili, ove il Natale, non per sincera devozione, ma per manco di denari non dava pretesto a gozzoviglie.
Gesù sussurra a Pirandello: "Anche per costoro io son morto...".
Pirandello e Gesù camminano, in seguito, fianco a fianco e passano accanto alle case degli strati sociali più bassi, dove sentono parole di invidia rabbiosa nei confronti dei benestanti.
Non soltanto nelle case delle famiglie agiate o comunque in condizioni molto dignitose, ma neanche nelle case dei proletari, ovvero, "dei più umili" si percepisce uno spirito natalizio.
Pasolini, negli anni '50, già asseriva che il mondo contadino andava verso un inevitabile tramonto, e con esso anche le tradizioni religiose e il sentimento di fede, dato che, per il nascente consumismo, l'uomo sembra non aver bisogno di Dio. Però nel contesto do questo racconto siamo negli anni '20 e dunque mi chiedo: nel secolo scorso la fede cristiana era soprattutto prerogativa dei "campagnoli"? I proletari di città non la avevano proprio?
Poco dopo, Gesù si confida in questo modo con l'autore:
Cerco un'anima, in cui rivivere. Tu vedi ch'io son morto per questo mondo, che pure ha il coraggio di festeggiare ancora la notte della mia nascita. Non sarebbe forse troppo angusta per me l'anima tua, se non fosse ingombra di tante cose (non spirituali), che dovresti buttar via.
Queste parole mi hanno fatto ricordare le ultime due strofe di un sonetto di Umberto Saba intitolato Nella notte di Natale:
Notte fredda e stellata di Natale,
sai tu dirmi la fonte onde zampilla
improvvisa la mia speranza buona?
È forse il sogno di Gesù che brilla
nell’anima dolente ed immortale
del giovane che ama, che perdona?
Ricordare e "sentire" la nascita di Gesù, a distanza di circa duemila anni, porta speranza nell'animo del poeta. Saba fa riferimento ad uno stile di vita, che dovremmo adottare ogni giorno dell'anno, caratterizzato da accoglienza, semplicità d'animo, carità, apertura mentale, fiducia nell'avvenire (anche se non sempre è facile averne). Questo potrebbe far rivivere Gesù.
Nell'ultima terzina, l'amore e il perdono fanno parte di un modus vivendi proposto e vissuto prima di tutto da Gesù durante il suo percorso terreno e adottato soltanto dai cristiani che, nel corso di questi ultimi due millenni di storia, sono stati veramente incisivi e autentici.
PARTE CINEMATOGRAFICA:
"IL GRINCH"
"-Si è trattato soltanto e sempre di questo! I regali. Regali. Regali regali regali regali regali. Volete sapere che fine fanno i vostri regali? Arrivano tutti da me, su all'Immondezzaio. Lo capite cosa voglio dire? Nella vostra spazzatura! Mi ci potrei impiccare con tutte le brutte cravatte di Natale che ho trovato nel pattume! E l'avidità. La vostra avidità infinita! Voglio le mazze da golf, voglio i diamanti, voglio un pony per cavalcarlo due volte, annoiarmi e poi venderlo per farci la colla! Sentite, io non voglio creare problemi, ma tutto l'intero periodo delle feste è... stupido!".
Tra Ebenezeer Scrooge e il Grinch c'è una notevole differenza: il protagonista di Canto di Natale è molto avaro, iper-materialista, cinico, buio, scorbutico, intrattabile, duro. Per lui, a inizio romanzo, il Natale è una sciocchezza. Non vorrebbe concedere nemmeno il giorno libero al suo segretario il 25 dicembre. Una persona pessima, insomma, arida e piuttosto cattiva. La visita dei tre spiriti la notte di Natale gli serve da lezione per cambiare totalmente atteggiamento e, soprattutto, per iniziare a vivere in modo decisamente migliore, al fine di evitare il destino che gli aveva prospettato il silenzioso spirito del Natale futuro.
Il Grinch non è affatto cattivo, anzi, è più che altro brutto ma in realtà intimamente buono: pensate ad esempio quando, ancora nelle scene iniziali del film, nell'ufficio postale salva Cindy Lou dal condotto di smistamento di regali e di lettere nel quale rischia di finire inghiottita. Tuttavia, il suo comportamento dispettoso e misantropo è una corazza costruita nel corso degli anni per proteggersi dal vuoto interiore del mondo in cui vive.
Tuttavia Il Grinch è anche una storia contro la solitudine, soprattutto attraverso la figura di Cindy Lou, che, sostanzialmente, è sulla stessa lunghezza d'onda del Grinch: Nessuno dovrebbe stare da solo a Natale, afferma.
La bambina si lamenta con il padre dal momento che i regali, nella mentalità dei suoi concittadini, sembrano l'unico motivo per festeggiare il Natale, quando invece in un giorno come questo sarebbe fondamentale ricordarsi dei legami importanti, apprezzarli e coltivarli.
Cindy Lou è emblema di empatia in questo film: comprende la storia del Grinch e persuade gli abitanti della sua cittadina ad invitarlo alla festa di Natale di Chinonsò.
*Non conoscevo la storia del Grinch prima di domenica scorsa e non ho mai letto la favola. Sebbene si tratti di un messaggio valido per tutte le età, penso che il film di tanto in tanto metta in ridicolo il mostriciattolo verde, esagerando un po' con l'umorismo. Il cartone animato invece mette molto più in risalto un messaggio contro la solitudine e la sofferenza dovuta all'isolamento.
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