Questo dialogo fa parte delle Operette Morali ed è stato scritto nel marzo 1824. Anche in questo caso il tema principale è proprio un mondo privo di presenze umane.
Dopo una catastrofe che ha cancellato completamente l'uomo dalla faccia della terra, un Folletto e uno Gnomo dialogano tra loro denunciando la passata superbia intellettuale della specie umana.
FollettoOh sei tu qua, figliuolo di Sabazio? Dove si va?
GnomoMio padre m’ha spedito a raccapezzare che diamine si vadano macchinando questi furfanti degli uomini; perché ne sta con gran sospetto, a causa che da un pezzo in qua non ci danno briga, e in tutto il suo regno non se ne vede uno. Dubita che non gli apparecchino qualche gran cosa contro, se però non fosse tornato in uso il vendere e comperare a pecore, non a oro e argento; o se i popoli civili non si contentassero di polizzine per moneta, come hanno fatto più volte, o di paternostri di vetro, come fanno i barbari; o se pure non fossero state ravvalorate le leggi di Licurgo, che gli pare il meno credibile.
Folletto
Voi gli aspettate invan: son tutti morti...
Come avrete sicuramente notato, questo dialogo non presenta alcuna cornice d'introduzione: si inizia direttamente con il dialogo tra le due creature. Per quale motivo il Folletto apostrofa lo Gnomo come "figliuolo di Sabazio?" In antichità gli gnomi erano spiriti che vivevano sottoterra, figli di Sabazio, divinità dei Traci che corrispondeva al Dioniso greco.
I folletti invece erano considerati spiriti dell'aria.Lo Gnomo si sta chiedendo dove siano gli uomini, dato che non li vede.
Folletto(...) non si trova più regni né imperi che vadano gonfiando e scoppiando come le bolle, perché sono tutti sfumati; non si fanno guerre, e tutti gli anni si assomigliano l’uno all’altro come uovo a uovo.
GnomoNé anche si potrà sapere a quanti siamo del mese, perché non si stamperanno più lunari.
FollettoNon sarà gran male, che la luna per questo non fallirà la strada.
GnomoE i giorni della settimana non avranno più nome.
FollettoChe, hai paura che se tu non li chiami per nome, che non vengano? o forse ti pensi, poiché sono passati, di farli tornare indietro se tu li chiami?
GnomoE non si potrà tenere il conto degli anni.
FollettoCosì ci spacceremo per giovani anche dopo il tempo; e non misurando l’età passata, ce ne daremo meno affanno, e quando saremo vecchissimi non staremo aspettando la morte di giorno in giorno.
GnomoMa come sono andati a mancare quei monelli?
FollettoParte guerreggiando tra loro, parte navigando, parte mangiandosi l’un l’altro, parte ammazzandosi non pochi di propria mano, parte infracidando nell’ozio, parte stillandosi il cervello sui libri, parte gozzovigliando, e disordinando in mille cose; in fine studiando tutte le vie di far contro la propria natura e di capitar male.
Se non ci sono più gli uomini, non esistono nemmeno più degli Imperi che crescono improvvisamente, si espandono in modo notevole e si arricchiscono per poi scoppiare. Oltretutto non esistono più guerre, le vere piaghe storiche di ogni epoca.La risposta dello Gnomo contiene la parola "lunari", ovvero, calendari e la luna conoscerà benissimo il suo transito, farà a meno dei calendari, strumenti che ad ogni essere umano ricordano l'inevitabile scorrere del tempo, soprattutto dei mesi e degli anni.Umoristica è inoltre l'affermazione: Così ci spacceremo per giovani anche dopo il tempo.
Come si sono estinti gli uomini? In parte a causa delle guerre, in parte attraverso l'antropofagia, in parte a seguito di risse e addirittura, consumandosi goccia a goccia tra i libri. Proprio Leopardi doveva scrivere qualcosa del genere? Sì, perché in fondo era contrario alle "torri d'avorio". Non dobbiamo dimenticare che è il poeta dell'Infinito.
Oltretutto, la cultura è preziosa e sviluppa il senso critico, tuttavia, una vita tutta libri e senza relazioni non è vera vita.
FollettoTu che sei maestro in geologia, dovresti sapere che il caso non è nuovo, e che varie qualità di bestie si trovarono anticamente che oggi non si trovano, salvo pochi ossami impietriti. E certo che quelle povere creature non adoperarono niuno di tanti artifizi che, come io ti diceva, hanno usato gli uomini per andare in perdizione.
Qui c'è un riferimento ai dinosauri che non si sono istinti con le guerre ma a causa dell'impatto di un asteroide 66 milioni di anni fa nella zona che corrisponde all'attuale Yucatàn. Questo asteroide ha inoltre riempito il cielo di un materiale particolare che ha fatto precipitare la Terra in un inverno perenne.
GnomoLo stesso accadrebbe a me se non fossi nato Gnomo. Ora io saprei volentieri quel che direbbero gli uomini della loro presunzione, per la quale, tra l’altre cose che facevano a questo e a quello, s’inabissavano le mille braccia sotterra e ci rapivano per forza la roba nostra, dicendo che ella si apparteneva al genere umano, e che la natura gliel’aveva nascosta e sepolta laggiù per modo di burla, volendo provare se la troverebbero e la potrebbero cavar fuori.
FollettoChe maraviglia? quando non solamente si persuadevano che le cose del mondo non avessero altro uffizio che di stare al servigio loro, ma facevano conto che tutte insieme, allato al genere umano, fossero una bagattella. E però le loro proprie vicende le chiamavano rivoluzioni del mondo, e le storie delle loro genti, storie del mondo: benché si potevano numerare, anche dentro ai termini della terra, forse tante altre specie, non dico di creature, ma solamente di animali, quanti capi d’uomini vivi: i quali animali, che erano fatti espressamente per coloro uso, non si accorgevano però mai che il mondo si rivoltasse.
Lo Gnomo descrive le attività di estrazione mineraria.La replica del Folletto contiene un'affermazione che condivido solo in parte, ed è la seguente: E però le loro proprie vicende le chiamavano rivoluzioni del mondo, e le storie delle loro genti, storie del mondo...In realtà gli eventi storici inclusi nei manuali delle scuole e delle università contengono soltanto una parte di eventi... mi trovo d'accordo con Dario Fo quando, nel suo Mistero Buffo, afferma: "chi organizza la cultura? Chi decide cosa insegnare? La borghesia. (...) Vi immaginate che questi, impazziti, si mettano a raccontare che nel Trecento, in Lombardia e in Piemonte, ci fu una vera e propria rivoluzione, durante la quale si riuscì a costituire una comunità in cui tutti erano uguali e non si sfruttavano l'un l'altro?". È così che Fo spiega l'assenza, in gran parte dei libri di storia medievale scolastici e accademici, delle notizie della creazione di una "credenza" prima di tutto nella comunità di contadini di Sant'Ambrogio in pieno medioevo: i contadini radunavano in un enorme armadio con sportelli di legno i generi alimentari per i periodi di carestia e distribuivano i beni a ciascuno secondo il bisogno. Tuttavia, questa modalità di "autogestione" dava molto fastidio agli aristocratici proprietari terrieri: da qui si sono originati conflitti sociali molto violenti tra lavoratori e padroni che sarebbe interessante far studiare.
GnomoAnche le zanzare e le pulci erano fatte per benefizio degli uomini?
FollettoSì erano; cioè per esercitarli nella pazienza, come essi dicevano.
Questo passaggio mi fa pensare ad alcuni versi del poeta barocco Giovan Materdona che, in un suo sonetto intitolato Ad una zanzara, scriveva: "turbamento de l’ombre e de’ riposi,/ fremito alato e mormorio volante;/ per ciel notturno animaletto errante, /pon freno ai tuoi sussurri aspri e noiosi;/invan ti sforzi tu ch'io non riposi".
Nel componimento di Materdona la zanzara, animale decisamente antipatico, nega il sonno all'autore ed è metafora dei tormenti amorosi, mentre qui lo Gnomo e il Folletto la designano come minuscolo insetto che permetteva agli uomini di esercitare la pazienza.
GnomoSicché in tempo di state, quando vedevano cadere di quelle fiammoline che certe notti vengono giù per l’aria, avranno detto che qualche spirito andava smoccolando le stelle per servizio degli uomini.
FollettoMa ora che ei sono tutti spariti, la terra non sente che le manchi nulla, e i fiumi non sono stanchi di correre, e il mare, ancorché non abbia più da servire alla navigazione e al traffico, non si vede che si rasciughi.
GnomoE le stelle e i pianeti non mancano di nascere e di tramontare, e non hanno preso le gramaglie.
Nella parte conclusiva il dialogo si concentra sui movimenti delle stelle, delle comete e dei pianeti che "non hanno preso le gramaglie", ovvero, non si sono vestiti a lutto per il dolore della scomparsa degli uomini.
Inoltre le stelle cadenti vengono paragonate alle candele.Insomma, il mondo va avanti comunque! E il ruolo della ragione è quello di farci prendere consapevolezza della nostra infelicità, quello che ci permette di prendere coscienza delle contraddizioni del reale e che dovrebbe svincolarci da superbia e arroganza... che senso hanno questi due atteggiamenti se pensate che nel 2020 un nemico invisibile ha fermato le vite di tre miliardi e mezzo di persone.
In questo dialogo Leopardi ha ironizzato sulla presunzione umana di essere al centro dell'Universo.
Vorrei chiudere il post richiamando quel che è il principale contenuto della Ginestra: di fronte all'infinita vastità dell'Universo il sistema solare è un punto sperduto, per questo l'autore considera risibile la convinzione umana di essere il centro e il fine dell'Universo e questa naturalmente è una forte critica all'Illuminismo che esaltava il progresso tecnico:Sovente in queste rive,
Che, desolate, a bruno
Veste il flutto indurato, e par che ondeggi,
Seggo la notte; e sulla mesta landa
In purissimo azzurro
Veggo dall’alto fiammeggiar le stelle,
Cui di lontan fa specchio
Il mare, e tutto di scintille in giro
Per lo vòto Seren brillar il mondo.
E poi che gli occhi a quelle luci appunto,
Ch’a lor sembrano un punto,
E sono immense, in guisa
Che un punto a petto a lor son terra e mare
Veracemente; a cui
L’uomo non pur, ma questo
Globo ove l’uomo è nulla,
Sconosciuto è del tutto; e quando miro
Quegli ancor più senz’alcun fin remoti
Nodi quasi di stelle,
Ch’a noi paion qual nebbia, a cui non l’uomo
E non la terra sol, ma tutte in uno,
Del numero infinite e della mole,
Con l’aureo sole insiem, le nostre stelle
O sono ignote, o così paion come
Essi alla terra, un punto
Di luce nebulosa; al pensier mio
Che sembri allora, o prole
Dell’uomo? E rimembrando
Il tuo stato quaggiù, di cui fa segno
Il suol ch’io premo; e poi dall’altra parte,
Che te signora e fine
Credi tu data al Tutto, e quante volte
Favoleggiar ti piacque, in questo oscuro
Granel di sabbia, il qual di terra ha nome,
Per tua cagion, dell’universe cose
Scender gli autori, e conversar sovente
Co’ tuoi piacevolmente, e che i derisi
Sogni rinnovellando, ai saggi insulta
Fin la presente età, che in conoscenza
Ed in civil costume
Sembra tutte avanzar; qual moto allora,
Mortal prole infelice, o qual pensiero
Verso te finalmente il cor m’assale?
Non so se il riso o la pietà prevale.
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