Ho letto questo libro in piena estate e una sera ho condiviso diversi passaggi con Matthias.
Anche qui, i nostri pensieri sono concatenati tra i paragrafi, come dimostrano i colori che ci rappresentano.
1) IN CHE COSA CONSISTE IL ROMANZO:
Hemingway ha deciso di scrivere un libro "completamente vero" sul suo safari in Africa in compagnia della sua seconda moglie, Pauline Pfeiffer, nel 1934.
Oltre a raccontare le esperienze di caccia, l'autore descrive i territori visitati e si sofferma sugli incontri più significativi durante i quali ha modo di confrontarsi con altri viaggiatori europei su questioni letterarie.
2) RIFLESSIONI SULLA LETTERATURA:
2A) RIFLESSIONI SUI CLASSICI LETTERARI:
Soprattutto nella prima parte del romanzo compaiono alcune riflessioni sulla letteratura americana e sul tenore di vita degli autori degli Stati Uniti.
Riporto un passaggio nel quale Hemingway rivela a Kandisky, il suo interlocutore austriaco, la sua opinione a proposito di ciò che è classico:
Tutti i nostri classici ignoravano che un nuovo classico non assomiglia mai a coloro che lo hanno preceduto. (...) Un classico non può derivare da un altro classico che lo ha preceduto, o somigliargli.
Per Hemingway il classico americano in assoluto è il libro di Mark Twain intitolato Huckleberry Finn: prima non c'è niente e dopo niente che lo valga.
Comunque, sono convinta che nessun classico possa essere perfettamente imitabile! Ogni classico è unico nel suo genere e, a questo proposito, prendo come esempio significativo il confronto tra I dolori del giovane Werther e Le ultime lettere di Jacopo Ortis. Entrambi sono romanzi epistolari e, sia Werther che Ortis, amano più il sentimento dell'amore che non la ragazza che idealizzano.
Tuttavia ci sono significative e importanti differenze: l'opera di Goethe è ambientata nella Germania pre-rivoluzionaria, quella di Foscolo nell'Italia napoleonica. Se Goethe contrappone la bellezza della natura alla corruzione sociale del suo tempo, per l'Ortis di Foscolo la contemplazione delle meraviglie naturali non colma né il dolore di un amore non corrisposto né la grande amarezza causata da delusioni politiche.
Nemmeno due opere di uno stesso autore possono essere perfettamente uguali. Pensate ad esempio a Charles Dickens. Sia Oliver Twist che David Copperfield sono opere sue. Entrambi i romanzi riguardano il riscatto sociale dei protagonisti e costituiscono delle forti denunce a proposito delle ingiustizie commesse dagli adulti a danno dei bambini. Tuttavia, se in Oliver Twist l'autore si concentra sui disagi e il degrado delle periferie londinesi e conclude il libro arrivando all'adolescenza di Oliver, in David Copperfield, romanzo più corposo, racconta la storia familiare, rovinata da un patrigno-padrone, e il percorso di vita del protagonista, fino alla maturità dell'età adulta.
Io invece condivido in pieno la definizione che Italo Calvino, nel suo saggio Perché leggere i classici, ha dato a proposito di opere letterarie che possono essere definite "classiche": per questo autore italiano i libri classici sono quei libri ritenuti "eterni" che, anche in epoche diverse da quelle in cui sono stati scritti, possono risultare significativi, profondi e coinvolgenti per i lettori.
I "classici" portano sempre delle tracce:
I classici sono quei libri che ci arrivano portando su di sé la traccia delle letture che hanno preceduto la nostra e dietro di sé la traccia che hanno lasciato nella cultura o nelle culture che hanno attraversato.
2B) CONSIDERAZIONI SUGLI AUTORI E IL MERCATO EDITORIALE:
Dopo i primi guadagni i nostri scrittori cominciano a migliorare il tenore di vita e allora sono fregati perché devono scrivere per i loro appartamenti, le loro mogli e così via. E allora giù brodaglia. Naturalmente la colpa è della fretta: scrivono senza aver niente da dire, senza acqua nel pozzo. E hanno delle ambizioni. Una volta che hanno tradito se stessi, cercano di giustificarsi e giù altra brodaglia.
Spesso gli scrittori hanno anche un secondo lavoro. Chi vive per scrivere è tenuto a scrivere molto, almeno un libro l'anno, con il rischio di ripetersi nei messaggi e nei contenuti, con il rischio di accontentare ciò che "va più di moda" per il mercato editoriale e con il rischio di ritrovarsi prono esclusivamente ai gusti dei lettori.
Con l'avvento della società di massa gli autori che vivono per scrivere sono molto più attenti ad ingraziarsi pubblico ed editori. Già Carlo Collodi, verso la fine dell'Ottocento, ha apportato modifiche consistenti al suo Pinocchio.
Inizialmente Collodi ha pubblicato la sua opera in puntate sul Giornale per i bambini nel 1881. Originariamente l'autore concludeva il libro con l'impiccagione di Pinocchio ma, dal momento che ai lettori non piaceva questo finale, due anni dopo Collodi ha elaborato "il lieto fine" di carattere pedagogico: il burattino di legno diventa un bambino vero.
Cultura letteraria e società di massa si conciliano? Pensi che la letteratura e le forme di cultura si stiano indebolendo?
Non tutto nella società in cui viviamo è negativo: se da una parte il capitalismo ha imposto uno stile di vita frenetico, dall'altra ha portato benessere materiale ed evoluzione tecnologica e scientifica. Ma questo non determina la fine del mondo civile e della produzione letteraria, riscontrabile in poesie su paesaggi e sentimenti, in saggi di geopolitica ed economia, in romanzi di componente autobiografica. Il multiculturalismo è molto positivo: permette l'incontro, non soltanto commerciale, tra popoli di tradizioni e di lingue profondamente diverse che non cancellano la nostra cultura.
La televisione non sempre è stata negativa: nel secolo scorso ha contribuito a diffondere la lingua italiana, fino ad allora prevalentemente scritta, fino ad allora, presente soprattutto nelle opere letterarie della nostra tradizione. Ci sono pochi programmi culturali e seri ma molti frivoli e questi ultimi sono preferiti dalla gente. È una civiltà di video e di immagini.
Secondo te la popolazione del nostro secolo quindi è più colta?
Le università sono più frequentate, c'è la scuola dell'obbligo, le persone sono alfabetizzate e istruite.
Però sono convinto che il livello delle scuole superiori e dell'università si sia abbassato e che sia diminuita la qualità dell'insegnamento. Alle persone non interessa approfondire un argomento, raccolgono informazioni e stimoli dal mondo esterno.
3) IL TERRITORIO AFRICANO:
Le descrizioni degli ambienti naturali sono quasi pittoriche, arricchite inoltre dalle frequenti sensazioni di pace e di armonia provate da Hemingway, come in questo passaggio:
Ora a guardare dal corridoio fra gli alberi al di sopra del valloncello il cielo percorso da nubi bianche spinte dal vento, amavo tanto questo paese da sentirmi felice come ci si sente quando si è stati con una donna che si ama veramente.
Il safari dello scrittore americano inizia in Kenya e prosegue in Tanzania.
Questo romanzo contiene anche qualche menzione alla Rift Valley, situata nel Kenya occidentale, luogo in cui dimora l'etnia Bantu:
Eravamo discesi sino alla Rift Valley per una rossa strada sabbiosa attraverso un altipiano, poi su e giù per delle colline cosparse di alberi da frutto, intorno a un tratto di foresta, sino alla cresta di quella muraglia da cui si potevano vedere la pianura, la spessa giungla che si estendeva sotto e il lungo scintillio del lago Manyara con le sue rive secche e un'estremità tutta rosa per un mezzo milione di minuscoli punti che altro non erano che fenicotteri. Di là la strada scendeva ripida lungo il fianco della muraglia, sin giù nella foresta, poi proseguiva sul fondo pianeggiante della valle attraverso tratti coltivati a frumento verde, banane e alberi di cui non conoscevo il nome, chiusi ai fianchi della parete della foresta.
In Tanzania è presente il Parco Nazionale del Lago Manyara, dichiarato patrimonio mondiale dell'umanità nel 1981, che si estende per 330 chilometri quadrati. Si tratta di un parco molto variegato e ricco di fauna: i visitatori possono percorrere un tratto di foresta pluviale con alberi di mogano e tamarindo. In questa zona del parco si vedono giraffe, elefanti, antilopi, facoceri, bufali e zebre. Dopo che la foresta si dirada compare una savana nella quale si trova anche il lago, ambiente naturale per fenicotteri, aironi, pellicani e ippopotami. Nella parte occidentale del lago ci sono delle sorgenti molto calde (76°C!) di natura solforosa.
4) LE MIGRAZIONI, L'INCONTRO TRA CULTURE E LA CRITICA ALLA "CIVILTA' DELLE MACCHINE":
C'è un passaggio che fa proprio riflettere sul tema delle migrazioni:
Ma sarei tornato là (in Africa), dove mi piaceva vivere, vivere veramente, non puramente trascorrere i giorni. I nostri vecchi vennero in America perché allora quello era il luogo nel quale bisognava andare.
Queste frasi non solo mettono la voglia di ripassare a grandi linee la storia delle migrazioni mondiale ma vogliono a nostro avviso far riflettere i lettori anche su ciò che le migrazioni implicano: l'incontro e la necessità di dialogo tra culture.
Come spiegavo circa una settimana fa, l'America è stata colonizzata a partire dalla fine del XV° secolo dagli Europei e questa colonizzazione ha comportato le emigrazioni forzate di milioni di africani dalle loro terre alle piantagioni del Nuovo Mondo.
In questo passaggio Hemingway si riferisce soprattutto alle emigrazioni degli europei, avvenute negli ultimi decenni del XIX° secolo, dal Vecchio Continente alle Americhe in modo tale da poter avere maggiori opportunità lavorative.
Nel nostro secolo le emigrazioni più consistenti avvengono secondo me dall'Africa all'Europa. Il continente africano è sfruttato ormai da tutti, anche da russi e cinesi, in accordo con dittature corrotte il cui ultimissimo pensiero è il progresso sociale, economico e culturale dei popoli che governano.
Oltre a ciò, a mio avviso, l'incontro tra africani ed europei, soprattutto italiani, è ancora caratterizzato da forti diffidenze, pregiudizi, etichette razziali.
Come si pongono le scienze sociali di fronte ad una società globalizzata, multiculturale ed estremamente eterogenea? E, soprattutto, in che modo secondo la sociologia è possibile favorire il dialogo tra differenti culture?
Se nel XIX° secolo gli immigrati negli Stati Uniti erano più di 5 milioni di cui molti provenienti dall'Europa settentrionale e dal Sud Italia, a partire dall'inizio del XX° secolo sono ulteriormente aumentati sia la mobilità globale che i flussi migratori.
Durante il secolo scorso l'Europa e il Nord America hanno sperimentato un cambiamento demografico dovuto all'arrivo di ondate consistenti di migranti provenienti da varie parti del mondo.
La recente presa di coscienza da parte delle scienze umane e sociali di vivere in una società pluralista ha fatto nascere l'interculturalismo, fondato sul dialogo e sull'incontro tra culture che richiede una conoscenza reciproca approfondita con gli obiettivi di: favorire l'inclusione sociale di migranti e minoranze linguistiche, ridurre i conflitti interculturali e promuovere la coesione sociale.
Per l'accademico John Nagle l'interculturalismo è una reazione ad un multiculturalismo che rischia di creare dei "ghetti culturali" dove le comunità si isolano con la conseguenza di accentuare maggiormente le loro specificità.
Cohen Emerique, ricercatrice in scienze sociali, sottolinea che, per comprendere davvero l'altro, è importante adottare una capacità di introspezione utile a riconoscere ed analizzare i propri quadri di riferimento culturale: la cultura non è un elemento astratto ma un insieme di valori che permea le relazioni umane. Se persone di culture diverse si incontrano senza gli strumenti necessari per decodificare il comportamento dell'altro, entrano in conflitto generando tensioni. L'interculturalismo è una negoziazione reciproca che evidenzia l'importanza del rispetto nell'interazione tra culture.
Hemingway prosegue così:
Era stata una buona terra (l'America), ma noi ne avevamo fatto un enorme pasticcio; io adesso me ne sarei andato altrove, come sempre si è avuto il diritto di andare, e come sempre siamo andati. (...) I nostri vecchi l’avevano vista (l'America) nel suo splendore e si erano battuti per essa quando ne valeva la pena.
Con l'espressione enorme pasticcio, l'autore allude al fatto che il continente americano è diventato "la civiltà delle macchine e delle industrie" che danneggiano la natura e rendono monotona la vita umana.
5) LA CACCIA:
Il tema principale di questo diario di un safari è la caccia. Infatti, le giornate raccontate dall'autore, sono trascorse soprattutto all'insegna della ricerca di prede.
In questo libro, per Hemingway e per altri viaggiatori provenienti dal mondo occidentale, la caccia diventa una modalità per instaurare un legame di interdipendenza con una natura che ammira.
Per Ernest Hemingway probabilmente la parola Africa è sinonimo di libertà e di una vita dove è necessario affrontare gli ambienti naturali con la propria intelligenza animale.
Nella preistoria la caccia era un'attività che permetteva di sopravvivere. Nel suo saggio La scienza dell'incredibile Massimo Polidoro scrive infatti:
Prima che partisse la rivoluzione agricola, circa 12.000 anni fa, e si iniziassero a formare i primi insediamenti stabili, gli esseri umani vivevano in piccoli gruppi di cacciatori-raccoglitori.
Poi, con il Neolitico, la nascita dell'agricoltura e delle prime civiltà, le attività venatorie sono divenute pian piano un hobby dato che non rappresentavano più delle attività indispensabili al sostentamento.
6) ALCUNI COMMENTI NEGATIVI DELLA CRITICA:
La critica ha accolto freddamente questo romanzo di Hemingway.
Ho appurato ad esempio che il brasiliano Wilson Martins, pur essendo indubbiamente un ammiratore del talento letterario di Hemingway, ha espresso un giudizio negativo su Verdi colline d'Africa, definendolo come un romanzo "ripetitivo e noioso nel descrivere minuziosamente le battute di caccia". E su questo sono d'accordo, è il difetto di questo libro.
Edmund Wilson, critico e giornalista statunitense, ha definito Verdi colline d'Africa "l'unico libro debole di Hemingway".