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29 marzo 2025

"RACCONTO DI DUE STAGIONI"- LA FIGURA DI UN INSEGNANTE POVERO D'UMANITA'

"Racconto di due stagioni" è un film di Nuri Bilge Ceylan, regista turco che, dopo gli studi in Ingegneria, si appassiona alla fotografia mentre frequenta la scuola di cinema "Mimar Sinan" ad Istanbul. 

Ceylan raggiunge la fama con il film "Uzak" che vince il Festival di Cannes mentre, circa dieci anni dopo, un altro suo film intitolato "Il regno d'inverno" ottiene la Palma d'Oro.

Il titolo:

Turchia, regione dell'Anatolia, anni 2000.

Nel territorio dell'Anatolia ci sono solo due stagioni: l'inverno, molto nevoso, e l'estate, secca e torrida.

Penso che le due stagioni simboleggino la condizione in cui si sente il protagonista: in inverno la neve copre l'erba e le impedisce di emergere, in estate invece l'erba diventa presto secca e gialla. 

Samet dice che il contesto in cui vive, per me identificabile nella neve, lo fa sentire un talento sprecato: a causa dei decreti ministeriali infatti si trova costretto ad insegnare in una regione all'estrema periferia della Turchia quando invece vorrebbe avere un posto ad Istanbul.

Inquadrature della cinepresa e la Turchia di Erdogan:

Si tratta di un film lento. 

In alcune scene Ceylan si sofferma molto sul bianco intenso della neve che ricopre i campi e che ben evidenzia una natura immobile, statica. 

Forse è una natura che non rimanda soltanto a Samet ma anche alla Turchia contemporanea che, pur secolarizzandosi, è ancora nazionalista e piena di ammirazione per la figura di Ataturk, il cui mausoleo ad Ankara è destinazione di molti pellegrini.

Si tratta delle due facce della Turchia di Erdogan: da un lato nostalgica dell'imperialismo e affezionata ad un Islam politico che non permette uno sviluppo democratico, dall'altro invece, uno stato in cui il livello di istruzione si sta ampliando e in cui l'economia sta sviluppando l'imprenditoria.

Il protagonista:

Samet è altezzoso, si comporta male con le persone del villaggio dell'Anatolia e si rivela subdolo, sarcastico, freddo.

Insegna Arte senza passione né motivazione, in classe appare spesso annoiato, non si preoccupa di interessare gli studenti agli argomenti del programma e li tratta in maniera molto dura; se non rispondono alle sue aspettative li punisce o, se lo fanno arrabbiare, lancia i gessetti della lavagna. 

Non c'è, nel corso del film, un cambiamento nel suo modo di insegnare né di essere.

Questo professore indirizza agli alunni appellativi offensivi e frasi tutt'altro che incoraggianti come ad esempio "esseri microcefali", "la vostra istruzione è una formalità, tanto voi da grandi coltiverete patate e farete i contadini".

Alcuni ragazzi provano a informare il preside a proposito dell'antipatia che Samet ha per loro. 

Il preside, nel corso del film, rimprovera spesso Samet ma i suoi non risultano ammonimenti efficaci.

Samet inoltre prende di mira una ragazzina: all'inizio è tra le sue alunne preferite ma, dopo alcuni comportamenti indiscreti, lei lo denuncia al preside. La conseguenza è l'astio che l'insegnante prova poi verso di lei, ad esempio allontanandola dalla classe senza motivo.

Il film non si sofferma mai sui rapporti tra insegnanti e famiglie e per me questa è una lacuna della proiezione.

Il comportamento di Samet non è migliore al di fuori della scuola. Costretto a coabitare con un altro docente nello stesso appartamento, ad un tratto entrambi si innamorano di una loro collega, insegnante di Inglese la quale risulta più attratta dal coinquilino di Samet.

Per il protagonista di "Racconto di due stagioni", la relazione con questa professoressa diventa un'avventura di una notte dopo una cena in un ristorante: tuttavia Samet non mantiene la promessa fatta alla collega, dato che riferisce al coinquilino, tramite una serie di allusioni, di aver avuto un rapporto con lei.

Un film sulla natura umana?

Non c'è, in questo film, una figura totalmente positiva ma nemmeno totalmente negativa: tutti hanno luci ed ombre.

In ogni caso il personaggio principale è una figura negativa di insegnante.

Se da un lato credo che l'autorevolezza, la severità e la serietà siano fondamentali per chiunque sia un insegnante, soprattutto per farsi rispettare dagli studenti e per non mettersi mai al loro livello dato che non sono amici di adulti tenuti ad educarli e istruirli, dall'altro non è bene adottare atteggiamenti annoiati, cinici e nemmeno un autoritarismo arrabbiato che rivela frustrazione e incapacità di vera relazione.


22 marzo 2025

"Il maestro che promise il mare": la figura di un insegnante davvero eccezionale

5) FILM RELATIVI ALL'INSEGNAMENTO.

L'anima è come un albero. Stenta a crescere senza cure.

(S.Tamaro)

Il maestro che promise il mare è un film avvincente ed emozionante che racconta la storia vera di un maestro e di un uomo straordinario.

A) CONTENUTI DEL FILM:

Spagna, 1936. 

A Banuelos de Bureba, un paese di campagna i cui residenti sono per lo più contadini e allevatori profondamente cattolici e conservatori, arriva Antony Benaiges, un giovane maestro proveniente da una famiglia spagnola cittadina e benestante, ateo e di idee filo-comuniste.

Antoni dimostra fin dal suo primo giorno di insegnamento idee, relative alla didattica, troppo innovative per la gente di Banuelos, finalizzate a far esprimere sia i diversi talenti di ogni studente sia a far emergere il potenziale di ogni alunno.

Il parroco del paese, molto più favorevole ad un sistema di insegnamento autoritario, ad una didattica esclusivamente frontale e ad un apprendimento passivo da parte degli allievi, lo ostacola: dapprima invia degli ispettori del Ministero per verificare la preparazione dei bambini in tutte le materie, che risulta molto buona, poi però lo denuncia alla polizia franchista.

Il maestro Benaiges promette ai suoi alunni di portarli a vedere il mare, ma la dittatura franchista glielo impedirà.

B)ALCUNI ALLIEVI:

-Josephina: Si tratta della figlia del sindaco di Banuelos, dal carattere molto deciso e molto dotata in disegno. All'inizio del film sembra una bambina altezzosa, saccente, molto diffidente verso il maestro Antoni nelle prime settimane di scuola. Infatti gli dice, senza alcuna soggezione: "Chi non va a messa è destinato all'Inferno". 

Poi però questa ragazzetta si affeziona ad Antoni, al punto da piangere come una fontana quando lo vede umiliato e reduce di torture, strattonato al centro della piazza di Banuelos dai franchisti. Oltre a ciò, per tutta la prima parte del film, Josephina scruta dall'alto in basso Carlos, il "nuovo acquisto" della scuola, il bambino di otto anni cupo, molto introverso e difficile, affidato al maestro Benaiges.

Il regista voleva forse creare un film che fosse anche contro il classismo?

-Carlos: è un bambino orfano di madre e suo padre, dissidente politico, si trova in carcere. Manifesta comportamenti problematici e, a inizio film, non sa nemmeno leggere e scrivere. Impara in fretta, contagiato dall'entusiasmo del suo maestro, per potersi mettere in contatto con il padre che gli scrive lettere. Dimostra notevoli abilità manuali, al punto da riuscire a scolpire un cavallo con un coltellino e un pezzo di legno. Migliora notevolmente il suo comportamento nel corso del film.

-Emilio: Questo alunno si dimostra particolarmente espressivo nella lettura e bravo a scrivere. La letteratura è il suo grande interesse. Il padre di Emilio è grezzo, rude e analfabeta, ma Antoni riesce a far breccia nell'animo di questo contadino visto che si presenta a casa sua per leggergli un tema del figlio dedicato a lui. 

Ritengo importante sottolineare anche che, la mattina in cui la polizia ordina agli abitanti di Banuelos di consegnare loro tutti i quaderni redatti con il maestro per bruciarli in un falò in piazza, il padre di Emilio nasconde in una scatola qualche tema del figlio e il quaderno che raccoglie i piccoli racconti degli allievi sulla tematica del mare.

C) IL (MERAVIGLIOSO) METODO PEDAGOGICO DI CELESTIN FREINET:

Celestin Freinet era un maestro di Bor-Sur-Loup, un comune situato nelle Alpi Marittime, l'ideatore della cosiddetta "pedagogia popolare".

Per questo insegnante era necessario che gli alunni provenienti dalle famiglie più povere o da contesti sociali disagiati si sentissero parte di una scuola che potesse essere una comunità accogliente e inclusiva, priva di giudizi.

Freinet incentivava l'utilizzo della tipografia per stampare i temi degli allievi, le passeggiate in mezzo alla natura, i lavori in piccoli gruppi per stimolare la collaborazione tra compagni. Oltretutto insisteva sulla grande importanza di legare la didattica ad esperienze vissute.

I metodi di insegnamento di Antoni Benaiges assomigliano proprio questa impostazione dell'insegnamento. 

Infatti, il protagonista di questa vicenda propone alla sua piccola classe sia il "testo libero", ovvero, fa scegliere ai bambini una determinata traccia, decisa in base ai loro interessi, sulla quale tutti svilupperanno un tema.

Benaiges utilizza poi gli schedari, ovvero, delle raccolte di testi scritti dai suoi alunni che vengono poi ordinati per temi. Qualsiasi studente, in un momento successivo alla stesura e alla raccolta, poteva accedere agli schedari per approfondire un argomento.

D) MONTAGGIO ALTERNATO:

Fondamentale è anche accennare al fatto che, alle vicende di Benaiges, si alternano le "avventure", ambientate nei nostri anni, di Arianna, la nipote di Carlos, che si allontana temporaneamente dalla propria famiglia per trovare la tomba del maestro, nonché tutore, del nonno.

E) CHIESA PESSIMA:

Il prete, a Banuelos, faceva il buono e il cattivo tempo!

Il prete  schifoso è il principale antagonista di Antoni: irrompe in classe all'improvviso per contestare aspramente i suoi metodi davanti ai bambini e per rinfacciargli di essere ateo e comunista, una mattina invia gli ispettori del Ministero sperando di poterlo mandare via nel caso in cui gli alunni si fossero rivelati mediocri o impreparati, lo denuncia al regime franchista che lo arresta in piena notte, lo tortura e lo umilia sulla pubblica piazza davanti a famiglie e alunni.

Non ho mai sentito parlare di sacerdoti o di vescovi che fossero apertamente oppositori di Mussolini, ad Hitler o a Francisco Franco ma sarei molto contenta di conoscere un'eventuale storia di un sacerdote o di un religioso, soprattutto italiano o tedesco, apertamente contrario a fascismo e nazismo. 

Anche per questo motivo continuo a sostenere che la Chiesa da lungo tempo ha tradito il messaggio di Gesù Cristo, attento invece ai poveri, ai malati, ai sofferenti, ai bambini, alle donne... persone che spesso i parroci di quartiere dimenticano.

Qualcosa, dal punto di vista sinodale e in Italia, bolle in pentola, nel senso che ci si rende conto, all'interno di questa istituzione, della necessità di un rinnovamento e si stanno progettando strade attraverso le quali muoversi per i prossimi anni. Spero non rimangano solo delle istanze e delle velleità! Gesù Cristo era straordinario ma la Chiesa attuale, di mentalità chiusa e per lo più giudicante, necessita di rinnovamento.

Ad ogni modo, sperare nell'esistenza di un Dio che si fa uomo e che si fa crocifiggere è molto più edificante, per me, di credere in un fantomatico "Universo" che dispone a piacimento delle nostre vite e delle nostre relazioni.

C'è un particolare, in una delle ultime scene del film, che mi ha colpita, ma prima premetto che Antoni è stato fucilato senza processo. 

I porci franchisti, dopo avergli fatto trascorrere qualche giorno nelle buie carceri, lo hanno caricato su un carro, a notte fonda, e hanno percorso un sentiero di montagna. Alle prime luci dell'alba hanno sparato, in alta montagna, ad una persona che avrebbe potuto fare ancora molto del bene nel suo lavoro. 

Pochi secondi prima dello sparo, per la prima volta dopo essere stato torturato, Antoni alza gli occhi. Li alza verso la rosea luce all'est per contemplare il cielo sereno mentre le stelle si spengono. 

Che abbia sperato, per la primissima volta nella sua vita, nell'esistenza di un Dio, magari pronto ad accoglierlo?

Nella mia idea spirituale anche gli atei altruisti, responsabili, intelligenti, dotati di grande senso etico vanno in Paradiso. Anzi, spero che nell'ottica di Dio gli atei "giusti" passino davanti ai cattolici con i rosari sempre a portata di mano, sempre nei primi banchi che tuttavia, al di fuori della porta della chiesa, si dimostrano pettegoli, giudicano gli altri, li invidiano e li trattano male, odiano i migranti e gli omosessuali.

F) SCUOLA LEGATA ALLA VITA:

La scuola deve essere legata al senso profondo della vita. 

Bisogna mettere in evidenza le esperienze di vita legata a certe tematiche di brani della letteratura: solo in questo modo Dante, Manzoni, Leopardi, Parini possono divenire "amici degli studenti". I valori passano soprattutto attraverso un modo originale di insegnare le materie umanistiche. Io avrei voluto diventare come Antoni. 

Ma l'Italia dà, metaforicamente parlando, un pugno in faccia a tutti i giovani che, dopo la laurea, vorrebbero intraprendere l'insegnamento: le colleghe spesso non sono collaborative, molte famiglie degli alunni appaiono tossiche o disfunzionali, il Ministero dell'istruzione e del  (de)Merito non solo non contribuisce a finanziare in parte le abilitazioni che richiede o almeno, a ridurne i costi, ma non assume nemmeno chi passa il concorso con punteggi alti e, oltre a ciò, pensa a reintrodurre il latino facoltativo per le creature di seconda media mentre i problemi reali della scuola sono ben più grandi: innanzitutto sarebbe fondamentale organizzare un sistema più equo di reclutamento docenti che valorizzi il merito anche attraverso test psico-attitudinali. Servirebbe un sistema di reclutamento docenti che dia più certezze ai giovani e rispetti i loro sacrifici universitari e post-universitari: dopo la laurea nelle proprie discipline di insegnamento e dopo l'abilitazione (numero chiuso sulla base per l'appunto dei test psico-attitudinali) intorno ai 30 anni si diventa insegnanti statali con il posto fisso e con 2500 euro mensili di stipendio, punto! Abolirei l'inutile concorso e il ridicolo anno di prova.

Sarebbe poi importante affrontare l'attuale emergenza educativa attraverso l'istituzione di corsi di teatro a partire dalla seconda elementare, anche sul mettere in scena fiabe e favole, in modo tale che già da bambini vengano interiorizzate l'empatia e la propensione ai rapporti interpersonali, necessari nella vita di ognuno. Il teatro favorisce la cooperazione e sarebbe un buon strumento per contrastare episodi di bullismo e di emarginazione. Battute e storie da rappresentare sul palcoscenico a memoria, altroché le poesie a memoria! Queste ultime infatti provocano solo il danno di instillare già in tenera età l'idea che la letteratura sia una disciplina noiosa, da apprendere in modo meccanico! Bisognerebbe far ritornare in auge quelli che, quando mia mamma era bambina, venivano chiamati i "pensierini": piccoli temi che fanno parlare in modo semplice di se stessi e del proprio sentire a seguito di alcune esperienze, belle o anche tristi.

Altre questioni di vitale rilievo riguardano l'educazione all'accettare le proprie emozioni e all'osservazione della natura, sulle quali porre l'accento fin dalla scuola dell'infanzia attraverso albi illustrati e giochi in piccoli gruppi con la collaborazione di psicomotricisti.

E bisognerebbe assolutamente e seriamente considerare la necessità di introdurre, a partire dalla terza media, un'ora obbligatoria per la conversazione in lingua inglese, in modo tale che, intorno ai 19 anni, tutti i giovanissimi italiani abbiano un livello C1 in inglese, più che mai necessario nel mondo in cui viviamo, non un misero B2.

Don Milani, se vedesse la scuola del 2025, si rivolterebbe nella tomba!!!

Non nego affatto l'importanza culturale del latino: affermare che è una lingua morta e inutile è ignoranza, sostenere che "è una lingua logica che apre la mente" è invece un pregiudizio. D'altra parte, anche attraverso lo studio della matematica e delle scienze o l'apprendimento di materie più tecniche come estimo (presso gli Istituti Tecnici Geometri) si impara il ragionamento logico! 

Oltre a ciò, attraverso lo studio e l'approfondimento di lingue moderne e le esercitazioni pratiche di analisi di un testo poetico di lingua e letteratura italiana si apprendono importanti capacità comunicative, funzionali a ragionare in modo critico nella vita adulta!

Sostengo inoltre che lo studio della geografia consentirebbe di stimolare la curiosità dei ragazzi verso altre tradizioni e verso altri paesi: è stata una stupidaggine eliminarla, proprio in un'epoca di sur-modernità e di globalizzazione, perché è una disciplina che è molto legata a questioni di antropologia, di letteratura, di storia e di musica. 

Tra l'altro, attraverso la geografia e le scienze naturali si potrebbero introdurre dei laboratori con figure esterne (psicologi, neurologi e assistenti sociali) riguardo alla droga, alla prostituzione minorile e all'affettività.

Ritengo che alle medie i ragazzi siano ancora troppo piccoli e, con i tempi che corrono e con i "problemoni" che i pre-adolescenti hanno (alla meno peggio i genitori si separano o perdono il lavoro), è troppo presto per approcciarsi al latino, disciplina invece molto utile nelle scuole superiori per far sviluppare riflessioni linguistiche, anche attraverso confronti tra il latino di Cicerone e il latino tardo-antico o tra il latino di Ovidio e il latino medievale. Voglio dire che è necessario cambiare il modo di insegnarlo, riservando un minimo di considerazione anche per il latino cristiano e il latino medievale, quest'ultimo è molto più interessante del latino classico, o per dirla meglio, "del latino di Cicerone".

Si pensi piuttosto, per la secondaria di primo grado, ad una didattica semplice ma incisiva mediante le discipline già in vigore, che istituisca unità tematiche finalizzate a legare le scienze naturali con le lingue moderne, la storia con la tecnologia e l'arte, la letteratura con la musica.

Per quel che riguarda l'iniziativa del Ministro leghista a riprendere in mano la Bibbia... anche qui: dire che "questo provvedimento non è inclusivo per musulmani e atei" è una cretineria. 

Se un insegnante, di tanto in tanto, collega un brano letterario o una vicenda storica a qualche frase di un brano biblico non sta costringendo i suoi alunni a pregare e questa iniziativa non è un'offesa per i credenti in altre religioni o per chi non crede in alcun Dio. 

La Bibbia, nelle scuole pubbliche e per quel che riguarda l'area storico-letteraria, deve costituire di tanto in tanto uno strumento di legame prettamente culturale. 

Poi chi vuole c'è l'adesione all'insegnamento della religione cattolica: in quest'ora settimanale facoltativa deve essere trattata in modo approfondito la figura di San Paolo oltre ai Vangeli e ad alcuni importanti libri dell'A.T. 

Lasciatemi inoltre dire che un po' di storia della Chiesa non fa mai male! Ecco, e io direi: basta, nelle scuole superiori, a tematiche etiche complesse nell'ora di religione come ad esempio l'aborto o l'eutanasia!

Quanto al valorizzare l'epica e al far conoscere le saghe nordiche... io e Matthias ci troviamo molto d'accordo, al punto tale da sostenere che sia meglio istituire una nuova figura docente, un laureato o in lettere classiche o in lingue che si occupi, a partire dalla quarta elementare, di insegnare epica. Così l'insegnante di lingua e letteratura italiana può occuparsi soprattutto dei programmi di grammatica, produzione scritta e letteratura dell'Otto-Novecento, e ne ha già abbastanza così.

Si dovrebbero riservare più investimenti nelle scuole pubbliche e dovrebbero cambiare le menti sia di molti tra gli appartenenti alla categoria degli insegnanti sia di molti genitori invadenti e presuntuosi.


15 marzo 2025

"Dialogo di un folletto e di uno gnomo", G. Leopardi:

Questo dialogo fa parte delle Operette Morali ed è stato scritto nel marzo 1824. Anche in questo caso il tema principale è proprio un mondo privo di presenze umane.

Dopo una catastrofe che ha cancellato completamente l'uomo dalla faccia della terra, un Folletto e uno Gnomo dialogano tra loro denunciando la passata superbia intellettuale della specie umana.



Folletto
Oh sei tu qua, figliuolo di Sabazio? Dove si va?

Gnomo
Mio padre m’ha spedito a raccapezzare che diamine si vadano macchinando questi furfanti degli uomini; perché ne sta con gran sospetto, a causa che da un pezzo in qua non ci danno briga, e in tutto il suo regno non se ne vede uno. Dubita che non gli apparecchino qualche gran cosa contro, se però non fosse tornato in uso il vendere e comperare a pecore, non a oro e argento; o se i popoli civili non si contentassero di polizzine per moneta, come hanno fatto più volte, o di paternostri di vetro, come fanno i barbari; o se pure non fossero state ravvalorate le leggi di Licurgo, che gli pare il meno credibile.

Folletto

Voi gli aspettate invan: son tutti morti...

Come avrete sicuramente notato, questo dialogo non presenta alcuna cornice d'introduzione: si inizia direttamente con il dialogo tra le due creature. 
Per quale motivo il Folletto apostrofa lo Gnomo come "figliuolo di Sabazio?" In antichità gli gnomi erano spiriti che vivevano sottoterra, figli di Sabazio, divinità dei Traci che corrispondeva al Dioniso greco.


I folletti invece erano considerati spiriti dell'aria.
Lo Gnomo si sta chiedendo dove siano gli uomini, dato che non li vede. 

Folletto
(...) non si trova più regni né imperi che vadano gonfiando e scoppiando come le bolle, perché sono tutti sfumati; non si fanno guerre, e tutti gli anni si assomigliano l’uno all’altro come uovo a uovo.

Gnomo
Né anche si potrà sapere a quanti siamo del mese, perché non si stamperanno più lunari.

Folletto
Non sarà gran male, che la luna per questo non fallirà la strada.

Gnomo
E i giorni della settimana non avranno più nome.

Folletto
Che, hai paura che se tu non li chiami per nome, che non vengano? o forse ti pensi, poiché sono passati, di farli tornare indietro se tu li chiami?

Gnomo
E non si potrà tenere il conto degli anni.

Folletto
Così ci spacceremo per giovani anche dopo il tempo; e non misurando l’età passata, ce ne daremo meno affanno, e quando saremo vecchissimi non staremo aspettando la morte di giorno in giorno.

Gnomo
Ma come sono andati a mancare quei monelli?

Folletto
Parte guerreggiando tra loro, parte navigando, parte mangiandosi l’un l’altro, parte ammazzandosi non pochi di propria mano, parte infracidando nell’ozio, parte stillandosi il cervello sui libri, parte gozzovigliando, e disordinando in mille cose; in fine studiando tutte le vie di far contro la propria natura e di capitar male.

Se non ci sono più gli uomini, non esistono nemmeno più degli Imperi che crescono improvvisamente, si espandono in modo notevole e si arricchiscono per poi scoppiare. Oltretutto non esistono più guerre, le vere piaghe storiche di ogni epoca.
La risposta dello Gnomo contiene la parola "lunari", ovvero, calendari e la luna conoscerà benissimo il suo transito, farà a meno dei calendari, strumenti che ad ogni essere umano ricordano l'inevitabile scorrere del tempo, soprattutto dei mesi e degli anni.
Umoristica è inoltre l'affermazione: Così ci spacceremo per giovani anche dopo il tempo.


Come si sono estinti gli uomini? In parte a causa delle guerre, in parte attraverso l'antropofagia, in parte a seguito di risse e addirittura, consumandosi goccia a goccia tra i libri. Proprio Leopardi doveva scrivere qualcosa del genere? Sì, perché in fondo era contrario alle "torri d'avorio". Non dobbiamo dimenticare che è il poeta dell'Infinito. 

Oltretutto, la cultura è preziosa e sviluppa il senso critico, tuttavia, una vita tutta libri e senza relazioni non è vera vita.

Folletto
Tu che sei maestro in geologia, dovresti sapere che il caso non è nuovo, e che varie qualità di bestie si trovarono anticamente che oggi non si trovano, salvo pochi ossami impietriti. E certo che quelle povere creature non adoperarono niuno di tanti artifizi che, come io ti diceva, hanno usato gli uomini per andare in perdizione.

Qui c'è un riferimento ai dinosauri che non si sono istinti con le guerre ma a causa dell'impatto di un asteroide 66 milioni di anni fa nella zona che corrisponde all'attuale Yucatàn. Questo asteroide ha inoltre riempito il cielo di un materiale particolare che ha fatto precipitare la Terra in un inverno perenne. 

Gnomo
Lo stesso accadrebbe a me se non fossi nato Gnomo. Ora io saprei volentieri quel che direbbero gli uomini della loro presunzione, per la quale, tra l’altre cose che facevano a questo e a quello, s’inabissavano le mille braccia sotterra e ci rapivano per forza la roba nostra, dicendo che ella si apparteneva al genere umano, e che la natura gliel’aveva nascosta e sepolta laggiù per modo di burla, volendo provare se la troverebbero e la potrebbero cavar fuori.

Folletto
Che maraviglia? quando non solamente si persuadevano che le cose del mondo non avessero altro uffizio che di stare al servigio loro, ma facevano conto che tutte insieme, allato al genere umano, fossero una bagattella. E però le loro proprie vicende le chiamavano rivoluzioni del mondo, e le storie delle loro genti, storie del mondo: benché si potevano numerare, anche dentro ai termini della terra, forse tante altre specie, non dico di creature, ma solamente di animali, quanti capi d’uomini vivi: i quali animali, che erano fatti espressamente per coloro uso, non si accorgevano però mai che il mondo si rivoltasse.

Lo Gnomo descrive le attività di estrazione mineraria.
La replica del Folletto contiene un'affermazione che condivido solo in parte, ed è la seguente: E però le loro proprie vicende le chiamavano rivoluzioni del mondo, e le storie delle loro genti, storie del mondo...
In realtà gli eventi storici inclusi nei manuali delle scuole e delle università contengono soltanto una parte di eventi... mi trovo d'accordo con Dario Fo quando, nel suo Mistero Buffo, afferma: "chi organizza la cultura? Chi decide cosa insegnare? La borghesia. (...) Vi immaginate che questi, impazziti, si mettano a raccontare che nel Trecento, in Lombardia e in Piemonte, ci fu una vera e propria rivoluzione, durante la quale si riuscì a costituire una comunità in cui tutti erano uguali e non si sfruttavano l'un l'altro?". È così che Fo spiega l'assenza, in gran parte dei libri di storia medievale scolastici e accademici, delle notizie della creazione di una "credenza" prima di tutto nella comunità di contadini di Sant'Ambrogio in pieno medioevo: i contadini radunavano in un enorme armadio con sportelli di legno i generi alimentari per i periodi di carestia e distribuivano i beni a ciascuno secondo il bisogno. Tuttavia, questa modalità di "autogestione" dava molto fastidio agli aristocratici proprietari terrieri: da qui si sono originati conflitti sociali molto violenti tra lavoratori e padroni che sarebbe interessante far studiare.

Gnomo
Anche le zanzare e le pulci erano fatte per benefizio degli uomini?

Folletto
Sì erano; cioè per esercitarli nella pazienza, come essi dicevano.

Questo passaggio mi fa pensare ad alcuni versi del poeta barocco Giovan Materdona che, in un suo sonetto intitolato Ad una zanzara, scriveva: "turbamento de l’ombre e de’ riposi,/ fremito alato e mormorio volante;/ per ciel notturno animaletto errante, /pon freno ai tuoi sussurri aspri e noiosi;/invan ti sforzi tu ch'io non riposi".
Nel componimento di Materdona la zanzara, animale decisamente antipatico, nega il sonno all'autore ed è metafora dei tormenti amorosi, mentre qui lo Gnomo e il Folletto la designano come minuscolo insetto che permetteva agli uomini di esercitare la pazienza.

Gnomo
Sicché in tempo di state, quando vedevano cadere di quelle fiammoline che certe notti vengono giù per l’aria, avranno detto che qualche spirito andava smoccolando le stelle per servizio degli uomini.

Folletto
Ma ora che ei sono tutti spariti, la terra non sente che le manchi nulla, e i fiumi non sono stanchi di correre, e il mare, ancorché non abbia più da servire alla navigazione e al traffico, non si vede che si rasciughi.

Gnomo
E le stelle e i pianeti non mancano di nascere e di tramontare, e non hanno preso le gramaglie.

Nella parte conclusiva il dialogo si concentra sui movimenti delle stelle, delle comete e dei pianeti che "non hanno preso le gramaglie", ovvero, non si sono vestiti a lutto per il dolore della scomparsa degli uomini.

Inoltre le stelle cadenti vengono paragonate alle candele.
Insomma, il mondo va avanti comunque! E il ruolo della ragione è quello di farci prendere consapevolezza della nostra infelicità, quello che ci permette di prendere coscienza delle contraddizioni del reale e che dovrebbe svincolarci da superbia e arroganza... che senso hanno questi due atteggiamenti se pensate che nel 2020 un nemico invisibile ha fermato le vite di tre miliardi e mezzo di persone.

In questo dialogo Leopardi ha ironizzato sulla presunzione umana di essere al centro dell'Universo.

Vorrei chiudere il post richiamando quel che è il principale contenuto della Ginestra: di fronte all'infinita vastità dell'Universo il sistema solare è un punto sperduto, per questo l'autore considera risibile la convinzione umana di essere il centro e il fine dell'Universo e questa naturalmente è una forte critica all'Illuminismo che esaltava il progresso tecnico:

Sovente in queste rive,
Che, desolate, a bruno
Veste il flutto indurato, e par che ondeggi,
Seggo la notte; e sulla mesta landa
In purissimo azzurro
Veggo dall’alto fiammeggiar le stelle,
Cui di lontan fa specchio
Il mare, e tutto di scintille in giro
Per lo vòto Seren brillar il mondo.
E poi che gli occhi a quelle luci appunto,
Ch’a lor sembrano un punto,
E sono immense, in guisa
Che un punto a petto a lor son terra e mare
Veracemente; a cui
L’uomo non pur, ma questo
Globo ove l’uomo è nulla,
Sconosciuto è del tutto; e quando miro
Quegli ancor più senz’alcun fin remoti
Nodi quasi di stelle,
Ch’a noi paion qual nebbia, a cui non l’uomo
E non la terra sol, ma tutte in uno,
Del numero infinite e della mole,
Con l’aureo sole insiem, le nostre stelle
O sono ignote, o così paion come
Essi alla terra, un punto
Di luce nebulosa; al pensier mio
Che sembri allora, o prole
Dell’uomo? E rimembrando
Il tuo stato quaggiù, di cui fa segno
Il suol ch’io premo; e poi dall’altra parte,
Che te signora e fine
Credi tu data al Tutto, e quante volte
Favoleggiar ti piacque, in questo oscuro
Granel di sabbia, il qual di terra ha nome,
Per tua cagion, dell’universe cose
Scender gli autori, e conversar sovente
Co’ tuoi piacevolmente, e che i derisi
Sogni rinnovellando, ai saggi insulta
Fin la presente età, che in conoscenza
Ed in civil costume
Sembra tutte avanzar; qual moto allora,
Mortal prole infelice, o qual pensiero
Verso te finalmente il cor m’assale?
Non so se il riso o la pietà prevale.



8 marzo 2025

"FLATLANDIA", E. ABBOTT- RACCONTO SOCIALE A PIU' DIMENSIONI

...non è nell’erudizione che si trova un rimedio alla schiavitù del pregiudizio, bensì nella modestia.

(cit. tratta dal libro)

L'autore di Flatlandia è il teologo e pedagogista britannico Edwin Abbott, vissuto in pieno Ottocento.

Il titolo del libro:

In inglese il termine "flat" significa "piatto". Si tratta di un mondo a due dimensioni, lunghezza e larghezza, popolato soltanto da figure geometriche che si muovono su un piano.

La voce narrante è un Quadrato che, grazie a chiare spiegazioni di concetti elementari di geometria, permette ai lettori di pensare all'universo di Flatlandia nel modo in cui lui stesso lo vede.

Una società classista:

Il mondo di Flatlandia è una società classista e misogina. 

Le classi sociali sono stabilite in base al numero di lati che compongono le figure. Le donne sono linee rette.

Pochi riescono a progredire nella posizione sociale:

L'apparizione occasionale di un Equilatero in una stirpe di nascita servile non è festeggiata soltanto dai poveracci coinvolti come un raggio di luce e di speranza che illumina il monotono squallore della loro esistenza, ma anche dall'Aristocrazia nel suo complesso, giacché le classi superiori sanno perfettamente che questi rari fenomeni, lungi dal volgarizzare i loro privilegi, fungono da utilissima barriera contro le Rivoluzioni dal basso. (...) una saggia ordinanza della Natura ha decretato che, nella misura in cui le classi lavoratrici si arricchiscono di intelligenza, sapere ed ogni sorta di virtù, altrettanto aumenterà di ampiezza anche il loro angolo acuto.

In Flatlandia, più lati ha una figura, più è considerata intelligente.

Ho rappresentato con una mappa le classi sociali di Flatlandia:

Indubbiamente si tratta di un ordine sociale classista e gerarchico che richiama prima di tutto a quelli esistenti in età moderna e, in particolar modo, ricorda l'ordine sociale che regolava la società vittoriana, caratterizzata da inique differenze tra nobili, borghesi benestanti, che, oltre ad essere istruiti, erano gli unici fruitori di benessere, e gli operai, lavoratori sfruttati e costretti a vivere in condizioni disumane.

Penso soprattutto agli scritti di Charles Dickens, soprattutto a Tempi difficili, da me letto soltanto in alcune parti: in questo romanzo vengono denunciati i cambiamenti negativi che ha comportato l'industrializzazione. In quel contesto infatti gli operai vengono definiti in modo sprezzante "mani" e i proprietari delle fabbriche trattano persone e macchinari allo stesso modo, dato che, per la loro mentalità anestetizzata sia alla sensibilità che alla solidarietà sociale, anche i lavoratori, come le macchine, sono soltanto mezzi per accrescere i loro profitti.

E a questo proposito vorrei farvi riflettere: sono umane le aziende del nostro tempo? Molte di esse si dedicano alle attività commerciali: in quali forme sfruttano i dipendenti? 

Altri mondi di Flatlandia:

Il Quadrato racconta anche di altri mondi. Ad esempio, visita nei sogni notturni Linealandia, società fatta di un'unica dimensione, la lunghezza. In questo mondo unidimensionale ci sono solo linee rette e il quadrato scambia il sovrano per una donna.

Nella seconda parte del romanzo, il narratore incontra inaspettatamente una sfera che lo porta a Spaziolandia, in modo tale da potergli trasmettere in modo efficace il concetto di tridimensionalità.

Dal momento in cui il Quadrato cerca di spiegare l'esistenza di una terza dimensione, viene dapprima deriso e considerato eretico, poi imprigionato nelle carceri di Flatlandia, dove ha tempo per scrivere un racconto a più dimensioni.

Le case di Flatlandia:


Sono pentagoni a due entrate: c'è l'entrata lato est per le donne e l'entrata ad ovest per gli uomini.

Le donne nell'universo di Flatlandia:

Questo è un libro sessista. Le donne, linee rette considerate prive di intelligenza e di memoria, sono confinate nelle mura domestiche.
Ovviamente per loro è impossibile l'ascesa sociale e, per la componente maschile di Flatlandia, sono dominate solo da emozioni e sentimenti:

Non dovete nemmeno pensare per un istante che le nostre donne siano prive di sentimenti. Purtroppo però, nel sesso debole, la foga del momento predomina su ogni altra considerazione. E' ovviamente una conseguenza inevitabile della loro sventurata conformazione. Non avendo angoli e le ambizioni che le accompagnano, inferiori a questo anche al più vile degli Isosceli,  sono totalmente prive di raziocinio, non riflettono né giudicano né prevedono e non hanno quasi ombra di memoria.

Abbott era ben consapevole della tristissima condizione delle donne della sua epoca, prive di indipendenza economica, di istruzione e di diritto di voto, utili solo a generare figli.

Per molti secoli purtroppo è stato così. 
Fino a poco tempo fa le donne non avevano possibilità di emancipazione culturale ed economica. Una figura come Grazia Deledda, vissuta nella prima metà del Novecento e divenuta un'ottima e riconosciuta scrittrice pur avendo come unico titolo di studio solamente la quarta elementare, è da ammirare e da stimare.

Certamente gli episodi di violenza non soltanto sessuale contro le donne (basti pensare al mobbing sul lavoro a danno di alcune) continuano ad accadere e continuano ad esistere uomini manipolatori, insensibili, aggressivi, malati e pervertiti ogni volta che si sentono in diritto di mettere le mani addosso ad una ragazza in minigonna. 
Tuttavia questo non dev'essere un pretesto per classificare tutta la componente maschile esistente come "persone che nel loro modo di vivere la sessualità presentano un lato oscuro", perché purtroppo questo è accaduto lunedì sera, quando siamo andati alla riunione di un circolo culturale, al momento della discussione di un docu-film ambientato nel Giappone degli anni Duemila la cui protagonista era una giovane giornalista stordita e violentata da un importante uomo politico del Parlamento nipponico.
Alla fine della proiezione c'è stato un dibattito tra quattro donne: due di loro si sono poste in modo giudicante di fronte ad una platea che comprendeva diversi giovani e anche diversi uomini in buona parte tra i 20 e i 35 anni. Una delle dialoganti ha pronunciato il geniale giudizio da me esposto tra virgolette e sottolineato poco fa, l'altra ha ammesso di essere affetta da una simpatica e rispettosa forma di "voyeurismo", dato che ha confessato di essersi seduta in una posizione strategica per vedere non tanto ciò che si proiettava quanto piuttosto le reazioni che si dipingevano sui volti di noi spettatori. Quindi quali provvedimenti avrebbe voluto prendere nell'eventualità in cui avesse individuato tra il pubblico dei sussurri di indubbia imbecillità a danno della protagonista? Avrebbe preso per la collottola chi dava ragione allo stupratore per buttarlo nel gelido Adige?
Cosa ci ha guadagnato osservandoci, invece magari di prepararsi per un dibattito importante e sentito presso l'opinione pubblica? 
Anche a donne di così poco equilibrio mentale, non soltanto ai neofascisti e ai delinquenti, servirebbe una "Scuola di Sani Valori" finalizzata alla correzione di certi comportamenti. 
Sarebbe utile una Scuola di Sani Valori per tutta questa gente irrazionale e incattivita che preveda al mattino le pulizie delle camere dei ricoveri per anziani o magari dei locali adibiti ad Empori della Solidarietà o di cooperative di volontariato, nel pomeriggio lo studio di personaggi quali Leone e Natalia Ginzburg, Adriano Olivetti, Antonio Gramsci, Tina Anselmi, Salvo D'Acquisto, Giacomo Leopardi, Alessandro Manzoni, Pier Paolo Pasolini, Dino Buzzati, Don Lorenzo Milani, Sant'Agostino e Seneca.

Matthias era innervosito, irritato, era un drago sputa-sarcasmo a fine evento. E lo capisco: mi sarei sentita in modo simile se ci fossero stati quattro uomini a commentare pesantemente e con generalizzazioni offensive il contenuto di un film su donne disinibite. In tal caso io sarei diventata una iena: avrei urlato e li avrei azzannati. 

Io quella sera provavo disgusto in realtà non solo per lo stupratore della protagonista ma anche per tutte quelle donne che, sia sui social che nella vita reale, l'hanno offesa e insultata. 


Io e Matthias, insieme ad altri due nostri conoscenti che partecipavano come noi, abbiamo constatato che non c'era una reale volontà di dialogo da parte di nessuna delle quattro donne, soltanto l'esternazione di quel femminismo sbagliato e controproducente che esclude a priori qualsiasi sano confronto con il sesso opposto, elemento che Natalia Ginzburg riteneva socialmente fondamentale. 
Sono delle fascio-femministe.

Non è stato un dibattito utile perché, dicendo che "la sessualità di tutti gli uomini presenta un lato oscuro", la signora ha banalizzato una questione importante: il rispetto per le donne.
Forse prova rabbia e dolore e magari anche lei ha subito una vicenda simile.

Quella stupida non è comunque giustificabile! Non ha il diritto di farti sentire così! Se ha subito violenza si rivolga ad uno psichiatra e si faccia aiutare. O è una persona problematica o è cattiva nel senso che ci prova gusto a suscitare lo sdegno e la rabbia negli altri con le proprie affermazioni.

Una parte dei miei coetanei è iscritta a gruppi online che consentono loro di commentare in modo volgare delle foto di donne. Sono gruppi che mi fanno schifo!
Ad ogni modo, se fossero state spese parole più equilibrate, alla fine dell'evento io avrei dovuto pensare e riflettere su quel che ha passato Shiori Ito e su quanto ha sofferto questa povera donna e invece mi sento offeso dal paragone "uomo= potenziale violentatore".
Come avrei potuto rispondere? Non avevo la risposta pronta e il silenzio da parte degli uomini presenti sarà sicuramente stato interpretato come assenso.

Ritornando ai mancati diritti in epoche passate, nell'antichità le donne ateniesi, oltre a non godere di diritti politici e civili, erano sempre sottoposte all'autorità maschile, prima del padre, poi del marito e, se vedove, del figlio primogenito (😨!). La maggior parte delle donne ateniesi infatti doveva dedicarsi esclusivamente a casa e famiglia. Le occasioni di uscire da questa sorta di "arresti domiciliari" erano sporadiche e consistevano soltanto in cerimonie religiose come i funerali o la celebrazione di matrimoni.
Pochissime erano le donne che potevano ricevere una formazione culturale di tipo letterario  musicale, come testimoniano alcuni lirici greci e qualche tragedia.

Un post a parte andrebbe scritto per quel che concerne la questione del lavoro femminile nel nostro secolo, a mio avviso, un disastro, almeno in Italia. Gli ambiti lavorativi precari sono costituiti in larga parte dalle lavoratrici e tra questi annovero l'insegnamento, l'ambito delle pulizie domestiche spesso regolato da agenzie interinali, il campo della ristorazione, il campo di promozione di prodotti commerciali e alcuni ambiti che riguardano mansioni impiegatizie gestiti anche in questi casi da appalti aziendali che non durano per sempre, al massimo 3 o 4 anni.

Le figure irregolari in Flatlandia:

Nel mondo di Flatlandia esiste anche un altro tipo di discriminazione: quella verso le figure irregolari, emarginate dalla società ed escluse dai posti di lavoro che implicano grandi responsabilità:

L'irregolare è guardato con diffidenza sin dalla nascita dai suoi genitori, è irriso da fratelli e sorelle, trascurato dai domestici, vilipeso e sospettato dalla società ed escluso da ogni posto di responsabilità e di fiducia e dalle attività socialmente utili. Ogni sua mossa è occhiutamente seguita dalla polizia...

Sappiamo che la società vittoriana era tutt'altro che inclusiva e democratica. A chi si riferiva Abbott, in questo passaggio? Ai disabili, trattati sempre così nel XIX° secolo? Oppure ai bambini "particolari" che dimostravano capacità molto precoci?
Pensando al contesto della nostra contemporaneità, chi potrebbero essere gli "irregolari"?

Un articolo di critica letteraria in appendice all'ultima edizione di questo libro dice che "È riduttivo pensare a  Flatlandia esclusivamente come una critica sociale. Edwin Abbott, con questo libro, voleva anche esprimere il suo disagio di cristiano nei confronti del darwinismo dilagante nel tempo in cui viveva".

Il romanzo "Flatlandia" può a tuo avviso richiamare al darwinismo?

No. 
Charles Darwin sosteneva che le specie sono soggette ad una selezione naturale: quindi quelle dotate di caratteristiche ereditarie vantaggiose e più adeguate all'ambiente circostante hanno più probabilità di riprodursi e di sopravvivere.
I teorici del darwinismo sociale, negli ultimi decenni dell'Ottocento, sostenevano che le società umane fossero regolate dalle leggi naturali individuate da Darwin: i più capaci hanno la meglio sui meno capaci. Questo pensiero giustificava il colonialismo: le nazioni e i popoli più potenti sottomettono le società più arretrate.

Non vedo nessun richiamo al darwinismo: all'interno del libro, l'autore non racconta di conquiste coloniali. La Sfera raggiunge Flatlandia non con l'intento di conquistarla ma solo con l'intenzione di aprire la mente del Quadrato all'esistenza delle tre dimensioni.
Non si parla nemmeno di una guerra tra due mondi diversi dove, alla fine, il mondo in cui le figure geometriche conoscono più dimensioni prevale e sottomette tutti gli altri.  
Non c'è, in Flatlandia, uno sterminio sistematico da parte dei Cerchi e dei Poligoni nei confronti dei triangoli in quanto inferiori, anzi, gli Isosceli sono molto più numerosi rispetto ai componenti delle classi sociali più alte.