Famiglia e Borghesia sono due racconti lunghi scritti e pubblicati nel 1977.
Ci troviamo nella fase letteraria della Ginzburg "matura" che denuncia, soprattutto mediante commedie teatrali e racconti, l'incomunicabilità, l'inconsistenza nei rapporti e il vuoto interiore ed esistenziale che caratterizza le non-famiglie: in queste opere infatti l'autrice sviluppa narrazioni in cui le coppie non dialogano o si tradiscono, in cui i padri risultano incapaci di relazioni con i figli e le madri appaiono figure fragili, sole e disorientate.
Il titolo del primo racconto è dunque di natura ironica.
A) "FAMIGLIA"
A1) INCIPIT E PRESENTAZIONE DEI PERSONAGGI:
Parto dalla citazione dell'incipit:
Un uomo e una donna andarono, un pomeriggio, a vedere un film. Era domenica ed era estate. Con loro c'erano una ragazzetta quattordicenne e due bambini di sette anni. L'uomo era alto, bello, nero di capelli e ricciuto, con il viso grande e bruno, la bocca grande e seria. Aveva occhiali neri e un vestito di tela azzurra molto spiegazzato. La donna era piccola, non bella, con un viso minuto e olivastro, i capelli neri attorcigliati in cima alla testa, il naso lungo e sottile, occhi verdi e sopracciglia folte, spalle spioventi e larghi fianchi. Aveva una gonna di jeans e una maglietta azzurra molto scolorita. Essi erano amici, conoscendosi da molti anni. Un tempo, in giovinezza, erano stati amanti e vivevano insieme. Ora invece erano solo amici.
I personaggi principali sono Ivana e Carmine.
Anni prima erano conviventi a Roma ma la loro relazione era terminata poco dopo la tragica morte della loro figlia di un anno: Carmine era dunque ritornato in Italia e si era sposato con Ninetta. Ivana invece aveva deciso di trasferirsi a Londra, dove aveva avuto una relazione occasionale con Joachim, uno studente ebreo di glottologia. Dalla loro relazione era nata Angelica, non riconosciuta dal padre, finito in una clinica per grave esaurimento depressivo.
Ivana allora, con la figlia piccola alla quale aveva poi dato il cognome, era ritornata in Italia a Roma.
Mentre Carmine è un architetto, Ivana invece è sempre stata mantenuta da genitori abbastanza facoltosi. Di tanto in tanto scrive traduzioni di qualche racconto.
Angelica risulta una ragazzina antipatica. La madre, negli ultimi anni, coltiva due relazioni sentimentali senza grande afflato: la prima con Matteo Tramonti, studente universitario e ventenne in rapporti difficili con la figura materna, la seconda con il medico depresso Amos Elia, già separato dalla moglie.
Nonostante il trauma della perdita della bambina e una fine di relazione dolorosa, di tanto in tanto Ivana e Carmine si frequentano, ma solo in qualità di buoni amici.
A2) CARMINE:
La principale figura maschile di questo racconto è proprio Carmine.
La sua professione sembra occupare un posto molto marginale nella sua vita e, dal punto di vista familiare ed affettivo, la sua esistenza non va certo meglio: il rapporto con il figlio è quasi del tutto inesistente e, oltretutto, sa che Ninetta, l'apatica e lunatica moglie da lui mantenuta, lo tradisce.
Malgrado ciò, più volte ospita l'amante Giose Quirino, da lui soprannominato "scimmiotto", in casa sua.
Tuttavia, lo stesso Carmine instaura una relazione sessuale con Olga, una ventisettenne spiantata, ragazza madre come Ivana ma totalmente incurante di sua figlia, affidata completamente alla sorella.
Quando però Olga decide di tagliare completamente i ponti con Carmine, ecco che il nostro inetto sprofonda in una nera malinconia e, non molto tempo dopo, scopre di essere gravemente malato.
In fase terminale, Carmine si accorge di non aver vissuto e di aver commesso un grave errore: essersi totalmente allontanato dalla madre, l'unica persona che gli voleva per davvero bene.
A Carmine ora accadeva di guardare lungamente sua madre, seduta sul divano con la sua veste nera, e si ricordava di quante volte andavano, lui e sua madre, a cercare la crusca per il maiale nei paesi vicini, perché c'era la guerra e la crusca non si trovava. Lui era un bambino e sua madre era giovane, con il viso pieno e colorito e i denti bianchi, e i neri e folti capelli raccolti in una grossa crocchia, che le sporgeva sotto il fazzoletto, costellata di forcine di ferro.
Si ricordava d'una volta che lui era molto piccolo, in braccio alla madre, ed erano in città alla stazione, di notte, con una gran pioggia, e c'era tanta gente che aspettava il treno, con gli ombrelli, e il fango ruscellava tra le rotaie. Perché mai la memoria avesse sperperato e distrutto tante giornate, tanti fatti, e conservasse così accuratamente quel minuto, avendolo portato in salvo attraverso anni, bufere e rovine, egli non lo capiva.
Il racconto Famiglia ci presenta alcuni membri della borghesia medio-alta le cui giornate risultano monotone.
Questi personaggi risultano privi di interessi culturali e totalmente indifferenti all'impegno socio-politico: basti pensare a Ninetta la quale ignora che l'Italia è una repubblica.
Qui mi sono chiesta: possibile che i critici della letteratura italiana considerino soprattutto Italo Svevo lo scrittore dell'inettitudine borghese?
E se la Ginzburg, negli anni Settanta, avesse, magari involontariamente, rispolverato questa pesante tematica narrando di rapporti inconsistenti e di vite non pienamente vissute?
I personaggi di Italo Svevo non conoscono la spontaneità dei sentimenti, come Alfonso Nitti, oppure sono pieni di contraddizioni, non sono in grado di compiere delle scelte e si autocommiserano, come Zeno Cosini.
Anche il Mattia Pascal di Pirandello è ritenuto un "inetto" dal momento che, con la sua crisi esistenziale, non è in grado di accettare la realtà in cui è inserito.
Nella letteratura italiana, l'inetto è una sorta di anti-eroe incapace di affrontare la vita con tenacia e determinazione e, oltre a ciò, interiormente vuoto.
Personalmente considero Carmine, Ivana e Ninetta delle figure inerti, passive, non realizzate, prive di obiettivi.
B) "BORGHESIA"
B1) TRAMA E AMBIENTAZIONE:
Centrale, in Borghesia, risultano le vicende della famiglia Boschivo.
Anche questo racconto è ambientato a Roma.
Ilaria, casalinga, è la vedova di Giovanni Boschivo, morto suicida.
Ha una figlia, Aurora, sposata con Aldo. Entrambi i giovani hanno diciotto anni, non lavorano e non studiano.
Tutti quanti sono mantenuti da Pietro Boschivo, artigiano e proprietario sia di alcuni terreni in Basilicata che di tre appartamenti: uno è la sua abitazione, in un altro vive la nipote con il marito, nel terzo abita Ilaria.
A che cosa servono le domestiche in questo racconto?
Sono due: Ombretta è giovane ma svogliata, dal momento che si dimostra negligente nelle pulizie di casa, preferisce prendere il sole nella terrazza connessa all'appartamento di Pietro.
Cettina è vecchia e sempre stanca.
Anche in questo caso, le relazioni affettive dei componenti della famiglia Boschivo, lasciano molto a desiderare: Pietro si innamora di Domitilla, soprannominata da Ilaria "la monachina" per il suo aspetto minuto e il suo comportamento troppo distaccato.
Domitilla ha diciannove anni ed è di famiglia ricca.
Il matrimonio con Pietro dura sette mesi... l'artigiano è consapevole di far male a sposarla, eppure lo fa, trascurando la propria coscienza.
Aldo e Aurora invece si separano dopo le vacanze, durate tutta l'estate, in Medio Oriente e in Grecia:
A metà settembre tornò Aldo solo. Aurora era in Grecia con degli amici, stava bene e per adesso non tornava. Aldo per qualche giorno dormì. Veniva a mangiare, con la maglia avana tutta sgualcita e sudata, mangiava e tornava a dormire nel suo appartamento. Poi si mise a fabbricare dei burattini. Aveva conosciuto a Teheran un ragazzo che fabbricava burattini e ci guadagnava soldi. Egli ora passava le giornate nella sua cucina a segare delle vecchie cassette che aveva trovato nel solaio di sua madre e trasportato lì con la moto. (...) Al suo primo burattino mise nome Mustafà. Era un burattino verniciato di verde, con una grossa faccia quadrata che digrignava i denti e una lunga veste verde, fatta con l'avanzo di una vestaglia di Ilaria e ricamata a perline gialle.
Aurora va a convivere in una casa di campagna con Emanuele, dal quale ha due figlie. Poco dopo la nascita della seconda bambina, Emanuele la abbandona, dichiarandosi di essersi stancato di lei.
B2) ALDO:
Credo sia la figura maschile più stupida che la Ginzburg si sia mai inventata!
Vi riporto alcuni estratti:
(...) Aldo aveva anche un padre, che era separato dalla madre e non dava soldi, e si limitava a regalargli, quando si incontravano per strada, dei campioni di medicinali, perché era medico, e a mandargli ogni tanto le sue camicie usate, che però Aldo non metteva, non usando mai camicie ma portando sempre un'unica maglia di cotone avana, col collo rivoltato. Quando la maglia avana aveva troppo odore di sudore, Aldo la lavava, la metteva ad asciugare e aspettava, grattandosi i lungo ventre nudo, abbronzato e incavato, che fosse asciutta.
Ma quanto fascino ha un personaggio del genere!
Eppure, seduce due signorine in contemporanea, sottraendo "la monachina" a Pietro:
Ilaria a casa trovò Pietro solo. Era nella solita poltrona. Era col maglione sul pigiama, e armeggiava nella brace del caminetto. Ilaria non osò chiedere dove fosse la monachina. (...) (Pietro) le mostrò una lettera. Più che una lettera erano pochi sgorbi su un foglio di quaderno. "Per i miei vestiti manderò l'autista dei miei genitori. Domitilla."
"È andata via con Aldo- disse Pietro.- Facevano l'amore da uno o due mesi. Me l'ha detto Ombretta. Li ha trovati a letto. È venuta a dirmelo. Anche Ombretta andava a letto con Aldo, perciò aveva la chiave."
B3) I GATTI E ILARIA:
Le vicende dei gatti Pelliccia e Ninna nanna illuminano un pochino la vita mediocre di Ilaria, casalinga non rispettata dalla figlia, disprezzata da Emanuele e sfruttata da Pietro, il quale pretende sia lei a preparargli i pasti e a lavargli e stirargli abiti e camicie, risultando le domestiche delle perfette nullafacenti.
Ilaria purtroppo si ammala gravemente alla fine del racconto.
Peccato.
Si tratta di una figura tutto sommato positiva, buona e con del potenziale, dato che ha scritto un romanzo intitolato Gianmaria, ma conduce un'esistenza grigia e infelice, senza veri legami se non con il gatto Pelliccia in un primo tempo e la gatta Ninna Nanna poi.















