Marco Maraldi, classe 1995, è laureato in Filologia e Letteratura Italiana.
Nel 2021 è uscita la sua prima raccolta intitolata Prima della luce.
Assalti è la sua seconda opera letteraria.
Ho selezionato alcuni componimenti che ho trovato molto incisivi e significativi.
1)
Hai scelto il dio della sconfitta
e sei caduto.
Dio della sconfitta, io
ti ho voluto, ti ho
sempre voluto
perché non so parlare.
Partiamo proprio dall'espressione del primo verso: dio della sconfitta.
Il Figlio di Dio è stato crocifisso.
Dunque, secondo la logica umana, Gesù può essere visto come uno sconfitto, anche per quel che riguarda i rapporti che ha vissuto e sperimentato durante la sua predicazione: odiato dai Giudei, incompreso e contestato aspramente dai farisei.
(...) io/ti ho voluto, ti ho/sempre voluto/perché non so parlare.
Così si chiude la poesia. Dio rappresenterebbe dunque un rifugio per l'autore: solo Lui infatti può ascoltare il dolore enorme di ogni uomo.
In questo contesto probabilmente si a riferimento ad un sentimento doloroso persino da esprimere con le parole. Anzi, forse la parola risulta anche per Maraldi uno strumento insufficiente per delineare con chiarezza l'interiorità dell'uomo.
Questa mia ipotesi può far pensare anche al tardo Mario Luzi: per il poeta toscano la parola non svela mai completamente la verità ma è uno strumento di ricerca dell'intima presenza del sé. Un esempio è costituito dalla lirica Vola alta, parola:
"Vola alta, parola, cresci in profondità,
tocca nadir e zenith della tua significazione,
giacché talvolta lo puoi – sogno che la cosa esclami
nel buio della mente –
però non separarti da me, non arrivare,
ti prego, a quel celestiale appuntamento
da sola, senza il caldo di me
o almeno il mio ricordo, sii
luce, non disabitata trasparenza …
La cosa e la sua anima? O la mia e la sua sofferenza?"
L'autore esorta la parola poetica a volare alta e a crescere in profondità, in modo tale da tentare di acquisire un'espressività che invita ogni uomo, poeta o lettore che sia, a intraprendere un percorso di ricerca della verità. Ad ogni modo, la parola non è in grado di rispondere al senso dell'esistenza umana.
Inoltre, l'immagine del "dio della sconfitta" mi richiama alla mente il Christus patiens di Cimabue.
Gesù ha gli occhi chiusi, la testa appoggiata su una spalla e la schiena inarcata. L'atteggiamento è molto sofferente, proprio come quello di Maria e di San Giovanni a mezzo busto alle estremità della croce.
Alla base della croce vi sono sottili rivoletti di sangue che provengono dai chiodi.
Cimabue, proponendosi di suscitare la compassione degli spettatori nei confronti di Gesù, si distanzia volontariamente dai modelli dei crocifissi bizantini, raffiguranti il Cristo ad occhi aperti e trionfante.
2)
Non l'ho fatto subito. Nel chiaro che, adesso, dobbiamo respirare
c'è una vela arroventata o sangue trasceso.
Poi qualcosa è accaduto, le mani si sono allagate.
Non è possibile distare dalle menti, perfettamente gemelle.
"Solo dove non protetti sarete scavati".
Precisa come una strage
sento solo la tua voce.
La lirica sembra dapprima illustrare una giornata assolata e limpida, simbolo forse delle aspettative e dei desideri che si possono avere nell'infanzia e nell'adolescenza o, più in generale, per il proprio futuro.
Siamo tenuti a coltivare progetti di vita in una società come la nostra, basata su consumismo, fugaci avventure sessuali e ricerca di beni materiali.
E poi ho immaginato un mare aperto e una barca.
Può la vela arroventata (=rovente) essere un simbolo delle lotte interiori o di ferite profonde, dato che precede immediatamente il sangue trasceso?
L'acqua allaga le mani può forse essere una velata espressione del bisogno di confidare in un Assoluto?
"Solo dove non protetti sarete scavati".
Non protetti da cosa? Dagli imprevisti spiacevoli della vita o dai drammi che la sconvolgono e che ci mettono faccia a faccia con le nostre fragilità?
3)
Unisci le stelle. Conta le vene che ti restano.
Questo aforisma lo interpreto innanzitutto come un invito a ragionare e a riflettere sulle esperienze vissute.
Suggestiva è la frase: conta le vene che ti restano, ovvero, ama, vivi davvero, consapevole della tua finitezza e della tua fragilità, dal momento che sei una "docile fibra dell'Universo". E ammira la meraviglia del cielo per abbracciare la vita!
4)
Questa, più che una poesia, è un pensiero spirituale.
Restiamo insieme ancora un po', c'è ancora molto da spartire. Parlami dell'ultimo respiro, del primo sogno... sottovoce... ancora una volta...dimmi se... mi vedi. Facciamo che tu eri me, che non ti volevi. Non ho bellezza da regalare. Nella danza delle ore chiodate c'è stato un alfabeto segreto, una grammatica del sangue che dovevamo leggere. Poi abbiamo offerto la stessa corona di chiodi e vaticini implacabili, avevi... occhi di carminio e tempo, così vicini a giustiziare la voce delle nuvole. Fermami nell'immortalità che sto per riconsegnare. Restiamo insieme ancora un po'... saremo precisissimi e immortali ,ancora un po'.
(Lido di Jesolo, dicembre 2021- Camaldoli, dicembre 2023)
Testo suggestivo, indubbiamente, che esprime un affidamento a Dio.
Sembra un soliloquio diretto a Dio in un momento di solitudine e di meditazione.
Si legge ad un certo punto: dimmi se... mi vedi.
A mio avviso c'è in queste parole una speranza, da parte dell'autore, che il Dio degli ultimi riesca a leggere e a riconoscere il peso dell'angoscia, dell'incomprensione, della solitudine umana.
Seguono poi frasi caratterizzate da un lessico che riconduce al venerdì santo: nella danza delle ore chiodate c'è stato un alfabeto segreto, una grammatica del sangue che dovevamo leggere. Poi abbiamo offerto la stessa corona di chiodi.
La corona di chiodi è un riferimento alla corona di spine.
(...) avevi... occhi di carminio e tempo, così vicini a giustiziare la voce delle nuvole.
Forse in questo momento vi starete chiedendo: l'autore concorda con ciò che hai scritto e supposto tu?
(...in parte sì...)
Marco Maraldi, il nuovo Mario Luzi, almeno secondo me.
Nell'eventualità in cui aveste interesse a reperire la raccolta, cliccate sul seguente link:
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