19) "LUNA LETTERARIA"
In questo post vi presento alcune poesie in cui la luna sembra essere un elemento integrato con lo scorrere del tempo della vita.
Inizio con Salvatore Quasimodo e concludo con un componimento di Mark Strand, poeta canadese attivo nel secolo scorso.
1."RIDE LA GAZZA NERA SUGLI ARANCI", SALVATORE QUASIMODO:
Rieccola, la melanconica poesia proposta dal Ministero dell'Istruzione nel lontano giugno 2014 come tema di analisi letteraria, prova scritta in cui avevo ottenuto il massimo del punteggio.
L'ho rivelato anche tempo fa: io rientravo nel 4,2% di quei maturandi che avevano optato per il tema meramente letterario.
Due anni prima, nel giugno 2012, mentre io ero in ferie in Umbria con mia mamma e mio zio, durante il suo esame di maturità Matthias aveva sviluppato la traccia sulle responsabilità etiche e sociali della tecnologia, coerente con la sua tesina su Isaac Asimov e la robotica.
Sarebbero state ostiche anche per me le tracce che si sono ritrovati i maturandi 2012, innanzitutto per la scelta di una poesia del sibillino Eugenio Montale come tema letterario e per la doppia opzione in ambito etico-sociale: una traccia sui risvolti morali della tecnica e un'altra che implicava una riflessione sul bene comune partendo, addirittura, dalle riflessioni filosofiche di Tommaso D'Aquino.
Per il poeta, la memoria della propria infanzia è molto vivido, al punto tale che appare come vera realtà e quindi come segno vero della vita.
Quindi la sera è quel momento in cui i ricordi appaiono simili ad ombre riaccese, stagliate nel prato verde illuminato dalla luce lunare.
La luna, alla quale in questa lirica, composta da endecasillabi sciolti, è attribuito un colore rosso molto vivo (nel fuoco della luna), contribuisce a ravvivare i ricordi dell'infanzia e della giovinezza, in particolare, la positiva ma nostalgica immagine della terra natale del poeta.
Il contenuto dell'idillio Alla luna del Leopardi ventenne non differisce poi molto dal punto di vista dei significati: nel suo dialogo con un elemento naturale amico, il poeta di Recanati immaginava la luna come un elemento non soltanto in grado di accogliere il suo dolore e le sue tristi esperienze passate ma anche come custode delle sue speranze per il futuro:
- Ma nebuloso e tremulo dal pianto
- che mi sorgea sul ciglio, alle mie luci
- il tuo volto apparia, che travagliosa
- era mia vita: ed è, né cangia stile,
- o mia diletta luna. E pur mi giova
- la ricordanza, e il noverar l’etate
- del mio dolore. Oh come grato occorre
- nel tempo giovanil, quando ancor lungo
- la speme e breve ha la memoria il corso,
- il rimembrar delle passate cose,
- ancor che triste, e che l’affanno duri!
Invece, nel Canto notturno di un pastore errante dell'Asia, la luna viene definita intatta dal momento che è considerata indifferente alle sofferenze umane ed estranea allo scorrere del tempo, strettamente legato alla tribolata vita degli uomini:
Se la vita è sventura,
- perché da noi si dura?
- Intatta luna, tale
- è lo stato mortale.
- Ma tu mortal non sei,
- e forse del mio dir poco ti cale.
La luna è "altro" dall'umanità, non è più quindi né una confidente né una custode di piacevoli memorie o di dolci speranze.
Oltretutto, la luna percorre eternamente lo stesso tragitto nel cielo.
Tra le domande-guida dell'esame ricordo in particolar modo la richiesta di chiarire il significato dell'espressione pietà della sera. Innanzitutto è fondamentale riconoscere che si tratta di una personificazione.
Comunque l'autore si riferisce non soltanto alla constatazione della fine del giorno ma anche all'accettazione della morte che, lentamente ma inesorabilmente, si avvicina.
Quell'espressione richiama alla finitezza dell'esistenza, proprio come il breve testo di Ed è subito sera:
Qui si mette in evidenza la solitudine che ogni uomo sperimenta e attraversa nel corso dell'esistenza, accentuata dal fatto che la sua visione dei fatti e i suoi valori lo illudono di essere al centro del mondo e di essere detentore di verità.
L'esistenza viene trafitta di tanto in tanto da un gioioso ma effimero raggio di sole, come breve e caduca è la vita.
Ad ogni modo, in Ride la gazza, nera sugli aranci, sembra quasi che i fanciulli, probabilmente identificabili con i ragazzini coetanei dell'autore, stiano danzando sotto gli occhi di Quasimodo.
Anche le memorie uditive risultano ben nitide e, tra queste, lo scroscio dell'acqua nel pozzo, salita per effetto della marea.
Questa è l’ora:/non più mia, arsi, remoti simulacri.
Un'altra frase "ad effetto", molto suggestiva e molto significativa: Quasimodo afferma che le immagini che costituivano esperienze gioiose nel passato non sono più reali ma anzi, sono distanti nel tempo, sebbene suscitino emozioni sentite.
Tutta la seconda parte della poesia verte su uno stupore lirico manifestato nei confronti della natura.
In seguito, sembra ci sia il desiderio che il placido paesaggio notturno venga stravolto dal vento, il quale diffonde il profumo dei fiori d'arancio (zagàre).
Bellissime risultano inoltre le esortazioni rivolte al vento: apri/ il mare, alza le nuvole dagli alberi.
Alla chiusura della poesia può essere data la seguente interpretazione: la gazza, anche se ride, potrebbe richiamare al buio della morte dato che è nera.
Tuttavia, il volatile si trova sugli aranci e questo vivace colore dei frutti può rappresentare l'adesione alla vita e l'accettazione della vecchiaia.
Ci sarebbe un collegamento anche con Tasso, uno con Pascoli (inseriti entrambi nel mio tema di maturità) e anche un altro con Zanzotto, ma in questo momento non ho molta voglia di scomodarli.
2. "THE MOON", MARK STRAND:
between two clouds, moving so slowly that hours
will seem to have passed before you reach the next page
where the moon, now brighter, lowers a path
to lead you away from what you have known
into those places where what you had wished for happens,
its lone syllable like a sentence poised
at the edge of sense, waiting for you to say its name
once more as you lift your eyes from the page
and close the book, still feeling what it was like
to dwell in that light, that sudden paradise of sound.







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