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24 luglio 2024

"Sei personaggi in cerca d'autore", L. Pirandello:

In queste settimane, a partire da stasera, è previsto lo sviluppo di un argomento tematico che vorrei intitolare: "La mediocrità e l'incomunicabilità nelle famiglie borghesi del secolo scorso". Naturalmente, tra due settimane, ci saranno anche le riflessioni di Matthias a proposito di questo argomento, più precisamente, a proposito di un romanzo di letteratura brasiliana.

Sei personaggi in cerca d'autore è una commedia borghese drammatica.

A) TRAMA:

Una compagnia teatrale sta provando una commedia di Pirandello. 

Improvvisamente compaiono presso il sipario sei personaggi: il Padre, la Madre, il Figlio, la Figliastra e due bambini che per tutto il dramma sono soltanto presenze senza battute.

Questi personaggi affermano di essere stati abbandonati da un autore che non ha voluto tradurre la loro storia in un'opera di narrativa. Loro in effetti si dichiarano "pure creazioni intellettuali".

Questi sei personaggi desiderano essere rappresentati e raccontano, al Capocomico e agli Attori, le loro vicende, interrompendosi e contraddicendosi a vicenda: la Madre, dopo il matrimonio con il Padre e dopo la nascita del Figlio, lascia la famiglia e va a vivere con il segretario del Padre. Da questa nuova relazione nascono altri tre figli. Diversi anni dopo il Padre incontra inconsapevolmente la Figliastra in una casa di appuntamenti e poco ci manca che non si consumi un incesto!

Il Padre decide di accogliere in casa anche i figli non suoi ma, da questa scelta, scaturisce una pesante situazione di incomunicabilità dato che il Figlio si isola, divenendo ostile ad entrambi i genitori e dato che la bambina cade in una vasca da giardino e annega e l'altro bambino si uccide con una rivoltellata.

B) IL TEATRO NEL TEATRO:

Con la definizione "teatro nel teatro" si intende una rappresentazione teatrale che porta in scena se stessa al fine di: mettere in discussione l'illusione scenica, sconvolgere i modi abituali della percezione del teatro del pubblico di inizio Novecento e di indurre gli spettatori non alla partecipazione emotiva bensì alla riflessione.

Sei personaggi in cerca d'autore è un teatro nel teatro: la storia di questa famiglia spuntata all'improvviso affascina il Capocomico che prova a farla recitare ai propri attori. Viene dunque duplicata la dimensione fittizia:

IL PADRE

Eh, dico, la rappresentazione che farà, anche sforzandosi col trucco a somigliarmi, dico, con quella statura...

tutti gli attori ridono

difficilmente potrà essere una rappresentazione di me, com'io realmente sono. Sarà piuttosto- a parte la figura- sarà piuttosto com'egli interpreterà ch'io sia, com'egli mi sentirà- se mi sentirà- e non com'io dentro di me mi sento. E mi pare che di questo, chi sia chiamato a giudicare di noi, dovrebbe tener conto.

IL CAPOCOMICO

Si dà pensiero dei giudizi della critica adesso? E io che stavo ancora a sentire! Ma lasci che dica, la critica. E noi pensiamo piuttosto sa metter su la commedia, se ci riesce!

C) TEMA FONDAMENTALE:

Indubbiamente la tematica più rilevante è il bisogno di autenticità e di una vita realizzata in un mondo prevalentemente borghese, socialmente squallido ed eticamente mediocre in cui la nostra identità è instabile e mutevole (Il dramma è in noi, siamo noi).

Questo dramma di Pirandello invita i lettori a porsi le seguenti domande: la vita è davvero solo un gioco di finzioni? E' possibile stabilire un netto confine tra finzione e realtà?

D) UN ALTRO PASSAGGIO PER ME SIGNIFICATIVO:

Si tratta di alcune battute che fanno riferimento all'eternità delle letteratura. 

Eccolo:

IL PADRE

Al Capocomico:

Nel senso, veda, che l'autore che ci creò, vivi, non volle poi, o non potè materialmente, metterci al mondo dell'arte. E fu un vero delitto, signore, perché chi ha la ventura di nascere personaggio vivo, può ridersi anche della morte. Non muore più! Morrà l'uomo, lo scrittore, strumento della creazione; la creatura non muore più! E per vivere eterna non ha neanche bisogno di straordinarie doti o di compiere prodigi. Chi era Sancho Panza? Chi era Don Abbondio?  Eppure vivono eterni, perché- vivi germi- ebbero la ventura di trovare una matrice feconda, una fantasia che li seppe allevare e nutrire!

Sancho, con la sua semplicità e con il suo atteggiamento genuino, è la rappresentazione della lealtà. Invece il pavido Don Abbondio teme i potenti e i prepotenti al punto da sacrificare il benessere e il futuro degli umili.

Comunque non c'è nulla di più vero: i personaggi letterari sono eterni, non muoiono mai, una volta che i lettori terminano un libro ricorderanno le figure incontrate nel corso della lettura e si renderanno conto che i loro pensieri, i loro stati d'animo, le situazioni che affrontano e che vivono hanno attinenza con la vita reale.


18 luglio 2024

SOLARIS: L'INCOMUNICABILITA' TRA INDIVIDUI E I LIMITI DELL'IO

Solaris è un romanzo scritto dal polacco Stanislaw Lem appartenente al filone della fantascienza filosofica. Io e Matthias lo abbiamo letto circa un paio di mesi fa. Si tratta di un libro impegnativo e, senza ombra di dubbio, denso di contenuti e di rimandi culturali e psico-sociali.

1. TRAMA DEL ROMANZO:

Solaris è il nome di un pianeta che appartiene ad un sistema solare diverso dalla Via Lattea. La superficie di Solaris è per lo più ricoperta da un oceano che i Solaristi (gli scienziati dediti allo studio dei fenomeni di questo pianeta), vedono come un'Entità senziente.

Il protagonista del libro è Kris Kelvin, uno psicologo che, a seguito di un viaggio interstellare, raggiunge la stazione spaziale sospesa sopra l'Oceano di Solaris. All'interno della stazione nessuno dei suoi colleghi lo accoglie: Snaut infatti si comporta in maniera scortese e sarcastica e, per di più, non vuole rivelare le circostanze della recente morte di Gibarian, altro scienziato; Sartorius è evitante e gelido nei confronti di Kelvin.

Ben presto, Kris si accorge che all'interno della stazione vi sono delle apparizioni, delle presenze... reali o meno? Tra queste, una donna di colore di alta statura e Harey, la defunta moglie di Kelvin, con la quale quest'ultimo può interagire, rimanendone emotivamente coinvolto.

Per quale motivo i tre scienziati sono soggetti a queste presenze? Secondo Snaut, questi fenomeni sono dovuti ad un'operazione di Sartorius, ovvero, all'aver sottoposto la superficie dell'oceano ad una massiccia dose di raggi X.

All'interno dell'oceano si generano strutture geometriche complesse e giganti di materiale colloidale: alcuni Solaristi hanno definito queste forme come mimoidi, simmetriadi e asimmetriadi.









2.RIFLESSIONI DI MATTHIAS:

Il libro è fatto di parti coinvolgenti e altre noiose, prolisse nelle descrizioni.

2.1 Geometrie complicate e analogie con i meccanismi cerebrali:

Si tratta di un romanzo dalle descrizioni complicate, come questa sui mimoidi:

La riproduzione di forme si estendeva a tutto ciò che si trovava in un raggio non superiore alle otto-dieci miglia. Il più delle volte il mimoide produceva copie ingrandite e talvolta deformate, creando caricature o semplificazioni grottesche, soprattutto quando si trattava di macchine. Naturalmente il materiale di partenza era sempre quella stessa massa che rapidamente scoloriva e che, lanciata in alto, invece di ricadere restava sospesa per aria, collegata alla base solo da cordoni ombelicali facilmente lacerabili; e continuando a strisciare su questa base, contraendosi, assottigliandosi o gonfiandosi assumeva fluidamente le forme più complicate. Un aereo, un traliccio, un palo venivano riprodotti con la stessa velocità; l'unica cosa alla quale il mimoide non reagiva erano gli esseri umani o, per essere esatti, gli esseri viventi in generale, piante comprese...

Mi sono chiesto: c'è un'analogia con i nostri complicati meccanismi cerebrali?

Forse Solaris rappresenta la mente umana. In certe parti della narrazione sembra quasi che l'oceano comunichi meglio dell'uomo.

2.2 Incomunicabilità:

Nel romanzo compaiono poche figure umane, isolate: Snaut è lo studioso che riesce a capire di più gli altri personaggi e i loro meccanismi interiori; Sartorius è arrogante e pomposo come il nome che porta; Kelvin è, per i lettori, difficile da definire.

Ho provato più empatia e più simpatia per Harey e per il suo tormento quando tenta il suicidio... Harey è forse la meno libera, costretta ad essere il suo personaggio di moglie e donna infelice. Forse Kelvin non prova amore per Harey ma, direi, senso di colpa per il fatto che si sia suicidata.

2.3 Rapporto società-individuo:

Durkheim sosteneva che l'uomo non fosse libero di scegliersi i propri limiti a causa di due fattori: il tempo e le regole sociali. 

L'oceano di Solaris può essere metafora del rapporto conflittuale tra i desideri dell'individuo e una società che ci vuole uniformi?

2.4 Critica alla scienza:

Questo libro è una critica alla scienza sovietica o alla scienza in generale? Il libro, in alcune parti, espone delle ricerche che non portano a nulla, anzi, portano o alla pseudo-scienza o alla divisione in branche e correnti in conflitto tra loro visto che sostengono ipotesi totalmente differenti le une dalle altre.

Ogni scienza genera di solito la propria pseudo-scienza, una sua fantasiosa sottospecie, frutto di menti balzane: l'astronomia aveva la sua caricatura nell'astrologia, la chimica l'aveva avuta a suo tempo nell'alchimia... Era quindi comprensibile che la nascita della Solaristica fosse stata accompagnata da una vera e propria esplosione di strampalate elucubrazioni.

2.5 Riferimenti:

-Il bambino gigante che nuota nell'oceano di Solaris è un richiamo al film Odissea nello spazio.

-In questo passaggio ho visto un riferimento al romanzo Mattatoio n°5:

L'essere umano riesce ad afferrare solo poche cose alla volta: vede solo quello che gli succede davanti qui e adesso, mentre la rappresentazione di un insieme di processi simultanei sia pure tra loro collegati e complementari supera le nostre possibilità.

In Mattatoino n°5 il protagonista Billy Pilgrim è dotato della capacità di saltare da una dimensione spazio-temporale all'altra e di trovarsi contemporaneamente sulla Terra e anche a Tralfamadore, pianeta che esiste nei suoi processi mentali.

3. LE MIE RIFLESSIONI:

Le mie riflessioni su questo libro sono caratterizzate soprattutto da collegamenti filosofici e letterari. Vi riporto i passaggi che mi hanno dato preziose occasioni di interpretazione.

3.1 Solaris e Kant:

Le uniche conoscenze che avevamo a suo riguardo (=Solaris) erano negative. (...) In realtà qui si tratta dell'uomo e dei limiti della conoscenza umana. (...) l'affare Solaris (sta diventando) pietra di paragone delle capacità umane.

Questo passaggio mi ha inevitabilmente ricordato Kant e i sui studi sui limiti della ragione umana. Questo filosofo, le cui teorie a me peraltro piacciono, sosteneva che noi non vediamo oggetti ed elementi esterni a noi per come sono ma per come la nostra mente li rappresenta nello spazio e nel tempo. Da qui derivano effettivamente i concetti di fenomeno (φαινόμενον), ovvero, ciò che appare al soggetto in virtù delle sue facoltà conoscitive, e noumeno, cioè, la realtà delle cose in sé che, pur andando oltre al fenomeno non è conoscibile per noi.

3.2 Solaris, la Genesi e Baruch Spinoza:

Cos'è un uomo normale? Uno che non commette crimini? Uno che non ha mai pesato di commettere il male?

Le domande di Kelvin rimandano, almeno per me, prima di tutto ad un passaggio tratto dal libro della Genesi in cui Dio dice a Caino: Il male è accovacciato alla tua porta, verso di te è il suo istinto, ma tu dominalo".

Poi faccio un salto temporale al Seicento, secolo nel quale era operativo Spinoza. Per questo pensatore le emozioni e le passioni, pur essendo parte della nostra vita, non provengono da ciò che è esterno all'io: infatti il male dipende da idee inadeguate che possono nascere dentro ciascuno di noi.

3.3 Solaris vs Pirandello:

Ci portiamo dentro quello che siamo e quando l'altra parte ci svela la nostra verità non riusciamo ad accettarla.

Se non lo avete letto finora vi consiglio di ripescare il nostro post su "Uno, nessuno centomila" di Pirandello. 

Vitangelo Moscarda, protagonista di quest'opera, è un IO frammentato e mutevole: l'idea che si è fatto di se stesso differisce da quella che gli altri hanno di lui.

3.4 Solaris e il metodo scientifico galileiano:

Quando si conduce un esperimento si trae profitto dai risultati ottenuti e, in particolar modo, dagli errori commessi.

Magari anche ad una parte di voi lettori è ritornato alla mente il metodo di Galilei, organizzato in diverse fasi e fondamentale per lo sviluppo delle scienze naturali in Occidente: osservazione del fenomeno, formulazione di ipotesi, esperimento, analisi dei risultati, ripetizione dell'esperimento.

3.5 Solaris e la mitologia greca:

O bianca Afrodite generata dall'Oceano, la tua mano colpita dal dio...

Questa è una citazione di Snaut che si trova negli ultimi capitoli del libro, citazione pronunciata apposta per deridere Harey e, di conseguenza, anche Kelvin.

Harey in realtà, a mio avviso, ha dei tratti in comune con la dea della bellezza: a me, nel corso della narrazione, è parsa sensuale, estremamente concentrata sulle sue angosce e sulle proprie emozioni. D'altronde Afrodite è l'emblema di chi vive le proprie passioni centrate su di sé.

Secondo l'epica di Esiodo, Afrodite sarebbe emersa dalla spuma del mare. Invece per Omero Afrodite sarebbe nata dall'unione tra Zeus e Dione.


In un certo senso gli dei delle varie religioni sono sempre stati imperfetti, nel senso che avevano gli stessi attributi umani, anche se amplificati. Il Dio dell'Antico Testamento, per dirne uno, era violento, avido di obbedienza e di vittime, geloso degli altri dei... Le divinità greche con la loro litigiosità e le loro beghe familiari erano altrettanto imperfette degli uomini...

Altro discorso di Snaut a proposito dell'immagine di divinità che gli uomini creano. 

Nell'Antica Grecia gli dei incarnavano sentimenti e virtù umane oppure delle determinate forze della natura. Nell'epica omerica, inoltre, le divinità greche erano soggette al Fato, proprio come gli eroi.

Sin dall'inizio dell'Antico Testamento l'uomo è creato ad immagine e somiglianza di Dio. Per definire Dio, all'interno di questi libri della Bibbia si trovano immagini prese dal mondo creato e quindi da entità naturali. Tuttavia non bisogna dimenticare che, anche nel Vangelo di Giovanni, Dio è luce. Eccovi qualche esempio in cui Dio è roccia:

Dio è la roccia: perfette le sue opere, giustizia tutte le sue vie; è un Dio fedele e senza malizia, egli è giusto e retto (Deuteronomio 32,4).

-Benedetto, il Signore, mia roccia (Salmo 144,1).

-ll Signore Dio è una roccia eterna (Isaia 26,4).


11 luglio 2024

"Isola", S.R. Jacobsen e il problema dell'identità degli immigrati

"Le isole più piccole possono nascere in una notte e sparire in una notte. Laggiù, sotto il mare, tutte le terre emerse s'incontrano".

Isola è un romanzo (che ho adorato!) di ispirazione autobiografica nel quale passato e presente si alternano. Il tema centrale, ancora poco conosciuto e poco studiato in Europa, è il fenomeno dell'immigrazione di molti Faroesi in Danimarca, particolarmente frequente negli anni Trenta del scorso secolo. 

Ad ogni modo, come accennavo poco fa, in questo libro vi sono continui scarti temporali: una parte dei capitoli viene dedicata ai momenti in cui l'autrice racconta la storia dei nonni da giovani, altri passaggi del libro si concentrano invece sui rapporti tra Siri Ranva, i genitori e i nonni.

L'autrice racconta non soltanto la storia della sua famiglia ma anche gli eventi più salienti della storia dei Paesi scandinavi. 

Oltretutto, in alcune pagine, viene raccontata in modo semplice e sintetico la storia più recente dell'arcipelago delle Faroe, coinvolto sia nel secondo conflitto mondiale sia nelle dinamiche della guerra fredda.

1) INCIPIT ROMANZO:

Volge le spalle agli alberi bassi del bosco artificiale e guarda giù dalla montagna, verso il villaggio, che è azzurro nella notte d'agosto, e le pecore, simili a pietre nell'erba mossa dal vento. Più in là dorme il mare. Il fiordo di Vàg è calmo, l'azzurro si confonde con quello del cielo sull'orizzonte dritto, teso tra le terre emerse, un filo su cui possono camminare solo creature mitiche e fantasmi.

(...)

Da lassù il villaggio sembra piccolo. Le case dormono rivolte verso il fiordo. I tetti mandano un lieve riflesso nell'azzurro antelucano, lucidi come testine di neonati. Il fiordo di Vàg è stretto e allungato, un budello d'acqua in mezzo ai monti, smangiucchiato a poco a poco dalla corrente del mare.

Sin da queste prime due pagine è riconoscibile la vena di prosa poetica dell'autrice-narratrice.

Il primo personaggio che la Jacobsen presenta è la nonna Marita, giovane sognatrice.

2) RIASSUNTO DELLE PRINCIPALI VICENDE:

Marita, durante il periodo in cui il fidanzato Fritz è assente dal momento che è  emigrato dall'isola di Vàg prima di lei, ha un flirt con il falegname Ragnar, fratello di Fritz.

La conseguenza di questa relazione passeggera consiste in una gravidanza per Marita. Novant'anni fa, anche nei paesi del Nord Europa, era scandaloso mettere al mondo dei figli al di fuori dal matrimonio, soprattutto se concepiti con una persona diversa dal proprio promesso sposo.

Marita si trova costretta ad abortire durante il viaggio per mare verso la Danimarca.

A me è piaciuta molto la figura di Fritz: da ragazzo voleva diventare ingegnere per poter poi lavorare in una centrale idroelettrica ma, a causa dei costi elevati della scuola per ingegneri, il giovane si è trovato costretto ad intraprendere una strada diversa: frequentare un corso per diventare maestro elementare a Vordingberg, in Danimarca.

In tutto il libro è evidente l'affetto che la narratrice nutre ancora per i nonni materni scomparsi, chiamati "abbi" e "omma". Questo mi ha ricordato il fatto che Matthias chiama "omma" la nonna paterna, nata e cresciuta a Dusseldorf, nella Germania nord-occidentale.

Un'altra figura che mi ha colpita molto è la bellissima e sensibile prozia Beate che diviene moglie di Ragnar.

Ragnar e Beate divengono genitori di un ragazzo che fa carriera, diviene capo-macchinista e si trasferisce all'estero.

Rimasta prima vedova e poi senza il suo unico figlio, morto in Africa a causa di un incidente di lavoro, da anziana Beate soffre un'inconsolabile e disperata solitudine. Per un po' ha soltanto la compagnia di un gabbiano appollaiato spesso sul tetto della sua casa vuota:

A poco a poco, il gabbiano si sistemò a meraviglia. Beate gli costruì una specie di terrazza fissando un vassoio di terracotta a un palo della recinzione proprio accanto al cancelletto del giardino. Lì il gabbiano si vedeva servire ogni giorno avanzi e latte.

Tuttavia, dopo il funerale del figlio, Beate decide di distruggere il nido del gabbiano:

Finito il rinfresco funebre, Beate ritornò a casa. Prese la sega nella rimessa e si precipitò verso la terrazza del gabbiano. Segò il vassoio di terracotta dal palo e lo spaccò contro il muro, lasciando i cocci per terra.

Come se il gabbiano per Beate fosse una "metafora del figlio"... 

3) LE GENERAZIONI DEGLI IMMIGRATI:

Siri Ranva Jacobsen ci consegna una riflessione significativa a questo proposito. Riporto i passaggi più importanti:

La migrazione si compie in tre generazioni. La prima avverte il bisogno e sente dentro di sé la volontà, l'ostinazione: una pietra pesante che si sposta con le proprie forze. L'incomprensibile in questo. Si sbarca da qualche parte, o si prende una nave da una colonia, si arrotola la rete di radici attorno alle caviglie e si comincia a sgobbare a testa bassa. Si vive in baracche da sfollati, nei campi, sotto i ponti, oppure si ha la fortuna di avere uno zio. Se i soldi bastano, si torna a casa con i vestiti ancora buoni, i bambini in camicia bianca, pettinati con l'acqua. 

La generazione successiva forse sta a gambe divaricate sulla distanza, finché qualcosa si incrina e si sente doppiamente sbagliata, senza nessuna lingua, doppiamente sola. Oppure corre veloce il doppio, espande l'attività, versa l'anticipo per il garage, si laurea in medicina.

Poi arriva la terza. Il frutto di tutto il processo. Perché accontentarsi di fare i medici, o gli avvocati, quando si può diventare drammaturghi? O suonatori di fagotto? Geologi. La terza generazione può permettersi lavori poco lucrativi, deve esprimere la propria interiorità, trasportare anche di qua lo spirito, credendo che sia questa la realizzazione di sé. Le radici trepidano e frugano. Portano particelle morte di un'altra terra. La terza generazione è una coperta troppo corta: è totalmente disinvolta e libera da condizionamenti culturali oppure è a casa solo per metà, padroneggia a metà la lingua, si costruisce un'identità nel solco dell'aratro sulla roccia...

Molti migranti della prima generazione, poveri in canna quando partono, considerano lo stato nel quale immigrano una residenza temporanea nella quale vivere, il più dignitosamente possibile, per un po' di tempo o comunque per alcuni anni al fine di rientrare nel paese d'origine arricchiti e più evoluti.

Una volta diventati adulti e autonomi i loro figli, Fritz e Marita sono ritornati nelle Faroe, non sono rimasti a vivere in Danimarca, paese che comunque ha dato loro una formazione culturale e professionale, considerando che nelle Faroe si viveva soprattutto di pesca, di allevamento e di falegnameria. In effetti Siri Ranva, da ragazza, si recava tutte le estati dai nonni a Vàg. Ad ogni modo la scrittrice afferma chiaramente che, soprattutto il nonno Fritz, amante peraltro dell'Odissea, in Danimarca sentiva una profonda nostalgia di casa.

La seconda generazione di migranti, dal momento che ha trascorso un'infanzia di sacrifici, ha come obiettivi principali quelli di lavorare e di costruirsi una carriera solida e sicura. Oltre a ciò hanno una ricchezza linguistica notevole che però può farli interrogare su quale possa essere la loro vera identità: a casa ci sono i genitori che parlano un determinato idioma e che sono portatori di tradizioni un po' differenti rispetto a quelle del paese in cui si vive. La madre dell'autrice è bilingue: parla e comprende perfettamente danese e faroese.

La terza generazione porta dentro di sé il senso di sradicamento, è immersa in un'epoca globalizzata, magari sa parlare più di due lingue, vive una quotidianità in cui è sempre presente il riverbero della storia familiare. Magari questa ricerca di una precisa identità psico-sociale li fa sentire portati per la scrittura o per le varie forme d'arte.

4) EVENTI STORICI MENZIONATI O NARRATI IN QUESTO LIBRO:

- L'epidemia di poliomielite nel periodo post-bellico:

All'inizio del 1950 la prima grande epidemia di polio si diffuse subdolamente per tutti i territori del Regno danese e raggiunse anche Suduroy.

-La guerra di Kalmar, rievocata in un canto popolare faroese. 

All'interno della narrazione è soltanto evocata ma l'ho approfondita nelle sue principali dinamiche. Si tratta di un conflitto combattuto dal regno danese contro la Svezia negli anni 1611-1613. 

Carlo IX, sovrano svedese, aveva conquistato le terre Lapponi nel 1609 per poter riscuotere più tasse e per poter avere maggior controllo sul commercio nel Mare del Nord. 

Cristiano IV° di Danimarca, sentendosi minacciato oltre che coinvolto in una dura competizione economico-commerciale, aveva invaso militarmente il Regno di Svezia nel gennaio 1611. Tenete presente che nel XVII° secolo il Regno di Danimarca comprendeva anche la Norvegia e i norvegesi avevano avuto l'ordine, da parte del re Cristiano IV°, di non intervenire. Cristiano IV° in effetti temeva che la Norvegia potesse iniziare a coltivare desideri di indipendenza dalla Danimarca.

Nel maggio 1611 le truppe danesi avevano conquistato la fortezza di Kalmar, cittadina a sud della Svezia, luogo particolarmente strategico per i traffici commerciali e portuali.

E' importante inoltre considerare che, in questo conflitto, il Regno Unito è stato dapprima sostenitore degli svedesi e poi mediatore, in un trattato di pace stipulato a Knared nel 1613 nel quale si stabiliva che ai danesi venisse concesso il territorio della Lapponia, incorporato nel regno. Tuttavia gli svedesi acquisivano il diritto di passare gratuitamente con le loro navi per il Kattegat, stretto tra la Svezia del sud e la Danimarca, senza dover versare dazi o imposte, concessione che non avevano mai avuto prima del 1613.

5) SIRI RANVA JACOBSEN:

Ora poco più che quarantenne, nata e cresciuta in Danimarca da una famiglia di origine faroese, dopo la laurea in Letterature ha intrapreso la carriera del giornalismo, collaborando con molti quotidiani scandinavi.

Isola è il suo primo romanzo, molto apprezzato dalla critica danese e svedese che hanno riconosciuto l'inclinazione alle descrizioni poetiche di questa scrittrice, paragonata ad alcuni poeti nordici quali Jon Fosse e William Heinesen.


5 luglio 2024

"UNO, NESSUNO, CENTOMILA": I CONFLITTI ALL'INTERNO DELL'IO

Uno, nessuno, centomila è un romanzo la cui focalizzazione è interna. 
Questo significa che, nelle varie fasi di stesura, l'autore ha voluto mettere in evidenza il punto di vista del personaggio principale.

A) INCIPIT E MESSAGGIO FONDAMENTALE DEL TESTO:

«Che fai?» mia moglie mi domandò, vedendomi insolitamente indugiare davanti allo specchio.
«Niente» le risposi, «mi guardo qua, dentro il naso, in questa narice. Premendo, avverto un certo dolorino.»
Mia moglie sorrise e disse: «Credevo ti guardassi da che parte ti pende.» 
Mi voltai come un cane a cui qualcuno avesse pestato la coda: «Mi pende? A me? Il naso?» E mia moglie, placidamente: «Ma sì, caro. Guardatelo bene: ti pende verso destra.»

Il protagonista è il ventottenne Vitangelo Moscarda. Il romanzo inizia proprio così: Vitangelo si trova davanti ad uno specchio e, una banale osservazione della moglie Dida a proposito del suo naso, lo fa sprofondare in un'angosciosa crisi esistenziale dal momento che prende coscienza di alcuni aspetti scomodi: 

-Gli altri vedono in lui difetti e caratteristiche di cui lui stesso non ha coscienza.

-L'identità umana è indefinita: siamo uno, dal momento che ognuno di noi ha di sé una determinata percezione, centomila, visto che le persone con cui entriamo in relazione ci vedono in modi diversi l'una dall'altra e al contempo non siamo nessuno, perché l'io umano è frammentato in molte maschere nelle quali non riesce a riconoscersi.

Non sono del tutto d'accordo. È vero che la percezione che abbiamo di noi stessi si differenzia da quella degli altri ma non condivido quel "non riuscire a riconoscersi". L'identità individuale si definisce attraverso comportamenti, scelte, convinzioni, azioni, modi di reagire agli eventi. Per cui, alla fine, ognuno trova un proprio modo di essere che si evolve nel tempo, al di là del giudizio altrui.

Vorrei riportare un altro passaggio dell'opera in cui è evidente questa teoria pirandelliana che io invece condivido pienamente:

Non compresero, naturalmente, che cosa intendessi dire con quel "nessuno" cercato accanto a me; e credettero che con quell' "eccoci" mi riferissi anche a loro due, sicurissimi che lì dentro quel salotto fossimo ora in tre e non in nove; o piuttosto, in otto, visto che io-per me stesso- ormai non contavo più.

Voglio dire:

1. Dida com'era per sé;

2. Dida com'era per me;

3. Dida com'era per Quantorzo;

4. Quantorzo com'era per sé;

5. Quantorzo com'era per Dida;

6. Quantorzo com'era per me;

7. il caro Gengé di Dida*;

8. il caro Vitangelo di Quantorzo.

S'apparecchiava, in quel salotto, fra quegli otto che si credevano in tre, una bella conversazione.

*Dida ricorre spesso al soprannome "Gengé" rivolto al marito.

2.CONTENUTI TRAMA:

Vitangelo Moscarda è figlio di un ricco banchiere. A seguito dell'osservazione della moglie nella prima pagina del libro, il protagonista rimane coinvolto in una serie di ragionamenti tormentati (lo si potrebbe definire un loop da overthinker) che lo portano dapprima alla paranoia e poi alla follia.

Intendo dire che Moscarda inizia a compiere una serie di scelte e di azioni che, per gli altri, risultano irrazionali e incomprensibili, mentre invece per lui hanno uno scopo ben preciso: un esempio è quando Vitangelo si reca a casa di Marco Di Dio e della moglie Diamante, due clienti del padre, per inscenare uno sfratto dalla loro abitazione-catapecchia. Ma in un momento successivo, a sorpresa, Vitangelo dona loro una nuova casa.

In seguito, il protagonista ritira il proprio capitale dalla sua banca e questa decisione gli costa la separazione dalla moglie. Ecco dunque che il conflitto all'interno del suo io lo porta al conflitto con il mondo esterno.

3. LA FOLLIA DI VITANGELO:

Nell'ultima parte del romanzo la follìa sembra l'unica via di scampo dalle contraddizioni della vita, visto che porta Vitangelo all'emarginazione e al disprezzo sociale.

Nelle pagine conclusive, Moscarda rinuncia a risolvere il suo problema identitario-esistenziale chiudendosi in un ospizio.

4. ANALISI LESSICALE DEL ROMANZO:

Quest'opera di Pirandello ha un lessico variegato e composito, per questo non è di facile lettura nemmeno per chi ha avuto una formazione umanistico-letteraria. Sono in effetti presenti sia diversi latinismi, sia termini derivati dall'italiano letterario sia termini popolari.

Alcuni latinismi:

-mende= da "emendo, are" e cioè "correggere".

-requie= da "requiem", riposo.

-mirarmi= da "miro, mirare", cioè "ammirare".

-probità= da "probitas", "bontà".

-voluttà= da "voluptas", e quindi "piacere".

-malignazioni= dal tardo latino "malignare" ovvero "avere un'insinuazione maligna".

-sogliamo= da "soleo, solere", "essere solito".

-cattivarsi= da "capio", "conquistare, prendere".

-cilizio= da "cilicium", "tormento spirituale". (termine dell'italiano arcaico che sinceramente trovo ridicolo e infatti mi fa ridere).

-amenissimo= da "amoenus", "piacevole".

In questo romanzo sono inoltre da elencare ed evidenziare alcuni sostantivi che, nella forma plurale, hanno la desinenza latina della seconda coniugazione:

-varii

-consocii

-milionarii

-segretarii

Lessico dell'italiano letterario:

-braveggiando= "essere sicuri di sé".

-sporto= "battente di legno".

-infrontare= "incrociare".

-cangiamento= "cambiamento".

-cèntina= "trave di una tettoia".

-abbarbagliante= "abbagliante".

-brecciata= "strada ricoperta di ghiaia".

-verzica (voce arcaico-poetica)= "verdeggia".

-confitti= "conficcati".

-seguitava= "continuava".

-ventura= "destino".

-smusatina= "piccola smorfia".

-ambascia= "angoscia".

-diacciato= "vetro con disegni simili a cristalli di ghiaccio".

-alido= "arido e secco".

-smorendo= "impallidendo". Il verbo è stato utilizzato anche da Dante: "tanta dolcezza che 'l viso ne smore".

-arrangolìo= "respiro affannoso".

-ribattuta= "replica".

-biavi= "azzurri".

Lessico delle forme degli italiani popolari:

-lezzona= dall'italiano popolare toscano "donna sporca".

- lattime= sempre dal toscano, sta per "crosta lattea".

-landò= termine popolare milanese per "carrozza a doppio mantice sospesa su molle a quattro ruote".

-sbiobbo= dal toscano popolare, significa "rachitico".

- aombri= anche questa forma è presa dal toscano ed equivale ad "oscurare".

-gangheggiavo= dall'italiano popolare siciliano, significa "torcevo la bocca da un lato all'altro".

Sono inoltre da segnalare le forme:

-scoteva, anziché "scuoteva", secondo la monottongazione toscana.

- Il dimostrativo arcaico codesto che convive con "questo/quello".

5. RIFLESSIONI FINALI E GRANDE ATTUALITA' DEL LIBRO:

"Ciascuno vuole imporre agli altri quel mondo che ha dentro, come se fosse fuori, e che tutti debbano vederlo a suo modo e che gli altri non possano esservi se non come li vede lui".

Ed è grazie a questa citazione che entra in gioco un dialogo con Matthias di qualche mese fa quando, un sabato sera tardi, ritornavamo da una cena di compleanno di un amico comune.

Si tratta di una conversazione che ricordo molto bene per cui posso riportarvi le battute più o meno esatte come se vi trovaste di fronte ad un copione teatrale scritto:

M= Apprezzo le persone che dicono quello che pensano con decisione e che fanno notare i limiti e gli errori agli altri. Perché se quel che dicono è vero, aiutano gli altri a migliorare, se invece non è vero fanno riflettere, così la prossima volta si ha l'occasione di ribattere e di riscattarsi.

A= No, io detesto questo genere di persone. Con i loro modi da urlatori possono ferire. Non è segno di intelligenza dire sempre quel che si pensa senza filtri, anzi, è segnale di un pessimo carattere.

M= C'è chi è falso e chi invece dice esattamente quel che pensa.

A= Non è sempre o tutto bianco o tutto nero. Io non appartengo a nessuna di queste due categorie.

M= Anche se non sempre dici quello che pensi.

A= Non sono bugiarda o ipocrita.

M= Infatti non lo sei. Ma mi sono accorto che a volte non sempre quello che dici rispecchia le tue reali opinioni. A volte fai un'affermazione ma ti leggo in faccia che in realtà non sei convinta. Questo è molto diverso dalla falsità. Immagino che non appena ti avrò riaccompagnato a casa passerai la notte a pensarci e a "bastonarti", ma non ne vale la pena.

A= Non è possibile dire sempre quel che si pensa! Quando non sono d'accordo con quello che dicono gli altri, quando ho un'opinione o un'idea diversa, per evitare i conflitti visto che ho paura anche di quelli e ho paura di venire aggredita, piuttosto cerco di esprimermi come se volessi capire il punto di vista dell'altro. Non mi relaziono con gli altri per creare litigi o per contrastarli o per urlare loro contro. Per quel che è possibile evito di litigare, mi imbestialisco solo se qualcuno si rapporta a me con toni maleducati o arroganti o indisponenti. Questo è irrispettoso!

1 luglio 2024

Riflessioni sulla tematica del lavoro in Italia:

Per diverse settimane sono stata indecisa se scrivere o meno le mie riflessioni a proposito di problematiche e dinamiche lavorative che dovrebbero riguardare ogni italiano, dal momento che la nostra Repubblica è fondata proprio sul lavoro e dunque, sull'utilità sociale di ognuno di noi.

Stasera non ho voglia di proseguire la lettura di un romanzo di Hemingway, per cui, non potendo Matthias essere con me stasera, l'alternativa è la seguente:  interrompere la miniserie di post di questi giorni a proposito dello spinoso, complesso quanto affascinante argomento dell'identità individuale, per proporvi una tematica estremamente attuale e altrettanto complessa.

Parto dal pomeriggio della Pasquetta di quest'anno: io e Matthias eravamo a casa di due suoi amici appena diventati genitori. Il felice padre è uno scout, è stato l'educatore di Matthias veramente, ha alcuni anni in più. Ci siamo messi a giocare per buona parte del tempo a "Hotel Monopoly". Era da un pochino di tempo che non mi cimentavo in questo gioco. Praticamente è una variante del "Monopoly" classico.

Per la prima ora e mezza ero io quella messa benone: ero la proprietaria del quartiere e degli alberghi del raffinato ed elegante "Fujiyama" con gli alberi in fiore, poi ho acquisito anche il "Safari"... ma ha trionfato Matthias: era partito male ma poi, quando ha acquisito il terreno del quartiere "President" con tutti gli alberghi e i giardini e le piscine, ha iniziato ad incassare a bomba a scapito di noi tre. Io, sentendo la stanchezza anche mentale, ho iniziato a giocare male e mi sono impoverita sempre di più. Per chi non conoscesse il gioco: il "President" è un quartiere i cui alberghi sono simili ai grattacieli di New York. Gli avversari che con le loro pedine finiscono in quel terreno devono versare tasse pesanti al concorrente proprietario, ancora più costose di quelle che verserebbero per il "Fujiyama".

Ho accumulato con Matthias un debito di più di 5000 euro: la mia ultima mossa prima di uscire dal gioco è stata quella di dargli i miei ultimi tre bigliettoni da 500 che ovviamente non bastavano per saldare il debito. Nella vita reale questo sarebbe un modo molto dignitoso per finire in bancarotta! Ho fatto pena, davvero. Quando sono lucida non perdo così, piuttosto, se inizio bene vinco.

Nelle varianti del Monopoly non basta la pura fortuna, è necessaria anche un'ottima capacità di concentrazione e di lucidità visto che le partite sono spesso decisamente lunghe. 

Comunque, mentre Matthias pensava a far fallire anche il suo ex capo scout, io e la neo-mamma ci siamo messe a parlare proprio di questioni lavorative con la bambina in mezzo, sdraiata e circondata da pupazzi.

Non conosco ancora benissimo la compagna di questo capo scout, non ho confidenza, eppure, per un po' di minuti si è liberamente confidata con me parlando del suo tossico ambiente lavorativo aziendale, che peraltro lei stessa vorrebbe cambiare. Ricordo che lei mi ha detto: "Quando ritornerò dalla maternità non troverò più le uniche colleghe con cui andavo d'accordo, mi ritroverò con tre vipere e due iene!". 

Sto parlando di una donna di 31 anni: se nemmeno lei sta più bene in quella realtà lavorativa meglio davvero che trovi qualcosa di un po' più gratificante che le permetta anche di conciliare il lavoro con la famiglia. Comunque il compagno è un poliziotto per cui un'entrata garantita in casa loro c'è.

Ad ogni modo mi è rimasta abbastanza impressa un'altra frase di questa ragazza: "Una volta vinto un concorso pubblico lo stipendio diventa sicuro anche se si tratta magari di appena 1000 euro al mese, il privato può lasciarti a casa quando vuole!".

Sinceramente non credo che i privati possano licenziare dalla sera alla mattina un dipendente "se a loro gira di farlo"... ci vorranno dei seri e gravi motivi, no?  Teoricamente i datori di lavoro del privato sono tenuti a dare un certo preavviso di rinnovo, di proroga o di licenziamento anche ai dipendenti con contratti a termine, non è necessaria una laurea in Giurisprudenza per saperlo, e poi, al di là delle norme del diritto del lavoro, ne va della dignità e del rispetto per la persona che giustamente deve organizzare e pianificare la propria vita. 

Tutte le aziende e le realtà lavorative rinnovano o licenziano con preavviso di diversi giorni se non di alcune settimana, tutte tranne il mondo dell'insegnamento... provo ancora abbastanza rabbia se penso che per la mia ultima supplenza neanche sono stata avvisata che la titolare sarebbe ritornata nel tal giorno!! Ci siamo trovate in due in aula insegnanti!! Che schifo!!

Negli ultimi due anni e mezzo ho capito che nel mondo della scuola i laureati che hanno voglia di fare e di mettersi in gioco non contano a niente e non hanno diritti! Devono solo sgobbare, lavorare molto più dei colleghi saccenti ultra quarantenni, continuare a versare soldi per abilitazioni che non assicurano alcun futuro. D'altronde, nessun ministro della pubblica d-istruzione e del de-merito degli ultimi anni ha le p*ll* per dire: "In Italia c'è la decrescita demografica, gli immigrati ci rompono le scatole quindi complichiamo le regole per l'accesso a questa professione".

Utilizzate i soldi del PNRR anche per garantire una formazione linguistica e professionale agli immigrati in modo tale da poterli inserire nel mondo del lavoro, così vedrete che non vi romperanno più!! 

Non credo, personalmente e per le esperienze che vi ho fatto, che i Dirigenti scolastici abbiano veramente a cuore il futuro dei bambini, dei ragazzi, degli adolescenti, come non credo tengano veramente al benessere degli insegnanti. Quando insegnavo nella mia prima scuola e avevo veramente dei gravi problemi disciplinari invocavo l'aiuto della Dirigente, chiedevo insistentemente una riunione con i genitori... nessuno mi è mai venuto incontro. 

A parte che quando ero un'insegnante tutto ciò che facevo era sbagliato: mi mostravo un po' più severa e punitiva? Sbagliavo: mi ponevo in modo troppo rigido. Propendevo di più per il dialogo e per lezioni che mettessero in campo questioni riguardanti la vita reale? Troppa filosofia, livello troppo alto! 

Eppure non è la scuola la prima comunità che dovrebbe educare al pensiero e all'elasticità mentale?

"Dottoressa Napponi, lei deve rimproverare urlando, così ci si fa valere! O crede di essere ancora una studentessa universitaria?".

E pensare che quando ho ricevuto la mia prima convocazione a scuola (unita alla pretesa di presentarmi in segreteria didattica entro la mezz'ora successiva della mattina stessa) saltavo di gioia. Pensavo: "realizzo il mio sogno!".

Ah... per non dimenticare quella simpaticona collega di sostegno che,  conoscendomi da nemmeno tre giorni, ha sentenziato: "Hai problemi di disciplina già con la tua prima esperienza? Cambia lavoro cara mia se non sai minimamente relazionarti con dei ragazzini!". A distanza di qualche anno ho saputo che persino questa persona, con la sua grande presunzione, ora vuole lasciare il mondo dell'insegnamento, grandemente provata a causa di gravissimi problemi disciplinari.  Godo: quindi non sono soltanto io l'incapace!

Nel febbraio 2022 conoscevo appena Matthias, lo avevo visto solo una volta e, rendendomi conto che in quel periodo stavo attraversando problemi tali a scuola da non riuscire nemmeno a farmi minimamente ascoltare (nelle mie ore succedeva di tutto, si picchiavano in classe, mi insultavano, mi offendevano) dubitavo già del fatto che questa potesse essere la strada giusta per me. Laureata con passione e con il massimo dei voti, perché devo farmi umiliare?! Perché devo sentirmi etichettata come "comunista" da alcune mamme se parlo di immigrazione e di clima?! 

Questo è un periodo storico in cui chi propende per il centro-sinistra come me ha una vita difficile in termini di confronto con un sacco di persone.

Secondo me la capacità di tenere l'ordine in una classe o c'è fin da subito in un insegnante o non c'è. Oppure, come nel caso di mia mamma, la capacità di tenere l'ordine non è eccezionale ma si riesce comunque ad instaurare un rapporto. Anche lei ha avuto difficoltà con alcune classi, tuttavia mi sono resa conto che molti suoi ex alunni hanno un ricordo positivo di lei.

Per l'esperienza che sto vivendo attualmente credo che nelle aziende in cui il clima è sano non contino soltanto i numeri e l'efficienza ma anche la serietà e l'affidabilità delle persone che vi lavorano. 

La mattina (il mio quarto giorno di lavoro, a gennaio) nella quale ho incassato solo 75 euro è stato un motivo per i miei responsabili per affiancarmi e per suggerirmi qualche strategia in più di vendita, nessuno mi ha giudicata e nessuno mi ha demolita.

Non sarà la mansione di promoter per i treni Italo il mio lavoro definitivo, tuttavia questa esperienza mi sta servendo e almeno da alcuni mesi ho un ruolo utile oltre che un'entrata economica.

Non tutti i luoghi di lavoro aziendali però sono sani, non tutti i manager e i dirigenti d'azienda tengono veramente al benessere dei loro dipendenti e alla costruzione di un ambiente collaborativo e solidale.

Penso all'esperienza pluriennale di Matthias in un'azienda a circa 15km dal suo condominio: si trattava di una piccola ditta che ha cambiato manager per due volte nel giro di sette anni e il primo trovava qualsiasi pretesto per rimproverare il mio ragazzo nei primi tempi in cui lavorava lì. Gli diceva: "Non combinerai nulla di buono". E questo può essere umiliante per un ventiquattrenne. Il 2 maggio ne ha compiuti 31, per cui direi che Matthias ha già accumulato un po' di anni di contributi e in questo rispetto a me è leggermente avvantaggiato. 

Tuttavia mi chiedo anche: chissà se noi trentenni o quasi trentenni di adesso avremo mai una pensione... effettivamente, anche se finora non ho mai avuto contratti a tempo indeterminato, io ho già disposto un piano di pensione integrativa per me con i miei consulenti bancari.

Matthias una volta mi ha detto che secondo lui l'economia italiana toccherà il fondo quando ci saranno ancora meno giovani causa continuo calo delle nascite e dunque quando non ci sarà abbastanza forza-lavoro giovanile per pagare contributi e pensioni agli anziani.

Quanto ai settori della Pubblica Amministrazione (PA), diversi dalla scuola: una volta superato un concorso, che sia per esami o per titoli+ esami, si ottiene un posto indubbiamente sicuro. Il grande vantaggio per i lavoratori della PA, naturalmente esclusi i lavoratori della scuola, è sicuramente il basso turn-over dei dipendenti e il rischio praticamente nullo di venire sostituiti. Il grande problema in questi ultimissimi anni di molti settori della PA è che ci sono pochi posti messi a bando. Per questo motivo il privato in questo periodo ha più posizioni aperte rispetto al pubblico.

Ci si lamenta del fatto che i giovani non mettano al mondo dei figli... ma siete sicuri ci siano le condizioni?! Come faremo se saremo precari per lungo tempo, se otterremo un lavoro che non ci permetterà di conciliare anche un progetto di famiglia, se gli stipendi non aumenteranno nei prossimi anni, se non verrà istituito un salario minimo, anche questo importante per la dignità economico-sociale?

Non siamo tutti stupidi, non siamo tutti irresponsabili!

Alcune statistiche di giornali prevedono l'aumento di posti, nei prossimi anni, per i neo-diplomati presso istituti tecnici che hanno soprattutto nozioni di ragioneria e di informatica. Quindi le ragazze e le donne, le quali di solito frequentano altri tipi di scuole e altri percorsi di studio, dovrebbero essere penalizzate per questo, come se non lo fossero già abbastanza in termini di opportunità e di salari?!

Temo inoltre che l'intelligenza artificiale (AI), con i suoi sviluppi emergenti, possa rubarci il lavoro. Avete già sentito parlare di hotel e di ristoranti senza receptionist e senza cuochi e camerieri?! Io purtroppo sì. Anche se al momento, facendo riferimento all'anno corrente, il mercato del lavoro richiede medici, infermieri, operatori sanitari, camerieri, cuochi, molti receptionist, molti addetti al settore del commercio, dell'assistenza clienti e della promozione di prodotti o marchi aziendali... ma tra cinque anni sarà ancora così?! Quali saranno le professioni più richieste e quali quelle sostituite completamente dall'AI?

Chiudo questo post con un'ultima considerazione: è decisamente vergognoso far lavorare stranieri, migranti e persone in condizioni culturali e sociali svantaggiate in nero e a 3 o 4 euro all'ora e magari per 12 ore al giorno! Mi chiedo come facciano questi datori di lavoro a dormire serenamente la notte!

Non bisogna sforzarsi di pensare che queste forme di sfruttamento pseudo-naziste a mio avviso esistano solo nel Meridione: per quel che ne so certi schifosi senza scrupoli ci provano anche qui in provincia di Verona, solo che vengono più facilmente scoperti, denunciati e indagati. Ad ogni modo, anche in Veneto gli incidenti nei luoghi di lavoro sono un problema...