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16 gennaio 2024

QUESTO MONDO NON MI RENDERA' CATTIVO, ZEROCALCARE:

"Per non diventare cattivi servono risposte collettive ai problemi."

(Zerocalcare)

Io e Matthias abbiamo visto questa serie alcuni mesi fa. 

Tuttavia per me l'autore, con la sua buona dose di acume, è "Zerocalcare", mentre per Matthias è più facile chiamarlo con il suo vero nome all'anagrafe.

Gli apporti di Matthias sono evidenziati in rosso.

Questo mondo non mi renderà cattivo è una serie animata di Michele Rech uscita su Netflix il 9 giugno 2023. Si tratta di una serie composta da sei episodi della durata di mezz'ora ciascuno.

TEMI E CONTENUTI:

In un quartiere di Roma Est viene aperto un centro di accoglienza per profughi e questo fatto crea conflitti tra "neo-fascisti" di estrema destra, che vorrebbero la chiusura del centro, e gli anti-fascisti, come Michele, favorevoli invece all'inclusione sociale dei migranti di altre culture.

Gli estremisti di destra appendono nei pressi del centro di accoglienza manifesti aggressivi nei quali a caratteri cubitali c'è scritto: "No alla sostituzione etnica".

Tra i personaggi di questa seconda serie spicca la figura di Cesare, vecchia conoscenza di Zerocalcare, detto "il Gigante del quartiere": è molto robusto e il suo sguardo è buio e frustrato e a mio avviso è tale soprattutto dopo aver sperimentato un periodo in carcere dal momento che, quando era giovanissimo, è stato coinvolto nel traffico di droga.


Cesare è un personaggio arrabbiato, infelice e profondamente solo. Salva Michele da un'aggressione una sera, quando un gruppo di neofascisti lo vedono strappare da un muretto un manifesto contro i migranti.

Se emotivamente mi ha coinvolto di più Strappare lungo i bordi, mentalmente ho apprezzato molto questa serie animata che parla del disagio giovanile nelle periferie, soprattutto in quelle delle città italiane più grandi e si concentra molto sul problema del razzismo. 

Ma è un razzismo che non consiste tanto nell'odio verso un'etnia, bensì nell'astio e nel sensi di frustrazione per mancate scelte economiche e politiche che invece si sarebbero dovute intraprendere al fine di attivare un serio programma di integrazione con conseguente inserimento civile e sociale dei profughi. 

Io ho apprezzato molto la comprensione che Zerocalcare dimostra nei confronti di Cesare, il classico "borgataro romano" che non ha avuto né gioie, né soddisfazioni né aiuti nella vita. Oltretutto è molto importante il fatto che il creatore di questa serie animata metta in evidenza altri temi di drammatica attualità come lo spaccio e il consumo di droga e gli scontri, fatti anche di violenza fisica, tra cittadini di diverse parti politiche o di idee diverse. Gli italiani risultano divisi tra loro, non sono soltanto eterogenei.

A me invece sembra che Michele Rech abbia banalizzato, magari senza volerlo,  gli altri fascisti che appartengono allo stesso gruppo di Cesare: prima di tutto perché non ha approfondito le loro storie e poi perché qualche volta li definisce "massa di str...". Quindi si dimostra comprensivo ed empatico soltanto con Cesare, suo ex compagno di scuola.

Sì ma... se avesse spaziato nei vissuti degli altri "destroidi" questa serie sarebbe probabilmente venuta lunga il quadruplo del film Novecento di Bertolucci, tra l'altro citato nel corso della serie!

UN RIFERIMENTO MITOLOGICO:

In uno dei primi episodi della serie c'è un riferimento al mito di Orfeo ed Euridice. 

Credo che molti di voi lo conoscano: Orfeo convince gli dei degli Inferi a restituirgli Euridice a patto che non si volti mai indietro. Tuttavia Orfeo non riesce a non voltarsi quando, tenendo per mano la moglie, si incammina verso la luce.

Credo proprio che Zerocalcare interpreti questo mito come una storia di incomunicabilità, come un racconto antico il cui tema principale è la diversità di intenzioni che dominano i rapporti umani, e in effetti, mentre Orfeo non vede l'ora di voltarsi, Euridice cammina con passo pesante, come se non volesse uscire dall'Ade.

A questo proposito ricordo una conferenza accademica, svoltasi nel lontano maggio 2015 per gli studenti universitari delle facoltà umanistiche, in cui un docente universitario interpretava così quel "passo pesante" della moglie defunta di Orfeo: dal momento che quest'ultimo ha percepito la natura del passo di Euridice, ha preferito voltarsi e lasciarla andare, avendo intuito in qualche modo di "dover accettare la morte della moglie".

Un paragrafo a parte merita la figura di Sara, il "faro" e la "coscienza morale" di Zero.

SARA:

Dopo anni trascorsi a fare lavori umili e  molto distanti dal suo brillante percorso di studi, Sara prende una supplenza annuale in una scuola.
Bella fregatura! Sapete cosa significa fare l'insegnante? Lavorare come dannati (altroché le famigerate 18 ore la settimana o 22 o 24!). Io sono stata una docente e sono contenta di aver rinunciato a questa carriera. Oltre agli orari delle lezioni mattutine bisogna partecipare a consigli di classe, collegi docenti, scrutini, ricevimenti genitori, assemblee di istituto, riunioni Glho, riunioni di programmazione tutte le settimane se si è alla primaria. Nei pomeriggi in cui non sono programmate queste cavolate durante le quali si fanno tanti discorsi e i supplenti, come lo ero io, ricevono soprattutto critiche, rimproveri e umiliazioni (se si facessero un bel bagno di umiltà i genitori, le insegnanti a tempo indeterminato e le signore presidi!), si deve studiare, preparare le lezioni, correggere verifiche e compiti, organizzare le lezioni e il programma. E tutto questo per una specie di sottopaga che arriva in ritardo di mesi (grazie per la considerazione, carissimo e geniale Ministero dell'Istruzione e del de-Merito, che istituisci concorsi assurdi e con i tuoi ultimi decreti-furto svuoti le tasche dei poveri ultra-testardi che ancora vogliono insegnare in condizioni peraltro poco dignitose). Credetemi, il docente non è un lavoro per donne con figli, non è un lavoro per giovani e non è assolutamente un lavoro per chi progetta di metter su famiglia. Non esistono le serate, non esistono i fine settimana. Si lavora sempre, anche la sera tardi ma... si lavora quando si ha l'illustrissimo privilegio di essere chiamati e nominati visto che il precariato e il periodo "di supplentite" dura per aaaanni! Zerocalcare, conoscendo la situazione della sua amica Sara e commentandola con amarezza nella sua precedente serie tv "Strappare lungo i bordi", se mi leggesse confermerebbe gran parte di ciò che ho scritto, soprattutto le ultime frasi. 
Nel mondo della scuola non esiste il merito. Esiste la convocazione improvvisa con pretese: "Lei ha 18 ore settimanali e due classi. Deve essere qui entro mezz'ora. Inizia con la seconda ora in 3^ D"... e poi il contratto ufficiale che il povero supplente dovrebbe sottoscrivere e firmare arriva dopo diverse settimane, in certi casi anche dopo che la supplenza è terminata. Questa è la scuola italiana. 
Attualmente sono un'impiegata commerciale con compiti da promoter. È un lavoro che mi sta piacendo e mi sta gratificando. I colleghi e i coordinatori sono tutti gentili, tutti simpatici, è un ambiente in cui un mio piccolo insuccesso o un mio piccolo errore diventa motivo di sostegno, non di accusa. E di questo mi stupisco! Gli altri dipendenti e i miei responsabili credono per davvero in ciò che fanno. Il mio attuale orario comprende 28 ore la settimana e, al di fuori di queste, ho i miei momenti liberi garantiti in cui posso coltivare i miei interessi: leggere, scrivere, andare in piscina, frequentare un corso di teatro, andare al cinema, stare con Matthias.  Se sto cambiando carriera l'ho sto facendo anche per Noi oltre che per la mia serenità.
Chi dice di aver scelto l'insegnamento proprio per la gran quantità di tempo libero che la professione concede è, a mio parere, un mangia-pane a tradimento, una persona che fa danni e che non ha voglia di lavorare bene. So quel che dico: sono figlia di una professoressa che a volte rientrava verso mezzanotte dalle riunioni del Consiglio di Istituto, che le domeniche più di qualche volta era impegnata a preparare lezioni e correggere pacchi di verifiche.
Se Sara ha optato per l'insegnamento non appena ha potuto, evidentemente è proprio la sua vocazione. O magari al centro-sud le scuole sono un po' migliori. 
Per quel che concerne me, ci ho riflettuto e sono convinta che la scuola non sia l'ambiente più adatto in cui le mie qualità umane possono esprimersi al massimo.
Non posso lavorare nel settore dell'istruzione: o urli ai ragazzi, oppure fai la "prof. social". Se non rientri in nessuno dei due comportamenti non hai autorevolezza e ti massacrano. Questa è la scuola italiana.
In diverse occasioni Zero ricorda, in modo negativo, le sue esperienze come insegnante di ripetizioni. Mi sembra proprio che lui stesso abbia affermato che l'insegnamento "è un lavoro impegnativo, mal pagato e non riconosciuto". Nella molto remota possibilità in cui ci incontrassimo in futuro potrei raccontargli episodi in cui gli allievi che avevo io a ripetizione non solo non ci mettevano impegno ma erano anche abbastanza arroganti.

Quell'istituto scolastico in cui Sara va ad insegnare rischia però di chiudere a causa dei pochi alunni, delle poche iscrizioni e della mancanza di adeguati servizi di trasporto, non certamente per via del centro di accoglienza situato vicino, come sostengono invece gli estremisti anti-accoglienza. Questo fa scoppiare una polemica giornalistica.

Sara non sarebbe favorevole alla soppressione del centro di accoglienza, eppure, davanti ai giornalisti e alle loro telecamere, dichiara che "è meglio chiuderlo per il bene e il futuro della scuola". Ma lo afferma dal momento che non vuole perdere il lavoro che finalmente ha l'occasione di fare.

Tuttavia, l'affermazione che lei fa di fronte ai cronisti sconcerta Zero il quale, quando va a trovarla per chiederle spiegazioni, viene inondato dalle frustrazioni e dalle arrabbiature di un'adulta che ha avuto una carriera lavorativa deludente e assolutamente distante dalle aspettative che coltivava fino a 10 anni prima.

Ecco lo sfogo (un pugno nello stomaco), rigorosamente in romanesco:

Ditemi voi se uno Stato veramente civile europeo può permettere che una persona talentuosa e molto dotata si senta così!!! 🤬

Se da un lato è molto difficile dare a Zerocalcare una medaglia d'oro per ottimismo, dall'altro però ammetto che nel 2023 ho compreso sulla mia pelle cosa significa metaforicamente l'espressione "Strappare lungo i bordi". Anch'io sono partita da un ideale, da un'aspirazione, da un progetto bello chiaro per poi riconoscermi ben disposta e senza rimpianti verso altri tipi di carriera senza sentirmi "congelata" nella quotidianità, anzi... tutt'altro che quello. Se nemmeno io nella vita sto "strappando lungo i bordi", ecco, questo è dovuto ad una serie di circostanze e ad incontri con persone che, in questo ultimo anno e mezzo, hanno avuto un impatto. E sapete che vi dico, con tutta onestà? Sono contenta di aver iniziato a fare un lavoro che non rispecchia affatto le aspettative di familiari e conoscenti, ma che mi fa stare bene.

Le nostre scelte di vita più importanti sono dovute anche a relazioni, a circostanze favorevoli o meno, a bastonate psicologiche o a gratificazioni piacevoli se non addirittura memorabili e quindi non dipendono solo dalla forza di volontà.

Chiuderà il centro di accoglienza del quartiere?

Se avete un account Netflix non vi resta che scoprirlo!


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