Visualizzazioni totali

25 aprile 2025

"Venti mesi", Renzo Segre- commemorazione del 25 aprile:

8) IL 25 APRILE E LA RESISTENZA


 

Venti mesi è il diario scritto tra l'8 settembre 1943 e l'8 maggio 1945 da Renzo Segre, ebreo che, durante quei venti mesi di guerra civile in Italia, si è trovato costretto sia ad allontanarsi, con la moglie Nella, dai genitori anziani, sia a farsi fare documenti falsi per sfuggire alla deportazione.

Questo diario biografico, fatto pubblicare postumo dalla figlia Anna Segre, su consiglio di Primo Levi e di Natalia Ginzburg, include vicende drammatiche ambientate nei dintorni di Biella.

A) SETTEMBRE 1943:

La situazione peggiorava rapidamente. Ci giungevano intanto le prime notizie su catture di ebrei da parte di apposite squadre di SS: a Meina, sul Lago Maggiore, intere famiglie di ebrei, colà riunite, erano state trucidate e buttate nel lago. Tra loro una famiglia composta di padre, madre , tre bambini e il nonno settantacinquenne. Dopo aver ucciso i parenti, i tre fratellini, legati insieme con il filo di ferro, una bambina fra i due maschietti, erano stati così gettati nel lago. Altre notizie ci dicevano che a Vercelli, a Novara, altre persone erano state portate via dalle SS.

Siamo a metà settembre, pochi giorni dopo l'armistizio, al cui annuncio il protagonista riferisce di aver provato una gioia piuttosto contenutadato che (razionalmente) presagiva l'occupazione dei tedeschi in Italia, con la conseguente deportazione degli ebrei.

Renzo Segre perde il lavoro che svolgeva in una ditta di commercio all'ingrosso. Inizia, per lui e per la moglie, una vita di finzione: si fanno preparare infatti dei documenti falsi che li denotano come sfollati originari di Potenza ma residenti nella capitale recatisi in Piemonte a seguito di un bombardamento su Roma da parte delle potenze Alleate il 19 luglio 1943.

Di giorno in giorno si era sempre più allarmati, non si ritornava più in casa nostra che come ladri, con brevi scappate, e la notte, sovente, a Pollone, per uno scricchiolìo della sabbia nel giardino, si rimaneva in allarme per ore.

Di questo ultimo passaggio volevo invece farvi notare l'uso del "si impersonale" riferito ad una collettività: gli ebrei italiani si trovano costretti ad una quotidianità di terrore, di iper-vigilanza e di estrema precarietà. In effetti, il "si impersonale" è indicativo del dover proprio assumere determinate strategie di protezione dal pericolo.

B) OTTOBRE 1943

... Nella e io dormiamo ancora, quando siamo svegliati di soprassalto da una alto vociare che rintrona nelle ampie volte del corridoio. Contemporaneamente si tenta di aprire la porta, chiusa a chiave di dentro, dalla nostra camera. Per fortuna il passo cadenzato di un plotone nel corridoio e il vociare dei superiori gridanti ordini, coprono la mia voce, dandomi tempo di rendermi conto che si tratta di tedeschi.

(...) Ci guardiamo disperatamente, io e Nella, presagendo la fine, poiché l'esistenza di partigiani nel Santuario, di loro approvvigionamenti, di documenti, si aggiungerà  fatalmente ai nostri, diciamo così, capi di imputazione personali.

Dal di fuori, in corridoio, continuano intanto a cincischiare con diverse chiavi per tentare d'aprire la nostra stanza, fra un continuo gridare di ordini in tedesco. Sono momenti di spasmo indicibile.

Udiamo poi la voce del rettore che, spiegando ai tedeschi che nessuna chiave va bene, ordina ad un suo uomo di andare a cercare quella giusta: evidentemente il rettore fa un'abile e pericolosa commedia, in quanto egli sa benissimo che la porta è da noi chiusa da dentro.

Eccovi un episodio in cui Segre e la moglie hanno provato terrore. Nella prefazione infatti, la figlia Anna dice che il padre, quando le raccontava del 31 ottobre 1943, "mal celava un'ansia ancora viva". 

Nell'autunno del 1943 gli ebrei erano considerati sudditi di stato nemico dalla Repubblica Sociale Italiana.

Qui Renzo Segre e Nella sono scampati ad un rastrellamento.

I nazisti irrompono al mattino preso nel Santuario e se ne vanno nel primo pomeriggio dopo aver incendiato baite e fatto scoppiare le munizioni che avevano trovato.

Finalmente una figura religiosa molto positiva e molto altruista per quel periodo! Il rettore di questo edificio infatti nasconde i due coniugi ebrei per alcune settimane e, il 31 ottobre 1943, viene più volte minacciato di morte dai soldati nazisti.

Dopo quella domenica di terrore, Segre e la moglie si trasferiscono in una clinica a San Maurizio Canavese il cui primario è Carlo Angela, nonno d Alberto Angela.

Inizia dunque un lungo periodo (cinquecento giorni) i cui momenti risultano quasi tutti sovrastati da una permanente nera nube di minaccia.

C) FEBBRAIO 1944:

Per quanto le vittime abbiano ricevuto il colpo di grazia alla nuca, il segretario comunale non è morto e ancora mezz'ora dopo brancica debolmente nel sangue suo e dei compagni di sventura. Un intervento medico potrebbe giovargli, se non altro a portar termine alle sue sofferenze che devono essere atroci, ma alcuni brutti ceffi stanno a guardia delle vittime impediscono a chiunque di avvicinarsi (...)

Per quanto mi fosse severamente proibito, non potei trattenermi dall'andare a vedere le vittime, tutte e tre bocconi in mezzo alla piazza, fra grandi chiazze di sangue. Uno dei ceffi armati che facevan la guardia ai cadaveri, ghignava orribilmente. Tutta la popolazione del paese, compresi i bambini delle scuole e, orribile a dirsi, dell'asilo infantile, è stata fatta coattivamente sfilare, perché prendesse visione della prodezza compiuta.

Qui c'è proprio il lessico della crudeltà. Per i nazi-fascisti, fucilare gli oppositori era una "lezione" per i sopravvissuti, in un contesto di continua paura e sospetto.

D) MAGGIO 1944:

Dopo tre giorni di assenza, è tornata Filomena, la nostra infermiera cui l'altra notte è stato assassinato il marito dalle SS. Racconta che queste belve hanno preso il marito mentre questi aveva già raggiunto il portoncino di casa e l'hanno freddato con una sventagliata di mitraglia, senza nulla chiedergli.

Trovatigli poi addosso dei documenti partigiani, hanno continuato a sparare sul cadavere centinaia di colpi, sino a renderlo un informe ammasso sanguinolento. 

"ammasso informe sanguinolento". Strano a dirsi ma a me viene in mente l'action painting di Pollock, il cui stile pittorico non mi ha mai appassionata. Si trattava di una pittura realizzata con un bastoncino, senza pennelli! L'arte di Pollock è un'arte senza forme, un tentativo di rappresentare il caos e l'incertezza della vita. 

O forse, mi chiedo io, il tentativo di esorcizzare la paura e l'angoscia di un'altra guerra mondiale, ancor più devastante della seconda, dato che siamo negli anni Cinquanta e dato che gli Stati Uniti apparivano già in competizione con l'URSS? 

25 APRILE 1945:

Alle 13, Nella e Renzo ascoltano il liberante annuncio di Radio Liberata che annuncia la liberazione di Milano dai nazisti.

La nostra gioia è grande, ma non senza nubi, in quanto che noi non abbiamo notizie di Torino, con cui ogni comunicazione è impossibile, e troppe sanguinose delusioni si sono già avute sull'esito di sommosse locali. Ma la situazione sui maggiori campi di battaglia è tale che tutti ci fa sperare che sia la volta buona e che stia per realizzarsi quello che solo da qualche settimana ci siamo abituati a considerare come possibile, ma che sino a qualche mese fa consideravamo quanto mai improbabile: uscire vivi dalla nostra tremenda situazione. Nella notte è stata giustiziata in paese una spia dei repubblicani. 


Certamente la guerra in Europa non è ancora finita, ma è questione di giorni.

5 MAGGIO 1945    

Riprende il servizio ferroviario con Torino, interrotto alcuni mesi prima:

Vado alla stazione e vedo giungere, da monte, il primo treno: estatico e sorridente, guardo i partigiani di scorta al treno, gli alleati multicolori, americani, francesi, che vi viaggiano e la folla, indicibilmente allegra che, per la prima volta dopo tanto tempo, può compiere un viaggio senza temere un bombardamento dall'aria...

Siamo quasi alla fine del libro. 

Si tratta, a mio avviso, di una pagina molto umana di questo diario.

Si tratta degli effetti psico-sociali devastanti di una guerra lunga ed estenuante.

Deve qui tornare, questa volta sotto buona scorta, una graduato della "Nembo", acciuffato nei giorni scorsi a Torino. Nei mesi scorsi ne ha fatte qui di tutti i colori, quando era arbitro inappellabile di vita e di morte, e ora non sarà troppo di buon grado che rivedrà questo paese.

Verso mezzogiorno arriva il treno, da cui scende questo individuo, inquadrato da partigiani bene armati. Con un grido la folla gli si lancia addosso e vuol fare giustizia sommaria. I partigiani, consci del loro dovere, sparano per aria per intimorire la folla e riescono a riprendersi il loro uomo...

(...) il losco individuo è condotto al cimitero, contro il muro del quale sarà fucilato. Nella e io assistiamo ad una distanza di cento metri circa. Come ci hanno trasformato le traversie e le sofferenze di questo periodo! Una volta non avremmo voluto veder uccidere una formica e oggi, volontariamente, assistiamo all'uccisione di un uomo. Cerco di capire cosa egli pensi durante i lunghi preparativi, ma probabilmente non pensa a nulla, probabilmente in quel momento supremo si è già svuotati di ogni senso di vita e non si è che automi. (...) egli con passo fermo, da solo, si dirige al muro, voltando la schiena ai moschetti già imbracciati da sei partigiani. Una scarica lo abbatte sul fianco sinistro e gli ultimi sussulti sono stroncati da un'ulteriore scarica di mitragliatore a bruciapelo.

Guardo la reazione di Nella: è impassibile, dopo cinque minuti mi parla d'altro. Anche noi siamo morti dentro.

C'è una domanda, a mio avviso che, a ottant'anni da questa data storica, un po' tutti dobbiamo farci, considerando il fatto che i testimoni della Shoah e della resistenza se ne stanno tutti andando:

Che cosa si ricorda esattamente in questa data? 

Le vendette partigiane? Il trionfo degli Stati Uniti d'America che, dal '45 in avanti, eserciteranno la loro influenza economica e culturale su gran parte dell'Europa? 

Oppure si ricorda l'importanza della democrazia, legata alle libertà di pensiero e di stampa, difesa da una parte della popolazione italiana, che vince sul nazifascismo, fondato invece sull'annientamento del diverso?

La Costituzione nacque dove caddero i partigiani in quel moto di popolo che fu la Resistenza, rivolta morale di patrioti, che permise una nuova Italia dopo l'abisso del fascismo. 

(Sergio Mattarella)

Grazie Papa Francesco per la tua mitezza, la tua semplicità e la tua attenzione verso gli immigrati, i poveri, i carcerati, l'ambiente e soprattutto, grazie per essere stato testimone di pace. 

Nessun commento:

Posta un commento